8 morti e 47 feriti a Rometta
DISASTRO FERROVIARIO COLPOSO A MESSINA
I macchinisti denunciano che in quella tratta "i treni traballavano''
IL MINISTRO LUNARDI E IL PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO DELLE FERROVIE CIMOLI DEVONO DIMETTERSI ED ESSERE INCRIMINATI

Dal nostro corrispondente di Palermo
Alle 19 del 20 luglio il treno espresso "La Freccia della Laguna'', partito da Palermo alle 16 con 180 passeggeri e diretto a Venezia, è uscito dai binari a una velocità di 105 km all'ora, andandosi a schiantare contro una casa cantoniera, in quel momento per fortuna disabitata, della stazione di Rometta, lasciando alla fine della corsa i vagoni a penzolare sulla villa comunale del paese.
Il bilancio del disastro ferroviario è di 8 morti, tra cui un macchinista, e 47 feriti, alcuni gravi, tra i quali il secondo macchinista e uno dei pulitori dei treni. Tre inchieste sono state aperte sulla strage: oltre alla magistratura indagano sia le Ferrovie che la società che gestisce i binari. Queste ultime sono, entrambe, sotto la diretta vigilanza del ministero delle Infrastrutture e Trasporti guidato dal berlusconiano Pietro Lunardi.
Il ministro fin da subito ha fatto di tutto per indirizzare gli investigatori ben lontano dall'ipotesi di un disastro colposo, dovuto all'incuria di una tratta ferroviaria considerata di serie B dai governanti e dall'amministratore delegato delle FS Giancarlo Cimoli. Lunardi ha avuto la sfrontatezza di sentenziare che "il binario nella parte antecedente al deragliamento è in ottimo stato''.
In suo aiuto sono accorsi alcuni media di regime che perorando l'ipotesi del governo hanno persino ipotizzato un fantomatico ostacolo sui binari. Di tale ostacolo però non c'è traccia fisica. I macchinisti delle FS, in alcune interviste, fanno notare che se i loro colleghi avessero visto un ostacolo avrebbero certo iniziato la frenata, mentre di fatto il treno è uscito dai binari in piena corsa. A ulteriore smentita di Lunardi e delle FS anche le parole della vedova del macchinista morto nel disastro, la quale riferendo le preoccupazioni espresse dal marito ha dichiarato: "Ogni volta che passava da Rometta mi diceva che il treno traballava''.
I macchinisti e i lavoratori delle FS insistono con forza sulla più probabile delle ipotesi: che il disastro sia dovuto alla totale incuria in cui versa la rete ferroviaria siciliana, alcune tratte della quale risalgono, addirittura, alla fine dell'Ottocento. Vito Testa, macchinista delle FS e sindacalista della Cisl, denuncia al Tg3 che su quel tratto il treno traballava realmente e inoltre che mancavano le ganasce di congiunzione tra i due binari, i quali erano liberi di muoversi. Una delle ipotesi più attendibili, smentita dalle FS in maniera assoluta quanto affrettata, è che la massicciata, sulla quale sono posti i binari, abbia ceduto. In ogni caso è ovvio che le indagini devono indirizzarsi sul fronte dell'incuria o delle infrastrutture o dei vagoni stessi. Infatti, il 90 per cento della rete ferroviaria in Sicilia, più di 1.500 chilometri è ancora a binario unico come la quasi totalità del percorso Palermo-Messina, circa 300 km, che vengono percorsi in più di tre ore, e la tratta Messina-Catania. La rete è solo in parte elettrificata e i materiali sono vecchi e logori. Impressionanti le immagini televisive che mostravano centinaia di metri di rotaie senza i bulloni che dovrebbero tenerle ferme.
Le dichiarazioni rilasciate da Lunardi sul luogo della strage appaiono interessate unicamente a difendere Berlusconi e il suo esecutivo dallo scandalo del disastro ferroviario colposo di Messina e rivelano che la strage, purtroppo in maniera cruenta, ha sconfessato i progetti governativi sulle opere mastodontiche progettate in Sicilia. Come farà, a fronte della condizione da Terzo mondo delle infrastrutture ferroviarie, e non solo, il governo del neoduce Berlusconi a intestardirsi su opere ciclopiche dannose e inutili per la Sicilia, esimendosi dagli interventi essenziali?
Tuttavia Lunardi, proprio sul luogo della strage, con faccia tosta incredibile, si ostinava a difendere i progetti governativi e "rassicurava'' i siciliani sul fatto che il ponte sullo Stretto si farà. Non è previsto invece l'ammodernamento della rete ferroviaria in Sicilia. Le associazioni ambientaliste denunciano che, una volta spesi i 5 miliardi di euro stanziati per il ponte, non ci saranno risorse né per ristrutturare la rete viaria siciliana, né per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria.
In Sicilia vanno immediatamente ridefinite le priorità degli interventi nel campo delle infrastrutture: raddoppiare i binari ferroviari, terminare e rendere sicure le autostrade e le strade, aggiustare le dighe per combattere la crisi idrica cronica.
E' intollerabile che a Messina, la città più direttamente interessata al disastro ferroviario del 20 luglio e alla futura sventura del ponte, vi siano ancora da ricostruire le baracche del terremoto del 1908!
Il ministro Lunardi e il presidente e amministratore delegato delle Ferrovie Cimoli devono dimettersi ed essere incriminati.

24 luglio 2002