Ex capo della polizia e attuale capo dei servizi segreti
Condannato De Gennaro per falsa testimonianza
Lo difendono il governo, in testa Maroni e Alfano, il PD e l'IDV. Per noi si deve dimettere. Condannato anche l'allora capo della Digos Mortola. Ma il mandante politico chi fu? Scajola o Fini?
Coinvolto per la mattanza alla Diaz durante il G8 di Genova
A un mese esatto dalla sentenza di Appello che lo scorso 19 maggio ha condannato a pene variabili dai 3 ai 5 anni di carcere i vertici della polizia di Stato responsabili della catena di comando che ordinò la mattanza alla scuola Diaz durante il G8 di Genova; il 17 giugno è stato ribaltato in appello anche il verdetto del processo all'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e all'ex capo della Digos di Genova Spartaco Mortola, accusati di aver istigato alla falsa testimonianza l'ex questore di Genova Francesco Colucci. Entrambi assolti in primo grado, De Gennaro e Mortola sono stati condannati, rispettivamente, a un anno e 4 mesi e a un anno e 2 mesi. Ad entrambi è stata applicata la sospensione condizionale della pena e la non menzione mentre è stato disposto il risarcimento danni, in separato giudizio, alle parti civili.
Il procuratore generale Ezio Castaldi aveva chiesto due anni per De Gennaro e un anno e 4 mesi per Mortola.
La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte d'Appello (presidente Maria Rosaria D'Angelo, relatore Raffaele Di Napoli e giudice a latere Paolo Gallizia) e tecnicamente riguarda solo i tentativi di inquinamento fatti durante il processo della Diaz, quando "il capo" De Gennaro, oggi al vertice del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza, "suggerì" di far "ritoccare" all'ex questore genovese Francesco Colucci alcuni aspetti delle testimonianze da lui rese in aula. Aspetti non secondari perché riguardavano proprio le responsabilità nella catena di comando di chi dava ordini dietro le quinte dell'assalto alla scuola e del pestaggio di una sessantina dei 93 arrestati. In particolare chi aveva ordinato di mandare il responsabile della comunicazione del Viminale, Roberto Sgalla, alla scuola Diaz per fornire dettagli all'opinione pubblica sulla cosiddetta "perquisizione". Colucci in un primo tempo disse che l'ordine era arrivato dall'allora capo della polizia Gianni De Gennaro. Poi, in un'udienza successiva, il 3 maggio del 2007 si "corresse" dicendo che era stata una sua iniziativa e addossò il comando dell'operazione al vicequestore aggiunto Lorenzo Murgolo e non al prefetto Arnaldo La Barbera, inviato da De Gennaro stesso il sabato del G8.
Soddisfazione per l'esito del processo è stata espressa dal comitato Verità e giustizia che giustamente è tornato a chiedere a gran voce le dimissioni di De Gennaro; mentre l'associazione dei Giuristi democratici sottolinea che "ai margini del processo per la scuola Diaz c'è stata un'attività da parte di alcuni elementi della polizia, tra cui il capo di allora Gianni De Gennaro, volta ad evitare che nel processo si accertasse la verità e questa attività è stata accertata e sanzionata... nella stanza della Pascoli i Giuristi democratici facevano assistenza legale ed è l'unica stanza che fu devastata dalla polizia, furono sequestrati gli hard disk, le bozze di querele e le prime denunce delle violenze avvenute durante la manifestazioni del G8".
Sul versante opposto, il governo difende a spada tratta De Gennaro e il suo operato. Il Consiglio dei ministri nel respingere le dimissioni del capo del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (Dis) "ha collegialmente confermato allŽunanimità piena e completa fiducia a De Gennaro", ha "manifestato vivo apprezzamento e plauso per il lavoro finora svolto" e ha "invitato il prefetto a proseguire con lo stesso spirito e con lo stesso impegno nel suo incarico al vertice dei Servizi di Informazione e Sicurezza".
Tra i primi a fare quadrato intorno De Gennaro e a esprimergli "stima e fiducia" i ministri dell'Interno e della Giustizia, Roberto Maroni e Angelino Alfano.
"Sono rammaricato per questa sentenza, ma attendo il giudizio della Cassazione perché sono sicuro che De Gennaro farà ricorso", ha detto Maroni. "Fino ad allora vale la presunzione di innocenza sancita dalla Costiuzione. De Gennaro ha la mia totale fiducia". Parole simili da parte di Alfano: "Voglio esprimere anche io la mia stima e fiducia a de Gennaro la cui innocenza è sancita per costituzione fino al giudizio finale".
Parole a dir poco offensive a cui si aggiunge la rivoltante e aperta solidarietà espressa a De Gennaro anche dal PD e dall'IDV. Un atteggiamento odioso e connivente che spiega, da un lato, l'assordante silenzio mantenuto fino ad oggi dal PD (corresponsabile con il governo Amato e il ministro degli Interni Bianco di tutta l'organizzazione repressiva del G8 di Genova) e, dall'altro lato, conferma l'infame connivenza di Di Pietro con i massacratori della Diaz e i torturatori di Bolzaneto già espressa ai tempi del governo Prodi con il voto contrario alla proposta di una commissione d'inchiesta che, per bocca del senatore Luigi Li Gotti, fa sapere che a suo avviso "a Genova non si sta scrivendo la verità" in quanto contro De Gennaro ci sarebbe un "preconcetto ideologico da resa dei conti".
Secondo noi invece, non solo De Gennaro se ne deve andare, ma bisogna partire proprio da questa sentenza per andare fino in fondo nelle indagini e spazzare via la pesante cappa di omertà che da quasi dieci anni copre i mandanti politici e istituzionali della mattanza di Genova di stampo mussoliniano a cominciare dal neoduce Berlusconi, dall'allora vice presidente del Consiglio Fini e dall'allora ministro degli Interni Scajola.

30 giugno 2010