Il provvedimento è stato approvato dal parlamento nero
Il decreto "anticrisi" fa pagare la crisi capitalistica alle masse
Condono fiscale agli evasori, regalo alle banche, finanziamento alle lobby, sgravi fiscali alle imprese, niente esenzioni fiscali per i terremotati dell'Abruzzo, innalzamento dell'età pensionabile per le lavoratrici del pubblico impiego, danni per l'ambiente e per i dipendenti pubblici

In tutta fretta, in un clima già vacanziero e con un doppio voto di fiducia, il 24 luglio alla Camera e il 1° agosto al Senato, il parlamento nero ha convertito in legge il decreto cosiddetto "anticrisi" che il governo aveva varato a giugno "per sostenere le imprese e le famiglie". Una motivazione, questa, del tutto falsa e demagogica, dal momento che il provvedimento finisce in realtà per avvantaggiare solo i borghesi, i ricchi, gli evasori fiscali e le banche, mentre danneggia l'ambiente, manomette ulteriormente i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e riserva solo briciole per fronteggiare l'ondata di nuova disoccupazione che la crisi sta provocando.
Senza contare il metodo neofascista e presidenzialista con cui è stato imposto al parlamento e al Paese, utilizzando il decreto originario come un carrozzone che è stato via via riempito con tutto ciò che a Berlusconi, Tremonti e alla Lega poteva far comodo, dallo scudo fiscale alla regolarizzazione di colf e badanti, dall'aumento dell'età pensionabile per le lavoratrici del pubblico impiego all'ennesima legge ad personam per limitare i poteri di indagine della Corte dei conti nei confronti del premier e del governo. Il tutto attraverso un maxiemendamento di decine di articoli e centinaia di commi che è poi stato fatto votare attraverso l'ormai regolare prassi del voto di fiducia (ben 24 in un anno), forzando le regole costituzionali con il pretesto dei requisiti di "necessità e urgenza" del provvedimento di partenza.

Regali a evasori, speculatori, banchieri e mafiosi
Il simbolo più vergognoso di questa legge è senz'altro lo scudo fiscale; concede agli evasori che hanno nascosto capitali nei paradisi fiscali fino al 31 dicembre 2008 e li rimpatriano a partire dal 15 settembre 2009 fino al 15 aprile 2010, un condono praticamente tombale, attraverso il pagamento di una ridicola aliquota del 5%. Un provvedimento scandaloso che contraddice in pieno le pompose dichiarazioni di guerra ai paradisi fiscali e alla speculazione internazionale proclamate dal G8 de L'Aquila, perché non solo premia anziché punire gli evasori e gli speculatori ma, come da più parti è stato osservato, rappresenta una manna dal cielo per le organizzazioni mafiose che possono utilizzare lo scudo per riciclare il denaro sporco. Tanto più scandaloso se si pensa che a fronte di questo premio a evasori e mafiosi non è stata invece concessa la proroga della sospensione dei contributi e degli oneri fiscali per i terremotati dell'Abruzzo, e c'è voluta poi un'ordinanza della Protezione civile per mettere una pezza a questa odiosa ingiustizia che rischiava di creare problemi di "ordine pubblico".
Il secondo posto in quanto a vergogna spetta alla quasi cancellazione dal provvedimento originario delle misure volte limitare gli arbitri delle banche sulla gestione dei conti correnti adeguandola alle regole europee, più vantaggiose per i clienti rispetto a quelle in vigore da noi. In questo caso il governo ha ceduto facilmente alle pressioni della lobby bancaria dell'Abi infischiandosene delle direttive Ue, mentre al contrario si è dimostrato assolutamente inflessibile nell'applicarle nel caso dell'equiparazione dell'età pensionabile delle donne a quella degli uomini: si comincia infatti con le lavoratrici del pubblico impiego, che andranno in pensione a 65 anni entro il 2018, con un aumento di un anno ogni due a partire dal 2010. Per tutti, invece, ci sarà il giro di vite di un aumento di tre mesi dal gennaio 2015, nonché una rimodulazione svantaggiosa delle finestre di uscita per il pensionamento. Inoltre tutti i dipendenti pubblici con 40 anni di contributi saranno "rottamati" e dovranno andare in pensione forzosa, ad eccezione di primari, magistrati, professori universitari e dirigenti medici. Quando si dice il potere delle lobby!
Anche le lobby vaticana e quella dei costruttori hanno avuto la loro parte: la prima con uno stanziamento fisso annuo a favore dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù, la seconda con lo stanziamento di 1,3 miliardi da parte del Cipe per il ponte sullo Stretto di Messina, con l'impegno a costruirlo entro il 2016. E tanto per non lasciare dubbi sull'assoluta preminenza degli interessi dei loro amici palazzinari rispetto alla tutela del territorio, Berlusconi e Tremonti hanno pensato bene di togliere ulteriori fondi e competenze al ministero dell'Ambiente e agli enti locali nelle autorizzazioni per la costruzione di centrali e reti di energia e di centrali nucleari, nonché di ridurre i tempi per l'affidamento di appalti pubblici, anche abolendo l'obbligo di presentazione della certificazione in sede d'offerta. Così come di far slittare ancora di un anno l'abolizione dei sacchetti di plastica non biodegradabili.

