PMLI Discorso di Giovanni Scuderi a Napoli: votate per il Pmli astenendovi

Discorso di Giovanni Scuderi pronunciato a Napoli il 5 maggio
VOTATE PER IL PMLI E IL SOCIALISMO ASTENENDOVI

Compagne e compagni, amiche e amici,
buona sera e benvenuti. Permetteteci anzitutto di rivolgere un profondo e riconoscente pensiero a Marx, grande maestro del proletariato internazionale, di cui oggi ricorre il 183° Anniversario della nascita. Dobbiamo a lui, e a Engels, che per primi hanno squarciato le tenebre del capitalismo e indicato agli operai e ai lavoratori la via della vittoria, se oggi noi siamo qui a tenere alta la bandiera dell'emancipazione del proletariato e del socialismo.
Speriamo che questo dibattito sia ricco di interventi e ci consenta di chiarire i problemi che verranno posti con reciproca soddisfazione e di approfondire i nostri rapporti politici, organizzativi e pratici. Nel supremo interesse della causa del proletariato, del socialismo e del PMLI.
A nome del Comitato centrale e dell'Ufficio politico del PMLI e mio personale, ringrazio i valorosi militanti e simpatizzanti napoletani del Partito diretti brillantemente dal compagno Francesco Vigorito, coadiuvato dal compagno Franco Di Matteo, che hanno organizzato egregiamente questo dibattito e che conducono con grande generosità proletaria rivoluzionaria la campagna elettorale astensionista in questa splendida metropoli del Sud. La Cellula "Vesuvio Rosso", per i meriti storici e politici che ha acquisito in questi quasi 9 anni della sua esistenza si meriterebbe un grande monumento in Piazza Plebiscito.
Siamo qui per chiedervi di votare per il PMLI e il socialismo attraverso l'astensionismo, ossia non votare, votare nullo o bianco. Ciascuno scelga la forma di astensionismo che ritiene tatticamente più opportuna al suo caso. L'astensionismo, così inteso e praticato, è l'unico voto anticapitalista, antimperialista, antifascista, antipresidenzialista, antifederalista e antirazzista. Votare diversamente equivale esattamente al contrario, ossia dare il consenso, di fatto, agli oppressori e agli sfruttatori, ai nemici e agli imbroglioni del popolo.
Sul piano elettorale solo con l'astensionismo marxista-leninista si fa chiarezza tra il campo del proletariato e del socialismo e il campo della borghesia e del capitalismo, si eleva la coscienza politica e la combattività delle masse, si educano le nuove generazioni alla lotta rivoluzionaria, antistituzionale e antiparlamentare, si indeboliscono, si disgregano e si delegittimano le istituzioni rappresentative borghesi e i partiti che le appoggiano.
L'astensionismo marxista-leninista è quindi un voto che esprime una ben precisa volontà politica, una dichiarazione aperta di guerra al capitalismo e ai suoi partiti, e di schieramento con il PMLI e il socialismo. L'unico voto coerente che possano esprimere un'elettrice e un elettore di sinistra.
Un voto che nel passato poteva essere espresso votando gli eventuali candidati e le liste del PMLI. Oggi però non più, dal momento che le masse a milioni disertano le urne (nelle ultime elezioni politiche gli astenuti sono stati 11.523.223 pari al 23,6% dell'intero elettorato e nelle regionali del 2000 13.334.458 pari al 32,1%) e dal momento che l'esperienza dell'utilizzazione del parlamento dimostra che sono più gli svantaggi che i vantaggi che possiamo ricavarne ai fini della lotta di classe per la conquista del potere politico da parte del proletariato.
I marxisti-leninisti di tutto il mondo fin dai tempi di Marx ed Engels, e grazie ai loro insegnamenti, pur coscienti del pericolo del "cretinismo parlamentare", che consiste nel credere di poter arrivare al socialismo conquistando la maggioranza elettorale e per via parlamentare, hanno in passato utilizzato quando hanno potuto e per motivi tattici anche la tribuna elettorale per combattere la borghesia e il capitalismo, ma mai nel corso di una rivoluzione e sempre in subordine alla lotta di classe e facendo bene attenzione a non creare illusioni elettorali, parlamentari, riformiste e pacifiste nelle masse. Ben diverso è stato l'atteggiamento dei revisionisti, falsi comunisti.
