Il disarmo nucleare di Obama è finto
Ahmadinejad: "Se Obama seguirà la strada di Bush, la risposta sarà da rompere i denti. Esattamente come con Bush"


La pubblicazione il 6 aprile del "Nuclear Posture Review (Npr)", il documento sulla strategia nucleare Usa messo a punto dalla Casa Bianca, dimostra che il disarmo nucleare predicato da Barack Obama è finto.
Il documento inizia con l'affermare che la situazione internazionale è cambiata, "l'Urss e il Patto di Varsavia sono scomparsi e tutti gli ex membri non-sovietici del Patto di Varsavia sono ora membri della Nato"; la Russia quindi "non è un nemico" ma un partner degli Stati Uniti nell'affrontare "altre minacce emergenti" fra le quali, ha spiegato Obama, "il più immediato ed estremo pericolo è oggi il terrorismo nucleare". Il passaggio del nemico numero uno dal comunismo al terrorismo lo aveva già sottolineato l'amminstrazione Bush e non è quindi una novità.
Il rapporto del Pentagono afferma che "Al Qaeda e i loro alleati estremisti cercano di procurarsi armi nucleari" e quindi "anche se la minaccia di una guerra nucleare globale è divenuta remota, è aumentato il rischio di attacco nucleare". Ecco che la minaccia diventerebbe la proliferazione nucleare e soprattutto di quei paesi "in contrasto con gli Stati Uniti" che possono dotarsi di armi nucleari.
La nuova strategia nucleare di Obama punta quindi in primo luogo a mantenere la supremazia nucleare degli Usa, in condominio con la Russia, l'altra maggiore potenza atomica, ribadito con la firma del nuovo accordo Start firmato a Praga. Un accordo che, come prevede il Npr, permette agli Usa di rinnovare il proprio arsenale nucleare: sarà "rafforzata la base scientifica e tecnologica, vitale per la gestione dell'arsenale" e a questo scopo sono previsti "accresciuti investimenti nel complesso degli impianti e del personale addetti alle armi nucleari". Potranno essere sviluppati nuovi vettori strategici e realizzato lo scudo antimissile in Europa, diretto contro le forze nucleari russe, non nella versione decisa da Bush ma in quella equivalente decisa da Obama.
Il Npr conferma che "rimane in Europa un piccolo numero di armi nucleari Usa", sarebbero circa 500 di cui 90 in Italia, e precisa che "i membri non-nucleari della Nato partecipano alla pianificazione nucleare e posseggono aerei specificamente configurati, capaci di trasportare armi nucleari". Una proliferazione che non preoccupa la Casa Bianca, tutto resta sotto il controllo Usa.
Il rapporto si riferisce alla emergente superpotenza concorrente Cina verso la quale gli Usa si dichiarano "preoccupati per i suoi sforzi di modernizzazione militare, compresa quella qualitativa e quantitativa dell'arsenale nucleare".
Ma non sono tanto i membri del club nucleare a preoccupare gli Usa, come gli altri paesi alleati che pure non fanno parte del trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) da India e Pakistan a Israele, quanto quelli "in contrasto con gli Stati Uniti" che possono dotarsi di armi nucleari. Il rapporto afferma che gli Usa si impegnano a non usare armi nucleari contro gli stati che non le posseggono e si attengono al Tnp, secondo il loro metro di giudizio, mentre lascia intendere che si riservano il diritto del first strike, del primo colpo preventivo.
Chi sono i bersagli della nuova strategia nucleare americana lo spiega chiaramente Obama nell'intervista del 7 aprile al New York Times: "ho cercato di mantenere una strategia coerente e a tutto campo, che possa indirizzarci verso un rafforzamento del Tnp, e che incoraggi tutti i Paesi a rispettare quanto previsto dai codici di comportamento internazionale e dalle regole più elementari. (...) Per quanto riguarda il Nuclear Posture Review, esso rientra in una strategia complessiva più ampia, che intende inviare un messaggio molto forte: vogliamo un Tnp molto rigoroso, del quale tutti i Paesi abbiano interesse a far parte. Quanto a Iran e Corea del Nord, Paesi che più volte hanno mentito, nell'ultimo anno e mezzo abbiamo messo in atto una politica che li isolerà sempre più sul piano internazionale, fintantoché agiranno al di fuori di ogni normativa internazionale condivisa". "Se sei uno stato senza armi nucleari e ti attieni al Trattato di non-proliferazione, hai la nostra assicurazione che non useremo contro di te armi nucleari", precisa Obama, ma se lo stato viola il Tnp, come falsamente è accusato l'Iran, gli Stati uniti non assicurano più che non useranno contro di lui armi nucleari.
Lo ha confermato il 6 aprile il segretario alla difesa americano, Robert Gates, lo stesso che era con Bush: per l'Iran e la Corea del Nord "tutte le opzioni restano sul tavolo".
Ci sono altri paesi che non hanno sottoscritto il Tnp, come il Pakistan, ma Obama garantisce: "sono fiducioso che il Pakistan abbia messo in sicurezza le proprie armi nucleari", con i 100 milioni di dollari regalati dagli Usa. C'è Israele che non ha mai permesso le ispezioni degli agenti dell'agenzia Onu per l'atomica ai suoi siti e possiede almeno 200 testate. Per loro le regole internazionali non valgono. E Obama nell'intervista ha la faccia tosta di affermare che "Usa e Israele sono molto preoccupati delle azioni dell'Iran".
La risposta dell'Iran alla "nuova" strategia Usa è venuta dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad nel corso di un discorso pubblico tenuto il 7 aprile nella città di Orumiyeh: "Obama ha minacciato di utilizzare armi nucleari e chimiche contro quegli Stati che non si sottomettono all'ingordigia degli Stati Uniti. Stia attento, se seguirà le orme del signor Bush, la risposta delle nazioni sarà schiacciante, esattamente come con il suo predecessore, se voi ripercorrete i passi di Bush riceverete una botta sui denti come fu per lui".
Anche la Corea del Nord ha bocciato la nuova politica nucleare degli Usa e ha promesso "di rinforzare il proprio arsenale atomico''. Il governo di Pyongyang ha sottolineato che la posizione di Obama sul nucleare verso la Corea del Nord non è diversa da quella ostile perseguita dal suo predecessore Bush. E ha indicato nella "politica ostile" di Washington la motivazione di base della sua dotazione di armi nucleari, cui "il Paese non potrà rinunciare fino a quando la minaccia Usa non sarà rimossa''.

14 aprile 2010