Spunta fuori dalle intercettazioni dello scandalo
Diliberto sponsor dell'ex magistrato inquisito Toro
Il segretario del Pdci revisionista, amico del piduista Valori

Le indagini sul procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, accusato di corruzione nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti del G8, hanno portato alla luce una vera e propria ragnatela di inconfessabili frequentazioni e protezioni politiche di cui gode il magistrato romano.
Intanto va detto che, fra le tante, Toro è il giudice che si occupò del filone romano nello scandalo delle scalate bancarie e più recentemente ordinò il sequestro del famigerato "archivio segreto" di Gioacchino Genchi, il superconsulente informatico che archiviò tutte le intercettazioni inerenti le inchieste dell'ex Pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Archivio che conterrebbe i riscontri di centinaia di migliaia di utenze telefoniche tra cui quelle di parlamentari, esponenti dei servizi segreti e delle forze armate.
Sul conto di Toro, il cui nome fra l'altro compare anche negli atti dell'inchiesta Why Not, in tempi ancora non sospetti, Genchi ebbe a dire che si tratta di un giudice dalle discutibili frequentazioni, sempre in mezzo a inchieste viziate da gravi fughe di notizie. Non solo. Rileggendo le carte di alcune inchieste, con particolare riferimento alle fughe di notizie sulla scalata Bnl-Antonveneta, ai rapporti del magistrato romano con ufficiali della guardia di finanza e soprattutto con il piduista Giancarlo Elia Valori, presidente di numerose società, salta fuori anche il nome del segretario del Pdci revisionista Oliviero Diliberto citato dallo stesso Genchi a proposito di alcune intercettazioni riassunte nel suo libro intitolato "Il caso Genchi, storia di un uomo in balia dello Stato".
Il riferimento a Diliberto si trova a pagina 731 e si rifa a una data precisa: 23 dicembre 2005: "Alle ore 23.02 - scrive Genchi - da Cagliari un cellulare intestato al Partito dei comunisti italiani chiama Elia Valori". Dal colloquio fra Toro e Vincenzo Barbieri, attuale procuratore capo di Avezzano e ex direttore generale di via Arenula con Clemente Mastella, intercettato dalla squadra mobile di Potenza nell'ambito di un'inchiesta sulla massoneria condotta dal Pm Woodcock, viene fuori che Diliberto è amico dei piduisti, è il protettore politico del chiacchierato procuratore aggiunto di Roma Toro il quale a sua volta è onorato di avere il segretario del Pdci tra gli invitati al matrimonio di suo figlio e accarezza il sogno degli incarichi ministeriali e delle caselle da riempire in procura che gli ha promesso l'ex ministro della Giustizia Diliberto.
Toro spiega al collega di come stia per diventare "capo di gabinetto del ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi" uno del Pdci, proprio come Oliviero Diliberto che come capo dell'ispettorato si era avvalso delle competenze del suo capo, Giovanni Ferrara.
Al telefono Toro si confessa con Barbieri: "Dissi: 'Oliviero..." che poi è l'unico politico che io ho invitato sinceramente a (inc.) insomma, eh ... E dissi: Con te è un'altra cosa, insomma, il rapporto è diverso, poi ci conosciamo con le mogli, eccetera, quindi per te vengo senz'altro, non c'è nessun problema". Quando poi ebbi la mia storia a gennaio, da fuori, mi chiamò, mi disse: "Achi', guarda che non è cambiato niente dei nostri rapporti e di quello che ci siamo detti nel tuo salotto". Dico: "Va bene, ti ringrazio".
Insomma: è proprio vero che gli amici più cari, come lo sono Diliberto, il piduista Elia Valori e l'indagato Toro, si aiutano proprio nel momento del bisogno!

10 marzo 2010