Discorso elettorale astensionista di Giovanni Scuderi a Benevento
Uniamoci per l'Italia unita, rossa e socialista

Care compagne, cari compagni, care amiche, cari amici,
buona sera. Sono felice e onorato di essere qui a rappresentare il PMLI che si presenta per la prima volta in un dibattito pubblico a Benevento.
La giunta della Casa del fascio vuol fare di Benevento una città modello del regime neofascista. Voi glielo dovete impedire denunciando i suoi atti, cercando di convincere le masse beneventane a non seguirla e a combatterla, e a stringersi al PMLI.
Voi dovete fischiare sonoramente l'opera del regista nero Pasquale Squitieri dal titolo "Piazzale Loreto" che sarà presentata al festival estivo "Benevento città spettacolo". Si tratta di una rievocazione della fine di Mussolini tesa a discreditare i partigiani, i comunisti, la Resistenza e le masse antifasciste. In realtà Piazzale Loreto è un monito perenne contro i gerarchi fascisti vecchi e nuovi. I fatti e i verdetti storici della Resistenza sono quelli che sono, e non possono essere assolutamente rivisti e riformati.
Il nostro dibattito mi pare che sia incominciato molto bene con l'importante discorso del compagno Franco Di Matteo e  che hanno fatto barba e capelli rispettivamente alla giunta di "centro-sinistra" della Campania diretta dal rinnegato Bassolino e alla giunta di "centro-destra" retta dal fascista Nicola D'Alessandro.
Ringrazio sentitamente i militanti e i simpatizzanti della Cellula "Stalingrado 1943" che hanno organizzato magnificamente questo dibattito e che stanno svolgendo con grande spirito di sacrificio una vasta campagna per far giungere la nostra voce rivoluzionaria e astensionista a un numero più grande possibile di beneventani. Una cosa assai difficile visto il vergognoso silenzio stampa sul PMLI e le sistematiche e provocatorie coperture dei nostri manifesti da parte di tutti i partiti parlamentari.
Nel fuoco della battaglia elettorale i compagni beneventani stanno dimostrando di avere la stessa stoffa dei combattenti di Stalingrado, che loro hanno preso a modello, che dopo tanti sacrifici e lutti riuscirono a mettere in fuga gli invasori nazisti.
La Cellula "Stalingrado 1943" è una cellula esemplare, tra le più attente, disciplinate e sensibili del Partito, tra le prime e le più risolute ad appoggiare e applicare le posizioni e le indicazioni del Partito. Ogni suo pensiero e ogni sua azione sono fondati sul marxismo-leninismo-pensiero di Mao, sulla linea del PMLI e sull'amore verso le masse, specie giovanili.
Sull'esempio dei marxisti-leninisti beneventani, i compagni di San Marco dei Cavoti, qui presenti e che saluto con tanto calore e riconoscenza, stanno lavorando molto bene per il Partito nella loro città. Sicuramente il loro coraggioso distacco da Rifondazione e la loro azione sotto le bandiere dei maestri e del PMLI incoraggerà altri fautori del socialismo a seguire il loro esempio.
Sotto la generosa e premurosa direzione marxista-leninista del compagno Franco Di Matteo, Responsabile del PMLI per la Campania, tutte le istanze e i simpatizzanti attivi campani del PMLI, prsenti a Benevento, San Marco dei Cavoti, Napoli, Melito di Napoli, Ischia, Riardo, Villaricca e Salerno, stanno dando delle grandi soddisfazioni al Partito.

Chi siamo e cosa vogliamo
Siamo qui per chiedere i vostri voti, non per andare al parlamento ma per avere più forza, più consensi, più autorevolezza, più rappresentatività per combattere, indebolire, disgregare e delegittimare il parlamento e per staccare da esso le masse popolari.
Ma prima di sviluppare un po' questo discorso è bene che sappiate con esattezza chi siamo e cosa vogliamo. Vi sono delle questioni ideologiche, politiche e strategiche che stanno a monte di ogni cosa, e che vanno valutate attentamente prima di fare qualsiasi scelta politica, organizzativa ed elettorale.
