Alle spalle dei popoli della Regione
La Costituzione presidenzialista europea istituzionalizza il ruolo mondiale (economico, politico e militare) della Ue imperialista
Il parlamento europeo non avrà pieni poteri legislativi e non conterà nulla per la politica estera e di difesa comune
Il 18 luglio a Roma il presidente della Convenzione europea Giscard d'Estaing ha consegnato ufficialmente all'Italia il "Progetto di trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa". Nelle mani del neoduce Berlusconi c'è ora il tomo che darà all'Unione europea un assetto istituzionale e politico adeguato al suo stato di superpotenza mondiale. Esso sarà discusso ad ottobre dalla conferenza intergovernativa che si svolgerà sempre a Roma con la partecipazione dei più stretti collaboratori dei capi di Stato o di governo dei paesi Ue e dei relativi ministri degli Esteri, al fine di approvarlo e ratificarlo prima dell'allargamento ufficiale ai 10 nuovi paesi (1° maggio) e delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo (giugno) del 2004.
Il 10 luglio da Bruxelles, a conclusione dei lavori della Convenzione, Giscard d'Estaing era stato chiaro nel lanciare l'invito-monito: non stravolgere il lavoro fatto, non riaprire tutto, "non tornare indietro rispetto agli equilibri cercati e raggiunti". E' vero, all'interno dell'Ue esistono contraddizioni sui vari punti della carta costituzionale, dai poteri del futuro presidente del Consiglio europeo al peso specifico dei vari Stati, fino alla contraddizione di fondo che verte esclusivamente sul fatto se l'Unione europea debba agire di conserva con gli Usa o in maniera autonoma. Ma è altrettanto vero che tutti sono d'accordo sulla necessità di rafforzarla dal punto di vista militare e della politica estera e che parli al mondo con un'unica, forte e autorevole voce presidenzialista e imperialista. Per questo a Roma l'accordo ci sarà. Starà a tutti i sinceri antimperialisti e ai movimenti no global dare battaglia e denunciare questo nuovo passo in avanti della superpotenza europea, smascherare gli inganni e le falsità propagandati dagli imbroglioni politici di "sinistra" che di fatto coprono l'imperialismo europeo spingendo le masse nelle sue grinfie. Noi marxisti-leninisti faremo come sempre la nostra parte, contrapponendoci dal punto di vista dei principi all'Unione europea, chiedendo l'uscita dell'Italia dall'Ue e battendoci per un'Europa dei popoli e socialista. Coscienti che ogni popolo, a cominciare da quello italiano, questi obiettivi generali li può conquistare solo combattendo in primo luogo il proprio imperialismo ed i propri governi che attualmente decretano le sorti della superpotenza europea.

Una Costituzione antidemocratica e nemica dei popoli

Come avviene di norma per tutte le carte costituzionali è il preambolo stesso a illustrarci natura e scopi del nuovo testo europeo. "La nostra Costituzione (...) si chiama democrazia perché il potere non è nelle mani di pochi, ma dei più. Tucidide II, 37". Con questa frase del filosofo e storico greco parte l'opera falsa e menzognera verso i popoli europei che si dovrebbero sentire più garantiti, felici di far parte di un'entità sovranazionale che farà esclusivamente il loro bene, che garantirà pace e benessere per tutti. Rispolverando la sua visione eurocentrica l'Unione europea si dice consapevole di poter sviluppare un'egemonia ideologica e culturale sul mondo, forte dei concetti cardini della sua storia millenaria come il collante religioso, implicitamente riferito al cristianesimo (anche se per ora la battaglia di Italia, Spagna, Irlanda e Polonia, appoggiate apertamente dal papa, per inserirlo nel testo finale non è passata), il liberalismo, il diritto e l'interclassismo borghesi, dove il padrone è formalmente equiparato all'operaio e il ricco al povero, dove la solidarietà di stampo cattolico è sostituita ai diritti universali, ai servizi sociali e all'assistenza. "Consapevoli che l'Europa è un continente portatore di civiltà (...) - recita infatti il preambolo - che i suoi abitanti vi hanno progressivamente sviluppato i valori che sono alla base dell'umanesimo: uguaglianza degli esseri umani, libertà, rispetto della ragione; ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa, i cui valori sono sempre presenti nel suo patrimonio, che hanno ancorato nella vita della società la sua percezione del ruolo centrale della persona".
