Nei 25 paesi alle urne solo il 45,5% degli aventi diritto
194 milioni di elettori delegittimano l'Ue imperialista
Nei dieci nuovi paesi ha votato solo il 26,7%
Battuti ovunque i governi nazionali in carica

Dal 10 al 13 giugno per la prima volta nella storia dell'Unione europea si sono recati alle urne gli elettori di 25 paesi: quelli dei Quindici già membri e quelli dei dieci nuovi. Quasi 350 milioni di elettori potevano "scegliere" tra i 14.670 candidati borghesi, di cui 5.153 donne (35,13%) e 9.517 uomini (64,87%). Si è trattato del sesto rinnovo del parlamento europeo che da questa tornata conterà 732 membri.
Una maratona elettorale tanto attesa dai fautori dell'Ue imperialista, che avevano stretto i tempi per annettersi i dieci nuovi paesi dell'Est e del Mediterraneo proprio per farli partecipare all'"esperienza elettorale" e carpire ai rispettivi popoli quel consenso necessario allo sviluppo del ruolo mondiale della superpotenza europea.
Invece sono stati l'astensionismo in primo luogo e il voto di protesta nei confronti dei governi nazionali in carica, sia di "centro-destra" che di "centro-sinistra", i principali protagonisti di queste elezioni. Solo il 45,5% degli aventi diritto, meno di un elettore su due, si è recato alle urne nei 25 paesi. Addirittura nei dieci nuovi paesi la media dei votanti ha toccato il misero 26,7%. Ciò significa che ben 194 milioni di elettori hanno disertato i seggi. Un record storico, una bella lezione all'Ue imperialista e alle sue istituzioni antidemocratiche e nemiche dei popoli.
L'affluenza alle urne è calata del 4,3% rispetto alle precedenti europee del 1999, mentre dal 1979, data del primo suffragio universale diretto per il parlamento di Strasburgo, i votanti sono diminuiti del 17,5%. A questo dato, già di per sé molto significativo, andrà aggiunta la percentuale di schede nulle e bianche che non potranno che dare un altro colpo ai governanti europei. Una deriva che la dice lunga sul grado di consenso che l'Ue riscuote tra i popoli. Del resto l'astensionismo è la logica conseguenza delle politiche liberiste e liberticide che Bruxelles conduce selvaggiamente nei campi economico, monetario e sociale, di quelle fasciste e razziste all'interno, così come lo è di fronte alla politica estera guerrafondaia e imperialista.
Nella sua conferenza stampa del 13 giugno dopo la chiusura dei seggi, il presidente del parlamento europeo, il liberale Pat Cox, ha affermato stizzito: "Purtroppo dobbiamo ammettere che è il risultato peggiore di sempre, e certamente mi preoccupo. Ma dobbiamo prenderlo come una sfida, lo devono fare tutti coloro che si occupano d'Europa, a cominciare dal Consiglio europeo" (sic!).

Il voto negli altri 24 paesi
Analizziamo brevemente i risultati del voto nei 24 paesi che fanno compagnia all'Italia nell'Ue. In Germania dove si eleggevano 99 eurodeputati l'affluenza alle urne è stata di appena 43%, -2,2% rispetto al '99. I socialdemocratici di Schroeder hanno accusato il peggior risultato dalla fine della seconda guerra mondiale, 21,5% sui voti validi contro il 30,7% del 1999. L'SPD e il cancelliere tedesco sono stati puniti per la loro politica economica e sociale di lacrime e sangue, espressa nella famigerata "Agenda 2010", e una disoccupazione elevata. Nonostante il tracollo elettorale Schroeder ha confermato che andrà avanti sulla strada liberista e liberticida dei tagli, "Non posso sostenere nessuna altra politica", oltre a non avere nessuna intenzione di dimettersi. La maggioranza dei voti è andata ai democristiani della CDU-CSU (44,5%), mentre hanno raccolto una parte della protesta sociale i Verdi (11,9%) e i neorevisionisti del PDS (6,1%).
In Francia, 78 eurodeputati, stessa percentuale di voto della Germania, 43,14%, -3,6% rispetto al '99. Oltre all'astensionismo anche qui ha vinto la protesta contro il governo di "centro-destra" guidato da Raffarin, alla terza debacle elettorale, dopo le regionali e le cantonali, in poco più di tre mesi. Alla sua UMP sono andati solo il 16,8% dei voti validi, contro il 29,5% dei socialisti.
Anche se l'affluenza alle urne è aumentata, 38,9% contro il 24%, minimo storico, del '99, la Gran Bretagna, 78 seggi, si conferma tra i paesi col più alto tasso d'astensionismo. A questo si aggiunge il tracollo dei laburisti guidati dal guerrafondaio Blair, che ha pagato il suo ruolo di prima fila nell'aggressione imperialista all'Iraq oltre che la sua politica dei tagli e dei licenziamenti. Battuto sonoramente anche alle amministrative il New Labour di Blair ha ottenuto il 22,3% contro il 28% del '99, mentre i conservatori, pur risultando il primo partito col 27,4% (contro il 36% del '99), perdono consensi a favore dell'UKIP (16,8%), un partito "indipendentista" di destra che chiede l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue.
In Spagna, 54 seggi, grande successo dell'astensionismo: alle urne il 45,94%, -17% rispetto al '99. Il PSOE di Zapatero replica la vittoria delle politiche del 14 marzo scorso e col 43,7% batte i popolari di Aznar (40,8%). Uno dei pochissimi casi nell'Ue in cui un governo in carica non esce battuto da queste consultazioni. Il motivo è scritto nella decisione del ritiro immediato delle truppe dall'Iraq che ha suscitato il consenso delle masse pacifiste e antimperialiste.
