Perché Stalin continuò ad appoggiare il pci dopo la "svolta di Salerno"?

Cercando di approfondire certe questioni, mi è sorto un dubbio.
Perché dopo la "Svolta di Salerno" del 1944 Stalin continuò ad appoggiare il Partito revisionista di Togliatti anziché delegittimarlo favorendo così la nascita di un Partito marxista-leninista che si collocasse alla sinistra del PCI ormai completamente integrato nel sistema democratico-borghese?
Quali considerazioni tattiche spinsero Stalin ad avere questo atteggiamento?
Pier - Biella

A parte come è stata gestita, la cosiddetta "svolta di Salerno" di per sé non era scorretta. Essa prevedeva l'ingresso del PCI nel governo, come poi realmente avvenne nel governo Badoglio (aprile-giugno 1944) e nei due governi successivi Bonanni (giugno-dicembre '44 e dicembre-giugno '45).
Tatticamente ciò era necessario per unire tutte le forze antifasciste, anche monarchiche, nella lotta per liberare l'Italia dal nazi-fascismo. Corrispondeva alla politica del Fronte unico e del Fronte popolare decisa dal VII Congresso dell'Internazionale comunista, che si è tenuto nel 1935, con l'accordo di Stalin.
Allora Togliatti non si era manifestato apertamente come un revisionista, e il PCI, nello statuto, nel programma e nei deliberati congressuali e del CC dichiarava di essere fautore del socialismo.
Solo successivamente, in particolare dall'VIII Congresso, che si è svolto nel dicembre 1956, non a caso dopo il famigerato XX Congresso del PCUS, comincia a teorizzare la "via italiana al socialismo", abiurando così alla rivoluzione proletaria e quindi al socialismo. Il PMLI, facendo un bilancio dell'intera storia del PCI, ha tratto la conclusione, ormai da molto tempo, che quel partito non è mai stato comunista, contrariamente alla sua base, che è stata ingannata dai suoi dirigenti nazionali, prima da Bordiga e poi da Gramsci, Togliatti e dai loro successori, compreso Berlinguer, finendo con Occhetto e D'Alema.
Se vuoi saperne di più ti consigliamo di leggere il documento del CC del PMLI pubblicato su "Il Bolscevico" n. 3/1991.

15 luglio 2009