Manica larga con le imprese e briciole per i lavoratori
Mentre invece il governo è stato di manica più larga con le imprese, attraverso tutta una serie di agevolazioni fiscali e provvedimenti finanziari che vanno dalla Tremonti-ter per la detassazione al 50% degli utili reinvestiti, agli sgravi fiscali del 3% per cinque anni sugli aumenti di capitale fino a 500 mila euro; dalla cospicua riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni alle imprese, al "premio di occupazione" per le imprese che rinunciano a licenziare dipendenti. Qualche briciola (20 milioni per il 2009 e 150 per il 2010) è stata concessa per l'estensione degli "ammortizzatori sociali" anche ai settori non coperti dalla Cig, nonché per i "contratti di solidarietà". Ma la Cgil ha fatto notare che l'intero ammontare delle cifre stanziate per fronteggiare la crisi in Italia non supera l'1% di quanto stanziato dal G20, e il 10% di quanto stanziato in media dai principali governi europei.
Siamo insomma alle misure palliative, altro che "anticrisi". In compenso si stanziano 67,2 milioni di euro per prorogare fino al 4 agosto 2010 l'operazione "militari in città", che potranno essere anche aumentati di 1.250 unità. Dalla regolarizzazione di colf e badanti, inserita nel decreto-carrozzone per rimediare in parte alle conseguenze dell'assurda e odiosa legge che istituisce il reato di clandestinità, il governo si aspetta invece un gettito di 1,3 miliardi di euro di contributi per il quadriennio 2009-2012. Per ciascun lavoratore si pagheranno 500 euro non deducibili. Un altro calvario sulle spalle dei migranti e delle famiglie per soddisfare il razzismo e il sadismo della Lega e la voracità del governo. Previsti da 1 a 6 anni di carcere per chi presenta false dichiarazioni.

L'appendice emblematica del decreto "correttivo"
Quantomeno grottesca, emblematica del disprezzo di ogni regola che anima questo governo neofascista, è stata poi la vicenda del decreto "aggiuntivo", che il Consiglio dei ministri ha dovuto approvare in tutta fretta per "correggere" certi punti della legge "anticrisi" che Napolitano aveva criticato e che non avrebbe firmato senza modifiche. I punti controversi erano manco a dirlo quelli più sfacciatamente scandalosi, come lo scudo fiscale, la legge-vergogna per limitare i poteri di indagine della Corte dei conti, l'estromissione del ministero dell'Ambiente dalle decisioni sulle centrali nucleari, la tassa sull'oro della Banca d'Italia che Tremonti voleva a tutti i costi per fare cassa. Napolitano subordinava la sua firma a modifiche che rendessero più "presentabili" queste norme. Il governo non voleva, perché ciò avrebbe fatto rinviare tutto a dopo le ferie. Alla fine ci si è accordati su un decreto "correttivo" che Napolitano avrebbe firmato contestualmente alla legge "anticrisi". Ovviamente si tratta di "correzioni" del tutto marginali e formali, che non cambiano di una virgola la sostanza delle misure in questione, ma che tanto sono bastate, come sempre, a fornire all'inquilino del Quirinale la foglia di fico per giustificare la sua firma in calce a un altro dei provvedimenti neofascisti, classisti e mafiosi del nuovo Mussolini.

2 settembre 2009