PERCHE' ACCOMUNATE LA RETE NO GLOBAL A TUTE BIANCHE E RIFONDAZIONE?
Allora, prima di tutto salve, chi vi scrive non è né un membro dei centri sociali né un militante di Rifondazione, né tantomeno un pacifista dell'area Mani tese e associazioni varie. Sono uno studente universitario (non della rete studenti in movimento).
Allora, la vostra analisi (si riferisce all'articolo sul Laboratorio della disobbedienza sociale apparso sul n. 44 de "Il Bolscevico'', ndr) è pienamente accettabile per ciò che riguarda l'argomento Tute bianche ma è decisamente datata per quello che riguarda la Rete (la Rete No global, ndr): Rifondazione è uscita definitivamente dal percorso con il 23 quando non è scesa a Pozzuoli, le associazioni varie se ne sono uscite dopo Genova (se non prima), poi il documento che sta sul sito della Rete chiarisce in pieno la nostra posizione sulla disobbedienza (forse o non lo avete letto oppure non ne tenete conto, in maniera devo dire inutilmente pretestuosa a questo punto). La Rete riparte su contenuti più radicali criticando il pacifismo come "non esaustivo delle nostre idee'' e prendendo le giuste distanze dalla disobbedienza civile, ecc.
Quindi vi consiglio, prima di fare uscire i giornali, di controllare continuamente le posizioni di coloro che attaccate perché come in questo caso i fatti potrebbero smentirvi.
Uno studente napoletano

Ha fatto bene lo studente napoletano ad esprimere la propria opinione sul nostro articolo sulla "disobbedienza sociale''. Riteniamo fondamentale il confronto e il dialogo tra tutti coloro che lottano per un mondo nuovo, per noi socialista.
Non conoscevamo il documento della Rete no-global che ha citato e di cui lo ringraziamo. Non l'abbiamo ricercato in Internet ritenendo ciò superfluo dal momento che detta Rete fa parte del "Laboratorio dei disobbedienti'', così come i Giovani comunisti, e ha partecipato, come copromotrice, alla giornata della "disobbedienza sociale''.
Tuttavia, per scrupolo, vista la critica ricevuta a proposito, siamo andati a leggerci il documento della Rete napoletana sulla "disobbedienza sociale''. Non vi abbiamo trovato niente che contraddica la nostra denuncia. Anzi la conferma.
è vero che la Rete dà della "disobbedienza sociale'' un'interpretazione più "radicale'' rispetto a quella di altri che la adottano, ma rimane pur sempre all'interno della stessa strategia riformista e borghese.
La questione della conquista del potere politico da parte del proletariato, che è la madre di tutte le questioni, è assolutamente assente. I fatti quindi non ci smentiscono.
Non rientra nel nostro stile prendere a pretesto un fatto o una posizione per sviluppare il nostro discorso. Noi siamo abituati ad analizzare ogni cosa dal punto di vista di classe e rivoluzionario, e di combattere tutto ciò che ci sembra nuoccia alla causa del proletariato e del socialismo. E se sbagliamo siamo pronti a correggerci. Così come vorremmo che facessero tutti coloro che vogliono combattere il capitalismo e l'imperialismo e i loro governi, come quello del neoduce Berlusconi.
Non possiamo non criticare la "disobbedienza sociale'', "spiegata e difesa come obiettivo di fase strategico'', come recita il documento della Rete napoletana, poiché è in contraddizione con la lotta di classe, senza la quale, come sa bene un qualsiasi rivoluzionario anche non marxista-leninista, non si cambia nulla, è in contraddizione anche con la lotta antimperialista e contro la guerra imperialista all'Afghanistan, lotta che solo le masse possono portare alla vittoria.

5 dicembre 2001