Importante e incoraggiante discorso di Denis Branzanti pronunciato in piazza Lenin di Cavriago in occasione dell'86° Anniversario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale
Seguendo Lenin quello che oggi è piccolo domani diventerà un Gigante Rosso
Scuderi: "Dobbiamo fare di piazza Lenin di Cavriago un centro di attrazione politico e di riflessione marxista-leninista di tutti i fautori del socialismo e del proletariato rivoluzionario italiano"

Care compagne e cari compagni,
anche quest'anno siamo qui, a Cavriago, per ricordare e rendere omaggio a Lenin, grande maestro del proletariato internazionale, principale artefice della Grande rivoluzione socialista d'Ottobre, dinnanzi al suo busto e nella omonima Piazza.
E lo facciamo con l'orgoglio proletario rivoluzionario di chi non ha buttato la falce e martello e non ha rinnegato la storia del socialismo internazionale, la via universale della Rivoluzione d'Ottobre e i cinque grandi Maestri Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao.
Lo facciamo con la consapevolezza che se si vuole davvero rivoltare cielo e terra, abbattere il capitalismo e l'imperialismo, e conquistare l'Italia unita, rossa e socialista, non si può fare a meno di studiare, comprendere sino in fondo, e applicare dialetticamente gli insegnamenti dei cinque Maestri.
Di questo siamo fermamente convinti, e per questo oggi siamo qui, per ribadirlo in una importante occasione di ricordo, che sia anche di stimolo per una attenta riflessione politica.
Tutto il Partito oggi guarda a noi, che siamo qui in Piazza per commemorare Lenin, e che, anche se in piccolo, scriviamo una nuova pagina nella storia del PMLI e del socialismo.

Il messaggio di Scuderi
Questo si evince bene anche dalle stimolanti e significative parole che il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, rivolge a tutti i presenti, e che vi leggo:
Care compagne, cari compagni,
tutto il Partito è idealmente con voi a commemorare Lenin stretto alla sua statua nella piazza di Cavriago a lui dedicata.
Sotto la direzione del compagno Denis Branzanti, voi, da autentici pionieri marxisti-leninisti, da anni avete aperto una strada che un giorno, quando avremo la forza anche economica e organizzativa, consentirà all'intero PMLI di commemorare Lenin nello stesso luogo in cui vi trovate oggi voi.
Tutto il Partito ve ne è riconoscente. Strategicamente dobbiamo mirare a fare di Piazza Lenin di Cavriago un centro di attrazione politica e di riflessione marxiste-leniniste di tutti i fautori del socialismo e del proletariato rivoluzionario italiano. Intanto tutti quanti noi, membri e simpatizzanti del PMLI, abbiamo il dovere proletario rivoluzionario e marxista-leninista di mettere quotidianamente in pratica nei rispettivi ambienti di lavoro, di studio e di vita i luminosi insegnamenti di Lenin. In primo luogo quelli riguardanti la concezione del mondo, la concezione del Partito, la linea di massa e la lotta contro il revisionismo, il riformismo, il parlamentarismo, il legalitarismo e il pacifismo, tenendo presente la linea, le indicazioni e le misure del 5° Congresso nazionale del PMLI.
Solo così potremo fare del PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo; unire al Partito, come militanti o simpatizzanti, tutti i sinceri rivoluzionari e gli autentici comunisti; conquistare vittorie sempre più grandi nella lotta di classe e avanzare con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Viva i Pionieri Rossi di Piazza Lenin di Cavriago!
Con Lenin per sempre!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!


Riempire un giorno piazza Lenin
Al Segretario generale e a tutto il Partito possiamo garantire che ce la metteremo tutta per assolvere questo difficile ma entusiasmante compito: riempire un giorno Piazza Lenin come lo è già stata quando il vento del socialismo soffiava forte.
Un compito arduo ma che non mancheremo di realizzare, se terremo ferma la nostra scelta marxista-leninista e via via a noi si uniranno nuove generazioni di fautori del socialismo.
Non bisogna lasciarsi scoraggiare dalle attuali condizioni e rapporti di forze, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao ci insegna che nulla è statico, tutto è in movimento e tutto può cambiare, può accadere quindi, e siamo certi che sarà così, che quello che oggi è grande domani potrà essere piccolo, e viceversa quello che oggi è piccolo domani potrà diventare grande, anzi gigante, un Gigante Rosso!
