Il decreto Moratti-Stanca liberalizza l'insegnamento a distanza
Rivendichiamo la gratuità e il carattere pubblico dell'insegnamento on-line (Che cos'è l'insegnamento on-line)
Anche in Italia, nonostante il nostro Paese si collochi agli ultimi posti in Europa per tasso di informatizzazione della popolazione e dei servizi pubblici, con il Sud molto più indietro del Centro-Nord, negli ultimi anni si è assistito ad un moltiplicarsi di iniziative nell'ambito della "didattica a distanza'' sia a livello di singole università che di associazioni. In particolare, a seguito dell'approvazione della legge 341 del 19 novembre 1990 sul riordino degli ordinamenti didattici universitari (autonomia universitaria), sono stati costituiti consorzi pubblico-privati per l'istruzione universitaria a distanza. Tale legge infatti all'art. 11, comma 3, "consente agli Atenei di avviare... iniziative di istruzione universitaria a distanza, anche in forma consortile con il concorso di altri enti pubblici e privati'' a cui è seguito il decreto del presidente della Repubblica (del 30 dicembre 1995) che ha avviato il piano di sviluppo dell'Università per il triennio 1994-96 ed in particolare l'art. 6 ha definito le misure per lo sviluppo dei consorzi per l'insegnamento universitario a distanza. Come al solito i governi di "centro-sinistra'' aprono la strada della privatizzazione il governo del neoduce Berlusconi completa l'opera.
Il 16 aprile del 2003 è divenuto operativo il decreto del ministro dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, Letizia Moratti, emanato di concerto con il ministro per l'Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca e concernente "i criteri e le procedure di accreditamento dei corsi di studio a distanza delle università statali e non statali e delle istituzioni universitarie abilitate a rilasciare titoli accademici''.
Questo provvedimento dà concreta attuazione alla legge finanziaria 2003 vediamone gli aspetti salienti:
Chi istituisce i corsi e chi rilascia i titoli accademici?: "I corsi di studio a distanza sono istituiti e attivati dalle università statali e non statali ed utilizzano le tecnologie informatiche e telematiche in conformità alle prescrizioni tecniche indicate nello stesso decreto'', sono "organizzati con le più moderne tecnologie informatiche e telematiche, e sono finalizzati al rilascio di titoli accademici previsti dalla normativa vigente''. I titoli accademici possono "essere rilasciati da istituzioni universitarie promosse da soggetti pubblici e privati e riconosciute secondo i criteri e le procedure previste dal decreto''. Specifiche norme sono previste per l'accreditamento dei corsi di studio. In particolare, sono previsti una Carta dei servizi che prevede la metodologia didattica e la stipula di un apposito contratto con lo studente
Quali sono le caratteristiche dei corsi a distanza?: I corsi di studio a distanza sono caratterizzati "dall'utilizzo della connessione in rete per la fruizione dei materiali didattici e lo sviluppo di attività formative basate sull'interattività con i docenti-tutor e con gli altri studenti, dall'impiego del personal computer, dal monitoraggio continuo del livello di apprendimento con criteri selettivi e severi previsti per assicurare la qualità dei corsi e la serietà dell'offerta didattica''.
"L'organizzazione didattica dei corsi di studio a distanza valorizza al massimo le potenzialità dell'Information & Communication Technology (ICT), in particolare la multimedialità e l'interattività, in modo da favorire percorsi di studio personalizzati e di ottimizzare l'apprendimento''.
Chi valuta gli studenti e come si recluta il personale?: "la valutazione degli studenti delle Università telematiche è svolta nelle sedi degli stessi atenei che hanno attivato i corsi e tramite verifiche di profitto. Il personale docente a tempo indeterminato delle Università telematiche viene reclutato secondo le modalità previste dalla legge'' ma "gli atenei possono stipulare appositi contratti di diritto privato con personale in possesso di adeguati requisiti tecnico-professionali''.
