In un articolo scritto per ``La Stampa'' e ``Le Monde'' in occasione del vertice con Jospin e Chirac
D'ALEMA: ``L'EUROPA DEVE DARSI CAPACITA' MILITARI ADEGUATE ALLE MISSIONI DA ASSOLVERE NEL QUADRO DELLA NATO IN MODO AUTONOMO''
``Per questo occorrono delle capacità decisionali definendo nuove strutture''

Alla vigilia del vertice italo-francese del 23-24 settembre a Nimes con Jospin e Chirac, il rinnegato D'Alema ha voluto puntualizzare la sua dottrina politica per l'Europa affidandola a un articolo pubblicato contemporaneamente da ``La Stampa'' e ``Le Monde'', dal quale emerge soprattutto la sua concezione militarista, guerrafondaia e imperialista dell'Unione europea.
Due sono le sfide - esordisce D'Alema - che segnano la chiusura di questa prima fase dell'Unione europea: l'euro e il Kosovo. Il primo è stato ``fortemente voluto'', mentre il secondo l'abbiamo ``subito'', ma non per questo - è il ragionamento dell'inquilino di Palazzo Chigi - l'occasione è stata meno preziosa e tale da aprire ``una fase di grandi opportunità''.
E quali sarebbero per D'Alema le ``grandi opportunità'' aperte dalla brutale aggressione imperialista della Nato nei Balcani? Sarebbero quelle di aver messo all'ordine del giorno dell'agenda Ue il tema dello ``sviluppo di una reale identità europea nel campo della politica estera e di difesa'', vista l'inferiorità militare dell'Europa rispetto agli Usa che la guerra alla Serbia ha messo in evidenza: ``è difficile negare, in effetti - sottolinea a questo proposito il capo del governo - che una delle implicazioni politiche più rilevanti della crisi del Kosovo sia stata una nuova consapevolezza della necessità, e dell'urgenza, di un rafforzamento dell'Europa sul terreno della politica estera e di sicurezza comune. Oggi, si tratta di sfruttare al meglio l'opportunità offerta dalla nomina di Javier Solana (l'ex segretario-macellaio della Nato durante i due mesi di bombardamenti, ndr) ad alto rappresentante della Pesc, nomina che non deve restare in qualche modo formale ma che va `ancorata' a strutture decisionali e capacità operative adeguate''.
Per il guerrafondaio D'Alema, cioè, l'intervento in Kosovo ha messo in evidenza quella che attualmente è la principale contraddizione dell'Unione europea, forte sul piano economico, ma ancora debole sul piano politico e militare, per cui occorre intervenire urgentemente su questi due aspetti. ``Non c'è dubbio che è sull'intreccio istituzioni-economia-sicurezza che si gioca la parte centrale, essenziale, dell'identità dell'Unione europea'', dice infatti D'Alema, che così precisa e articola la sua convinzione: ``Come abbiamo deciso a Colonia, l'Europa ha bisogno di darsi, perché le sue aspirazioni nel campo della sicurezza non restino virtuali, capacità militari molto più in grado delle attuali di assolvere a missioni di gestione delle crisi, sia nel quadro della Nato che in modo autonomo (nel campo dei cosiddetti compiti di Petesberg)''.
In sostanza il rinnegato di Palazzo Chigi chiede che l'imperialismo europeo si porti rapidamente al livello di quello Usa anche sul piano militare, in modo da poter svolgere anche in proprio, e non soltanto nell'ambito dell'Alleanza atlantica, una politica imperialista in Europa, nel Mediterraneo e in altre zone di interesse, senza più dover subire le iniziative e la superiorità dell' ``alleato'' d'oltreoceano. Tant'è vero che egli insiste non solo sull'aspetto militare, ma anche su quello politico e decisionale, senza i quali il rafforzamento militare della Ue si tradurrebbe solo in un rafforzamento della Nato, senza cambiare i rapporti di forza tra i due imperialismi.
``Ma capacità militari senza capacità decisionali - aggiunge infatti D'Alema - non serviranno a molto: è per questo che lo scenario generale in cui muoviamo da Washington a Colonia in poi - lo sviluppo di un'identità di difesa europea nella Nato; l'integrazione della Ueo nella Ue; la costruzione di nuovi rapporti diretti fra l'Ue e la Nato - va accompagnata da scelte specifiche, più o meno ambiziose. Fa parte di queste, la definizione della nuova struttura (Comitato politico e di sicurezza; comitato militare; cellula di pianificazione) su cui potrà fare leva Mr. Pesc, che sarà anche segretario generale del Consiglio''.
D'Alema, insomma, prende decisamente posizione per un rapido e massiccio rafforzamento militare della superpotenza imperialista europea, completato dalla costruzione di adeguate strutture decisionali, tale da permetterle di competere su tutti i piani, e non solo su quello economico e finanziario, con la superpotenza americana per insidiarne in futuro l'egemonia mondiale attualmente indiscussa. E da parte sua il rinnegato e guerrafondaio di Palazzo Chigi, forte del ``prestigio'' conquistato sul campo con la partecipazione dell'Italia in prima linea nella guerra contro la Serbia, si propone come uno dei leader europei, assieme ai suoi colleghi di Francia e Germania, più titolati per guidare questa trasformazione della Ue in gigante anche politico e militare, oltreché economico e finanziario.
Non per nulla D'Alema ha affidato il suo ``pensiero'' a ``La Stampa'' di Agnelli, uno tra i quotidiani italiani di maggior risonanza all'estero, e a ``Le Monde'', forse il quotidiano di maggior rilevanza continentale, per dare un adeguato risalto alle sue ambizioni politiche di livello europeo, che dopo il Kosovo stanno emergendo sempre più scopertamente. Tutto ciò, tra l'altro, dimostra quanto siano opportuniste e imbroglione le tesi dei neorevisionisti e trotzkisti che limitano la denuncia dell'interventismo del governo guerrafondaio del rinnegato D'Alema in Kosovo all'accusa di ``servilismo'' verso gli Usa, fingendo di non vedere le ambizioni imperialiste in proprio dell'Italia e della Ue e offrendo così loro una servile copertura a ``sinistra''.