Noi siamo il partito del proletariato, l'unica classe oggettivamente rivoluzionaria, totalmente antagonista alla classe borghese, in grado di emancipare tutta l'umanità emancipando se stessa. Una classe che nasce con il capitalismo e che è destinata a essere il suo becchino.
Sono stati Marx ed Engels a far prendere coscienza al proletariato di essere una classe per sé con un ruolo generale, il cui compito strategico è quello di emanciparsi dalla borghesia, di abolire le cause dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'esistenza delle clasi, insite nel sistema economico creato dalla borghesia, ossia il capitalismo, di conquistare il potere politico e realizzare il socialismo, la società in cui viene eliminato lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e vengono create le condizioni economiche, materiali, organizzative, culturali per l'avvento del comunismo, che vede finalmente la scomparsa delle classi, dei conflitti di classe, dello Stato e dei partiti.
Questa coscienza rivoluzionaria però il proletariato italiano non l'ha mai potuta acquisire completamente, e per questo è ancora subalterno alla borghesia. Ciò a causa della nefasta opera revisionista, riformista, parlamentarista e pacifista dei partiti storici, e di quelli odierni, che si riferivano e si riferiscono solo a parole al comunismo.
Spetta quindi a noi marxisti-leninisti far riprendere in mano al proletariato italiano, e questa volta in maniera corretta e integrale, il filo rosso di Marx ed Engels affinché nessuno lo possa più ingannare, corrompere e deviare dalla via dell'emancipazione e del socialismo.
Noi siamo il partito del proletariato anche se gli operai, in maggioranza, ancor oggi danno la loro fiducia e i loro voti ai partiti della "sinistra" borghese e finanche, sia pure in misura minore, ai partiti della casa del fascio.
Lo siamo perché ne rappresentiamo gli interessi immediati e a lungo termine; perché possediamo e attuiamo la sua ideologia e cultura; perché la struttura del PMLI è modellata e funzionale alla sua natura, alle sue esigenze e ai suoi scopi rivoluzionari di classe; perché il nostro Programma generale si propone di guidarlo di tappa in tappa verso la conquista del potere politico.
Noi siamo il Partito del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che è la sintesi dell'esperienza storica del proletariato internazionale, la cultura del proletariato, la guida per l'azione dei marxisti-leninisti di tutto il mondo.
Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è l'arma ideologica e politica più potente che possiedono il proletariato e i maxisti-leninisti di tutto il mondo. Come dimostra infatti la storia, solo possedendo e brandendo quest'arma si possono vincere le battaglie contro la borghesia e i revisionisti, avanzare nella lotta di classe, conquistare e difendere il socialismo dagli attacchi esterni dell'imperialismo, del nazismo e del fascismo e da quelli interni dei traditori revisionisti.
Senza quest'arma, come dimostra la stessa esperienza del movimento operaio italiano, il proletariato è in balia della borghesia e dei revisionisti, dei neorevisionisti e dei trotzkisti. Non è capace di distinguere l'amico dal nemico, i falsi amici dai veri amici, gli imbroglioni politici vestiti di rosso dai rossi autentici; non è capace di sottrarsi all'influenza della cultura, della morale, della politica, della pratica sociale borghesi.
Quest'arma non deve quindi essere usata solo dai marxisti-leninisti ma dall'intero proletariato e da tutti gli alleati del proletariato, compresi gli intellettuali del popolo, che sul fronte culturale sono decisivi per fare a pezzi il liberalismo, che è la cultura della borghesia e di tutti i suoi partiti.
Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e i partiti comunisti sono nemici mortali della borghesia, del capitalismo, dell'imperialismo e del fascismo. Per questo l'Unione europea imperialista e la Repubblica ceca governata dai socialisti hanno già cominciato l'iter per metterli fuori legge.
