Un altro strappo alla Costituzione
IL GOVERNO GUERRAFONDAIO ABOLISCE LA LEVA E ISTITUISCE L'ESERCITO PROFESSIONALE INTERVENTISTA
Esultano i fascisti di AN che rivendicano la primogenitura
IL PRC CHIEDE UN ESERCITO CON META' PROFESSIONISTI

Veramente il governo guerrafondaio e affamatore del rinnegato D'Alema sta polverizzando ogni record, nella realizzazione uno dopo l'altro di tutti gli obiettivi fino a ieri tipici della destra. Il più recente, ma di certo non l'ultimo della lista, è il provvedimento che abolisce (ma meglio sarebbe dire sospende, e vedremo poi perché) la leva militare e istituisce l'esercito volontario professionale: un altro cavallo di battaglia storico che il governo di Gladio e della controriforma neofascista della Costituzione ha scippato alla destra fascista, militarista e sciovinista.
Il progetto di legge delega che istituisce l'esercito professionale di soli volontari al posto di quello attuale basato sulla leva obbligatoria è stato approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri il 3 settembre. All'unanimità meno i due ministri del PdCI, Diliberto e Bellillo, che si sono dati ``assenti'' risolvendo in questo modo ipocrita il loro problema di ``coscienza''.
Con questo provvedimento la leva obbligatoria viene abolita a partire dallo scaglione riguardante i giovani nati dal 1• gennaio 1986. In realtà viene solo sospesa, in quanto è previsto il suo immediato ripristino in caso di ``guerra o crisi di particolare rilevanza'', col che lo Stato borghese in camicia nera si riserva comunque il diritto di disporre di carne fresca del popolo da mandare al macello nelle guerre imperialiste, nel caso non gli bastasse più l'esercito mercenario. In questo modo è stato aggirato anche l'articolo 52 della Costituzione, che sancisce il ``servizio militare obbligatorio''.
Entro il 2005, perciò, l'esercito di leva sarà completamente sostituito dall'esercito professionale di soli volontari. I prossimi tre anni saranno sperimentali. L'organico calerà progressivamente da 270 mila a 190 mila uomini, mentre al contrario le spese sostenute per questa ``riforma'' saliranno a 88 miliardi nel 2000, 360 nel 2001 e 600 nel 2002. Quando la ``riforma'' sarà ``a regime'' la spesa prevista è di ben 1.000 miliardi l'anno. Questo secondo la versione ufficiale, ma sui veri costi di bilancio dell'esercito mercenario si è aperto un balletto delle cifre. Secondo un'intervista del ministro della guerra Scognamiglio a Il Sole-24 Ore del 12 luglio, per esempio, l'adeguamento delle nostre Forze armate agli standard degli altri paesi più forti della Nato e della Ue e alle nuove ``esigenze'' interventiste dell'Italia richiederebbe un aumento di spesa dall'attuale 1% del Pil ad almeno l'1,5%, il che tradotto in cifre significherebbe qualcosa come 10 mila miliardi in cinque anni.
Nel nuovo esercito professionale, oltre agli ufficiali e sottufficiali in servizio permanente effettivo, i volontari potranno scegliere tra la ferma breve di un solo anno, ``per esplorare il mondo militare'' con una retribuzione ``pari a quella di carabinieri o poliziotti'', e la ferma breve vera e propria, che dagli attuali tre anni viene portata a cinque, con possibilità di prolungamento ad altre due ferme biennali per un totale di 9 anni. Anche le donne potranno entrare nel nuovo esercito professionale, ``con le stesse opportunità di carriera e di impiego'' degli uomini. Per attirare i giovani e le ragazze a firmare per il servizio volontario saranno riservati sbocchi professionali, al termine della ferma, nella pubblica amministrazione, nell'esercito stesso, nelle forze di polizia e nei vigili del fuoco.
Il governo ha anche in programma di mettere a punto in tempi brevi un provvedimento di riforma del Servizio civile, in quanto l'abolizione della leva obbligatoria avrà come conseguenza diretta una drastica diminuzione degli obiettori di coscienza, che attualmente costituiscono una quota importante dell'organico di tale servizio. Il governo pensa a degli incentivi per incoraggiare il volontariato. Respinta invece in Consiglio dei ministri la proposta di controbilanciare l'abolizione della leva con l'istituzione di un servizio civile obbligatorio per i giovani, avanzata dalla ministra per gli Affari sociali Livia Turco, e portata avanti anche da diverse associazioni di volontariato: ``Mi rendo conto delle difficoltà di chi opera e anche bene nel sociale, ma questo governo non introdurrà il lavoro obbligatorio. Non è che per aiutare certe organizzazioni si può tornare al sabato fascista'', ha infatti tagliato corto con sarcasmo il rinnegato D'Alema.