Un comunicato del ministero dell'Istruzione del governo Berlusconi annunciava che "dal 16 aprile 2003 anche in Italia ci si potrà laureare a distanza, mediante Internet grazie ad un decreto che di fatto, colloca l'Italia al livello dei paesi più avanzati per quanto riguarda l'e-learning''. Diverse sono le motivazioni dei ministri Moratti e Stanca addotte a sostegno del decreto:
1. l'università a distanza consente di estendere l'insegnamento universitario all'intero arco di vita (life long learning) raggiungendo anche fasce di popolazione che per diversi motivi sono impossibilitate ad accedere alla formazione universitaria, quali ad esempio gli studenti-lavoratori, gli anziani, i malati e i soggetti deboli ed emarginati.
2. questo provvedimento permette di realizzare una Università italiana nel mondo in grado di valorizzare la nostra cultura e le nostre specificità.
3. l'e-learning è strumento utile per rafforzare i legami tra l'università ed il mondo del lavoro favorendo la partecipazione di privati, utilizzando le esperienze delle scuole di management aziendale, riqualificando i lavoratori con l'utilizzo di nuovi strumenti di formazione.
4. con l'innovazione tecnologica è possibile abbassare drasticamente i costi necessari per il conseguimento della laurea rendendo così l'università veramente accessibile a moltissime persone.

I consorzi dell'e-learning: un grimaldello per privatizzare l'istruzione
Quando discutiamo del ruolo di un qualsiasi strumento nel sistema capitalistico non possiamo sfuggire alla domande: chi lo produce? Chi gestisce ciò che si produce, ovvero chi si appropria del prodotto per utilizzarlo o venderlo a scopo di profitto? Chi si appropria del prodotto per propagandare una certa particolare visione del mondo? E infine come far sì che un determinato prodotto o mezzo di comunicazione soddisfi i reali bisogni del proletariato e delle masse popolari e non quelli economici dei padroni e dei politici della classe dominante borghese?
Se prendiamo in considerazione la stessa rete Internet, sappiamo che essa è stata in origine sviluppata da operatori informatici, ingegneri e tecnici, impiegati nell'industria bellica ed è stata gestita dagli imperialisti al fine di fare fronte alle esigenze militari e di spionaggio industriale durante la "guerra fredda'' tra le due superpotenze imperialiste Usa e Urss in lotta per la conquista del mondo. In seguito questo potente strumento di comunicazione è stato utilizzato per gli scopi più vari e contrastanti: per velocizzare la speculazione finanziaria e borsistica a livello mondiale, come nuova arma per la spietata competizione commerciale tra le imprese, oppure, per esempio, è stato utile per organizzare nel 1999 la grande manifestazione del movimento antiglobalizzazione a Seattle. Il 23 marzo del 2001 a Napoli si è svolto il global forum sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, forum contestato da oltre trentamila manifestanti poiché giudicato asservito alle esigenze di espansione mondiale delle multinazionali del settore.
Nella situazione del nostro Paese possiamo dire che la rete internet è oggi, da un lato, l'unico dei mass-media non completamente assoggettato al controllo centralizzato ed è ancora possibile trovare una democratica circolazione di informazione "indipendente'', dall'altro, un potente strumento al servizio del regime per la schedatura di massa. Se è vero che chiunque può mettere in rete un proprio sito internet è vero anche che la maggior parte dei provider, dei server, dei programmi di navigazione sono monopolizzati e controllati da poche grandi multinazionali. Se è vero che internet riduce i costi degli spostamenti e dell'accesso all'informazione è vero anche che è diventato un enorme supermarket pubblicitario per la vendita dei più vari prodotti. Se è vero che è un potente e veloce strumento di comunicazione nonché di coordinamento di movimenti e comitati di lotta è vero anche che ha generato nuove forme di parcellizzazione e precarizzazione del "mercato del lavoro, come ad esempio il telelavoro'', il cosiddetto "lavoro a progetto'' in cui il lavoratore è praticamente privo delle più elementari tutele sindacali.