In Italia ancora nessun partito borghese ha avuto il coraggio di scendere su questo terreno, e nel breve periodo sarà difficile che siano messi fuori legge i partiti che si richiamano al comunismo. Tuttavia bisogna essere pronti a tutto, e prepararsi per tempo per poter continuare la nostra opera rivoluzionaria nelle nuove eventuali condizioni.
Noi siamo il partito del socialismo. Il capitalismo non ci sta bene. Dall'Unità d'Italia a oggi, e sono passati 145 anni, non è stato capace di eliminare le guerre, il fascismo, il razzismo, il sottosviluppo del Sud, le mafie e la camorra, la miseria, la disoccupazione, le disuguaglianze sociali, la disparità dei sessi, le differenze tra città e campagne.
Maturando le condizioni oggettive e soggettive andrà distrutto. Bisogna dirlo chiaro e forte, per il bene del proletariato, delle masse, delle nuove generazioni e dell'umanità. Non bisogna farsi irretire dalle anime pie come Bertinotti che predicano la nonviolenza e il rispetto dei nemici di classe.
Quando la lotta di classe richiede l'uso della violenza rivoluzionaria di massa, non certo di piccolo gruppo e nemmeno della sola avanguardia, non bisogna pensarci due volte a praticarla. Bisogna usare risolutamente non solo i metodi di lotta pacifici e legali, ma anche quelli violenti e illegali. Purché sempre sia un fatto di massa.
E quando scoccherà l'ora della rivoluzione socialista tutti in piazza e alle armi per dare la scalata al cielo. Vorrà dire che a quel punto la misura è colma, la borghesia non è più in grado di mantenersi al potere con l'inganno parlamentare, riformista e costituzionale e il proletariato e i suoi alleati sono pronti e decisi per battersi per il socialismo.
Il proletariato non deve contentarsi delle briciole del capitalismo, ma deve battersi per avere tutto ciò che oggi appartiene alla classe dominante borghese, perché è frutto del suo sudore e del suo sangue. Dopo la rivoluzione socialista e l'instaurazione del socialismo, ogni cosa deve appartenere al popolo e deve essere goduto da esso attraverso la dittatura del proletariato basata sull'alleanza degli operai e dei contadini cui contribuirano i gruppi sociali amici (i tecnici, i professionisti, gli intellettuali, ecc.).
Mentre il rinnegato e liberale D'Alema, presidente dei DS, è "impegnato a moderare gli eccessi del capitalismo", come ha dichiarato a "l'Unità" dell'11 marzo, noi siamo invece impegnati a combattere tutti gli atti del capitalismo per strappargli nell'immediato quanto più è possibile a favore del proletariato e delle masse, e in prospettiva per sopprimerlo.
Non ci può essere un capitalismo "buono" e uno cattivo, un liberismo sopportabile e uno insopportabile. Il capitalismo è sempre capitalismo e la sua politica economica e sociale è sempre liberista e insopportabile per gli operai, i lavoratori, i pensionati e le masse popolari.
Noi non vogliamo addolcire il capitalismo ma eliminarlo. Non è però possibile se non si cambia completamente economia, Stato, società e potere politico. Il che può avvenire solo nel socialismo.
Il nostro socialismo è quello elaborato da Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao e realizzato da questi ultimi tre maestri che non ha nulla a che vedere con i cosiddetti "socialismo del XXI secolo", "socialismo dei cittadini" e "socialismo della persona". Il primo proposto da certi governanti democratico borghesi dell'America latina, il secondo dal riformista premier spagnolo Zapatero e il terzo dal trotzkista ghandiano Bertinotti.
Queste parole d'ordine ingannatorie comunque dimostrano che il socialismo non è morto e sepolto, e che gli imbroglioni politici riformisti, socialdemocratici e trotzkisti hanno di nuovo bisogno di ricoprirsi dietro di esso, e di tornare a sventolarlo per tenere sotto controllo il proletariato, le masse e le nuove generazioni che sperimentano sulla loro pelle le "bellezze" del capitalismo.
Il nostro disegno generale del socialismo è stato tracciato dal 3° Congresso nazionale del PMLI, che si è tenuto a Firenze il 27, 28 e 29 dicembre del 1985, e ad esso continuiamo ad attenerci.