Le masse allora erano attratte dalle istituzioni rappresentative borghesi e dalle novità apportate dal parlamento rispetto alle assemblee delle monarchie, le consideravano degli organismi democratici e non era facile convincerle a non utilizzarle. Oggi, visto che tali istituzioni hanno sempre meno presa sulle masse e sono avvertite come estranee, se non nemiche, e dopo aver verificato che prendendovi parte si finisce col rafforzarle mentre si indebolisce la coscienza rivoluzionaria e antiparlamentare delle masse, noi abbiamo ritenuto necessario abbandonarle e scegliere l'astensionismo come la posizione tattica elettorale migliore e più funzionale alla nostra strategia rivoluzionaria.
L'astensionismo ci aiuta a staccare ancor più le masse dal parlamento e dalle altre istituzioni rappresentative borghesi (consigli comunali, provinciali e regionali), ci aiuta a rendere le masse più fiduciose nelle proprie possibilità e a coinvolgerle nella lotta di classe.
Per questo noi invitiamo le masse anticapitaliste, astensioniste e fautrici del socialismo, comprese le ragazze e i ragazzi fin dai 14 anni che hanno questo stesso orientamento politico ed elettorale, a creare ovunque in Italia delle proprie istituzioni rappresentative costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari. Le invitiamo cioè a unirsi periodicamente in Assemblea popolare, indipendentemente dai partiti di appartenenza, nel quartiere, frazione di comune o zona rurale in cui risiedono, sotto la direzione del proprio Comitato popolare per stabilire la propria piattaforma politica e rivendicativa, le proprie lotte, attività e iniziative sociali aperte a tutta la popolazione del proprio territorio.
Ogni Assemblea popolare deve dotarsi di un regolamento interno in grado di assicurare la propria vita democratica e la propria operatività e deve avere un proprio governo denominato Comitato popolare i cui membri devono essere eletti con voto palese e con mandato revocabile in qualsiasi momento. Esso deve essere composto da un numero paritario di donne e uomini, eleggibili fin dall'età di 16 anni indipendentemente dalla razza, dalla confessione religiosa o dal loro ateismo e dall'orientamento sessuale.
Dai Comitati popolari di quartiere, a catena e per elezioni sempre sulla base della democrazia diretta, si passerà ai Comitati popolari cittadini, provinciali, regionali, fino ad arrivare al Comitato popolare nazionale, che rappresenta il governo centrale delle masse anticapitaliste, astensioniste e fautrici del socialismo.
Si tratta cioè di creare un'organizzazione politica e istituzionale anticapitalistica delle masse che si contrapponga a tutti i livelli a quella dello Stato borghese. Delle istituzioni rappresentative permanenti delle masse, in cui le masse siano sovrane e attraverso cui possano contrapporre idee, scelte, soluzioni, indirizzi a quelli dei governi ufficiali locali, provinciali, regionali e nazionale. Così da produrre un costante confronto, un braccio di ferro e uno scontro tra istituzioni e linee politiche contrapposte per strappare alle amministrazioni borghesi il massimo possibile di benefici per le masse, specie per quanto riguarda il lavoro, la casa, i servizi sociali, le tasse, le imposte e le tariffe.
In questa campagna elettorale il nostro nemico principale è costituito dai due poli, quello di Berlusconi e quello di Rutelli, poiché solo essi sono in grado di ottenere i voti necessari per formare un governo. Chi dei due la spunterà diventerà automaticamente da allora il nostro nemico principale, in quanto nella società capitalista chi ha in mano il governo esercita nella pratica la dittatura della borghesia sul proletariato e le masse popolari. Qualunque siano la denominazione e i partiti che compongono il governo.
Non si può perciò scegliere e votare per l'uno o per l'altro polo. Entrambi, infatti, sono candidati ad opprimere e sfruttare le masse, a tenerle schiave nel capitalismo e a usarle come carne da cannone per le ambizioni imperialiste dei monopoli italiani. L'elettorato di sinistra cosciente, consapevole e informato in nessun caso può scegliere e votare chi esercita una dittatura borghese più morbida o chi cerca di attutire i suoi colpi. Ha il suo Partito, il PMLI, e quindi ha il dovere di sostenerlo, rafforzarlo e incoraggiarlo con il voto astensionista.
Certamente il polo di Berlusconi è più pericoloso del polo di Rutelli, ma la loro musica non è molto diversa l'una dall'altra. Costoro rappresentano le due facce della classe dominante borghese. Il primo è la faccia della destra, il secondo della "sinistra" borghese. Berlusconi è la copia della faccia di Mussolini e Craxi, Rutelli è la copia di quella dei vecchi governanti democristiani alla Prodi.
