Frutto del collateralismo col governo Prodi
Il Direttivo della Cgil si spacca sulla finanziaria e sulla manifestazione contro la precarietà del 4 novembre
Duro attacco di Epifani alla Fiom e alla "Rete 28 aprile". Rinaldini e Cremaschi non approvano la relazione del segretario ma si astengono anziché votare contro il suo documento
Vi erano tuti i presupposti perché la riunione del direttivo nazionale della Cgil tenutosi il 21-22 novembre a Roma si svolgesse in modo infuocato. E così è stato. Una resa dei conti, tra la destra della Cgil attorno alla componente maggioritaria riformista capeggiata da Guglielmo Epifani da un lato, e la Fiom di Gianni Rinaldini e la componente di sinistra "Rete 28 aprile" guidata da Giorgio Cremaschi dall'altro? Quasi!
Nelle settimane che avevano preceduto l'incontro le polemiche tra il segretario generale della Confederazione, il leader dei metalmeccanici e soprattuto il leader di "Rete 28 aprile" erano cresciute progressivamente e in modo pubblico. Oggetto di queste polemiche: la diversa valutazione sulla Finanziaria del governo Prodi, l'adesione di Fiom e "Rete 28 aprile" (ma anche di "Lavoro e Società") alla manifestazione nazionale del 4 novembre a Roma contro la precarietà, insieme ai Cobas, la dichiarazione di Cremaschi in appoggio allo sciopero generale del 17 novembre indetto dai Cobas contro la Finanziaria; prima di questi fatti i dissensi erano esplosi sul "Memorandum" per la modifica delle pensioni e l'accordo sul Tfr siglato dalle segreterie Cgil, Cisl e Uil col governo e la Confindustria. Un lungo e pesante contenzioso dunque.
Le attese sono state rispettate in pieno. Anzi si è andati oltre quando Epifani ha agitato minacciosamente lo Statuto e la possibilità di assumere provvedimenti disciplinari; quando inaspettatamente "Lavoro e Società", ossia la vecchia "sinistra sindacale" fondata da Giampaolo Patta e ora diretta da Nicola Nicolosi, ha deciso di presentare un suo documento conclusivo della riunione in "alternativa" a quello dell'intera segreteria, salvo Paola Agnello, producendo la seguente votazione: 63 voti favorevoli al documento della maggioranza; 21 voti favorevoli al secondo documento; 14 sono stati gli astenuti.
Nella sua relazione Epifani mette bene in evidenza lo spostamento a destra attuato dalla maggioranza della Cgil in termini di linea e di comportamenti da quando a Palazzo Chigi si è insediato il governo dell'Unione Prodi, ben diversi da quelli praticati al tempo del governo del neoduce Berlusconi, appoggia in maniera equivoca e sbracata la legge finanziaria del ministro dell'Economia, Padoa Schioppa, rivelando un ritorno a un collateralismo di stampo cogestionario con l'esecutivo, delinea i prossimi impegni riguardanti la "riforma" delle pensioni e la "riforma" della contrattazione e della "politica dei redditi", tutti improntati alla concertazione triangolare e alla violazione delle regole della democrazia sindacale, attacca duramente il dissenso sindacale di sinistra, ammonendolo di non esprimersi pubblicamente e fuori dalle strutture, pena la messa al bando.
Sulla Finanziaria Epifani, ignorando le proteste che nel frattempo si sono manifestate tra i lavoratori, conferma il giudizio positivo espresso nel direttivo dell'ottobre scorso. Secondo lui c'è un'"inversione netta di tendenza"; c'è "un chiaro segno di cambiamento"; c'è "una politica d'incentivi e di sostegno verso il Mezzogiorno". E poi la lotta al sommerso, l'inasprimento delle pene per il caporalato, la soluzione per il rinnovo dei contratti pubblici; gli interventi contro la precarietà, insomma tutto bene o quasi.
Sulla lotta alla precarietà Epifani afferma che è un fermo obbiettivo della Cgil. Informa che a gennaio si aprirà un tavolo "di riscrittura della legge in materia di mercato del lavoro", ma di abrogazione della legge 30 (e del pacchetto Treu) non c'è traccia. In chiara polemica con i promotori dell'iniziativa di lotta del 4 novembre, che ha visto la partecipazione di 200 mila manifestanti, cita le iniziative programmate dai confederali: il 24 novembre la manifestazione a Roma dei sindacati dei dipendenti pubblici, il 17 dicembre i sindacati della scuola, il 15 dicembre lo "sciopero per la legalità" e contro la camorra a Napoli.
Ed è a partire da qui che Epifani lancia il suo attacco pesante e inusitato. Mistifica la manifestazione del 18 novembre a sostegno del popolo palestinese riducendola solo a "fatti vergognosi ... di pochi imbecilli". Cita la manifestazione del 4 novembre contro la precarietà, soffermandosi solo sul comunicato "dei Cobas (imbecilli)" che attaccava il ministro del Lavoro Damiano come servo dei padroni, invitandolo alle dimissioni. E qui fa un parallelo pericoloso, di sapore liberticida, mette sullo stesso piano le "violenze verbali" con la violenza vera e propria, invocando per entrambi una condanna repressiva. Richiama quindi l'invito fatto dalla segreteria confederale Cgil a disertare detta manifestazione, invito accolto dai segretari di FP e FLC, ma non da Fiom, "Rete 28 aprile" e "Lavoro e Società". Ed ecco come esplode la rabbia del censore Epifani: "Il Direttivo - dice minacciosamente - non è la sede di processi o rese dei conti" ma le scelte ribelli e discostanti dei soggetti sopraddetti pone un problema. Il relatore chiede in modo perentorio a Fiom che pure gli riconosce di aver agito col mandato del suo comitato centrale e a "Rete 28 aprile" di ripensarci e di autocriticarsi. A "Rete 28 aprile" che, ricorda, si è costituita come area programmatica di opposizione, al suo operato e alla sua agibilità in Cgil pone una condizione tesa a mettere il bavaglio: "non può superare nei comportamenti e nei giudizi quei limiti che ci sono per tutti nella comune sottomissione alle regole" della Cgil.