Nel nostro tempo, in cui il buio oscurantismo borghese impedisce alle larghe masse di conoscere la verità sul socialismo e sui Maestri, nonché sul capitalismo stesso, in cui il revisionismo confonde le idee al proletariato con teorie pacifiste e riformiste da una parte, e avventuriste dall'altra, mischiando in modo forzato e antistorico le teorie dei Maestri del proletariato con quelle dei maestri revisionisti e della borghesia, in questo duro momento storico in cui il proletariato non si è ancora appropriato della sua concezione del mondo, e in cui la reazione capitalista e fascista si sta facendo sempre più oppressiva e violenta, in questo momento, il PMLI si erge a condottiero del socialismo nel nostro Paese, a baluardo del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, si staglia alto nel cielo, quale sole rosso in grado di scaldare il cuore dei veri comunisti e di guidarli nella difficile ma entusiasmante lotta per il socialismo.
In quasi 33 anni di vita e nei precedenti 10 di preparazione il PMLI ha ampiamente dimostrato nella pratica, e non a parole, di essere un partito autenticamente comunista, rivoluzionario, con una linea politica e una base ideologica marxista-leninista, una struttura di tipo bolscevico, dei militanti preparati, combattivi e disposti a sacrificarsi per il nostro popolo, un partito che lotta per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista, e di avere tutte le carte in regola per poter condurre il proletariato del nostro Paese e i fautori del socialismo all'abbattimento del capitalismo e alla conquista dell'Italia unita rossa e socialista.
Al PMLI manca solo la forza necessaria, elemento non certo trascurabile, anzi fondamentale, ma la forza la acquisiremo col tempo, con l'inasprirsi delle contraddizioni di classe, col progressivo maturare della coscienza di classe nelle masse, e col duro lavoro di radicamento che già fanno gli attuali militanti e simpatizzanti del Partito, e che faranno coloro che via via si uniranno ad essi.
Ma ciò che è più importante è che il PMLI possiede una testa da Gigante Rosso, qualità che nessun altro partito del nostro Paese possiede, il nostro compito è di rendere il corpo proporzionato alla testa, conquistando nuovi militanti e simpatizzanti, fondando nuove Cellule e Organizzazioni nelle città, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, e radicando il Partito fra le masse.
È certamente un lavoro alquanto duro e faticoso, ma necessario e indispensabile.
È lo stesso lavoro che hanno dovuto fare anche Lenin e Stalin nelle condizioni della Russia zarista, oppressiva, semi-capitalistica e imperialista.
Anche a loro dicevano: non ce la farete, siete troppo pochi, le cose sono così e non si possono cambiare, le stesse cose che oggi ci sentiamo ripetere noi, come fosse un disco rotto.
Ma nonostante questo, e nonostante le enormi difficoltà e sacrifici, il 25 Ottobre 1917 trionfava la grande rivoluzione socialista sovietica, l'avvenimento che ha cambiato il corso della storia mondiale, smentendo i "corvi", e facendo ricredere i pessimisti e gli sfiduciati.
Ma la vittoria della rivoluzione socialista sovietica non è certo giunta grazie a chi, allora come oggi, proponeva strade sbagliate e fuorvianti, si appellava utopisticamente alla "misericordia" della borghesia, oppure a chi diceva "tanto non cambierà nulla"; la vittoria della rivoluzione socialista sovietica è giunta invece grazie a chi non si è fatto scoraggiare dalle difficoltà, dal parziale isolamento, dagli attacchi politici e dalla feroce repressione poliziesca, a chi non ha sbandato ideologicamente e organizzativamente e ha mantenuto ferma la linea sugli insegnamenti di Marx ed Engels, sviluppando il marxismo in base alla situazione specifica e alle nuove condizioni che si presentavano.
Questo è quello che fa da 40 anni anche il PMLI, ed è per questo che diciamo che ciò che in Russia e in Cina è stato possibile principalmente grazie a Lenin, Stalin, e Mao, finché loro furono in vita, in Italia lo sarà grazie al PMLI.
Tutto questo è possibile, ma bisogna stare attenti a non farsi fregare dalla borghesia, che non va sopravvalutata, ma nemmeno sottovalutata, la stessa borghesia ci offre vie più facili o alternative al duro lavoro di costruzione e radicamento del Partito: su tutte il riformismo e il parlamentarismo, proponendo "terze vie" socialdemocratiche come quelle sudamericane Lula e Chavez, e propri modelli da seguire.