Di più. La Costituzione europea sarebbe stata addirittura voluta dai popoli. Alla fine del preambolo si legge: "Riconoscenti ai membri della Convenzione europea di aver elaborato la presente Costituzione a nome dei cittadini" e nell'articolo 1-1: Istituzione dell'Unione: "Ispirata dalla volontà dei cittadini e degli Stati d'Europa di costruire il loro futuro comune, la presente Costituzione istituisce l'Unione europea". Ma quando mai i popoli dei paesi dell'Unione europea sono stati interpellati, si sono espressi, hanno votato o conferito un mandato a redigere la costituzione? Tutto è nato dai governanti dei paesi dell'Unione che hanno incaricato dei loro rappresentanti, affinché si muovessero nel campo d'azione dell'imperialismo europeo. In nessuno stadio della sua elaborazione, né nella stesura, né nella discussione, né nell'approvazione i popoli europei sono stati o saranno interpellati. E' questo il tipo di democrazia tanto sbandierata nel preambolo. Che differenza con la democrazia socialista tanto vituperata dalla borghesia e dai suoi servi di "sinistra". Nel 1936 il plenum del Comitato centrale del PCUS e successivamente il presidium del Comitato centrale esecutivo sovietico approvarono il progetto della nuova Costituzione, presentato dalla commissione appositamente nominata. Esso fu pubblicato per essere sottoposto all'esame di tutto il popolo e la discussione pubblica si prolungò per 5 mesi e mezzo. Alle discussioni parteciparono tutti i popoli delle diverse nazionalità dell'Urss nonché donne e uomini di tutte le razze e religioni che avevano assunto la cittadinanza sovietica. Approvando entusiasticamente il progetto della nuova Costituzione i lavoratori introdussero nella bozza di progetto numerosi emendamenti, aggiunte e modifiche. Le proposte di modifica raggiunsero i 2 milioni e furono attentamente vagliate dalla commissione incaricata; molte di esse vennero poi inserite nel testo definitivo. La nuova Costituzione del socialismo vittorioso rappresentò il più fulgido esempio di democrazia socialista, come mai si era visto nella storia dell'umanità. Una Costituzione redatta sotto la magistrale guida di Stalin proprio in un periodo che la canea borghese e reazionaria ha sempre tacciato come di "terrore" e "totalitarismo".

