Si scatena il sindaco, al suo terzo mandato sulla massima poltrona cittadina
Il neopodestà De Luca militarizza Salerno soffiando su razzismo e xenofobia
Consegnati manganelli elettrici e sfollagente ai vigili urbani per ripulire la città dagli immigrati
Occorre un fronte unito per dichiarare guerra totale al neopodestà plurinquisito
Dal nostro corrispondente della Campania
"Rigore, repressione, ordine e solidarietà" è lo slogan con il quale Vincenzo De Luca ha inaugurato il suo terzo mandato al governo della città granata.
"Armerò i vigili di manganelli e sfollagente" aveva annunciato. Detto fatto, ai primi di settembre sotto gli occhi dei media è il neopodestà di Salerno in persona ad organizzare e presiedere la lugubre cerimonia di consegna di 225 "mazzette catarifrangenti", con l'ordine agli agenti della polizia municipale di unirsi fin da subito alle forze di polizia, carabinieri e guardia di finanza impegnate nell'"operazione lungomare pulito". Un'operazione che in poche settimane, a botte di fermi e arresti, ha fatto sparire gli ambulanti, dall'Arechi fino al Porto commerciale.
I discorsi, le prese di posizione e gli atti di governo di questo pericoloso e megalomane boss locale, molto vicino al capobastone Massimo D'Alema, sono un'escalation di razzismo aperto e fomentano quell'odio etnico caro alla peggior feccia dei gruppi neonazisti e neofascisti, come l'intervista al Corriere del Mezzogiorno nella quale De Luca afferma che gli immigrati "sono tutti o quasi pericolosi affiliati alla criminalità organizzata": che faccia tosta, proprio lui che è sotto inchiesta per collusione con la camorra dei palazzinari e dei grandi centri commerciali, proprio lui che camminava a braccetto con l'assessore Bove, indagato per associazione mafiosa, proprio lui che vuole lo smantellamento della storica Mcm e i licenziamenti perché sa che i profitti degli imprenditori del tessile si quintuplicano con il lavoro degli schiavi immigrati, donne e bambini compresi, rinchiusi a migliaia negli scantinati tutt'attorno al Vesuvio, o come l'ultima sua uscita pubblica con quell'annuncio di voler assegnare alla "mia città una quota non superiore a 500 stranieri" (giusto quelli che servono a raccogliere i pomodori o a fare da badanti, non è vero?). Neanche l'ex-neopodestà dichiaratamente mussoliniano di Benevento, nemmeno i neopodestà ultraxenofobi e nazistoidi della Lega Nord erano arrivati a tanto!
Non è un caso se la casa del fascio è con De Luca, gli ha garantito i voti necessari per la rielezione, lo rispetta, gli riserva salve di lusinghe ed elogi ancora più sperticati di quelli riservati al neosceriffo di Bologna Sergio Cofferati, lo considera insomma un prototipo dei neopodestà al servizio dei padroni.
Eh sì perché De Luca da "rinnegato del comunismo" qual è sempre stato, negli ultimi 15 anni è diventato il rappresentante istituzionale, sempre più affidabile, sempre più servile, della parte più reazionaria e parassitaria dell'alta borghesia salernitana, ossia di quella piovra affaristico-mafiosa che vuole, sulle ceneri dell'industria locale, accaparrarsi ogni terreno ed ogni risorsa pubblica per sottrarli al beneficio pubblico e farci il massimo profitto nel più breve tempo possibile. È precisamente a questo scopo che al noto fascista, camuffato di rosa, è stato permesso di acquisire quei pieni poteri che invoca anche Berlusconi, riuscendo nella impresa che fu del boia Mussolini, trasformare le sedi elettive in bivacco per l'abbeveraggio dei suoi manipoli, trasformare i corpi di polizia municipale in squadracce d'assalto.
E allora, di fronte ad una così sfacciata conversione al neofascismo più autentico, quello che arriva a teorizzare una Salerno di oriundi, di deluchiani di razza purissima, cosa aspettano le dirigenze del Prc, del Pdci, dei Verdi, della Sinistra giovanile, quella parte dei Ds non ancora omologata e comprata, nonché la Cgil, a mobilitare la propria base in piazza e in ogni luogo di lavoro per impedire che il fascismo dilaghi a Salerno? Cosa aspettano ad esempio a difendere dalle minacce di sgombero i giovani antifascisti e antirazzisti del Centro sociale Diana che, come negli anni più bui del ventennio, sembra rimasto l'unico baluardo di opposizione allo strapotere deluchiano? Cosa aspettano a collaborare con i simpatizzanti locali del PMLI che, pur essendo ancora un piccolo germoglio, con intrepido coraggio hanno già apertamente denunciato la natura del neopodestà di Salerno, dichiarandogli guerra totale? Aspettano ancora, questi opportunisti, la sempre più improbabile elargizione di qualche poltrona nel sottogoverno, come era già accaduto nel recente passato, prologo della drammatica emergenza odierna?

20 settembre 2006