Ma se studiamo a fondo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, saremo capaci di riconoscere l'imbroglio che si nasconde dietro a queste "alternative" illusorie e fallimentari, e avremo la forza di rifiutarle, evitando di perdere tempo ed energie preziose.
In particolare oggi i sinceri comunisti devono riconoscere l'imbroglio che si cela dietro la parola d'ordine revisionista e quindi borghese "Unire i comunisti" e "Unire la sinistra", e avere la forza di rifiutarla scegliendo il PMLI. Non si tratta infatti di unire i partiti sedicenti comunisti, in realtà revisionisti e borghesi e quindi nemici del popolo, ma di unire tutti i sinceri comunisti nell'unico partito comunista, il PMLI.
Se buona parte della base degli attuali partiti e gruppi sedicenti comunisti è buona, come noi crediamo, non siamo a noi a doverci unire ai loro gruppi dirigenti revisionisti, ma sono questi sinceri comunisti che si devono unire al PMLI!

Ai modelli borghesi contrapponiamo i grandi Maestri del proletariato
Grazie anche al livello politico dell'iniziativa che abbiamo organizzato quest'oggi, essi devono comprendere quanto i marxisti-leninisti italiani sono legati a Lenin e che il PMLI è l'unico ad applicarne in modo corretto e dialettico i grandi insegnamenti.
Noi lo ribadiamo ancora una volta: non contano gli anni che passano ma le condizioni e le situazioni storiche, e oggi, a 86 anni dalla sua scomparsa, c'è ancora un gran bisogno di armarsi della potente arma del leninismo per abbattere il governo del neoduce Berlusconi, la terza repubblica neofascista, il capitalismo e l'imperialismo.
Per realizzare questi grandi obiettivi c'è un gran bisogno di comunisti della tempra di Lenin, che abbiano il suo coraggio, la sua combattività, la sua determinazione, e siano disposti a sacrificarsi come lo è stato lui.
Ed è proprio per evitare che vi siano sempre più comunisti alla Lenin, che la borghesia propone continuamente i suoi modelli da seguire, in particolare ai più giovani: personaggi della televisione, della musica, del cinema, dello sport, dell'economia e della finanza, completamenti estranei alle condizioni di vita delle masse popolari, corrotti dalle ricchezze e dal lusso, che vivono alle e sulle spalle già affaticate delle masse, per le quali devono comunque rappresentare dei "miti" e degli esempi, dai quali apprendere l'individualismo, l'egoismo, l'arrivismo, tutte concezioni non dell'uomo in genere ma dell'uomo borghese, che dividono e disarmano il proletariato rendendolo inoffensivo.
Coscienti di questo, noi marxisti-leninisti, rigettiamo questi modelli borghesi che insultano col loro stile di vita le condizioni di milioni di proletari.
Allo stesso tempo contrapponiamo a questi modelli borghesi i nostri modelli proletari rivoluzionari: Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, non entità sovrannaturali ma persone come noi, che hanno messo le loro grandi capacità e conoscenze non al servizio di sé stessi per farsi largo nella società borghese, ma al servizio del proletariato per abbattere la società borghese, rinnegando anche le loro origini di classe borghesi e rifiutando la vita comoda che in alcuni casi avrebbero potuto condurre.
Altro che criminali come li dipingono la borghesia e i revisionisti, i Maestri hanno dato tutto, vivendo in estrema povertà, rinunciando in buona parte anche alla propria vita privata, per dare il loro contributo alla più nobile causa che vi sia, quella della emancipazione del proletariato, quella del socialismo.
Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao sono i modelli e gli esempi ai quali i proletari, i giovani e i fautori del socialismo del nostro Paese devono ispirarsi.

Lenin, fonte inesauribile di insegnamenti
La vita di Lenin, sia politica che privata, inevitabilmente legate, è la vita del rivoluzionario integrale, è una fonte inesauribile di insegnamenti che in questa occasione possiamo citare solo brevemente.
Sin da giovane studente Lenin ha rinnegato la sua classe di origine per abbracciare la dottrina di Marx ed Engels, andando contro le istituzioni universitarie dalle quali venne espulso, per poi essere incarcerato dalla polizia zarista. Nonostante questo e l'intensa attività politica condotta negli anni seguenti, la sua tenacia lo portò ad ottenere comunque il diploma di laurea in Giurisprudenza e l'autorizzazione a trattare cause in tribunale.