Nessuno dei due rappresenta quindi in alcun modo il proletariato e le masse popolari. Si assomigliano come due gocce d'acqua, a parte le caratteristiche somatiche e personali, anche nel piglio presidenzialista. Entrambi, nella stessa misura, lavorano per il capitalismo con programmi simili e sono nemici giurati e attivi del socialismo e del comunismo.
Consideriamo perciò falsa, opportunista e strumentale la parola d'ordine battere la destra. Dal momento che chi la sostiene fa la stessa politica della destra ed è disponibile ad accordarsi con essa per le "riforme" istituzionali e per le questioni cosiddette "bipartisan", a cominciare dalla politica estera, come è avvenuto in occasione della sciagurata partecipazione dell'Italia all'aggressione alla Serbia.
Fin da quando è "sceso in campo", per prendere il posto di Craxi eliminato dalla magistratura, Berlusconi è stato da noi subito bollato come un nuovo duce da isolare ed emarginare. Invece i rinnegati del comunismo, allora dirigenti del PDS, lo sottovalutarono definendolo un "guitto", un "ragazzo coccodè", "un fenomeno barzelletta". Lo stesso imperdonabile errore commesso da D'Alema nei confronti della Lega fascista, razzista e secessionista di Bossi definita e trattata, prima che si alleasse con Berlusconi e Fini, come "una costola della sinistra". E ora, proprio costoro, vengono a parlare del pericolo Berlusconi al solo scopo di carpire i voti dei non informati e degli smemorati.
Se il "centro-sinistra" voleva veramente disfarsi di Berlusconi perché non ha varato una legge sul "conflitto di interesse"? Perché non ha tirato fuori le carte inerenti le stragi e il terrorismo in cui con ogni probabilità compaiono i nomi dei mandanti che potrebbero trovarsi nella cosiddetta Casa delle libertà?
Come possiamo inoltre ignorare che D'Alema ha "inciuciato" con Berlusconi alla bicamerale golpista per completare lo smantellamento della prima Repubblica? O ignorare l'ipotesi di "un governo di larghe intese" proposta da Dini in caso di pareggio elettorale tra i due poli? Ma a che gioco giochiamo?
La Casa delle libertà, che è chiaramente la nuova casa del fascio, come dimostra tra l'altro l'accordo elettorale che ha siglato in Sicilia con l'ex repubblichino e golpista Rauti, andrebbe messa fuori legge per la ricostituzione del partito fascista sotto nuove forme.
Il problema di fondo però, dal punto di vista di classe e rivoluzionario, non è tanto quello di battere la destra quanto quello di battere la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e tutti i suoi partiti, per l'Italia unita, rossa e socialista.
Questa è l'unica strategia capace di spazzar via il sistema economico che genera il fascismo e le sue istituzioni e di consentire al proletariato di salire al potere. Questa è l'unica strategia capace di tracciare una netta linea di demarcazione tra le due classi, il proletariato e la borghesia, le due linee, quella rivoluzionaria e quella borghese, le due vie, quella socialista e quella capitalista. Questa è l'unica strategia capace di risvegliare il proletariato, di fargli comprendere di essere una classe per sé, il cui compito storico è quello di abolire il capitalismo e realizzare il socialismo e il comunismo, e che la madre di tutte le questioni è la conquista del potere politico, senza di che esso sarà sempre subalterno alla borghesia e suo schiavo.
Nella sua celebre opera "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo" del 1957 Mao ha rilevato che "il cosiddetto sistema bipartitico non è che un mezzo per mantenere la dittatura della borghesia e in nessun caso può salvaguardare la libertà dei lavoratori. Infatti, libertà e democrazia esistono solo in concreto, mai in astratto. In una società in cui esiste la lotta di classe, se le classi sfruttatrici hanno la libertà di sfruttare i lavoratori, i lavoratori non hanno la libertà di sottrarsi allo sfruttamento; dove esiste democrazia per la borghesia non può esistere democrazia per il proletariato e per gli altri lavoratori".
Ciò corrisponde esattamente alla realtà del nostro Paese dove i lavoratori sono l'ultima ruota del carro, non contano nulla, la borghesia li interpella solo per avere i voti per continuare ad opprimerli e sfruttarli.
La libertà, la democrazia, il benessere per i lavoratori sono mancati sotto i governi democristiani, craxiani e Berlusconi come sotto i governi di "centro-sinistra".
In questi cinque anni di governo, il "centro-sinistra" non ha fatto nulla per impedire che il disegno fascista e antioperaio della P2, di Gelli, Craxi, Cossiga e Berlusconi della seconda repubblica andasse avanti. Anzi vi ha collaborato attivamente affinché si realizzasse interamente. Rutelli è arrivato addirittura a dichiararsi favorevole all'Assemblea costituente per cambiare la seconda parte della Costituzione. Non è quindi un caso che il noto fascista e anticomunista storico Montanelli abbia dichiarato "sono di destra, ma voterò Ulivo".
