Un altro vile attacco a Stalin, al socialismo e all'esperienza storica del proletariato internazionale
Critica alle tesi congressuali di Bertinotti
Il capofila dei trotzkisti e neorevisionisti impegnato a far ingoiare alla base del PRC e ai no global la partecipazione all'eventuale governo Prodi della "sinistra" borghese
Nelle aspettative dei militanti di Rifondazione il prossimo congresso del PRC dovrebbe sciogliere tutta una serie di nodi cruciali, a cominciare da quelli della non violenza, dell'adesione al Partito della Sinistra europea e della partecipazione ad un eventuale nuovo governo di "centro-sinistra" guidato da Prodi. Decisioni che non sono state ancora digerite dalla base, come si è visto anche dalle contraddizioni emerse ultimamente nello stesso gruppo dirigente tra la segreteria di Bertinotti e le altre correnti, non solo quella della "sinistra" interna del trotzkista Ferrando, ma anche quelle dei suoi ex alleati dell'area de "L'Ernesto" facente capo a Claudio Grassi e dei trotzkisti di "Erre" e della cosiddetta "IV Internazionale", capeggiati da Salvatore Cannavò.
è facile prevedere invece che la discussione congessuale non scioglierà un bel nulla, poiché si svolgerà sulla base delle tesi congressuali prefabbricate presentate dallo stesso Bertinotti su "Liberazione" del 12 settembre, il quale intende evidentemente ridurre questo congresso a una mera celebrazione rituale per la ratifica delle decisioni già prese. Sul piano del metodo, infatti, è stupefacente e senza precedenti che un congresso di partito si tenga sulla base delle tesi personali del segretario uscente. Evidentemente Bertinotti non era sicuro di poter raccogliere sufficienti consensi per un documento di maggioranza, e ha pensato bene di saltare a pie' pari il problema facendo tutto da solo. Metodo che del resto sta praticando già da un pezzo, coll'imporre al PRC una "svolta" a destra dietro l'altra a colpi di interviste alla grande stampa borghese e senza prendersi la briga di interpellare nessuno del suo partito. Un comportamento ben strano, per un trotzkista e un borghese del suo calibro, che a ogni pie' sospinto ama scagliarsi contro il centralismo democratico "stalinista" in contrapposizione al "libero confronto" delle posizioni all'interno dei partiti e dei movimenti.
Sul piano dei contenuti, poi, le sue 15 tesi non presentano alcuna novità e si limitano a registrare tutte le decisioni già prese e da far ingoiare alla base del PRC e al movimento no global: dall'attacco a Stalin, al socialismo e all'esperienza storica del proletariato internazionale, alla rinuncia alla violenza rivoluzionaria in favore della non violenza; dalla rinuncia alla lotta per il socialismo in favore di una "riforma della società" fondata sulla "democrazia partecipata", alla rinuncia alla lotta antimperialista in favore del falso obiettivo pacifista di "un altro mondo possibile"; dall'inserimento del PRC in una "sinistra europea" neorevisionista, trotzkista e borghese che copra a sinistra l'imperialismo europeo, alla partecipazione all'eventuale governo Prodi della "sinistra" borghese italiana.

Attacco a Stalin e accettazione del capitalismo
La condanna dello "stalinismo", e più in generale di tutta l'esperienza storica del socialismo e del movimento operaio del '900 (secolo da lui definito "grande e terribile", in cui si sono consumate "tragedie inenarrabili"), costituisce per Bertinotti addirittura una disciminante irrinunciabile per la cosiddetta "rifondazione del comunismo" che egli proclama di voler realizzare: "Il movimento operaio - si legge infatti alla tesi n.6 - è stato il grande protagonista del secolo ma è stato sconfitto in primo luogo per il fallimento laddove si è costituito in Stato nelle società post-rivoluzionarie nelle quali le istanze di liberazione per cui era nato si sono anche rovesciate in forme di oppressione drammatica. La critica allo stalinismo non è, quindi, semplicemente la critica alle degenerazioni di quei sistemi ma al nucleo duro che ha determinato quell'esito ed è per questo motivo il punto irrinunciabile per la costruzione di una nuova idea del comunismo e del modo di costruirlo".
Una volta liquidata con lo "stalinismo" l'idea stessa di socialismo, è facile per Bertinotti sostituire alla lotta per l'abbattimento della società capitalista "la costruzione di una critica al potere", e la violenza rivoluzionaria con "la scelta della non violenza come guida dell'agire collettivo". E da qui a concludere poi che il "dominio imperiale" (non imperialista), si può spezzare in favore di "un nuovo mondo possibile", attraverso il "nuovo movimento per la pace, come forza disarmata e di disarmo" e con una "nuova soggettività politica organizzata" che altro non è che l'Unione europea imperialista, di cui il "Partito della Sinistra europea, di cui siamo tra i promotori e i fondatori, vuole essere uno strumento per perseguire questo obiettivo" (tesi 7 e 8), il passo per Bertinotti è altrettanto breve. Col che, dall'attacco a Stalin, al socialismo e all'intero movimento operaio internazionale del '900, siamo arrivati d'un sol balzo a fare da lacché alla Ue imperialista presentata come "contrappeso" al "dominio imperiale" Usa. Ecco in cosa consiste il "comunismo rifondato" del capofila dei trotzkisti e neorevisionisti nostrani!

Con il governo della "sinistra" borghese
Naturalmente, la musica non cambia nemmeno nei confronti della società capitalista italiana, della quale Bertinotti non si sogna nemmeno di chiedere l'abbattimento, bensì una sua generica e non meglio precisata "trasformazione", attraverso "la costruzione di una democrazia partecipata", il cui punto di arrivo attuale altro non è per il PRC, guarda caso, che la partecipazione a un nuovo governo di "centro-sinistra" quale quello guidato da Prodi, unica alternativa oggi praticabile contro Berlusconi: "Per questo - afferma infatti Bertinotti alla tesi n. 11 - oggi assumiamo l'obiettivo di una coalizione di forze per dare vita a una alternativa programmatica di governo in cui il PRC e le forze della sinistra di alternativa nel loro complesso siano presenti da protagonisti. Chiamiamo questa coalizione democratica per definirne così il suo primo scopo: costruire democrazia e partecipazione".
Dunque, secondo le sue stesse parole, ormai Bertinotti ha bruciato anche le vecchie formule della "sinistra alternativa", della "sinistra antagonista" e simili, ed è approdato ufficialmente alla democrazia borghese, aspirando con ciò a ricoprire col PRC un ruolo stabile di copertura a sinistra della "sinistra" borghese italiana, cosiccome col Partito della sinistra europea aspira a coprire a sinistra la "sinistra" borghese europea. Ormai si è lasciato indietro da tempo ogni riferimento anche solo formale al comunismo e alla storia e alle tradizioni del proletariato internazionale, ha già compiuto tutte le abiure e tutte le "svolte" a destra possibili e immaginabili, e difatti le sue tesi si limitano ad elencarle e sottolinearle.
Si capisce benissimo che il capofila dei trotzkisti e neorevisionisti non ha nessuna intenzione di rimetterle in gioco nel dibattito congressuale. Piuttosto il suo problema è quello di farle ingoiare alla base del partito e al movimento no global, a cominciare da quella più urgente e che le riassume tutte: la partecipazione del PRC alla "coalizione democratica" con l'Ulivo di Prodi e all'eventuale governo della "sinistra" borghese, di cui egli potrebbe essere uno dei ministri in carica.
29 settembre 2004