Per quanto riguarda le piattaforme internet per l'insegnamento a distanza esse possono essere di vario tipo così come gli strumenti informatici contenuti in esse. Anche in questo caso, in quanto mezzi di comunicazione e di istruzione, occorre focalizzare l'attenzione non solo sulle caratteristiche delle piattaforme informatiche in sé, quanto piuttosto, su chi le gestisce e su come sono gestite. A uno studente, infatti, interessano relativamente poco le caratteristiche tecniche della carta di un libro di testo o di un programma di didattica a distanza, quanto invece chi finanzia le piattaforme, i corsi e le lezioni, qual è il programma didattico, quanto costa l'accesso all'istruzione, ecc.
Indubbiamente esistono strumenti informatici interattivi, spesso creati da singoli ricercatori o insegnanti, dalle grandi e innovative potenzialità didattiche, pedagogiche e comunicative. Queste nuove invenzioni, questi nuovi strumenti di comunicazione, però inducono (come per altro è avvenuto anche quando fu inventata la radio o la televisione) a immaginare che essi possano da soli, e di per sé, rivoluzionare o democratizzare la sovrastruttura pedagogica e culturale dominante nelle università.
Per aiutare studenti e docenti a liberarsi dalla propaganda di queste illusioni idealistiche e mitizzazioni circa il processo di sviluppo della teledidattica non si può assolutamente prescindere e astrarre dal contesto economico-politico nel quale questo sviluppo si iscrive, non si può dimenticare cioè l'esistenza di un monopolio dell'informazione e dell'editoria elettronica da parte del governo e delle multinazionali del settore, né si può dimenticare che è in atto da almeno un decennio il processo di privatizzazione dell'università e della scuola.
Dunque i corsi on-line in teoria potrebbero servire per allargare il diritto allo studio anche a chi per ragioni economiche, di isolamento geografico o lavorative non può accedere alle tradizionali sedi universitarie, in pratica finiscono per inasprire la selezione meritocratica, economica e di classe, il carico di lavoro ed impedire lo sviluppo di momenti di aggregazione degli studenti sviluppando forme di isolamento nuove ed inesplorate.
Anche lo sviluppo dell'e-learning segue il carattere contraddittorio già descritto per la rete internet: teoricamente potrebbe servire per migliorare e facilitare la comunicazione e il confronto tra studenti e studenti, tra studenti e docenti e tra docenti e docenti in pratica non farà che soffocarla ancor di più amplificando l'arbitrio autoritario dei docenti e concentrando in poche aziende private le parti della didattica multimediale.
La didattica a distanza in teoria potrebbe servire per ottimizzare le risorse pubbliche in pratica sta per diventare un nuovo grimaldello per tagliarle ulteriormente, cosiccome accade per il personale universitario ed ai servizi pubblici agli studenti; in teoria potrebbe permettere lo sviluppo della ricerca di nuovi e più democratici modelli pedagogici in pratica asserve l'istruzione e i docenti al grande mercato capitalistico dei prodotti da vendere; in teoria potrebbe servire a soddisfare i bisogni di conoscenza critica degli studenti in realtà sottomette l'istruzione alle esigenze di formazione professionale e di competizione delle aziende e delle imprese.
Per questo, se è indubbio che il processo di sperimentazione e implementazione delle piattaforme on-line per lo svolgimento di corsi a distanza è inarrestabile e finirà per determinare notevoli cambiamenti nell'organizzazione e nell'accesso alla formazione universitaria, è altrettanto vero che è necessario lottare per inquadrare, governare ed indirizzare questi cambiamenti nel verso di una istruzione universitaria intesa come servizio sociale pubblico e gratuito. Il recente decreto Moratti-Stanca che, per la prima volta "regolamenta'' giuridicamente in Italia l'accreditamento dei corsi a distanza in Italia, va decisamente nella direzione opposta sancendo l'impostazione liberista e privatistica che si intende dare allo sviluppo del settore.
Con il decreto Moratti infatti qualunque privato può venire accreditato a svolgere didattica on-line e a rilasciare titoli. Se prendiamo l'esperienza pilota del consorzio Nettuno ci rendiamo conto che i colossi industriali, tra cui la Confindustria, hanno investito i loro capitali nella formazione telematica universitaria non certo per fare beneficenza ma unicamente per formarsi, per mezzo di una rete selezionata ed asservita di docenti universitari, una manodopera più o meno qualificata nonché per vendere i propri prodotti tecnologici al vasto "mercato'' di docenti e studenti italiani e farli penetrare nel mercato delle colonie albanesi.
