Non è improduttivo sostenere l'astensionismo elettorale, sia pure attivo e militante?

Ho seguito con attenzione lo sviluppo del dibattito in ambito marxista-leninista sull'astensionismo attivo e militante, che resta oggettivamente un dato permanente e tra i punti fondanti del programma del PMLI e del suo giornale Il Bolscevico.
Quindi nulla di nuovo sotto il profilo della coerenza e del rigore ideologico per quanto concerne la posizione del Partito ogni qual volta vi sono elezioni nel nostro paese. Non è un fatto nuovo né una svolta significativa nell'elaborazione politica ed ideologica. Anche altre forze politiche della galassia extraparlamentare della sinistra (cosiddetta radicale) qua e là sostengono questa linea spesso in modo occasionale e senza motivazioni serie e rivoluzionarie in grado di proporre una strategia di lotta alternativa ad un sistema gelatinoso di sottogoverno e di potere personale. Ma se la strategia può essere giusta e condivisibile, va da sé che il GIORNO DOPO tutti i lavoratori, gli operai, i pensionati, le donne, dovranno fare i conti sulla propria pelle con governatorati a guida leghista; il buongiorno si è visto dal mattino: la pillola Ru386 sarà una chimera, e poi a seguire vedremo la caccia al diverso poi all'extracomunitario, i licenziamenti..
Ed allora mi chiedo se, là dove vi era una soluzione migliore, per una manciata di voti, anziché votare 2 grillini che non serviranno a nulla se non al loro narcisismo non era meglio votare il "meno peggio" ed eleggere una donna (la Bresso) anziché dover essere sottoposti ad un potere leghista per i prossimi 5 anni. Gli operai delle fabbriche di Torino non credo che staranno meglio in questi anni. E con questa triste realtà bisognerà fare i conti molto amaramente. In conclusione l'astensionismo paga sempre? È sempre l'unica vera strada o ci può essere, caso per caso, una valutazione tattica diversa e forse meno sbrigativa?
Non vedo dietro l'angolo l'assalto al Palazzo d'inverno né l'ora X di una svolta sociale e politica che avvii un processo di avvicinamento al socialismo quale tappa di un processo rivoluzionario da costruire in prospettiva. La politica dei piccoli passi e di avvicinamento ad una democrazia sostanziale può contribuire ad utilizzare tutti gli strumenti che le forze politiche e sindacali si sono conquistati con lotte dure e vissute a caro prezzo; nulla ci è stato regalato, ma tutto dev'essere adoperato per far esplodere le tante contraddizioni di un capitalismo in crisi in tutto il mondo.
Riflettiamoci e non diamo nulla per scontato, ma soprattutto non condanniamoci con le nostre stesse mani all'isolamento anche nei confronti dei lavoratori che non sempre capiscono e condividono certe posizioni improduttive. Il giorno dopo le elezioni (e qui non possiamo annetterci tutti i voti astensionistici che non sono tutti ascrivibili al PMLI) la classe operaia non è più forte perché l'astensione è cresciuta (come detto non è tutta di sinistra, anzi!).
Amedeo - provincia di Modena


La questione da te posta è indubbiamente importante.
L'alternativa non è fra i partiti della destra o della "sinistra" del regime, perché entrambi concorrono alla caccia delle poltrone e non fanno nulla di positivo per i lavoratori, bensì fra il capitalismo e il socialismo.
Questo lo dimostra bene il fatto che fra governatori di destra e governatori di "sinistra" nella pratica non cambia assolutamente nulla. Hai fatto l'esempio del Piemonte: ma sotto la Bresso le fabbriche chiudevano, sotto la Bresso si faceva la Tav nonostante le proteste della popolazione, ecc. Con Cota le cose non andranno certo meglio, ma in ultima analisi cosa sarebbe cambiato votando per la conferma di Mercedes Bresso? Per farti un altro esempio, tanto Errani quanto la Bernini - che si sono disputati la poltrona di presidente dell'Emilia-Romagna - sono per la sanità privata. Cambia forse qualcosa fra i due?
Il fatto che i lavoratori non sempre capiscono la proposta astensionista marxista-leninista non va addebitato al fatto che sarebbe una posizione "improduttiva", ma piuttosto alle forti illusioni elettoraliste diffuse dalla "sinistra" borghese e al ferreo black-out stampa che vige sul nostro Partito e sulle sue campagne astensioniste. Tant'è che sono sempre più i lavoratori che si astengono spontaneamente come forma di protesta contro il regime e i suoi partiti.
Noi non siamo per una non meglio precisata "democrazia sostanziale", che sa di democrazia borghese un po' abbellita, ma siamo per l'Italia unita, rossa e socialista. Non ci arriveremo subito, ma intanto dobbiamo delegittimare le istituzioni borghesi e creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, le Assemblee popolari e i Comitati popolari.
L'alternativa, insomma, c'è nel concreto e perciò non bisogna votare turandosi il naso e finendo così per fare il gioco della borghesia, dando credito alle sue istituzioni antipopolari anche se si scelgono i "meno peggio" tra le liste e i candidati. Il trionfo dell'astensionismo alle regionali 2010 è senza dubbio un passo in questa direzione; ora si tratta di darne coscienza agli astensionisti di sinistra.
Intanto però possiamo unirci sulle cose che condividiamo, per esempio l'antifascismo. Come saprai dato che frequenti il nostro sito, il PMLI è per un nuovo 25 Aprile di lotta contro il regime neofascista instaurato dal neoduce Berlusconi e ha propagandato con forza e coraggio questa sua posizione in tutte le piazze in cui ha potuto essere presente nel 65° Anniversario della Liberazione, anche a Modena.

28 aprile 2010