Ma perdurando il capitalismo, come indica il documento elettorale dell'Ufficio politico del PMLI, "dobbiamo batterci per vietare all'Italia di partecipare a qualsiasi guerra che non sia di difesa del proprio territorio, per l'uscita dell'Italia dalla Nato, dall'Ueo, e da tutte le altre alleanze imperialiste e militari, per la chiusura delle basi Usa e Nato in Italia, per il ritiro immediato dell'Italia dall'Iraq, dall'Afghanistan e dai Balcani, per il dimezzamento delle spese militari, il ripristino dell'esercito di leva e l'abolizione di quello professionale.
Dobbiamo batterci per lo sviluppo e l'industrializzazione del Mezzogiorno, il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i lavoratori, la cancellazione di ogni forma di precariato e di flessibilità, il ripristino della scala mobile, il diritto alla casa per tutti, compresi i migranti, il risanamento delle periferie ghetto.
Dobbiamo batterci per la nazionalizzazione di tutte le grosse banche e aziende, a cominciare dall'intero gruppo Fiat, un sistema fiscale basato sulle imposte dirette che attui una vera ed effettiva progressività nella tassazione dei redditi attraverso una lotta rigorosa all'evasione, erosione ed elusione fiscali e l'unicità di imposta per tutte le fonti di reddito, una imposta patrimoniale progressiva su tutti i beni immobili e mobiliari (titoli azionari e simili, depositi bancari, ecc.), con l'esenzione della prima casa di abitazione e il piccolo risparmio entro il tetto di 130 mila euro indicizzati.
Dobbiamo batterci per le pensioni, la sanità, l'acqua, la scuola e l'università pubbliche e per cancellare i progetti della Tav in Val Susa, del Ponte sullo Stretto, del Mose a Venezia e degli inceneritori.
Dobbiamo batterci per la piena parità tra donne e uomini in campo politico, sociale, sindacale, professionale e familiare, per la socializzazione del lavoro domestico, i diritti civili e i pacs, l'abolizione del Concordato, l'abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, la difesa della 194.
Dobbiamo batterci per la cancellazione di tutte le leggi e le controriforme dei governi Berlusconi".
Condanniamo e respingiamo l'interferenza elettorale del cardinale Ruini contro l'aborto, l'eutanasia e i pacs, la cui posizione è condivisa da Berlusconi e da Prodi.

La vera scelta di classe
Nell'attuale campagna elettorale due grosse coalizioni borghesi si stanno disputando i voti del popolo per ottenere il governo nazionale, che non è altro che il comitato di affari della borghesia. Entrambe le coalizioni hanno una natura, un carattere, una storia, una composizione borghesi e capitalistici. Solo che quella guidata dal neoduce Berlusconi è l'espressione diretta della destra borghese, mentre quella guidata dall'economista borghese e democristiano Prodi è l'espressione diretta della "sinistra" borghese.
Sono quindi le due facce della medaglia del capitalismo che hanno lo stesso intento di perpetuare il capitalismo e il potere politico della classe dominante borghese, pur rappresentando cordate diverse dei cosiddetti "poteri forti" dell'economia, della finanza, dell'industria, dell'agricoltura, dei servizi e dello Stato.
In entrambe le coalizioni sono completamente esclusi il proletariato e le masse popolari e i loro interessi. Le cose che vengono promesse a loro sono solo delle briciole del lauto banchetto dei capitalisti e dell'alta e media borghesia.
Quello che però è più grave e intollerabile è che entrambe le coalizioni utilizzeranno i voti del proletariato e del popolo per opprimerli e tenerli subalterni alla classe dominante borghese e al capitalismo.
E' facile che questi concetti fondamentali vengano recepiti dall'elettorato di sinistra, ma solo se sono riferiti alla casa del fascio e non all'Unione. Un po' perché è velato dal giusto odio di classe che nutre verso il nuovo Mussolini, ma più perché ancora non ha preso coscienza che l'Unione è un'altra cosa rispetto al proletariato e sta dall'altra parte della barricata.
