Non risolve l'ecatombe ambientale e sanitaria a Napoli e provincia
Il "decreto rifiuti" del governo è fatto su misura delle cosche dell'incenerimento

Non contenti di avere trasformato la Campania in un'enorme Seveso e Napoli in una fogna a cielo aperto, con la beffa della tassa per i rifiuti più alta d'Italia, il governo del neoduce Berlusconi ha sfornato un nuovo decreto golpista e un nuovo commissario per la gestione della "crisi", ma sopratutto dell'affare inceneritori.
Approvato il 18 novembre dal Consiglio dei ministri, senza passare dal Parlamento, il decreto che non sarebbe stato trasmesso "né prima, né durante, né dopo" all'attenzione del capo dello Stato, non dà nessuna soluzione per risolvere l'emergenza a Napoli (con la discarica di Chiaiano ormai satura) e si limita ad affidare il ciclo dei rifiuti alle province, salvo prolungare fino al 31 dicembre 2011 la possibilità per i Comuni di continuare ad occuparsi dell'attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti. Il "no" alla provincializzazione della raccolta e gestione dei rifiuti era stato manifestato al ministro degli Interni Maroni dal segretario del Partito democratico, Pierluigi Bersani, in un incontro informale poco prima dell'inizio del Consiglio dei ministri. Contrari alla provincializzazione "per il rischio di consegnare la Campania nelle mani della camorra", anche il neopodestà di Salerno De Luca (in guerra con il presidente della provincia Cirielli) e il ministro Mara Carfagna che si è inserita nella guerra tra cosche interna al PDL per il controllo degli appalti dei "termovalorizzatori". Il che conferma che quello degli inceneritori è attualmente il boccone più prelibato dell'infinito "affare rifiuti" su cui sono pronte ad avventarsi le grandi multinazionali del settore, come l'A2A lombarda che controlla il mostro di Acerra.
Bocciando in sostanza la proposta di Bersani che implorava che per il termovalorizzatore di Salerno e Napoli provvedessero i rispettivi comuni il decreto ha quindi affidato al berlusconiano presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, già commissario ad Acta per sanità, nuovi poteri commissariali con "la responsabilità di procedere alle misure atte ad accelerare la realizzazione dei termovalorizzatori", secondo un teorema consolidato di questo tipo: più alta è la monnezza per le strade più si rendono urgenti deroghe ambientali ed impiantistiche per la costruzione dei mostri. A questo proposito per i lavoratori dei Consorzi in esubero è stato autorizzato l'accesso alle procedure di mobilità presso gli impianti provinciali accanto alla promessa di stanziamento dei fondi per la copertura degli oneri per l'impiantistica e per le misure di compensazione ambientale.
Il decreto che, secondo quanto riporta l'agenzia Reuters è pieno della dicitura "salvo intese" che significa che potrebbe subire ulteriori modifiche prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, prevede anche la cancellazione della seconda discarica di Terzigno (Cava Vitiello), quella di Valle della Masseria a Serre in provincia di Salerno e quella di Andretta, in località Pero Spaccone in provincia di Avellino. Queste discariche sono state quindi stralciate dalla legge 123 del 2008 che le aveva istituite.
Per quanto riguarda Cava Sari, nonostante la scoperta di strati di rifiuti tossici, essa resterà aperta perché il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio ha fatto marcia indietro quando ha ricevuto la notizia che risulta indagato dalla Procura di Nola per interruzione di pubblico servizio dopo l'ordinanza con la quale aveva vietato il transito di autocompattatori sul territorio comunale di Terzigno. Un provvedimento che aveva emesso per motivi sanitari, sotto la spinta della rivolta di Terzigno e Boscoreale, ma in contrasto con l'accordo firmato tra governo e gli altri sindaci del vesuviano che ha previsto invece vi potessero sversare i 18 comuni del vesuviano situati nella "zona rossa".
Per i pm titolari del fascicolo del fatto che la discarica Sari sia fonte di inquinamento della falda acquifera e pericolosa per la salute pubblica come denunciano i manifestanti non vi è prova documentale anzi, "è in contrasto insanabile con le conclusioni non solo di prestigiosi consulenti di Asia, ma soprattutto degli organi pubblici titolari del controllo", che sarebbero poi la famigerata Arpac e l'Asl 3 Napoli-Sud. "Una ordinanza del genere produce allarme ingiustificato e blocca il servizio pubblico determinando una gravissima ricaduta sulle condizioni già gravi della situazione igienica dei Comuni" afferma la Procura che ha quindi anche incaricato il Corpo forestale di monitorare la corretta gestione dell'impianto, controllare gli autocompattatori e la loro provenienza, il corretto smaltimento del percolato e l'inizio e la fine dei lavori di copertura dei rifiuti conferiti.
Infine nello stesso provvedimento sarebbe stato riconosciuto lo stato di emergenza per le zone alluvionate della Campania, e in particolare nella provincia di Salerno e nell'area di Sarno e di Agropoli e sbloccati i 150 milioni di euro come anticipazione dei fondi Fas regionali. I fondi dovranno essere utilizzati per coordinare e assicurare la gestione del ciclo rifiuti, anche attraverso l'adozione di "misure che prevedono poteri sostitutivi" nei confronti di quegli enti inadempienti e la possibilità di sciogliere i Comuni che non raggiungono l'obiettivo indicato per quanto riguarda la raccolta differenziata. La segnalazione spetterebbe al Prefetto a cui viene affidato il compito dell'invio di una diffida ad adempiere entro il termine di sei mesi trascorsi i quali se il Comune non si è messo in regola dovrebbe avviare le procedure per lo scioglimento dell'amministrazione.
Chiacchiere! Con le quali i criminali delle istituzioni in camicia nera vorrebbero nascondere 20 anni di boicottaggio attivo di un serio piano per la riduzione, la raccolta differenziata e il riciclaggio dei rifiuti, unica soluzione per salvare Napoli e la Campania dal disastro sanitario ed ambientale nel quale sta morendo.

24 novembre 2010