Obiettivi imperialisti e liberisti

Nella Parte I vengono definiti gli obiettivi dell'Unione che mostrano il suo volto falso, guerrafondaio, reazionario e liberista. "1) L'Unione si prefigge di promuovere la pace, nonché i suoi valori e il benessere dei suoi popoli. 2) L'Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne e un mercato unico nel quale la concorrenza è libera e non distorta. 3) L'Unione si adopera per un'Europa dello sviluppo sostenibile basato su una crescita economica equilibrata, un'economia sociale di mercato fortemente competitiva (...). 4) Nelle sue relazioni con il resto del mondo l'Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi (...)". Tanto per incominciare l'Unione si presenta come il regno del sistema economico imperialista e capitalista, laddove l'economia non è chiamata a soddisfare i bisogni dei popoli ma viene definita "economia di mercato fortemente competitiva", cioè volta a macinare profitti e vincere la competizione interna e internazionale. E poi l'Unione offre semplicemente a parole "libertà, sicurezza e giustizia" interclassiste ma si guarda bene dal garantire benessere, uguaglianza sociale e pace fra i popoli. E infine assenza totale del principio del rifiuto della guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali. Altro che "futuro di pace". Tanto che nel Titolo V: Esercizio delle competenze dell'Unione, capo II Disposizioni particolari, articoli 1-40 e 1-42, si legge testualmente: "La politica di sicurezza e di difesa comune costituisce parte integrante della politica estera e di sicurezza comune. Essa assicura che l'Unione disponga di una capacità operativa ricorrendo a mezzi civili e militari. L'Unione può avvalersi di tali mezzi in missioni al suo esterno per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale (...). Gli Stati membri s'impegnano a migliorare progressivamente le loro capacità militari. E' istituita un'Agenzia europea per gli armamenti, la ricerca e le capacità militari (...). Il Consiglio dei ministri può affidare lo svolgimento di una missione, nell'ambito dell'Unione, a un gruppo di Stati membri allo scopo di mantenere i valori dell'Unione e di servirne gli interessi (...). E' instaurata nell'ambito dell'Unione una cooperazione più stretta in materia di difesa reciproca. In base a detta cooperazione, qualora uno degli Stati che vi partecipano subisca un'aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati partecipanti gli prestano aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, militari e di altro tipo (...). L'Unione e i suoi Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà qualora uno Stato membro sia oggetto di un attacco terroristico (...). L'Unione mobilita tutti gli strumenti di cui dispone, inclusi i mezzi militari messi a sua disposizione dagli Stati membri per: - prevenire la minaccia terroristica sul territorio degli Stati membri; proteggere le istituzioni democratiche e la popolazione civile da un eventuale attacco terroristico; prestare assistenza a uno Stato membro sul suo territorio, a richiesta delle sue autorità politiche, in caso di attacco terroristico (...)". Ecco come la superpotenza europea si proietta all'esterno e si blinda all'interno, garantendosi l'espansionismo imperialista dietro le "missioni di pace" e chiamando alle armi per sconfiggere la "minaccia terroristica" in qualunque paese in cui possa svilupparsi una guerra di liberazione o una rivoluzione nazionali.
A chi vorrebbe far credere poi che questa Costituzione può prestarsi a interpretazioni di "sinistra" del processo di integrazione europea, il testo risponde in maniera perentoria, allorché riafferma il ruolo principe del mercato capitalista nonché il "principio di sussidiarietà" a cui oltre a vari articoli viene dedicato anche un Protocollo allegato. Una scelta liberista che dichiara la totale devozione e continuità coi trattati dell'Unione, da Maastricht a Amsterdam, al famigerato Patto di stabilità, a Nizza, ai diktat della Banca centrale europea, che obbligano gli Stati a politiche dei tagli e delle privazioni sociali, delle privatizzazioni, presenti ormai da tempo nelle legislazioni e pratiche nazionali. Una volta affermati questi principi guida come si può farne discendere la tutela dei diritti sociali e la loro applicazione?
Aver riproposto integralmente nella Parte II della costituzione europea la falsa, reazionaria e liberista Carta dei diritti europei approvata dai Quindici a Nizza nel dicembre 2000 e prontamente smascherata dall'Ufficio politico del PMLI in un documento datato 15/12/2000 e pubblicato su "Il Bolscevico" n.46 dello stesso anno, a cui rimandiamo i nostri lettori, significa perpetrare quel falso storico e politico. L'elencazione e il presunto riconoscimento dei diritti nella Carta di Nizza sono formali ma non sostanziali tant'è che come rilevava l'UP del PMLI "Questa Carta rappresenta un passo indietro finanche rispetto alla stessa costituzione borghese italiana".
Alle limitazioni della sovranità nazionale degli Stati membri nei campi economico e finanziario la costituzione europea dedica un ampio Capo II della Parte III. Sulla stessa linea il Capo III dedicato all'occupazione, dove la flessibilità capitalista rappresenta il verbo: "L'Unione e gli Stati membri, in base alla presente sezione, si adoperano per sviluppare una strategia coordinata a favore dell'occupazione, e in particolare a favore della promozione di una forza lavoro competente, qualificata, adattabile e di mercati del lavoro in grado di rispondere ai mutamenti economici". Mentre nel Capo IV Sezione 2 vengono ribadite le norme restrittive antimmigrati così come definite nell'ultimo vertice Ue di Salonicco.