C'era attesa in Polonia, il paese più grande dei dieci nuovi annessi dall'Ue, 54 seggi, per le prime consultazioni europee. Ebbene una partecipazione del 20,42%, la seconda più bassa nei 25 paesi, la cocente sconfitta del governo di "centro-sinistra" e l'affermazione di forze contrarie all'ingresso nell'Ue, hanno raggelato gli entusiasmi di Varsavia.
Nei Paesi Bassi, 27 seggi, l'affluenza alle urne, seppur aumentata rispetto al '99, è stata del 39,1%. I cristianodemocratici al governo hanno perso consensi, insieme al forte calo degli alleati liberali. Ne hanno beneficiato i laburisti e i partiti di destra e di "sinistra" che si dichiarano contrari a questa Europa.
In Belgio, 24 seggi, culla delle istituzioni comunitarie e dove il voto è obbligatorio, si è registrata una partecipazione quasi uguale al '99: 90,81%. L'opposizione dei cristianodemocratici ha battuto i liberali del premier Verhofstadt.
In Portogallo l'affluenza alle urne è calata al 38,74% rispetto al 40% del '99. Bocciata la coalizione di "centro-destra" del premier Barroso. Ai socialisti col 45% dei voti validi la metà dei seggi.
Altro paese dove il voto è obbligatorio è la Grecia. Anche qui è cresciuto l'astensionismo, 62,75% contro il 75,3% l'affluenza alle urne. "Nova Democrazia", da poco al governo si è riconfermata primo partito (43,1%), traendo giovamento dall'aver preso parzialmente le distanze dall'intervento occidentale in Iraq. La "sinistra", socialisti del Pasok (34%) e revisionisti del KKE (9,5%), hanno giustificato la mancata vittoria col "troppo astensionismo".
Altro nuovo paese la Repubblica Ceca, 24 seggi, ma i risultati non cambiano. 27,9% di affluenza alle urne e risultati che premiano le opposizioni "euroscettiche". I socialdemocratici al governo (11%) sono stati battuti dal blocco di "centro-destra" (45,8% la somma dei vari partiti) nonché dai revisionisti del Partito comunista di Boemia e Moravia (20,3%). Sulla falsariga della Repubblica Ceca l'Ungheria, 24 seggi. 38,47% di votanti all'esordio in Europa e il governo socialdemocratico battuto dalla destra.
Cala l'affluenza alle urne anche in Svezia, 19 seggi, 37,2% contro il 38,8% del '99. Nell'entroterra, nel nord del paese e tra le masse operaie e lavoratrici, secondo l'ufficio stampa della diocesi di Stoccolma, hanno votato meno del 26%. Il governo socialdemocratico si è salvato, ma la "Lista di Giugno", un partito critico verso Bruxelles nato solo 4 mesi fa si è attestato al terzo posto col 14,4% dei voti validi.
Irresistibile avanzata del non voto in Austria, 18 seggi, dove si sono recati alle urne il 41,8% contro il 49,4% di 5 anni prima. Sconfitti i popolari del premier Schuessel, crolla il filonazista e xenofobo partito di Haider, mentre i socialisti del SPOE balzano in testa col 33,4%.
Torna sotto il 50% la partecipazione al voto in Danimarca, 14 seggi, 47,8% contro il 50,5% del '99. L'opposizione socialdemocratica supera i liberali del governo Rasmussen.
Record dei non votanti in Slovacchia, 14 seggi, col 16,6% di partecipazione alle prime europee. Addirittura per il portavoce dei vescovi slovacchi Marian Gavenda "Se la Chiesa non avesse fatto un appello per il voto avremmo avuto ancora meno votanti". La coalizione di governo di destra ha superato di pochissimi punti l'opposizione di "centro-sinistra".
In Finlandia, 14 seggi, seppur aumentata rispetto al '99 la percentuale dei votanti, 41,1%, resta lontana dal 60,3% del '96 che segnò l'esordio del paese nordico in Europa. I conservatori, anche se in calo, si confermano primo partito.
Affluenza in aumento in Irlanda, 13 seggi, 59,7% contro il 50,2%. La "chiamata alle armi" del "centro-sinistra" contro il governo dell'attuale presidente di turno dell'Ue Ahern ha provocato la sua sconfitta.
In Lituania, 13 seggi, esordio europeo col 48,2% di votanti, grazie anche alla concomitanza con le elezioni presidenziali. Il "centro-destra" al governo sconfitto dai laburisti guidati dal miliardario Viktor Uspaskich.
Più bassa l'affluenza in Lettonia, 9 seggi, 41,23%. L'opposizione di destra sconfigge il governo di "centro-sinistra". Eccoci alla Slovenia, 7 seggi, considerata la "più europea" tra i nuovi arrivati. Una percentuale del 28,34% di votanti che parla da sola. La coalizione di governo di "centro-sinistra" sconfitta dalla destra. Esordio niente male anche in Estonia, 6 seggi, dove si è registrata una delle più basse affluenze alle urne col solo 26,89% di votanti. I partiti di opposizione prendono tutti i seggi a disposizione e lasciano i Verdi al governo senza rappresentanti a Strasburgo.
Chiudiamo con Cipro e Lussemburgo, 6 seggi, e Malta, 5 seggi. Nell'isola del Mediterraneo porta dell'Asia, dove come la Grecia il voto è obbligatorio, si sono recati alle urne il 71,19%. Il partito di destra Disy col 28,2% ha superato i revisionisti del Akel (27,9%). Nel principato sede di varie istituzioni Ue, anche qui il voto è obbligatorio, la percentuale dei votanti è stata del 90% e sempre in controtendenza la coalizione di governo cristiano-sociale di Junker è rimasta saldamente al primo posto. Infine Malta, dove hanno votato l'82,37% che hanno portato alla vittoria l'opposizione laburista.