Allo stesso modo anche noi dobbiamo osare ribellarci al capitalismo, nei luoghi di vita, di studio e di lavoro, andando contro i modi di fare e di pensare borghesi, contro le tradizioni antiproletarie, esponendoci senza paura per attirare a noi le avanguardie del proletariato e degli studenti.
Così come Marx ed Engels non si sono accontentati di conoscere le leggi economiche del capitalismo, ma le hanno interpretate per scoprirne le fondamenta e il modo per distruggerlo, allo stesso modo Lenin non si è accontentato di conoscere il marxismo in modo libresco, ma lo ha interpretato, applicandolo dialetticamente alla situazione Russa e nelle nuove condizioni imperialistiche.
Allo stesso modo, pur non snaturandolo come fanno invece i revisionisti, anche noi dobbiamo interpretare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e applicarlo alla nostra situazione pratica, senza accontentarci di aver letto questo o quel libro dei Maestri.
Lenin si è battuto con determinazione per superare le divisioni ideologiche, politiche e organizzative del proletariato russo e fondare il suo partito di classe, il Partito operaio socialdemocratico poi divenuto Partito Comunista dell'Unione Sovietica.
Non si è mai limitato nella battaglia politica per paura di perdere qualche "pezzo" per strada, ne è esempio lampante il II Congresso del Partito Operaio Socialdemocratico del 1903 quando sulla fondamentale questione della concezione del Partito quelli che vennero poi definiti menscevichi si opposero alla linea leninista della maggioranza, i bolscevichi, aprendo una lunga battaglia interna a cui il Partito pose fine nel 1912 con l'espulsione dei frazionisti e scissionisti.
Nel contempo Lenin ha sempre cercato la massima unità, consapevole dell'importanza di un Partito coeso e compatto.
Allo stesso modo noi marxisti-leninisti non dobbiamo aver paura di condurre la lotta ideologica all'interno del Partito, eventualmente criticando i compagni che sbagliano, per mantenere la "pace" nel Partito, atteggiamento definito da Mao di tipo liberalista, lo dobbiamo però fare secondo le forme e metodi giusti previsti dallo Statuto dal Partito, che in base al centralismo democratico lo preserva da atteggiamenti settari e frazionisti.
Nella sua lunga militanza di rivoluzionario Lenin non si è mai fatto scoraggiare dalle situazioni più difficili, non ha mai avuto paura di condurre grandi battaglie anche in posizioni di minoranza, e non si è nemmeno mai fatto piegare dalla feroce repressione dello zarismo che lo ha inseguito, arrestato, deportato e confinato molte volte prima della rivoluzione socialista del 1917, persecuzione che lo ha temprato invece che scoraggiarlo.
Allo stesso modo anche noi non dobbiamo temere la lotta negli attuali rapporti di forza, né con i revisionisti, che saranno puniti dal proletariato rivoluzionario per la loro opera di copertura del capitalismo, né della repressione borghese che in molteplici forme si è abbattuta, si abbatte e si abbatterà ancora sul Partito, come il vigliacco imbrattamento fascista della sede dei compagni milanesi, oggi qui presenti, e ai quali va tutta la nostra solidarietà militante.
Se il popolo è con noi non dobbiamo avere paura di nulla, prima porteremo il popolo dalla nostra parte, e prima fermeremo la reazione borghese e fascista.
Così come Lenin non si fece influenzare dall'esecuzione del fratello, che aveva partecipato ad un attentato contro lo Zar Alessandro III, allo stesso modo noi non dobbiamo farci prendere da sentimenti di vendetta, dall'odio cieco che sfocia nell'avventurismo piccolo borghese, il nostro odio contro la borghesia deve essere razionale, ragionato, e si deve esprimere non in azioni violente o dimostrative di piccolo gruppo ma nella costruzione e nel radicamento del PMLI, coscienti che è l'unico modo per abbattere il capitalismo che provoca tanti lutti e sofferenze al nostro popolo, noi compresi.
Ciò che guidava Lenin non era uno sterile idealismo, non era puro avventurismo, Lenin agiva sempre in base alla situazione concreta, elaborava programmi e piani d'azione tenendo conto innanzitutto della situazione oggettiva e ad essa applicava una corretta linea marxista.
Anche noi non dobbiamo agire in base a come vorremmo che fossero le cose, o ad analisi campate per aria, dobbiamo invece essere realisti, scientifici nell'analisi conoscendo le masse, le loro idee, le loro condizioni di vita, di studio e di lavoro e scientifici nell'elaborazione delle rivendicazioni e dell'attività pratica adeguate.
