Orgoglio nazionalistico e interventismo mussoliniano
D'ALEMA: "SONO ORGOGLIOSO PERCHE' PER LA PRIMA VOLTA NEL DOPOGUERRA LA BANDIERA ITALIANA SVENTOLA OLTRE IL TERRITORIO NAZIONALE"

Ci voleva un rinnegato del comunismo, per rifare quello che era riuscito solo a Mussolini e a nessun altro dopo di lui, neanche ai peggiori governi filoatlantici democristiani e craxiani del dopoguerra: portare il tricolore oltre i confini nazionali!
Non lo diciamo solo noi, lo ha detto - anzi se ne è vantato - lo stesso guerrafondaio D'Alema, ancora inebriato dal "successo" dell'intervento dell'Italia nella guerra dei Balcani: "Per la prima volta nel dopoguerra la bandiera italiana sventola oltre il territorio nazionale, e questo è motivo d'orgoglio", ha detto infatti il capo del governo nella trasmissione televisiva di Bruno Vespa "Porta a porta" del 4 ottobre scorso.
Nessun presidente del Consiglio si era mai spinto tanto avanti, né si era mai potuto permettere, finora, una dichiarazione così grave e sfacciatamente pregna di arroganza nazionalista e fascista: nemmeno lo stesso neoduce Craxi, che pure in fatto di interventismo mussoliniano è stato suo precursore e maestro. Ma ora l'allievo ha superato di gran lunga il maestro, visto che non solo gli interventi imperialisti fuori dai confini nazionali li fa, ma come Mussolini li esalta con "orgoglio", come se fossero un diritto naturale dell'Italia ad avere una sua "quarta sponda" e un suo "posto al sole" tra le grandi potenze imperialiste mondiali.
Insomma, mentre i Craxi e gli Andreotti di ieri si prendevano di fatto il diritto di ingerenza negli affari interni di altri paesi, ma lo facevano di nascosto e si guardavano bene dal vantarsene (vedi le recenti rivelazioni sul colpo di Stato in Tunisia organizzato dai nostri servizi segreti), il D'Alema di oggi considera ormai tale "diritto" come acquisito, e ne rivendica l'esercizio alla luce del sole, con tanto di corpi di spedizione militari, bandiere e fanfare, cosa che neanche i fascisti eredi di Mussolini avevano mai sperato e osato chiedere.
Segno indubbiamente che i tempi sono cambiati in senso più favorevole all'interventismo imperialista, ma anche che il rinnegato D'Alema ha ambizioni ancor più audaci dei suoi predecessori, ed è determinato più di chiunque altro a far fare all'imperialismo italiano un salto di qualità decisivo e stabile a livello internazionale. Non a caso perfino il trotzkista Pintor, che pure le studia la notte per trovare giustificazioni e attenuanti a questo governo neofascista, guerrafondaio e affamatore del popolo, è arrivato a scrivere su "il manifesto" del 6 ottobre che alla dichiarazione di D'Alema in tv mancava solo l'accompagnamento di "faccetta nera", anche se poi riduce tutto alla volontà di D'Alema di vincere le elezioni regionali e restare a Palazzo Chigi fino al 2001.
Ma che quella di D'Alema non sia stata una dichiarazione estemporanea o elettoralistica (anzi egli sa bene di alienarsi con ciò i voti dell'elettorato di sinistra più cosciente e dei pacifisti), ma la sintesi di un disegno politico militarista, interventista e guerrafondaio di grandi ambizioni, lo confermano altre sue dichiarazioni, come quella pronunciata in occasione della presentazione del suo libro-intervista su "gli italiani e la guerra" nel Kosovo, quando in risposta alle lodi sperticate del generale Clark, il raggiante inquilino di Palazzo Chigi ha detto: "Io credo che l'Italia abbia stupito gli alleati. Questa è la verità, noi possiamo dirla. Loro, forse, per cortesia, non possono usare questa espressione". Dopodiché, negando nella forma ma proclamando con orgoglio nella sostanza il suo interventismo mussoliniano, ha aggiunto: "Non vorrei essere accusato di nazionalismo, non ho programmi di espansione imperialistica. Però credo che se un grande paese si assume le sue responsabilità e si dimostra affidabile nei momenti così difficili allora conta anche di più".
Un'altra dimostrazione eloquente, questa, del ducismo ormai sempre più sfacciato e prorompente di D'Alema, deciso a giocarsi anche la camicia sul ruolo politico e militare dell'Italia in campo internazionale e sulla sua immagine di vero rappresentante dell'imperialismo italiano di fronte all'Europa e al mondo; come rivelano del resto anche altre sue recenti dichiarazioni su maggiori e "speciali" poteri decisionali in materia di difesa da attribuire al "presidente della Repubblica eletto dai cittadini", in ambito nazionale, e a "nuove strutture autonome" europee, in ambito Nato.