Epifani che aveva dichiarato inammissibili gli attacchi personalizzati, chiama in causa con nome e cognome Giorgio Cremaschi per la sua dichiarazione di successo allo sciopero dei Cobas e dei Cub, definisce il caso senza precedenti e lo avverte "che qui si è passato ogni limite".

La risposta di Rinaldini e Cremaschi
La risposta di Rinaldini e di Cremaschi non si è fatta attendere. Ambedue hanno contestato frontalmente la relazione di Epifani, hanno difeso le posizioni e le iniziative assunte sul tema della precarietà e confermato le critiche alla Finanziaria di Prodi e alle scelte più recenti delle segreterie sindacali confederali. "Non sono d'accordo - ha esordito Rinaldini - con la relazione del segretario generale". Riferendosi alle accuse di Epifani alla Fiom, ha aggiunto: "Qualsiasi nesso tra il dibattito interno alla Cgil e il problema della violenza è inaccettabile". Sulla Finanziaria il segretario della Fiom ha criticato il cuneo fiscale e il decreto sul Tfr.
"Esprimo il mio netto disaccordo - ha detto Cremaschi nel suo intervento - con la relazione di Epifani". E sui limiti del dissenso aggiunge che: "su questo c'è il mio più netto disaccordo". Il dissenso, aggiunge, non può che essere pubblico. "Se qualcuno pensa che questo sia violazione dello Statuto, agisca, io a una discussione sui limiti del dissenso e su chi ha diritto di decidere quali sono i limiti, non sono minimamente disponibile".
Cremaschi mette in evidenza un crescente disagio tra i lavoratori nei confronti della politica del governo di "centro-sinistra" in calo di consensi da parte degli elettori che gli hanno dato il voto. "Per questo io considero positiva e di grande valore la manifestazione del 4 novembre e sono stupito che in Cgil ci si soffermi" su fatti marginali rispetto al valore della manifestazione. Il leader di "Rete 28 aprile" denuncia un divario tra ciò che fa il gruppo dirigente della Cgil e ciò che pensano la maggioranza dei lavoratori. "L'opinione diffusa sulla finanziaria - dice - non è quella che qui abbiamo deciso. Sul Tfr abbiamo un accordo che cambia la funzione di un istituto strategico per i lavoratori. Giusta o sbagliata che sia questa scelta, che io non condivido, non abbiamo avuto il coraggio di sottoporla al voto dei lavoratori".
Cremaschi, concludendo torna sul tema fondamentale della democrazia sindacale. Il problema di fondo, la questione centrale, è se affrontiamo la futura trattativa sulle pensioni, il confronto su precarietà, flessibilità e contratti con o senza una base di consenso, senza o con l'adesione e la partecipazione dei lavoratori, senza o con scelte indipendenti del sindacato. Affrontiamo questa fase di crisi "con un giro di vite della democrazia interna" oppure ci apriamo al confronto e alla partecipazione dei lavoratori, la sola che può "portarci a cambiare posizioni che avevamo creduto perfette e immodificabili"?
Sia Rinaldini, sia Cremaschi (e con loro la maggioranza dei membri Fiom e della "Rete 28 aprile") hanno dunque rispedito al mittente le critiche ricevute e bocciato la relazione di Epifani. Però, in contraddizione con le loro posizioni, si sono astenuti sul documento conclusivo presentato dalla maggioranza che "approva la relazione e le conclusioni di Gugliemo Epifani" e che riporta in sintesi, sia pure con toni meno pesanti, i capisaldi sostenuti dal segretario generale sulla Finanziaria, sul tema della precarietà e della legge 30, la ratifica dell'"avviso comune" sui call center sulla base della circolare del ministro del Lavoro, il giudizio sulla manifestazione del 4 novembre, il richiamo all'ordine a tutti i dirigenti e ai loro comportamenti "che segnano con nettezza il campo della nostra appartenenza". È un'astensione di cui dovrebbero spiegare i motivi: problemi tattici? Mancanza di coraggio di andare fino in fondo? Altro ancora?
Rimane da dire sulla decisione di "Lavoro e Società" di presentare un suo documento in "alternativa" a quello della maggioranza riformista. Premesso che esso si distingue da quello di Epifani non tanto sulla valutazione sulla Finanziaria che non è dissimile, ma sul giudizio da dare alla manifestazione del 4 novembre organizzata da "Stop precarietà.Ora" alla quale questa area sindacale ha partecipato, si vedrà nel prossimo futuro se questo è un atto isolato oppure sancisce la rottura dell'alleanza concordata nell'ultimo congresso nazionale della Cgil e il ritorno ad operare in modo distinto come "area programmatica" nella Cgil.

29 novembre 2006