Sul piano istituzionale il "centro-sinistra" ha cambiato la forma dello Stato attraverso il federalismo che ha spezzettato l'Italia, recato un danno enorme e irrimediabile al Mezzogiorno e introdotto il principio liberista della "sussidiarietà" che assesta un colpo mortale ai diritti sociali universali. Inoltre ha varato l'autonomia statutaria delle regioni, il presidenzialismo regionale e aperto la porta a quella nazionale. Già in queste elezioni le coalizioni indicano i loro candidati premier sulle schede elettorali. Particolarmente grave è stata la trasformazione dell'arma dei carabinieri a quarta forza armata con poteri di pubblica sicurezza e polizia militare alla diretta dipendenza del presidente del consiglio. Anche i servizi segreti sono stati messi sotto la dipendenza del presidente del consiglio, i cui poteri sono stati rafforzati, con una apposita legge, come ai tempi del duce.
Accreditando AN di Fini come un partito antifascista e costituzionale, non mettendo fuori legge la "Fiamma tricolore" di Rauti, Forza nuova e gli altri gruppi dichiaratamente fascisti, riabilitando i "ragazzi di Salò", dichiarandosi favorevole al rientro dei Savoia, il "centro-sinistra" si è schierato di fatto col "centro-destra" e contro le pregiudiziali antifasciste e antimonarchiche.
In politica estera e militare il "centro-sinistra" ha compiuto atti tipicamente mussoliniani e imperialisti. Il più grave e imperdonabile è quello commesso da D'Alema, (ma il terreno era già stato preparato da Prodi) il quale ha spinto l'Italia a partecipare all'aggressione imperialista alla Repubblica federale jugoslava in spregio all'articolo 11 della Costituzione e scavalcando il parlamento che è stato chiamato a ratificare l'intervento militare quando era già in atto.
"Egli ha così aperto una porta - come rileva il documento elettorale dell'Ufficio politico del PMLI - che sarà difficile richiudere e che è foriera di grandi tragedie per il nostro popolo". Specie se si tiene presente che l'Ulivo, come la Casa delle libertà, ha programmaticamente l'obiettivo di dare all'Italia un ruolo di primo piano in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo.
Le fregole interventiste del "centro-sinistra" si erano già manifestate col sostegno del governo Prodi ai bombardamenti all'Irak da parte degli Usa e soprattutto con la "missione Alba" in Albania, a guida italiana, una vera e propria spedizione militare imperialista e colonialista spacciata per "missione umanitaria".
Alla luce di questa politica di grande potenza, si spiegano l'impegno del "centro-sinistra" per aggiornare il cosiddetto "Nuovo modello di difesa", il varo dell'esercito professionale e mercenario, la costruzione di una portaerei modello Usa, la produzione in serie e l'acquisto del caccia supersonico Eurofighter. Il tutto per proiettare le Forze armate verso missioni multinazionali all'estero.
L'ingresso nell'Euro, voluto fortemente da Prodi e Ciampi, che è costato enormi sacrifici al nostro popolo, e che lega e subordina definitivamente l'Italia alla superpotenza imperialista europea, rientra nella strategia dei monopoli italiani di non essere superati ed emarginati dai concorrenti degli altri paesi dell'Unione europea.
I governi dell'Ulivo sono stati tra i più solleciti per dotare l'Europa di un proprio esercito, sia pure nell'ambito della Nato. Italia, Francia, Spagna e Portogallo hanno costituito a Firenze la Forza operativa rapida terrestre denominata Eurofor per controllare la regione euromediterranea. L'Italia parteciperà con 20 mila volontari al nuovo corpo d'armata europeo.
Per sostenere questa politica e la competitività del capitalismo italiano in Europa e nel mondo, i governi di "centro-sinistra" hanno spremuto come limoni i lavoratori e le masse. Con le leggi finanziarie e le manovre aggiuntive hanno estorto alle masse 148 mila miliardi di lire fra maggiori entrate e tagli alla spesa sociale, assistenziale, sanitaria e previdenziale. Senza contare gli aumenti delle tariffe dell'acqua, luce, gas, telefono, fognature, rifiuti e le imposte locali e l'addizionale Irpef delle regioni.
I padroni invece hanno avuto grossi regali quali la proroga del condono previdenziale, l'introduzione della Dual income tax (Dit) che riduce le tasse alle imprese, la rottamazione delle auto, gli sgravi fiscali, le agevolazioni per le imprese che investono al Sud, le misure volte ad agevolare la previdenza integrativa.