Le imprese private interessate alla didattica on-line vengono legittimate a operare tramite il ricatto dei finanziamenti economici e delle sponsorizzazioni sui progetti didattici con i quali ambiscono entrare nelle università, conquistare alla loro causa i docenti e togliere ai servizi pubblici la formazione e la qualificazione di quella forza-lavoro, sopratutto tecnica, che in futuro sarà direttamente o indirettamente alle loro dipendenze.
In realtà, quindi, scrutando dietro il fumo della consueta fraseologia demagogica dei ministri del governo Berlusconi, il decreto Moratti-Stanca nasconde un attacco senza precedenti all'Università pubblica. Il decreto infatti prevede che qualsiasi "consorzio privato'', qualsiasi "scuola di management aziendale'', qualsiasi colosso industriale, qualsiasi banca commerciale possa essere accreditata per i corsi di didattica on-line, possa stipulare contratti flessibili per reclutare docenti universitari e possa rilasciare titoli universitari, il che significa dargli mano libera nel gestire e selezionare gli accessi ai corsi attivati, i crediti formativi, nonché i costi di programmi e servizi, i contenuti didattici dei corsi e non per ultimo mano libera di sommergere studenti e docenti di sponsorizzazioni e vendite pubblicitarie via internet. Emblematico della volontà di lasciare ai privati l'intero settore dei titoli on-line è la specifica contenuta nel decreto secondo cui il progetto di espansione dell'e-learning è "senza oneri per lo stato'', ciò significa ad esempio che non un'aula multimediale pubblica, ad eccesso pubblico e gratuito, sarà creata nelle università italiane con fondi statali e governativi. Col che si determinerà un ulteriore elemento di discriminazione e di esclusione dall'accesso alla formazione universitaria di quegli studenti di estrazione proletaria che non possono permettersi, per il costo dei servizi telefonici e satellitari, un accesso regolare alla rete telematica e teledidattica. In questo quadro un altro passaggio di estrema gravità è l'obbligo che ha lo studente di stipulare un contratto di diritto privato con l'ente organizzatore del corso on-line.

Per la gratuità e il carattere pubblico dell'insegnamento on-line
Il modello di apprendimento virtuale a distanza che si sta sviluppando in Europa e in Italia va pertanto contrastato con decisione poiché non è che un altro tassello del processo di privatizzazione della formazione e di asservimento di quest'ultima alle esigenze di profitto delle aziende e dei privati già avviato in Italia con l'aziendalizzazione delle scuole, l'autonomia finanziaria e didattica di scuole e degli atenei e il conseguente taglio dei finanziamenti statali, di aule e cattedre, l'introduzione del numero chiuso e dell'odioso sistema dei crediti, la parità scolastica, i lauti finanziamenti pubblici a scuole e università private e cattoliche, la restaurazione del doppio binario della formazione professionale per gli studenti poveri e dell'istruzione generale per i più ricchi. Organizzata su questi presupposti la "didattica on-line'' favorirà la deregulation, ossia la polverizzazione della formazione in una miriade di università e corsi virtuali privati o pubblico-privati al servizio delle esigenze di profitto e di competizione delle imprese e delle multinazionali.
Non va dimenticato infine che l'impero mediatico ed editoriale del neoduce Berlusconi mira, attraverso le leve ministeriali a espandersi anche nel settore della teledidattica e della editoria elettronica, per questo gli studenti e i docenti antifascisti debbono essere coscienti che è della massima importanza battersi affinché i corsi on-line e le piattaforme informatiche siano gratuiti e che siano interamente e unicamente gestiti nell'ambito delle università pubbliche. Solo in questo modo l'e-learning potrà essere messo al servizio e sotto il controllo di coloro che dovrebbero essere i padroni delle scuole e delle università: gli studenti.
Bocciamo il ministro confindustriale Moratti!
Fuori i padroni dalle università e dalle scuole!
Rivendichiamo la gratuità e il carattere pubblico dell'insegnamento on-line!
Battiamoci per scuola ed università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti!
Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi!