Al dibattito organizzato dalla Cellula "Vesuvio Rosso'' di Napoli
Scuderi: "vogliamo un voto astensionista che appoggi la strategia dell'Ottobre''

Interessante e proficuo dialogo aperto con il Segretario generale del PMLI
Redazione di Napoli
Sabato 5 maggio, alle ore 17.30, presso la sala dell'Associazione "Living Room'' in via Sedile di Porto n.55 si è tenuto un dibattito pubblico organizzato dalla Cellula "Vesuvio Rosso'' di Napoli del PMLI in occasione delle prossime consultazioni elettorali politiche e comunali del 13 maggio con la partecipazione, in qualità d'oratore, del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI. All'entrata della sala è stato allestito un banchino con diverso materiale di propaganda: comparivano in bella mostra gli ultimi numeri del "Bolscevico'', le pubblicazioni del Partito e i sette opuscoli di Scuderi. All'interno della sala, dietro la presidenza ricoperta di un drappo rosso con innanzi la bandiera del Partito, vi era un pannello che annunciava l'iniziativa politica con le immagini dei cinque maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, mentre ai lati comparivano i manifesti astensionisti marxisti-leninisti con la parola d'ordine: "Il socialismo non passa dal parlamento. Battere la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e tutti i suoi partiti, per l'Italia, unita, rossa e socialista. ASTIENITI (non votare, vota nullo o bianco)''.
All'iniziativa, a cui hanno preso parte, oltreché i militanti e simpatizzanti napoletani del Partito, diversi operai, disoccupati, Lsu, studentesse e studenti delle scuole e dell'università, tra cui una significativa rappresentanza del Collettivo "Studenti di Giurisprudenza in Lotta'', impiegati, insegnanti e personale Ata della scuola, pensionati e giovani. In prima fila la compagna Lucia e le compagne della Cellula "Engels'' di Riardo (della provincia di Caserta) giunte a Napoli in treno appositamente per l'occasione.
Dopo gli Inni del Partito, "Il Sole Rosso'', "Bandiera Rossa'' e "L'Internazionale'', l'iniziativa politica è iniziata puntualmente con il saluto del compagno Franco Di Matteo, Segretario della Cellula "Vesuvio Rosso'', che ringraziando tutti i partecipanti, in particolar modo l'oratore Scuderi, ha brevemente descritto l'attività di propaganda per l'astensionismo marxista-leninista portata avanti in città dai militanti e simpatizzanti partenopei del Partito. Un saluto inoltre è stato rivolto alla squadra di propaganda astensionista marxista-leninista della "Zona Orientale'', costituita esclusivamente da simpatizzanti, con l'intento di diffondere nei quartieri popolari di S. Giovanni a Teduccio, Ponticelli e Barra la linea astensionista del PMLI (vedi articolo a parte).
La parola dunque è passata al compagno Francesco Vigorito, Responsabile del PMLI per Napoli e la Campania, che ha dapprima reso omaggio a Marx nel 183• Anniversario della sua nascita e rivolto un caloroso saluto al compagno Giovanni Scuderi, quindi ha denunciato il completo black-out della stampa borghese e le illegali sopraffissioni dei nostri manifesti astensionisti da parte di tutti i partiti del regime neofascista (da AN al PRC), ed infine ha tracciato un'analisi della situazione politica ed elettorale locale. L'intervento del compagno Vigorito (che pubblichiamo integralmente a parte) è stato più volte applaudito.
Nel suo discorso il compagno Scuderi ha rivolto un caloroso ringraziamento "ai valorosi militanti e simpatizzanti napoletani del Partito diretti brillantemente dal compagno Francesco Vigorito, coadiuvato dal compagno Franco Di Matteo, che hanno organizzato egregiamente questo dibattito e che conducono con grande generosità proletaria rivoluzionaria la campagna elettorale astensionista in questa splendida metropoli del Sud. La Cellula 'Vesuvio Rosso', per i meriti storici e politici che ha acquisito in questi quasi 9 anni della sua esistenza si meriterebbe un grande monumento in Piazza del Plebiscito''. Il discorso del compagno Scuderi (che sarà pubblicato integralmente sul prossimo numero de "Il Bolscevico'', ndrc) è stato seguito con grande attenzione e lungamente applaudito alla fine.
Il dibattito è stato aperto da un sedicente disoccupato, Francesco, che riferendosi alla partecipazione dei Carc, attraverso un fantomatico "fronte popolare'', alle prossime elezioni comunali (non vi è infatti nessuna lista con tale denominazione presentata per il rinnovo del consiglio comunale), ha chiesto al compagno Scuderi come mai il PMLI non si è unito a tale "fronte popolare'' entrando nella sua lista.
Gerardo (vedi intervento pubblicato a parte), simpatizzante del Partito e responsabile della squadra di propaganda per l'astensionismo marxista-lenininista della "Zona Orientale'', ha attaccato il parlamentarismo di Francesco e motivato la giustezza della linea astensionista del PMLI nella lotta contro il capitalismo e per il socialismo. Davide, studente, ha chiesto quali sono i progetti del Partito per legarsi alle masse popolari del nostro Paese, in particolare a quelle napoletane.
Vincenzo Leone, simpatizzante del Partito e scugnizzo delle Quattro giornate di Napoli del '43, ha denunciato la politica affamatrice sia del governo Berlusconi del '94 che di quelli del "centro-sinistra'', responsabili del taglio alle pensioni di cui egli stesso è vittima dichiarando di aver lavorato ben 40 anni della sua vita, di cui una larga parte costretto al lavoro nero, e di "vivere'' oggi con nemmeno 700 mila lire al mese. Leone inoltre ha denunciato lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori e la politica truffaldina del bipolarismo di regime e rivolto un appello affinché i lavoratori possano riunirsi in un unico partito rivoluzionario; il pensionato inoltre ha ricordato il suo impegno nella lotta per il lavoro condotta dai disoccupati durante gli anni '70 nel capoluogo campano. Gennaro, Lsu, definendosi proletario e comunista e sostenendo di essere stato a diverse iniziative politiche per ascoltare tutte le parti, ha dapprima criticamente detto al compagno Scuderi che il suo discorso era stato troppo lungo e poi ha sostenuto la tesi che i proletari oggi hanno tanti problemi materiali che non "possono aspettare certe fasi'', "non possono aspettare il PMLI, un programma, una fase di cultura''. Roberto, un impiegato della Tirrenia, che indossava una camicia rossa, ha chiesto al Segretario generale del Partito come mai Berlusconi "ha grandissimo seguito tra le masse'' e "come si può risolvere il problema della disoccupazione''. Paolo, studente d'ingegneria, pur dichiarandosi simpatizzante del Partito e ammettendo di non aver "mai partecipato assiduamente'' alle iniziative locali della Cellula "Vesuvio Rosso'' di cui invece riconosce la bravura e la serietà, ha criticato il Partito sostenendo che "fa poca ammuina'', cioè non farebbe abbastanza "casino''. Luigi (Chicco), disoccupato e simpatizzante del Partito, ha chiuso gli interventi dalla platea, ha richiamato l'attenzione sulla sua esperienza nel movimento di lotta per il lavoro dei disoccupati napoletani, ha criticato aspramente la repressione del movimento da parte dei governi del "centro-sinistra'' e dichiarato che "l'unica forma per combattere le istituzioni borghesi e i suoi partiti è l'astensionismo e nello stesso tempo dare forza al PMLI, un partito che quando afferma una cosa la porta a termine''. Chicco ha inoltre criticato aspramente i Carc e il cosiddetto "fronte popolare'' che si sono calati le brache di fronte al parlamentarismo borghese.
Intorno alle ore 19.15 la parola è tornata al compagno Scuderi che ha replicato ai quesiti posti con un altro discorso di un'ora.
Il Segretario generale del PMLI ha sostenuto che per combattere e distruggere il capitalismo è necessario abbracciare una strategia. "Questa strategia non l'ha inventata né il PMLI né Giovanni Scuderi, ma l'hanno inventata Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. Si tratta quindi di fare una scelta di fondo. Il PMLI non fa altro che applicare la strategia della via dell'Ottobre nelle condizioni italiane. Questa strategia è la strategia della vittoria, l'unica strategia che la storia ha dimostrato vincente. Se siamo d'accordo con questa strategia bisogna lavorare per applicarla. Nella applicazione di questa strategia si possono fare degli errori. Nessuno infatti nasce maestro, nessuno nasce professore, però il punto di partenza è partire da questa strategia e fare degli sforzi per applicarla nella nostra realtà. Non si può uscire da questa strategia. Non esistono proposte concrete, società concrete e modelli concreti vincenti e sperimentati come questa strategia''.
"Andiamo a vedere questa strategia, andiamo a studiare questa strategia. Perché non si può saltare il bilancio della esperienza storica del proletariato italiano e internazionale. La storia non nasce con noi. La storia della lotta di classe nasce quando degli uomini si impossessano della terra e con la proprietà privata sorgono le contraddizioni di classe. Noi dobbiamo attenerci alla strategia dell'Ottobre, stare fermi a questa strategia ed essere duttili nella applicazione di questa strategia. Ma essere duttili non significa cedere alle parole d'ordine e all'influenza borghesi. Il papa ci dice: `andate a votare' e noi che si fa, si va a votare? Berlusconi ci dice: `andate a votare', e noi che si fa si va a votare? D'Alema ci dice: `andate a votare', e noi che si fa si va a votare? Anche gli ultimi arrivati, il fronte (si riferisce al cosiddetto 'fronte popolare' dei Carc, ndr), ci dicono bisogna andare a votare, e noi che si fa si va a votare? No, non è così. Il proletariato, gli sfruttati e gli oppressi hanno la loro cultura, hanno la loro storia, hanno la loro scienza, hanno la loro dottrina, hanno la loro morale. Non possono seguire le indicazioni della borghesia. O si ragiona con la testa della borghesia o si ragiona con la testa del proletariato. Nella storia, nella cultura, nella filosofia non esistono 1.000 concezioni del mondo: esistono solo due concezioni del mondo. Una è la concezione del proletariato e l'altra è la concezione della borghesia. La concezione del proletariato esclude tutto ciò che fa parte del pensiero della borghesia e se include qualche cosa di esso lo trasforma e lo utilizza al fine della lotta di classe e dell'emancipazione del proletariato''.
Scuderi ha quindi continuato dicendo: "Marx ed Engels hanno smascherato il capitalismo. Hanno detto e dimostrato che il capitalismo è oppressione, è sfruttamento dell'uomo sull'uomo, è disparità tra i sessi, vuol dire società divisa in classi, emarginazione e subordinazione della donna eccetera, eccetera, eccetera. Quindi noi abbiamo una ricchezza enorme a cui attingere. Sul piano elettorale abbiamo un'esperienza nazionale e mondiale da tenere presente. Abbiamo visto a cosa portano il parlamentarismo e l'elettoralismo borghesi e li abbiamo rigettati scegliendo l'astensionismo. Prima si utilizzava anche il parlamento per fare progredire la lotta di classe, ma dal momento che le condizioni sono cambiate, dal momento che noi dobbiamo risvegliare le masse e rilanciare in Italia la lotta di classe naturalmente non possiamo continuare a utilizzare il parlamento e le istituzioni borghesi. Per questo proponiamo le Assemblee popolari e i Comitati popolari. In altri termini proponiamo le istituzioni rappresentative delle masse che si contrappongano alle istituzioni rappresentative della borghesia. Per cui non possiamo seguire la borghesia sul piano elettorale, ecco il famoso coraggio, non la possiamo tranquillizzare su questo piano la borghesia. La borghesia dice anche a noi, dice a ciascuno di voi, vota; spingete il vostro Partito a partecipare alla battaglia elettorale con liste e con candidati. Fate come Berlusconi, fate come D'Alema, fate come la Jervolino, fate come Bassolino. Fate le stesse cose di loro. E il coraggio è qui: no, noi non vogliamo fare come loro, noi vogliamo organizzarci fuori e contro le istituzioni. Noi non ci stiamo con queste regole democratico-borghesi perché queste regole le ha inventate la borghesia contro gli sfruttati e gli oppressi, non sono le nostre regole. Noi abbiamo altre regole e quindi ci contrapponiamo alla borghesia su tutti i piani''.
Di qui l'oratore nel rispondere a Davide e Gennaro ha sostenuto "Cosa dobbiamo fare per legarci alle masse? Il nostro discorso ha due aspetti: il primo aspetto riguarda direttamente voi, voi qui presenti e idealmente tutti coloro che hanno una posizione anticapitalistica e a favore del socialismo, e si riferisce alla strategia che il Partito sottopone alla vostra attenzione e che non può che affidare a voi, cioè a tutti i proletari, gli intellettuali e i piccolo-borghesi rivoluzionari che vogliono una nuova società. Voi che avete dimostrato stasera questo interesse, il vostro primo compito è di affrontare il discorso della strategia, di affrontare il discorso ideologico, di affrontare il discorso organizzativo. Questo è il primo aspetto del nostro discorso, ma poi c'è l'altro aspetto del nostro discorso che è rivolto alle larghe masse e si occupa dei loro problemi immediati e materiali. Riguarda tutti i nostri militanti e simpatizzanti che sono nelle fabbriche, che sono nelle scuole, che sono nelle università, che sono nel sindacato, che sono tra i pensionati, che sono tra le masse femminili. Noi abbiamo 588 rivendicazioni concrete che proponiamo laddove noi siamo presenti a livello cittadino, a livello sindacale, studentesco e così via. Quindi noi non abbiamo solo un discorso strategico da offrire all'attenzione, alla discussione, da offrire allo studio. Dobbiamo perciò tenere dialetticamente unite strategia e tattica, rivendicazioni a lungo termine e rivendicazioni immediate. Non possiamo ripetere l'esperienza del PCI, cioè di 70 anni di revisionismo, perché questo è il rischio che si corre se si trascura la strategia, la lotta per il socialismo.
E se io vi domando a bruciapelo ma cosa è il revisionismo? Probabilmente diversi di voi non sanno se è roba da mangiare o chissà cosa altro. E perché? Perché la cultura proletaria, la cultura rivoluzionaria per lungo tempo è sparita nel nostro Paese per colpa dei revisionisti, dei falsi comunisti. Quando c'era nominalmente in quei 70 anni di cui parlavo prima era gestita da borghesi mascherati da comunisti che prendevano da Marx, da Engels, da Lenin e da Stalin quello che poteva essere accettato dalla borghesia e non mettevano in primo piano i valori fondamentali del marxismo-leninismo e che la madre di tutte le questioni è la conquista del potere politico da parte del proletariato''.
Dalla platea scatta uno scrosciante applauso che interrompe per un attimo il compagno Scuderi che approfitta per bere un sorso d'acqua e subito continua: "se voi che siete qui e tutti quelli che hanno la vostra stessa sensibilità non studiate l'esperienza storica del movimento operaio nazionale e internazionale pagata con il sangue dalla classe operaia, dai lavoratori e dalle masse popolari in genere, nel nostro Paese non si farà un passo in avanti nemmeno di un millimetro.