Si tratta dunque, in tutta evidenza, di un provvedimento di stampo prettamente neofascista, militarista e guerrafondaio, pianificato espressamente per sostenere adeguatamente gli ormai dichiarati appetiti interventisti, neocolonialisti ed egemonisti del rinato imperialismo italiano, specie dopo la ``prova del fuoco'' nel Kosovo, che ha inebriato tanto la destra neofascista dell'opposizione quanto la ``sinistra'' socialsciovinista al governo. Non per nulla D'Alema ha salutato l'unanimità del governo come un ``segnale di unità'' importante su un provvedimento da lui definito vitale per il prestigio dell'Italia e ``per arrivare preparati alle sfide del futuro e giocare un ruolo nella difesa europea''.
Da parte sua Scognamiglio ha parlato enfaticamente di ``una svolta storica per il nostro Paese, una delle più grandi riforme nella storia italiana''. Il ministro della guerra ha anzi riaffermato spudoratamente, in varie interviste, che il merito di aver sbloccato la legge è dell'intervento in Kosovo, che ha ``persuaso'' anche i più titubanti nella maggioranza sulla bontà di un progetto che ``ci permetterà di mantenere il ruolo che abbiamo conquistato con tanta fatica (sic!) nei Balcani'', e che ci ``consentirà di sostenere il ruolo dell'Italia nella Comunità internazionale''.
Il progetto del governo, nel momento stesso che con un ennesimo strappo alla Costituzione abolisce l'esercito di leva e istituisce quello mercenario interventista, affossa anche il concetto di esercito su base popolare che, almeno in linea di principio, è soggetto a una qualche forma di controllo democratico. Ben sapendo invece che un esercito di coscritti rappresenta un ostacolo, o quantomeno un impaccio alla nuova dottrina interventista, il governo guerrafondaio lo sostituisce con un esercito di professionisti della guerra lautamente stipendiati e pronti ad ogni missione imperialista, pur riservandosi di ripristinare la leva obbligatoria in caso di guerra.
Per capire questo sporco disegno basterebbe anche solo osservare il tripudio con cui il provvedimento del governo è stato accolto dal Polo neofascista, e segnatamente dai fascisti di AN, che con Maurizio Gasparri hanno dichiarato soddisfatti che il progetto di legge realizza quello ``che proponemmo 20 anni fa'', ed esortato ad approvare la legge entro la fine dell'anno. In questa luce, e a maggior ragione, risulta ancor più disgustoso il dissenso a parole, in realtà consenso di fatto, offerto dai neorevisionisti e trotzkisti cossuttiani che, come abbiamo già riportato, si sono limitati a darsi per ``assenti'' al Consiglio dei ministri per non dover firmare il provvedimento anticostituzionale, militarista e interventista del governo. E poi, su quali basi hanno borbottato le loro ``riserve''? Sulla base della critica per una ``scelta prematura e dispendiosa, non sufficientemente meditata e forse (sic!) anche incostituzionale'' (Marco Rizzo, coordinatore PdCI).
I cossuttiani - come del resto i Verdi - arrivano al massimo a chiedere un'ulteriore riduzione degli effettivi del nuovo esercito professionale, come se fosse un problema di numeri e non di principio. Si guardano bene, infatti, dal denunciare e smascherare il carattere interventista e bellicista del progetto governativo, tant'è vero che hanno poi approvato l'invio di un contingente militare italiano a Timor Est.
Anche il cacasotto trotzkista Bertinotti ha evitato accuratamente di bollare come mercenario, interventista e imperialista il modello di esercito varato dal governo guerrafondaio D'Alema, limitandosi a definire ``sconcertante'' la decisione di abolire la leva obbligatoria, e più che altro perché fa venir meno l'obiezione di coscienza e quindi il volontariato. Il PRC ha chiesto un esercito con metà professionisti. Anche Bertinotti, evidentemente in omaggio al nuovo ``feeling'' tra Rifondazione e il governo, si è guardato bene dal mettere in evidenza il nesso inscindibile tra il varo del progetto dell'esercito professionale e l'accelerazione della politica interventista e bellicista dell'Italia, che il rinnegato D'Alema ha impresso con la guerra nei Balcani.