DECENNALE DELLA STRAGE DI CAPACI
IL GOVERNO DEL NEODUCE BERLUSCONI INFANGA LA MEMORIA DI FALCONE E BORSELLINO
Il PMLI PRESENTE TRA LE MIGLIAIA DI MANIFESTANTI ANTIMAFIOSI A PALERMO

Dal nostro corrispondente di Palermo
Giovedì 23 maggio si è celebrato a Palermo il decennale della strage di Capaci, nella quale furono uccisi dal tritolo della mafia il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.
La volontà politica della maggioranza di "centro-destra'' di rifarsi con l'occasione il trucco antimafioso è stata raccolta dalla stampa di regime, che ha praticamente oscurato le manifestazioni di massa, preferendo dare la parola a gente come Pera, Casini e Gasparri, i quali hanno infangato la memoria di Falcone e Borsellino e offeso tutti gli antimafiosi italiani, con le loro dichiarazioni ipocrite e con la loro presenza a Palermo il 23 maggio. La filastrocca ripetuta da Pera e Casini in tutti gli incontri era "La memoria di Falcone e Borsellino appartiene a tutte le parti politiche''. Questo proprio mentre governo e parlamentari di "centro-destra'' con le loro proposte in tema di giustizia indeboliscono le conquiste dell'antimafia giudiziaria.
Citiamo il disegno di legge (ddl) proposto dalla maggioranza, a firma dell'"onorevole'' forzista Nino Mormino, il maggiore avvocato difensore dei boss, per modificare l'art. 192 del codice di procedura penale. Fino ad oggi in base all'art. 192 se un pentito dichiara una cosa confermata dal racconto di un altro pentito il fatto si ritiene provato. Nel ddl governativo la testimonianza del collaboratore dovrà essere confermata dal racconto di un esterno per essere considerata attendibile. Un estraneo all'organizzazione mafiosa non può conoscere e raccontare fatti interni all'organizzazione stessa. Quindi, rischiano di saltare molti processi di mafia impostati per lo più sulle dichiarazioni concordanti dei collaboratori di giustizia.
Il "centro-destra'' non si è neanche fatto scrupolo di usare in maniera strumentale, contro la magistratura italiana, la commemorazione di Falcone. Come hanno ampiamente sottolineato il giudice Caselli, il giudice Pignatone, il procuratore di Palermo Grasso e il giornalista Marco Tramaglio, in un convegno su "Mafia e Potere'', tenuto alla facoltà di Lettere di Palermo il 24 maggio, il "centro-destra'' ha "incensato'' la figura di Falcone per mettere in contrapposizione la sua professionalità con la presunta incompetenza di quei giudici che oggi sono impegnati in indagini delicate, quelli cioè che danno fastidio ai diversi plurinquisiti di Forza Italia, neoduce Berlusconi in testa.
Dunque il 23 maggio delle commemorazioni ufficiali, raccontate nei servizi giornalistici di regime, ha avuto un amaro sapore di oltraggio neofascista e mafioso alle vittime di Capaci.
Le masse palermitane, invece, hanno ricordato con molto rispetto e partecipazione la figura del giudice Falcone. La mattina del 23 maggio hanno manifestato migliaia di bambini delle scuole elementari e medie inferiori, sfilando in corteo per arrivare fino a Piazza Magione, dove è nato e cresciuto il giudice Falcone. Erano presenti alla manifestazione l'imbarazzato neopodestà di Forza Italia, Diego Cammarata, ed il governatore della Sicilia, il polista Cuffaro. Costui, alla giornalista che gli chiedeva cosa significasse fare lotta alla mafia in una terra dove manca tutto "dal lavoro, alla casa all'acqua'', ha risposto seccato che "è una esagerazione sostenere che in Sicilia manca tutto'', chiudendo così il discorso. La dichiarazione di Cuffaro arriva in un momento in cui la popolazione siciliana letteralmente soffre la sete e ad Agrigento l'acqua arriva una volta al mese, mentre la mafia che si è appropriata dei pozzi d'acqua pubblici fa affari d'oro!
All'intervista omertosa e reticente dell'esponente di spicco del Polo si è contrapposta per contenuto la dichiarazione di una bambina di sette anni della scuola di un quartiere popolare palermitano: alla giornalista che le chiedeva cosa è la mafia ha risposto: "La mafia è una montagna di merda''.
Nel pomeriggio si è tenuta una manifestazione organizzata da diverse associazioni antimafia siciliane e di tutta Italia. Un corteo è partito dall'Università, l'altro da via D'Amelio, luogo dell'altra strage di mafia del '92, dove furono trucidati il giudice Borsellino e la scorta.
L'Organizzazione di Palermo del PMLI ha partecipato con militanti e simpatizzanti al corteo iniziato in via D'Amelio, portando la bandiera del Partito ed il corpetto con la parola d'ordine "Oggi la lotta alla mafia è la lotta al governo del neoduce Berlusconi''. Sono state distribuite alcune centinaia di volantini, con la posizione del PMLI sulla lotta alla mafia, molto apprezzati dai manifestanti.
La partenza del corteo da via D'Amelio che era prevista per le 16, è avvenuta solo alle 16,50 non appena sono arrivati i capi dei DS, tra cui Fassino e Violante. Tutti i leader del "centro-sinistra'', pensando di averne diritto, si pavoneggiavano in prima fila, dietro lo striscione "Capaci non dimentica''. In realtà neanche loro hanno grandi meriti antimafiosi. Basti ricordare che l'attuale governatore della Sicilia Cuffaro, che difende a spada tratta il suo assessore Pellegrino, abituato a discutere al telefono con imprenditori mafiosi insultando pesantemente le stesse istituzioni impegnate nella lotta alla mafia, ci è stato portato in eredità dal "centro-sinistra'', essendo stato assessore nei due governi guidati da Capodicasa, l'ex segretario siciliano dei DS.
Il corteo che si infoltiva lungo il percorso è passato sotto l'aula bunker dell'Ucciardone, uno dei luoghi di lavoro di Falcone e Borsellino, poi è salito per via Duca della Verdura, arrivando verso le 17,50 sotto casa di Falcone in via Notarbartolo. Qui è confluito anche l'altro corteo per un totale di almeno cinquemila manifestanti. Diversi i cartelli di solidarietà alla magistratura e altri che denunciavano gli attuali più gravi problemi della Sicilia. In uno striscione c'era scritto "Dove non c'è acqua c'è la mafia''. Alle 17,58, l'ora dell'esplosione di Capaci, si sono tenuti due minuti di silenzio, in ricordo delle vittime, e poi ha preso la parola, tra gli altri, il procuratore di Palermo Pietro Grasso. Nel suo importante intervento ha sostenuto che a Palermo ed in Sicilia lo Stato non può avere soltanto il volto della magistratura e della polizia "perché non si può fare antimafia quando ci sono quartieri in cui i bambini piangono perché non hanno il latte e la gente non ha acqua, casa e lavoro''.
All'Organizzazione palermitana del PMLI è giunta una lettera da parte dei dirigenti nazionali del Partito con alla testa il compagno Giovanni Scuderi, nella quale tra l'altro si rivolge "un grosso elogio e un altrettanto grosso ringraziamento per il prezioso contributo dato al Partito e alla lotta contro la mafia e il governo neofascista del neoduce Berlusconi partecipando con successo alla manifestazione di giovedì 23 maggio a Palermo''.

29 maggio 2002