Con il primo decreto attuativo approvato dal governo del nuovo Mussolini
VARATA LA SCUOLA DELLA SECONDA REPUBBLICA NEOFASCISTA
Smantellata di fatto la scuola pubblica. I figli degli operai e dei poveri da una parte, quelli dei borghesi e dei ricchi dall'altra. Spazzato via il tempo pieno. Berlusconi: "Gli studenti devono essere imprenditori di se stessi''
Abrogare la controriforma Moratti

Il 12 settembre scorso il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo riguardante la "Definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo d'istruzione'', a norma dell'art. 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53, cioè il primo decreto attuativo della controriforma scolastica della ministra Moratti che riguarda la scuola fino all'attuale terza media. A conferma di quanto denunciavamo a proposito della controriforma Moratti sul n. 14/2003 de"Il Bolscevico'', il governo del nuovo Mussolini si è sbarazzato di qualsiasi interferenza parlamentare, si è infischiato delle proteste di studenti, lavoratori della scuola e genitori e ha fatto piovere dall'alto questo decreto attuativo ad anno scolastico iniziato per dar vita con piglio autoritario e ducesco alla "nuova'' scuola borghese neofascista, classista, meritocratica, aziendalistica, federalista, europeista, confacente alla seconda repubblica neofascista. Nella conferenza stampa di presentazione Berlusconi ha ribadito che "l'assetto attuale (della scuola pubblica) non è più adeguato alle esigenze odierne'', mentre nella scuola della seconda republica, a suo dire, "si insegnano valori e buoni sentimenti'', gli studenti "imparano a conoscere meglio se stessi'' e "a diventare imprenditori di se stessi''! Una impostazione esplicitamente e rigidamente classista, individualistica borghese e aziendalista: imprenditori di se stessi saranno i figli dei ricchi e borghesi che potranno pagarsi i corsi, i laboratori, le attività e gli indirizzi di studio mentre i figli degli operai e dei poveri avranno ben poco da scegliere.

Smantellata di fatto la scuola pubblica
La scuola pubblica viene di fatto smantellata. Cancellato il carattere di servizio sociale e trasformato secondo logiche aziendalistiche e di mercato in un servizio a pagamento a domanda individuale. Cancellato nella pratica il diritto allo studio uguale per tutti. Il compito dello stato "di assicurare ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto di accedere ai gradi più alti degli studi'', invocato demagogicamente dal presidente della repubblica Ciampi davanti agli studenti nel discorso di inaugurazione del nuovo anno scolastico, è negato dalla modifica federalista della Costituzione che cancella il concetto unitario di base del sistema scolastico nazionale, dalla legge stessa di "riforma'' (n. 53) e dal decreto applicativo che conferisce a ciascuna regione e borghesia locale il compito di interferire e decidere, in base ai propri interessi politici, economici, culturali e sociali, sull'educazione e formazione dei cervelli dei giovani per addomesticarli e subordinarli ai propri interessi.
Le famiglie sono strumentalmente chiamate in causa con l'ingannevole pretesto di "valorizzare'' il loro ruolo nella "libertà di scelta'', di "cooperazione'' e di "coinvolgimento'' nella definizione di orari e attività. In realtà questa logica familista, antipopolare, fortemente discriminante e privatista scarica sulle famiglie la responsabilità dell'educazione dei figli e per quelle operaie e popolari saranno durissimi sacrifici, fin dalla scuola elementare, se non vogliono un futuro incerto e precario per i figli.