Ma il regalo più grosso i padroni l'hanno avuto dalle privatizzazioni di cui il "centro-sinistra" detiene il record mondiale, battendo persino Reagan e la Thatcher. L'Ulivo infatti ha svenduto ai privati quasi tutte le più importanti aziende pubbliche sottraendo allo Stato il controllo di servizi strategici come l'energia, le telecomunicazioni e i trasporti. Sono stati privatizzati anche i servizi pubblici locali e le aziende municipalizzate che erogano in regime di monopolio acqua, gas, elettricità, trasporti urbani, rifiuti urbani sono state trasformate in "imprese". Sono state liberalizzati il commercio, la telefonia fissa e l'energia elettrica. Passi decisivi sono stati compiuti verso la privatizzazione delle Ferrovie, dell'Ente Poste trasformato in società per azioni ed anche della Rai.
Le controriforme scolastica, universitaria e sanitaria hanno messo oggettivamente in mano ai capitalisti l'istruzione e la salute. Il "centro-sinistra" ha cancellato di fatto il diritto universale alla salute, all'assistenza, alla previdenza e all'istruzione pubbliche. Con la legge quadro sull'assistenza ha dato il colpo mortale definitivo allo "Stato sociale" e al diritto universale ai servizi sociali e all'assistenza privatizzandoli e scaricandoli sulla famiglia e le donne.
Sul piano sindacale particolarmente infami e odiosi sono stati i provvedimenti presi dal "centro-sinistra". Ricordiamone alcuni. La liberalizzazione e la privatizzazione del "mercato del lavoro". Il "patto sul lavoro" di Prodi che prevede la flessibilità sul lavoro e i salari, il lavoro precario, i lavori socialmente utili, il "salario d'ingresso", i "contratti d'area", i contratti formazione-lavoro, il lavoro in affitto (interinale), l'estensione dell'apprendistato in tutti i settori, stage, la privatizzazione del collocamento, gli sgravi fiscali e previdenziali alle aziende. L'istituzione dell'Agenzia "Sviluppo Italia" che nella sostanza liberalizza e deregolamenta il "mercato del lavoro" al Sud. Il pacchetto Treu, approvato anche dal PRC, che sancisce la completa deregolamentazione del "mercato del lavoro" e la sua progressiva privatizzazione. Il "patto di Natale" di D'Alema e Bassolino che inasprisce la flessibilità e il supersfruttamento dei lavoratori, prevedendo, tra l'altro, "forme di contratto leggere" con deroghe al Contratto collettivo nazionale di lavoro. L'introduzione della flessibilità selvaggia, delle "gabbie salariali", del lavoro temporaneo e interinale nel pubblico impiego. La privatizzazione del rapporto di lavoro nei contratti della sanità e della scuola. L'approvazione di una nuova legge antisciopero nei cosiddetti "servizi pubblici essenziali", che peggiora quella fascista del 1990. Essa viene approvata grazie alla rinuncia all'ostruzionismo da parte del PRC.
Il "centro-sinistra" si è dimostrato in tutto uguale al "centro-destra". Anche nell'uso del manganello, specialità di Mussolini, Scelba e Craxi. Gli ultimi a farne le spese sono stati i trentamila manifestanti contro il Global Forum di Napoli che sono stati proditoriamente e selvaggiamente aggrediti dalla polizia, dai carabinieri e dalle guardie di finanza.
Il "centro-sinistra" si è dimostrato una iattura anche a livello locale. Basta pensare a cosa è stato capace di fare Bassolino a Napoli e in Campania. Non è riuscito a togliere un ragno dal buco. Nemmeno per quanto riguarda l'immondizia e la ricostruzione di Sarno, Quindici, Bracigliano, San Marzano, San Felice a Cancello, messi in ginocchio dall'alluvione di tre anni fa, e la ricostruzione dell'Irpinia devastata dal terremoto 20 anni fa. Eppure l'ex "sinistro" e ingraiano operaista ha anche le vesti di commissario straordinario per l'ambiente.
E' un dato di fatto che la disoccupazione, la mancanza di case e di servizi sociali, la camorra dominano più che mai la città e la regione.