Eppure è uno sforzo di analisi e di riflessione che esso deve fare, bandendo ogni sentimentalismo e giustificazionismo e respingendo con forza qualsiasi ricatto morale, economico e sociale, per tutelare i propri interessi di classe e per tenere aperta la porta verso la nuova società socialista. Sempre, e specialmente in questo caso, è assolutamente necessario stare ai fatti e alla cruda realtà, che ci piaccia o non ci piaccia.
Berlusconi e i suoi gerarchi hanno fatto una nuova marcia su Roma e restaurato completamente il fascismo sotto nuove forme, nuovi metodi e nuovi vessilli. E' un dato di fatto. Ma è altrettando un dato di fatto che questo crimine storico è stato possibile grazie alla connivenza del nuovo Vittorio Emanuele III, Ciampi, e senza alcuna reazione della "sinistra" borghese, nonostante il nostro allarme antifascista e il nostro invito alla conseguente mobilitazione che risalgono al 1994, il giorno stesso del varo del primo governo Berlusconi.
Berlusconi e la sua politica sono stati accreditati dalla Bicamerale golpista di D'Alema, e addirittura la "sinistra" borghese l'ha emulato facendo la guerra imperialista all'ex Jugoslavia, sovvertendo da destra la Costituzione democratico borghese e antifascista con la controriforma del titolo V, facendo le privatizzazioni, contribuendo alle controriforme delle pensioni, della scuola e dell'Università e introducendo la precarietà e la flessibilità del lavoro col pacchetto Treu.
Prodi è arrivato persino a scavalcare a destra Berlusconi al primo faccia a faccia televisivo con costui quando ha dichiarato: "Quanto all'Iran, è inammissibile che si doti di armi nucleari. Sanzioni come pure un eventuale intervento armato si possono fare, ma in ambito Onu".
Una conferma della linea guerrafondaia e imperialista dell'Unione espressa in precedenza da D'Alema secondo cui "l'esportazione della democrazia è un'idea giusta e non si può escludere l'uso della forza".
No, signori aspiranti governanti imperialisti, con l'Onu o senza l'Onu nessun paese, a cominciare dagli Usa e da Israele sionista, ha il diritto di bombardare l'Iran e di esportare con le armi la democrazia borghese.
Come è possibile allora che l'elettorato di sinistra dia il proprio voto ai partiti dell'Unione borghese, in particolare a quelli che vengono definiti i "meno peggio", ossia il PRC, il PdCI compresi i candidati della "sinistra" dei DS?
Non è sufficiente criticarla, anche aspramente, come fanno alcuni gruppi alla sua "sinistra", e poi votarla lo stesso. Sostenendo la tesi che "i conti si fanno dopo" la eventuale vittoria elettorale. I conti invece si devono fare subito, non votando l'Unione e i suoi partiti e dando il voto al PMLI e al socialismo attraverso l'astensionismo.
La vera scelta elettorale di classe non è tra l'uno o l'altro partito delle due coalizioni borghesi, tra il capitalismo col volto di Berlusconi e il capitalismo col voto di Prodi, ma tra i partiti del regime e il PMLI, tra il capitalismo e il socialismo.
In altri termini, rimarcando bene le posizioni: O con il socialismo o con il capitalismo. Non c'è un'altra scelta. O con il PMLI o con i partiti borghesi, comunque denominati. Non c'è un'altra scelta. O votare il PMLI e il socialismo attraverso l'astensionismo o votare i partiti del regime e il capitalismo. Non c'è altra scelta.
Speriamo che questo nostro messaggio giunga alle forze sociali, culturali e religiose antifasciste, anticapitaliste e antimperialiste più sensibili verso il socialismo, e che agiscano di conseguenza. Queste forze sono assai utili alla causa del proletariato, del socialismo e del PMLI.