Per farlo occorre conoscere, studiandoli costantemente, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea del PMLI.
Lenin non ebbe timore di denunciare con forza il vile tradimento dei partiti della Seconda Internazionale, che allo scoppio della prima guerra mondiale appoggiarono le proprie borghesie nazionali contro gli altri popoli anziché trasformare la guerra imperialista in guerra civile per il socialismo.
Allo stesso modo noi dobbiamo continuare a denunciare risolutamente la deriva nazionalista e neofascista della "sinistra" borghese che è passata "armi e bagagli" nel campo degli imperialisti nel nome dell'Italia borghese, anziché occuparsi dei proletari del nostro e degli altri paesi.
Continuiamo anche ad aspirare ad una nuova internazionale, non però ad una internazionale "pur che sia", ma ad una Internazionale marxista-leninista.
Come Lenin non si fece fermare dalle precarie condizioni fisiche alle quali lo costrinse il vile attentato subito il 30 agosto del 1918 e che lo costringevano però a continui e forzati periodi di riposo, allo stesso modo noi non dobbiamo lasciare che i nostri problemi personali prendano il sopravvento sull'attività politica, essi vanno ovviamente seguiti, la salute curata, ma non si deve mai staccare completamente la spina e una volta a posto ci si deve rituffare nella lotta politica, senza la quale un marxista-leninista non avrebbe ragion d'essere.
Se seguiremo l'esempio di Lenin, dando tutto quello che possiamo finché ne avremo forza, forse non avremo ancora raggiunto il socialismo, il cui conseguimento dipende da processi storici a volte molto lunghi, ma di sicuro non avremo sprecato la nostra vita, spesa invece per il bene e il progresso del popolo.
Lenin si è spento fisicamente alle 18,50 del 21 gennaio 1924, ma il leninismo è una fiamma che non si spegnerà mai, che noi oggi qui a Cavriago contribuiamo a mantenere accesa, e che un giorno "incendierà la prateria".
In un suo discorso Lenin disse: "Abbiamo il diritto di essere fieri - e noi siamo fieri - che ci sia toccata la fortuna d'incominciare la costruzione dello Stato sovietico, d'iniziare perciò una nuova epoca della storia mondiale, l'epoca del dominio di una nuova classe, oppressa in tutti i paesi capitalistici e che dappertutto marcia verso una vita nuova, verso la vittoria sulla borghesia, verso la dittatura del proletariato, verso la liberazione dell'umanità dal giogo del capitale, dalle guerre imperialiste (...) Per la prima volta dopo centinaia e migliaia di anni questa parola d'ordine si è trasformata, da confusa e impotente aspettazione, in un programma politico chiaro e preciso, in una lotta attiva di milioni di oppressi sotto la guida del proletariato, in una prima vittoria del proletariato, in una prima vittoria della causa dell'unione degli operai di tutti i paesi contro l'unione della borghesia delle diverse nazioni, di quella borghesia che fa la guerra e conclude la pace a spese degli schiavi del capitale, a spese degli operai salariati, a spese dei contadini, a spese dei lavoratori.
Questa prima vittoria non è ancora una vittoria definitiva ed è stata ottenuta dalla nostra rivoluzione d'Ottobre attraverso ostacoli e difficoltà senza eguali, sofferenze inaudite... per la prima volta, dopo centinaia e migliaia di anni, la promessa di 'rispondere' alla guerra tra gli schiavisti con la rivoluzione degli schiavi contro tutti gli schiavisti è stata mantenuta fino in fondo e lo è stata malgrado tutte le difficoltà.
Noi abbiamo cominciato quest'opera. Quando, entro che termine precisamente, i proletari la condurranno a termine? Ed a quale nazione apparterranno coloro che la condurranno a termine? Non è questa la questione essenziale.
È essenziale il fatto che il ghiaccio è rotto, la via è aperta, la strada è segnata"
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Questa cari compagni, è la questione essenziale, dal 1917 la storia del mondo è cambiata, e questo epico avvenimento non potrà mai essere cancellato, come non potrà mai essere cancellata completamente la verità sul socialismo, sui popoli che l'hanno conquistato e sui Maestri che li hanno guidati, questo almeno fino a quando esisterà il PMLI!
Rendiamo onore al grande Maestro Lenin!
Teniamo alta la bandiera rossa di Lenin!
Applichiamo gli insegnamenti di Lenin per fare del PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo, per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e per avanzare con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Coi Maestri e col PMLI vinceremo!

27 gennaio 2010