Possiamo cedere qualcosa alla borghesia? Sul piano ideologico e filosofico, sul piano della strategia non possiamo cedere assolutamente niente. Sul piano tattico non si può parlare di cedimento, casomai si può parlare di utilizzazione di alcuni articoli della Costituzione, di utilizzazione dei mass-media. Ma il problema non è certo da parte nostra, il problema è dalla parte della borghesia. Il compagno Francesco Vigorito mi pare abbia detto all'inizio: quale radio, quale televisione, quale giornale ha parlato di questo dibattito? A Belpasso, provincia di Catania, noi abbiamo chiesto, come in altre città, come a Napoli, al sindaco gli spazi elettorali per mettere i nostri manifesti sui tabelloni. Non ce li hanno dati, e questa giunta di che colore è? Sindaco DS, giunta di "centro-sinistra'' con Rifondazione. Eccoci al dunque. E si parla di democrazia e di libertà da parte dell'uno e dell'altro polo. Si dice che il PMLI dovrebbe essere più aperto e più duttile. Noi i nostri sforzi per sfondare, per farci conoscere e capire, li facciamo, dalla mattina alla sera. Uno dei 5 motivi fondamentali per cui il nostro amato Partito avanza molto lentamente è proprio costituito dal cordone sanitario che gli hanno messo attorno dalla fondazione, addirittura fin dai 10 anni precedenti in cui lavoravamo per costruirlo. Ci hanno scaricato addosso uno dietro l'altro una serie di processi, non per atti di terrorismo, ma per atti rivoluzionari, cioè hanno colpito gli articoli del "Bolscevico'', hanno colpito i nostri volantini, hanno colpito le nostre denunce della politica interna ed estera del governo. Hanno tentato di strozzarci nella culla, con processi a ripetizione: 4 mesi, 6 mesi, 8 mesi di condanna senza avere una lira in tasca per difenderci. E perché questo attacco? Perché la borghesia aveva individuato nel nostro Partito il suo nemico mortale. E come non ricordare quando revisionisti dirigenti del PCI negli anni '67, '68, '69 e nei primi anni '70 si scagliavano addosso a noi nelle piazze con la parola d'ordine che il PCI era il vero partito comunista e accusandoci di essere degli agenti infiltrati della borghesia? E noi dicevamo no, siamo noi i veri comunisti, voi siete falsi comunisti e la storia dimostrerà che voi tradirete la classe operaia. Arriva gennaio 1991 e quel partito si è sciolto. Si è allora chiarito chi sono i veri comunisti, ossia i marxisti-leninisti. E si parla di coraggio. Ma il coraggio che non è tanto un coraggio fisico quanto deve essere un coraggio politico, il coraggio che occorre è quello che avevano Marx ed Engels, che all'inizio da soli hanno lottato contro la borghesia, non solo contro la borghesia ufficialmente tale ma contro partiti, movimenti, gruppi, a cominciare dagli anarchici, a cominciare dai comunisti e socialisti utopistici, cioè di correnti borghesi e piccolo-borghesi che devastavano il movimento operaio di allora cercando di non farlo avvicinare a Marx ed Engels e quindi al socialismo e al comunismo.
La battaglia di oggi per unire tutti i sinceri anticapitalisti nello stesso Partito si deve fare su questo piano anzitutto da parte vostra che siete i più sensibili e i più avanzati perché siete contro il capitalismo e per il socialismo e per il comunismo. A livello delle masse certamente il discorso cambia, giustamente hanno bisogno del lavoro, hanno bisogno della sanità, della pensione, della casa. Questi sono i problemi bollenti quotidiani e di cui dobbiamo occuparci assiduamente nel nostro lavoro di massa. Bisogna però documentarsi, bisogna studiare. Lenin diceva: tu operaio, e allora in Russia non facevano 8 ore ma ne facevano 10, ne facevano 12, che ogni giorno torni a casa stronco la sera, tu per non farti infinocchiare dalla borghesia e dagli imbroglioni politici, tu per sapere qual è la tua strada per l'emancipazione, tu devi studiare, studiare, studiare. Studiare per non farsi imbecherare, studiare per avere le idee chiare, studiare per avere in mano il timone della propria vita. La classe operaia deve capire di essere una classe in sé, forte, robusta, anzitutto ideologicamente, la classe destinata inevitabilmente ad abbattere il capitalismo e a realizzare il socialismo. Quando? Mi si potrebbe dire. Domani, domani l'altro, fra cent'anni, tra mille anni, ma che importa il tempo che ci vorrà. Certo quanto prima accade meglio è, ovviamente, per tutti. Ma il tempo non lo possiamo decidere noi, determinare noi. Oggi come oggi cosa possiamo fare? Oggi il punto primo è dare forza al PMLI, anche attraverso le critiche, certamente, benvenute le critiche. Ma siccome ogni idea, ogni proposta ha un babbo e una mamma, bisogna analizzare se questo babbo e mamma si chiamano Marx, Lenin oppure si chiamano Berlusconi, oppure si chiamano Bertinotti, oppure si chiamano pincopallino. State attenti, noi vogliamo stare con il nostro babbo e con la nostra mamma, cioè con i nostri maestri, non ci possiamo fare infinocchiare da nessuno, compreso da chi parla, compreso il nostro Partito. Ma per avere idee chiare bisogna essere colti, colti politicamente, come è colto Berlusconi, come è colto D'Alema, come sono colti Rutelli, Cossutta e Bertinotti. Solo che loro sono infarciti di cultura borghese noi invece dobbiamo essere infarciti di cultura proletaria rivoluzionaria, dobbiamo basarci sul materialismo dialettico e sul materialismo storico. Noi dobbiamo combattere tutte le idee che sono avverse all'emancipazione della classe operaia. Tutte. Voi perciò d'ora in avanti avete il dovere di acquisire questa cultura e di dare il vostro contributo alla costruzione e allo sviluppo del PMLI, un Partito che non ha precedenti nella storia del movimento operaio italiano. Non ha precedenti perché è un Partito fondato sul marxismo-leninismo-pensiero di Mao ed è determinato a realizzare il socialismo. Per cui i proletari che dicono di avere coraggio non possono che dimostrarlo militando nel PMLI o stando al suo fianco. Oggi la storia richiede questo coraggio. Questo è il coraggio più grosso che ci possa essere, non quello dei bombaroli terroristi. Qui è stato parlato addirittura di un fronte elettorale (si riferisce al "fronte popolare'' dei Carc, ndr). Cosa ridicola, cosa meschina. Da una parte si sostiene il "partito clandestino'' e il terrorismo e dell'altra parte si fa il portatore d'acqua della borghesia presentando liste elettorali. Una assurdità ed un ulteriore inganno poiché costoro, come è stato detto da questa tribuna da un compagno che è intervenuto, fino a ieri sostenevano l'astensionismo e oggi sostengono il parlamentarismo con motivazioni revisioniste. Ma è stato sempre così per gli imbroglioni.
La borghesia al potere è più forte del proletariato, è più forte perché ha in mano l'economia, ha in mano la finanza, ha in mano il governo, ha in mano i mass-media, ha in mano la scuola, ha in mano l'università. è la borghesia che ci influenza continuamente fin da quando si nasce, e se si perde la via dell'Ottobre è inevitabile che piano piano si dice anche io mi arrendo, anche io sono parlamentarista oppure prendo la bomba, ecco il piccolo-borghese arrabbiato, "il rivoluzionario'' individualista. Il fratello di Lenin era un bombarolo e terrorista, e Lenin lo criticò dicendo: macché terrorismo ma che sei cretino, la lotta di classe non la fanno gli individui, la lotta di classe la fanno appunto le classi, non i singoli elementi perché ciascuno preso a sé non vale niente. Noi valiamo nel momento in cui ci uniamo dentro o attorno al Partito del proletariato. Noi valiamo e siamo una forza nella misura in cui ci acculturiamo, noi siamo una forza quando insieme lottiamo per la realizzazione delle 588 rivendicazioni del Partito. Forse voi non conoscete il nostro Programma generale, forse non conoscete il Nuovo Programma d'azione approvato nel febbraio scorso. Noi abbiamo anche la proposta del grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori basato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle assemblee generali dei lavoratori. Una