Non è contradditorio dare indicazione di voto per i referendum e sostenere l'astensionismo alle politiche?

Cari compagni del PMLI,
sono un militante del Partito dei Comunisti Italiani. Mi sento profondamente legato alla storia del Partito Comunista Italiano, alle figure storiche di Gramsci, Togliatti, Berlinguer.
Da comunista italiano, da militante della sinistra sono comunque interessato a tutto ciò che nella galassia comunista si organizza. Conosco bene il PMLI, sin dalle vecchie manifestazioni del PRC degli anni '90 mi confrontavo con i vostri militanti romani.
Spulciando tra i vostri manifesti pubblicati nel vostro sito Internet, ho notato che ce n'è uno sul referendum per l'acqua bene comune. La mia domanda? Essendo il Partito marxista-leninista italiano un partito che sostiene l'astensionismo politico, perché ha invitato a votare per i 4 sì?
Certo, la causa era giusta, ed era quindi giusto che i marxisti-leninisti italiani facessero la loro parte. Ma essendo il referendum un mezzo della Repubblica democratica garantito dalla Costituzione italiana, non è una contraddizione sostenere un qualcosa che voi volete radicalmente cambiare? Il vostro voto al referendum può essere letto come un compromesso tra il vostro astensionismo e la Repubblica Italiana?
Grazie. Saluti comunisti.
Marco, via e-mail

Caro compagno Marco,
grazie per averci scritto e per il quesito che ci hai posto. Tra compagni, anche se militanti di partiti diversi, si può dialogare tranquillamente. Di più, si può lavorare assieme sui problemi di comune interesse, come quello dell'acqua pubblica.
I nostri 4 Sì ai referendum cui ti riferisci non sono in contraddizione con il nostro astensionismo elettorale tattico. I referendum pongono questioni concrete e specifiche, su cui tutti si devono pronunciare, quindi anche i marxisti-leninisti.
E il PMLI lo fa puntualmente a ogni referendum. A volte dà l'indicazione di votare Sì, a volte No, a volte l'astensione. Dipende dai quesiti e dal contesto politico. Il nostro rapporto con la Repubblica italiana non c'entra nulla.
Diverso è il caso delle elezioni politiche, regionali, provinciali e comunali. In questi casi, fin qui abbiamo adottato la tattica dell'astensionismo per creare il maggior danno possibile alle istituzioni rappresentative borghesi, delegittimandole, e per attirare le masse sfruttate e oppresse e le nuove generazioni nella lotta di classe contro il capitalismo per il socialismo.
E, in questo quadro, per accumulare le forze necessarie per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta.
Puoi approfondire questa nostra posizione leggendo il documento elettorale astensionista dell'Ufficio politico del PMLI che si trova sul sito del Partito: http://www.pmli.it/docUPPMLI
elezioni2013.htm.
Visto che sei "interessato a tutto ciò che nella galassia comunista si organizza", ti invitiamo a leggere e a valutare la posizione del PMLI sul PCI, Gramsci, Togliatti e Berlinguer. Secondo noi né l'uno né gli altri volevano veramente il socialismo. Così come Diliberto e Ferrero. Un comunista che non vuole il socialismo è un controsenso. Un comunista che è stato al governo con Prodi e ora ci vuole andare con Bersani si può veramente definire un comunista? I comunisti che sono presenti in tanti Consigli comunali, provinciali e regionali che comunisti sono, se non fanno alcun male al capitalismo e alle sue istituzioni e non migliorano in niente le condizioni delle masse popolari? Non ti sembra?
Saluti marxisti-leninisti.

27 febbraio 2013