Istituzioni all'insegna del presidenzialismo

L'Unione europea avrà una Costituzione presidenzialista. Anche a livello istituzionale l'imperialismo europeo vuol competere con gli Usa. Tant'è che la novità più rilevante risulta l'istituzione della figura del presidente del Consiglio europeo. Esso, articolo 1-21, "è eletto dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata per un periodo di due anni e mezzo. Il suo mandato è rinnovabile una volta (...). Il presidente del Consiglio europeo assicura al suo livello e in tale veste la rappresentanza esterna dell'Unione per le materie relative alla politica estera e di sicurezza comune".
A dettare la linea imperialista dell'Ue sarà sempre il Consiglio europeo, articolo 1-20, "composto dai capi di Stato o di governo degli Stati membri, dal suo presidente e dal presidente della Commissione. Il ministro degli affari esteri dell'Unione partecipa ai suoi lavori (...). Salvo nei casi in cui la Costituzione disponga altrimenti, il Consiglio europeo si pronuncia per consenso".
Altra nuova figura il ministro degli affari esteri dell'Unione, nominato dal Consiglio europeo. Costui, articolo 1-27, "contribuisce con le sue proposte all'elaborazione della politica estera comune e la attua in qualità di mandatario del Consiglio dei ministri. Egli agisce allo stesso modo per quanto riguarda la politica di sicurezza e di difesa comune. Il ministro degli affari esteri è uno dei vicepresidenti della Commissione".
Il Consiglio dei ministri, articolo 1-22, che "esercita, congiuntamente al parlamento europeo, la funzione legislativa e di bilancio (...). E' composto da un rappresentante nominato da ciascuno Stato membro a livello ministeriale per ciascuna delle sue formazioni. Tale rappresentante è il solo abilitato a impegnare lo Stato membro che rappresenta e ad esercitare il diritto di voto".
Con l'entrata in scena del presidente del Consiglio europeo e del ministro degli Esteri Ue la Commissione europea, articolo 1-25, e il suo presidente, attualmente Romano Prodi, perdono potere e rappresentatività. La futura Costituzione le garantisce ancora la "rappresentanza esterna dell'Unione" ma "fatta eccezione per la politica estera e di sicurezza comune e per gli altri casi previsti dalla Costituzione. (...) La Commissione consta di un Collegio composto dal presidente, dal ministro degli affari esteri dell'Unione/Vicepresidente e da tredici commissari europei scelti in base a un sistema di rotazione in condizioni di parità tra gli Stati membri".
Dulcis in fundo il parlamento europeo. Le roboanti dichiarazioni dei Quindici sui suoi poteri che risulterebbero raddoppiati cozzano con la lettura del progetto di costituzione. L'assise di Strasburgo, articolo 1-19, "esercita, congiuntamente al Consiglio dei ministri, la funzione legislativa e la funzione di bilancio, nonché funzioni di controllo politico e consultive, secondo le condizioni stabilite dalla Costituzione". Tutto qui. Niente pieni poteri legislativi, come giubilano i rimbambiti della "sinistra" borghese italiani ed europei, mentre non conterà nulla per gli aspetti più importanti e decisivi come la politica estera e di difesa comune. Il parlamento europeo rimane dunque un semplice strumento di facciata, che non ha nemmeno le stesse attribuzioni che normalmente sono concesse ai parlamenti nazionali borghesi. Esso non toglie nulla al carattere imperialista dell'Ue e non può far nulla, anche se lo volesse, per cambiarlo e mutarne l'indirizzo. Anzi ne aggiunge un elemento che serve a rafforzarlo, ossia l'inganno elettorale.