proposta bomba. Una proposta che se realizzata spazza via letteralmente non solo le tre confederazioni, ma tutti i sindacati e sindacatini di tipo operaistico che frantumano la classe operaia, frantumano i lavoratori e non sono capaci di unirli sindacalmente. Abbiamo una serie di proposte anche organizzative a tutti i livelli. Perciò il progetto per arrivare alle masse mi sembra che sia un progetto completo e concreto. Noi siamo parte integrante delle masse, non vogliamo essere una parte a sé dalle masse, noi siamo l'avanguardia cosciente e organizzata del proletariato e delle masse, ma non una parte staccata e separata da essi, tant'è vero che attacchiamo il terrorismo anche perché si sovrappone alle masse e non considera le masse, lavora contro di esse, al di sopra delle masse. Il terrorista diventa l'attore e le masse niente, zero. Non è possibile. La storia la fanno le masse non gli individui, non i piccolo-borghesi. Diceva Mao, la storia la fa il popolo e solo il popolo, noi di fronte a esso siamo infantili e ridicoli. Mao pensate, un grande condottiero, una delle personalità più forti del 20• secolo. Lui che a chi lo esaltava per aver fatto la rivoluzione più difficile e più complessa che c'è stata nel mondo fino a qui, rispondeva che forse era riuscito appena a sistemare qualche cosa intorno a Pechino. Un atteggiamento esemplare, di una modestia, di una semplicità estrema, tipico di un vero marxista-leninista. Perché per Mao, come per noi, le masse e solo le masse sono le artefici della storia.
Che altro posso dire? Le masse vogliono un leader? Le masse certo vogliono un leader. Però c'è leader e leader. Marx è un leader, Berlusconi è un leader. Le masse si orientano o verso Marx o verso Berlusconi. Le masse, come noi del resto, siamo influenzati da una parte da Marx dall'altra parte da Berlusconi. Chi ha più strumenti? Berlusconi ha gli strumenti, Marx non ha gli strumenti che ha Berlusconi. Però non si possono accusare le masse che seguono Berlusconi. Non si può dire che sono cattive, no. Le masse che sono sotto la sua influenza prima o poi prendono coscienza di essere ingannate e si ribellano. Ma come fanno le masse a capire di essere ingannate? Attraverso la pratica e la nostra influenza. Stesso discorso vale per coloro che seguono quell'imbroglione che è Bertinotti. Ecco allora le nostre responsabilità, ecco allora il nostro discorso. Questa sera abbiamo avuto occasione per iniziare il discorso. Ma io dico una cosa, qui a Napoli avete, per fortuna del Partito e per fortuna vostra, dei bravi compagni e una sede di Partito, continuate allora la discussione, confrontiamoci, andiamo fino in fondo alle cose. Noi non siamo qui per strappare un voto astensionista qualsiasi, non avrebbe senso. Noi vogliamo voti astensionisti maturi, noi vogliamo voti astensionisti rossi, noi vogliamo voti astensionisti marxisti-leninisti, cioè un voto che appoggi la strategia dell'Ottobre di cui abbiamo parlato e che appoggia il nostro Programma d'azione, le 588 rivendicazioni.
Il nostro coraggio in primo luogo è lavorare per unire la classe operaia e le masse popolari attorno al PMLI e sviluppare fino in fondo la lotta di classe. Questo è il punto. Vi ringrazio molto per la pazienza con cui mi avete ascoltato, arrivederci e a presto''.
L'iniziativa politica si è conclusa con successo intorno alle ore 20.15 tra gli applausi della platea e con le note degli Inni del Partito, mentre il compagno Giovanni Scuderi s'intratteneva fraternamente nella sala per altri 20 minuti a discutere con alcuni singoli intervenuti ancora interessati a porgli delle domande. Il Segretario generale del PMLI si è poi diretto a mangiare una pizza in compagnia dei compagni napoletani della Cellula "Vesuvio Rosso'' e delle compagne della Cellula "Engels'' di Riardo (Caserta).
All'indomani mattina ha partecipato a una riunione di Cellula ripetendo che essa si merita un monumento in Piazza del Plebiscito e le ha dato delle preziose indicazioni per il lavoro futuro.