Nonostante tutto ciò i leader del "centro-sinistra" hanno il coraggio di dire con D'Alema che "gli anni del centro-sinistra saranno sicuramente ricordati come anni tra i migliori della storia del dopoguerra" (Unità del 30 marzo 2001) e con Amato "lascio un paese in salute" (dichiarazione di Stoccolma del 25 marzo). Mentre i DS, il partito che ha rinnegato in blocco il socialismo e il comunismo e che si è messo totalmente al servizio della classe dominante borghese, dell'imperialismo e della Nato, riecheggiando il leit-motiv di una nota casa di cucine, con una serie di pannelli ciancia di "L'Italia come te": "bella", "ricca", "libera", "serena", "giusta", "severa", "nuova".
La realtà sociale però smentisce in pieno questi imbroglioni politici, revisionisti di vecchio pelo che fino agli anni '70, sia pure a parole, chiedevano voti per realizzare il socialismo in Italia.
Nella relazione della Banca d'Italia del 2000 si legge che le retribuzioni medie reali dei lavoratori dipendenti sono diminuite dell'8,7%, mentre nel Mezzogiorno la caduta è stata del 16,2%. In un recente studio del "Corriere della sera", si apprende che i profitti sono saliti alle stelle, con incrementi che vanno dal 40 al 60%.
Altri studi rilevano che tra il 1989 e il 1999 la quota di persone con un reddito inferiore alla metà del valore medio è cresciuto dal 9,2% al 14,4%. Le donne guadagnano il 20% in meno rispetto agli uomini. Il reddito pro-capite del Mezzogiorno si è ridotto a poco più della metà di quello del Centro-Nord. Cinque milioni e mezzo di pensionati, di cui quattro milioni sono donne, percepiscono un assegno mensile di 728.314 lire.
I manager, i parlamentari, i grandi divi, al servizio della borghesia, invece sguazzano nell'oro. Il presidente della Pirelli Tronchetti Provera, sostenitore del "centro-sinistra" incassa 41 miliardi lorde l'anno. Il presidente della Telecom Colaninno, amico di D'Alema, incassa 16 miliardi e 894 milioni. Paolo Fresco, presidente della Fiat, 2 miliardi e 507 milioni. L'ultimo della lista dei 150 manager delle aziende private maggiormente retribuiti, Giovanni Sebastiani dell'Alitalia incassa 761 milioni. Fazio, il governatore di Bankitalia, incassa oltre un miliardo e 100 milioni. Massimo Paci, presidente dell'Inps, 215 milioni, che probabilmente saranno presto portati a 350 milioni.
Il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, incassa 65,5 milioni lorde al mese, Dini 50 milioni e Amato, solo per le pensioni, 46. Una poltrona parlamentare comporta l'incasso mensile netto, compreso gli annessi e connessi e a parte i numerosi privilegi da nababbi, di oltre 25 milioni e 27 milioni netti al mese rispettivamente per i deputati e i senatori, e la pensione mensile di quattro milioni e duecentomila lire netti, dopo appena cinque anni di mandato e a 60 anni di età. Si dice che a Celentano siano stati dati dalla Rai due miliardi e mezzo per il suo nuovo programma televisivo. Mentre l'ex "marxista-leninista" pentito Michele Santoro mette in tasca 400 milioni a puntata.
Cifre da capogiro che vanno a quel 7% degli italiani che possiede il 44% della ricchezza del Paese.
Il "centro-sinistra" si vanta di aver portato la disoccupazione al 9,9% che comunque segna il dato di 2.383.000 disoccupati ufficiali. Ma se si vanno ad esaminare le cifre, vediamo che questa riduzione è in gran parte fittizia, poiché i nuovi lavori sono in stragrande maggioranza precari e a tempo determinato. Ancor oggi avere un lavoro vero e tutelato sindacalmente è come vincere un terno al lotto. Altrimenti non si capirebbe l'aumento di suicidi per disoccupazione e le dure manifestazioni di piazza che qua e là esplodono come a Napoli. Nel Sud comunque la disoccupazione è sopra il 20% e in certi casi tocca il 50%, di sicuro per quanto riguarda i giovani, in primo luogo le ragazze.
Il lavoro nero è un'altra amara realtà che affligge in particolare il Mezzogiorno. Il rapporto Eurispes dello scorso mese rileva che la Calabria ne detiene il triste primato. I lavoratori irregolari, infatti, sono il 44,2% del totale degli occupati. Nell'agricoltura il 91,8% e nell'industria il 63,4%.
In questi ultimi anni sono aumentati gli affitti e gli sfratti delle case. Nel duemila gli aumenti dei prezzi e delle tariffe sono costati quasi due milioni di lire in più a famiglia, secondo la Federconsumi. Questi aumenti si sono quindi mangiati di gran lunga il "bonus fiscale" ottenuto.
Infine va detto che il "centro-sinistra" non è riuscito nemmeno a migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro, dove nel 2000 si sono registrati 1.310 morti e 988 mila e 702 feriti.