Spazzato via il tempo pieno
Salta agli occhi la drastica riduzione dell'orario scolastico: la scuola pubblica continuerà a fornire un "tempo minimo essenziale'' di funzionamento, dequalificato e impoverito dai continui tagli agli stanziamenti pubblici, mentre il resto delle "attività e insegnamenti opzionali'' le famiglie se lo dovranno pagare. Nella scuola dell'infanzia, è stato ridotto da un minimo di 24 a 30 ore settimanali (attualmente sono da 40 a 50); nella scuola primaria, la vecchia elementare, 27 ore obbligatorie più 3 di "attività opzionali'',al posto delle 40 ore attuali del tempo pieno, per la scuola secondaria di primo grado, le attuali medie, sono 27 ore obbligatorie più 6 opzionali, per un totale di 33 ore. Un taglio definitivo che spazza via il tempo pieno, il tempo prolungato e tutte quelle esperienze fin qui fatte nella scuola pubblica per favorire l'apprendimento dei ragazzi e coprire un orario prolungato più confacente alle esigenze lavorative delle famiglie.
A fronte della riduzione di finanziameti pubblici, del taglio di cattedre e insegnanti di sostegno, non sufficienti neanche per coprire quel "potenziamento dei laboratori'', per quell'"operare riflessivo'', per pianificare i percorsi "personalizzati'' degli studenti e le "relazioni interdisciplinari'' dove pensa la ministra di attingere i fondi? Forse conta di far leva sul carrierismo o sull'aumento dei carichi di lavoro degli insegnanti in servizio oppure pensa di rivolgersi completamente ai privati?. Ecco dove porta il potenziamento dell'"autonomia'' scolastica: i presidi-manager saranno liberi di gestire a bassi costi l'azienda scuola a scapito della qualità e contenuti.
Un'altra perla della scuola della seconda repubblica è il "portfolio'' delle competenze personali o per meglio dire la schedatura precoce dei ragazzi da 3 anni fino alla fine del percoso di studi. Uno strumento per bollare i casi difficili, ribelli, contestatori, per tenerli sotto controllo e ghettizzarli, durante la permanenza a scuola e per marcarli a vita. Non a caso la ministra ha inserito, nel portfolio, il voto in condotta, tanto per rimarcarne l'utilizzo che se ne vuole fare e la valutazione degli studenti anno per anno con la possibilità di essere bocciati. Il rafforzamento delle materie centrali, italiano, storia, geometria, geografia, ecc., per la Moratti significa ribadire e rafforzare la cultura borghese e clericale che da sempre permea l'istruzione e la formazione dei giovani, fin dalle elementari.
Per gli insegnanti invece è stato istituito il "tutor'' o maestro prevalente che gestisce i rapporti con le famiglie, il curriculo degli studenti, i piani di lavoro, i rapporti fra insegnanti e quant'altro e starà in classe un monte ore maggiore degli altri, accentuando così la gerarchizzazione del corpo docente e dando vita a quelle odiate figure intermedie che controlleranno e divideranno gli insegnanti in buoni e cattivi, secondo le esigenze e il dettato dell'amministrazione.
L'introduzione della seconda lingua nelle nuove medie risponde alla vocazione europeista della ministra: per sfornare forza lavoro, tecnici e dirigenti con una preparazione adeguata sul territorio nazionale e competitivi su quello europeo. I figli dei borghesi dopo la frequenza a corsi e attività costose avranno le scuole superiori più accessibili e un futuro da "imprenditori di loro stessi''. I figli degli operai a 13 anni e mezzo quasi quattordici, per effetto della riduzione dell'obbligo scolastico, con un pò di inglese e tedesco e un'infarinatura di informatica, saranno pronti per essere forza lavoro da sfruttare ovunque.
La controriforma scolastica diventerà operativa dopo che questo decreto passerà al vaglio delle commissioni di Camera e Senato e dalla conferenza Stato-Regioni. Vuol dire che passerà altro tempo ma il contenuto non cambierà perchè il neoduce Berlusconi ha tutto l'interesse a completarla a corredo della riforma costituzionale presidenzialista in atto.

Abrogare la controriforma Moratti
Già dai primi giorni di scuola le studentesse e gli studenti delle scuole medie superiori hanno cominciato a far sentire la loro voce organizzando proteste e lotte significative, in più di trenta città, contro lo smantellamento della scuola pubblica e in difesa del diritto allo studio uguale per tutti. Anche i sindacati confederali, i Cobas e associazioni di genitori e insegnanti hanno espresso forti critiche e si stanno mobilitando. Abrogare la controriforma Moratti è la parola d'ordine unitaria per allargare il più possibile questo fronte di lotta contro la politica scolastica neofascista, federalista, classista, aziendalista, meritocratica ed europeista del governo del neoduce Berlusconi, per la difesa della scuola pubblica, gratuita intesa come servizio sociale, la difesa del diritto allo studio uguale per tutti, del tempo pieno e prolungato, della collegialità dell'insegnamento, per rivendicare finanziamenti pubblici per strutture e laboratori, per l'assunzione in ruolo di personale docente e Ata adeguato per coprire le attività di sostegno ai bambini svantaggiati, stranieri e Rom, per la messa a norma degli edifici scolastici.
Noi marxisti-leninisti ci battiamo per la scuola pubblica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti.