Con la benedizione di Napolitano
Destra e "sinistra" borghese unite sulla missione di guerra in Afghanistan
L'imbroglione revisionista Diliberto a parole non ci sta ma poi voterà a favore
Dopo l'accordo raggiunto il 13 luglio tra i capigruppo dell'Unione su una "mozione di indirizzo" che accompagnerà il documento, la strada appare spianata in parlamento per la conversione del decreto governativo sul rifinanziamento delle missioni militari all'estero, tra cui quella in Afghanistan, senza rischi di spaccature nella maggioranza. Anche la Casa del fascio, anzi, dovrebbe votare a favore del provvedimento del "centro-sinistra", dopo che il suo leader Berlusconi si è deciso a dare via libera ai parlamentari di Forza fascisti di votare sì, visto che è una riconferma esatta degli impegni militari e di spesa già decisi dal precedente governo di "centro-destra". Decisione, quella del neoduce di Arcore, giudicata "saggia" dagli alleati Casini e Fini, che già si erano orientati in tal senso per conto loro, e subito lodata dal rinnegato Napolitano, impegnato alacremente in questi giorni cruciali a far valere tutta la sua influenza istituzionale per favorire le più larghe convergenze parlamentari a sostegno delle missioni di guerra italiane all'estero.
Ma l'inquilino del Quirinale non si è limitato soltanto ad esprimere il suo "apprezzamento" per le aperture del "centro-destra". Egli ha voluto influire direttamente nel dibattito interno all'Unione, con ripetuti interventi dai toni sprezzanti e ricattatori nei confronti delle minoranze ancora titubanti, per spingerle ad allinearsi alla maggioranza: come ha fatto il 13 luglio stesso, avvertendo che si aspettava anche "una prova di compattezza che il centrosinistra deve ancora dare". In mancanza della quale - ha aggiunto con aria di minaccia - "si potrebbero aprire problemi abbastanza delicati". E dopo aver minacciato e ricattato le minoranze "critiche" interne alla "sinistra radicale" con lo spettro dello scioglimento delle Camere, gli ha pure sputato addosso tutto il suo livore di fedele servo storico dell'imperialismo Usa e occidentale, con un'intervista ad un quotidiano tedesco, ripresa dal giornale portavoce dell'Unione di Prodi, "la repubblica" del 16 luglio, in cui le ha definite con disprezzo "piccoli gruppi su posizioni anacronistiche, prive di realismo e con scarso seguito". Pienamente appoggiato, in questa sua opera di messa in riga delle minoranze, dal nuovo guardiano della Camera, il cacasotto Bertinotti, che da Lisbona ha mandato a dire che "la maggioranza ha il dovere di essere tale".
E ad aumentare le pressioni sui riottosi (frange del PRC e dei Verdi e il PdCI), affinché ritirassero gli emendamenti che intendevano portare in aula e ad arrivare a un accordo con la maggioranza, è stata sfruttata persino la visita di Kofi Annan, venuto a Roma ad implorare che l'Italia, da lui definita "Paese modello nell'ambito delle Nazioni Unite", rimanga nella missione Nato in Afghanistan. Prodi lo aveva subito rassicurato che "il nostro impegno verso la pace e il multilateralismo non verrà meno. Non è pensabile un'Italia che non si spenda in prima linea nella lotta contro il terrorismo e il sottosviluppo". Sotto le bandiere dell'Onu, ha aggiunto perentoriamente il premier, "operano migliaia di nostri soldati. Si tratta di una scelta chiara e forte, nella quale si riconosce l'intero Paese".

Accordo su una "mozione di indirizzo"
Il risultato di tutto questo lavoro di "persuasione" non poteva mancare, e difatti l'accordo tra la maggioranza dell'Unione e le minoranze "critiche" è stato raggiunto senza troppi problemi su un documento di tre pagine preparato dalla diessina Marina Sereni, che "accompagnerà" come mozione politica "di indirizzo" il decreto di rifinanziamento da convertire in legge. Tutti gli emendamenti saranno ritirati, tranne uno che chiede l'applicazione del codice militare di pace alle missioni all'estero.
Tutti si sono dichiarati soddisfatti delle cosiddette "novità" che questo documento conterrebbe. Anche il PdCI, che pure continua a negare che si sia raggiunto un accordo vero e proprio: "Non abbiamo cambiato idea, ma ci sono segnali di diversità", ha dichiarato Diliberto al quotidiano dei DS, "l'Unità". In ogni caso Prodi avrà i voti del suo partito. "Il centrosinistra sta bene - ha aggiunto infatti l'imbroglione revisionista - la scarsezza dei numeri implica una maggiore coesione. Considero il governo Prodi il punto più avanzato d'equilibrio. Quindi Prodi stia tranquillo: non ha nulla da temere dalla sinistra del centrosinistra".
Anche i quattro senatori della "sinistra" interna del PRC, che insieme ad altri tre dei Verdi e uno del PdCI, avevano annunciato voto contrario al rifinanziamento della missione (e in Senato la maggioranza dell'Unione è risicatissima), pur non avendo revocato per ora la loro intenzione, hanno sottolineato le "novità positive" che il documento conterrebbe: "Se si sono fatti passi avanti è anche grazie al nostro lavoro. Siamo a uno stadio diverso", ha detto infatti Malabarba. E Grassi ha aggiunto: "sono state recepite alcune nostre richieste".
E vediamole, allora, queste presunte "novità". Tanto per cominciare si ribadiscono, sia pure con formulazioni furbescamente edulcorate, tutti i capisaldi della politica interventista ormai assodata e sposata pienamente anche dal secondo governo Prodi: come l'uso della forza militare in violazione dell'art. 11 della Costituzione, sia pure sotto l'ipocrita formula dell'"ultimo strumento possibile di fronte agli atti di aggressione e minacce alla pace" (e questo è proprio il pretesto usato finora per giustificare gli interventi militari). Si ribadisce anche il sostegno alle nostre forze armate in missione all'estero e la loro presunta "diversità" dalle altre truppe imperialiste ("apprezzata professionalità, riconosciuta competenza e grande capacità di relazioni umane delle Forze Armate", si dice); e si sottolinea che "diversamente da quella in Iraq, le altre missioni all'estero (dunque anche in Afghanistan, ndr) si iscrivono nell'attività di peace-keeping e monitoraggio decisa da istituzioni internazionali".

Ipocrisia e tanta aria fritta
Dopodiché c'è solo molta aria fritta, come l'"opportuna costituzione di un comitato parlamentare per il monitoraggio permanente delle missioni internazionali di pace in cui è impegnata l'Italia" e la "promozione" in sede Onu e Nato di una "riflessione sulla strategia politica e diplomatica che deve accompagnare la presenza internazionale in Afghanistan", di una "verifica sull'impegno e la presenza internazionale in Afghanistan" e (udite, udite) una "valutazione sulla prospettiva di superamento della missione Enduring Freedom in Afghanistan".
Altro che exit strategy, quindi! Per millantare un'inesistente "svolta" gli imbroglioni trotzkisti di PRC e PdCI e i falsi pacifisti arrivano ad affermare anche il falso, citando a riprova il passaggio della mozione in cui si sostiene che "l'Italia non è più in alcun modo impegnata militarmente nell'ambito della missione Enduring Freedom, essendo ormai il contributo italiano a questa iniziativa limitato alla presenza di unità navali nel Golfo Arabico". A parte che si vuol far credere così che questa presenza navale italiana sia quasi trascurabile, e non si dice invece che l'Italia ha addirittura il comando di una delle tre squadre navali in cui si dispiega, ciò che rappresenta un coinvolgimento gravissimo nell'operazione imperialistica Usa. Ma la cosa ancor più ipocrita è che non si dice che la missione Isaf sotto le bandiere dell'Onu, della Nato e della Ue, è in realtà una partecipazione mascherata a Enduring Freedom. Infatti le forze Nato in Afghanistan, di cui fa parte anche il contingente italiano, integrano le forze americane e sono poste sotto il comando delle forze combinate agli ordini del Comando centrale Usa.

19 luglio 2006