Stando così le cose, come può l'elettorato di sinistra cosciente e informato votare i partiti dell'Ulivo? Farlo non vuol dire incoraggiarli a proseguire su una strada sbagliata?
Nessun voto andrebbe dato nemmeno al PRC. Non solo perché questo partito di comunista non ha nulla, tranne il nome che nasconde una realtà trotzkista e neorevisionista. Esso, infatti, è una copertura a "sinistra" del "centro-sinistra" con il quale per due anni è stato nella maggioranza governativa che ha portato l'Italia nell'Euro ed è insieme in moltissime giunte comunali, provinciali e regionali. Quando sta all'"opposizione" è perché non serve al "centro-sinistra" o perché è costretto a farlo per non perdere la fiducia della propria base che invece vuol battersi contro il capitalismo e il suo governo.
Questo partito a parole critica il "centro-sinistra" ma nei fatti, attraverso l'opportunistica "non belligeranza", gli ha regalato ben 45 seggi alla Camera e vota i suoi candidati sindaci come il rinnegato Veltroni a Roma, la democristiana Jervolino a Napoli e il prete socialista Antoniazzi a Milano, ed ha già dichiarato che voterà il democristiano Orlando candidato alla presidenza della regione siciliana alle elezioni del 24 giugno.
Secondo dati ufficiali, pubblicati su "Liberazione" del 22 aprile, Rifondazione alle elezioni provinciali e comunali del 13 maggio si presenta in coalizione col "centro-sinistra" in 3 province su 5 e in 84 comuni su 122 sopra i 15 mila abitanti.
Da questi dati risulta evidente la tendenza di Rifondazione a fare comunella col "centro-sinistra" anche a livello nazionale. Il cacasotto e imbroglione trotzkista Bertinotti, che non a caso ha il dente avvelenato contro Stalin e il socialismo, lo ha detto chiaro e tondo all'"Unità" del 7 aprile con queste parole: "La nostra tattica elettorale (cioè la rinuncia a presentarci alle elezioni uninominali alla Camera) è un investimento sul futuro. Se no perché lo avremmo fatto? La nostra prospettiva è una sinistra di alternativa, e l'immissione di questa sinistra di alternativa in una sinistra plurale. Naturalmente non è possibile una sinistra plurale senza la sinistra moderata, la sinistra liberale".
In pratica l'epigono dell'anticomunista Trotzki dice all'elettorato anticapitalista, sparso in vari partiti, organizzazioni e movimenti, uniamoci tutti quanti in uno stesso partito, magari diverso da Rifondazione, e poi mettiamoci assieme ai DS per costituire una "sinistra plurale", in grado anche di esprimere un governo.
Questa prospettiva, naturalmente, potrebbe star bene all'intera "sinistra" borghese in caso di necessità e non avendo altre formule governative per tenere a bada le masse e frenare la lotta di classe. Ma come possono condividerla l'elettorato di sinistra, il proletariato e le ragazze e i ragazzi che vogliono cambiare il mondo?
Questa ingiusta, inumana, barbara e oppressiva società non potrà mai essere cambiata da partiti borghesi, comunque denominati, e per via elettorale, parlamentare e governativa. Non si tratta, infatti, di migliorarla, di renderla più sopportabile alle masse, ma di cambiarla totalmente e radicalmente.
Nulla di essa deve rimanere in piedi affinché si possa veramente parlare di un reale cambiamento. Vanno abbattuti il sistema economico, lo Stato con le sue istituzioni, cominciando dalle Forze armate, "forze dell'ordine", magistratura, parlamento, ordinamento politico, elettorale, giuridico, culturale, morale. E al loro posto vanno creati ex novo un'economia, uno Stato e un ordinamento socialisti.
Socialismo vuol dire lavoro per tutti, case per tutti, sanità pubblica e gratuita per tutti, previdenza sociale pubblica per tutti, istruzione pubblica e gratuita per tutti, benessere per tutti, sviluppo economico per tutte le regioni, assoluta parità tra i sessi, socializzazione del lavoro domestico, libertà e democrazia per gli operai, i lavoratori e le masse popolari e dittatura del proletariato sulla classe borghese cacciata via dal potere.
Il socialismo non è però il paese di Bengodi, poiché esisteranno ancora le classi, le contraddizioni di classe, la lotta di classe e i residui culturali e morali della vecchia società abbattuta. Pur tuttavia man mano che avanzerà l'edificazione del socialismo scomparirà tutto ciò, e finalmente arriveremo al comunismo, "la società, come recita il Programma del PMLI, in cui ciascuno darà secondo le proprie possibilità e riceverà secondo i propri bisogni e ognuno potrà realizzare se stesso in tutta la sua pienezza".
Avendo chiaro che cosa significa e che cosa comporta questa nuova società, si capisce meglio perché il socialismo non passa dal parlamento. Vi si arriva solo per via rivoluzionaria che comporta, nel nostro caso, una insurrezione del proletariato e delle masse suoi alleati, una guerra civile che partendo dalle città si estende alle campagne. Una rivoluzione proletaria dunque che, per sua stessa natura, concezione, pratiche e scopi, non ha nulla a che vedere col terrorismo, che viceversa la nega e la sabota.
La rivoluzione proletaria o è opera delle masse sotto la direzione del proletariato e del suo partito o non è. Non potrebbe essere diversamente dal momento che il proletariato e le masse, e non solo la loro avanguardia, dovranno essere gli artefici della costruzione del nuovo mondo.
Il socialismo storicamente e oggettivamente è all'ordine del giorno, ma non praticamente perché la coscienza politica del proletariato e delle masse, devastata per oltre 100 anni dall'influenza e dagli imbrogli dei revisionisti, dei falsi comunisti e dei rinnegati del comunismo, è ancora lontana dal livello della lotta rivoluzionaria per il socialismo. Ci vorrà allora molto tempo affinché si rimettano le cose a posto e il socialismo torni ad essere una aspirazione concreta delle masse sfruttate e oppresse del nostro Paese. E' comunque certo che il tempo della rivoluzione socialista arriverà e il proletariato vincerà.
Intanto invitiamo tutti coloro che hanno già aperto gli occhi e amano il socialismo a battersi assieme a noi per conquistare le 588 rivendicazioni del Nuovo Programma d'azione del PMLI a favore del proletariato e delle masse popolari, giovanili e femminili contro la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, per l'Italia unita, rossa e socialista.
Per quanto riguarda il Mezzogiorno battiamoci per:
- Creare in tutto il Mezzogiorno una struttura economica simile a quella che possiede il Centro-Nord attraverso piani straordinari e la destinazione di ingenti finanziamenti pubblici e l'utilizzazione delle aziende pubbliche per lo sviluppo industriale, tecnologico e infrastrutturale, per il rilancio dell'agricoltura e il turismo, per il risanamento del degrado ambientale, rurale e urbano.
- Piani straordinari per risolvere il problema dell'approvvigionamento e distribuzione dell'acqua potabile (specie in Sicilia, Calabria e Campania), completare la metanizzazione delle città, potenziare la rete ferroviaria e i trasporti pubblici urbani.
- Nazionalizzare le grandi aziende, a cominciare dalla Fiat, e le banche private e rinazionalizzare ciò che era già dello Stato e che è stato in questi anni privatizzato.
- Cancellazione del megaprogetto speculativo per la costruzione del Ponte di Messina e destinazione degli investimenti previsti (8 mila miliardi) per potenziare e modernizzare i trasporti ferroviari e marittimi della Sicilia e della Calabria.
- Pieno utilizzo, nei tempi stabiliti, dei 100-120 mila miliardi stanziati (tra fondi Ue e fondi nazionali) per lo sviluppo, l'ammodernamento e l'occupazione nelle regioni meridionali.
- Diritto per le masse meridionali a controllare e a dire l'ultima parola sui finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo e all'occupazione nel Mezzogiorno, affinché non siano rapinati dalla mafia, dalla 'ndrangheta, dalla camorra, dalla "sacra corona unita" e dai ladroni di Stato.
- Creare nuovi posti di lavoro stabili, a salario intero e a tempo pieno, secondo le condizioni sancite nel Ccnl, senza deroghe sui metodi di assunzione, l'orario di lavoro, le normative, i trattamenti salariali.
- Impedire la reintroduzione, sotto qualsiasi forma, delle "gabbie salariali".
- Sciogliere la fallimentare "Agenzia per il Sud" creata per distribuire incentivi e agevolazioni fiscali ai capitalisti italiani ed esteri e per imporre al Mezzogiorno condizioni di supersfruttamento.
- Concedere agevolazioni fiscali per investimenti produttivi vincolati alla creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato e a salario intero.
Compagne e compagni, amiche e amici,
se volete che la nostra voce sia più forte, più influente e più autorevole, votate astenendovi per il PMLI e il socialismo.
Se volete rimanere a sinistra o venire a sinistra, unitevi a noi, battetevi con noi, votate astenendovi per il PMLI e il socialismo.
Coi maestri vinceremo!