Non c'è affatto bisogno di sperimentare altri cinque anni di governo della "sinistra" borghese. L'abbiamo già provata dal '96 al 2001, la vediamo ogni giorno all'opera avendo in mano il governo del 75% degli enti locali e il 70% delle regioni, che corrisponde a 16 regioni su 20, 74 province su 108 e 5 mila comuni su 8 mila, tra cui il comune e la provincia di Napoli e la regione della Campania.

L'astensionismo marxista-leninista
L'astensionismo elettorale marxista-leninista è in funzione della nostra strategia anticapitalista e per il socialismo. L'abbiamo adottato per cinque motivi fondamentali.
Il primo. Come abbiamo già detto prima, il proletariato, che raccoglie le operaie e gli operai dell'industria, dell'agricoltura e del terziario, non ha attualmente la coscienza di essere una classe per sé e di essere sotto l'influenza della cultura borghese. In generale, è assolutamente privo della propria cultura rappresentata dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao e pensa e lotta su un piano esclusivamente economico, sindacale e riformista. Non si pone il problema di rovesciare il capitalismo e conquistare il potere politico.
Spetta quindi al PMLI infondergli la coscienza, la cultura, la mentalità, la pratica sociale rivoluzionarie, anticapitaliste, antistituzionale e marxiste-leniniste.
L'astensionismo elettorale ci serve a questo scopo. In particolare per abbattere le illusioni elettorali, parlamentari, governative, riformiste e pacifiste.
Il secondo motivo. E' ormai sotto gli occhi di tutti che le istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera, il parlamentarismo e l'elettoralismo borghesi sono completamente degenerati nel presidenzialismo, nella corruzione e nell'arrivismo. Lo dimostrano le risse e i ricatti per le candidature, il pagamento delle candidature, la spartizione delle candidature con criteri nepotistici e clientelari, il passaggio da una coalizione all'altra pur di ottenere una candidatura, la presenza nelle liste e in parlamento di elementi indagati e persino di condannati, l'occupazione delle liste e dei posti in parlamento e nel governo da parte di alti, medi e piccoli borghesi con l'esclusione degli operai e dei contadini, il distacco degli eletti dai propri elettori, lo spionaggio elettorale, gli stipendi e i privilegi da nababbi dei parlamentari (ben 15 mila euro netti al mese), dei governanti nazionali, regionali, provinciali e comunali.
Ciò ha creato uno sdegno generale da parte dell'elettorato anche se poi non si traduce in un totale astensionismo. Subentrano altri fattori che lo frenano. Il nostro astensionismo di fronte a questo stato di cose incoraggia e spinge l'elettorato a una rivolta morale e politica negando il voto ai partiti e ai candidati borghesi e corrotti e dandolo al PMLI astenendosi.
Il terzo motivo. La storia dell'elettoralismo e del parlamentarismo borghesi, del parlamento e delle altre istituzioni rappresentative borghesi dimostra che essi alla fine sono riusciti a imprigionare il proletariato, ossia a non farlo uscire dalla democrazia borghese e dai confini e dalla legalità della Costituzione, a corrompere i partiti revisionisti e riformisti che lo rappresentavano, anche se non su un piano di classe e rivoluzionario, e a incrementare nell'elettorato di sinistra le illusioni elettorali, riformiste, governative, pacifiste e legalitarie.
Il nostro astensionismo ci serve per emancipare il proletariato e l'elettorato di sinistra dall'elettoralismo e dal parlamentarismo borghesi affinché essi possano condurre liberamente e senza alcun vincolo parlamentare, istituzionale e costituzionale la lotta contro il capitalismo, il suo Stato e i suoi governi.
Inoltre il nostro astensionismo serve per delegittimare, isolare, indebolire e disgregare le istituzioni rappresentative borghesi e i partiti che le appoggiano e ne fanno parte.
Il quarto motivo. L'astensionismo oggi è diventato una pratica di massa. Quando noi l'abbiamo cominciato a propagandare, esattamente alle prime elezioni regionali del 1970, sotto la celebre citazioni di Mao "Il potere nasce dalla canna del fucile", l'astensionismo nelle sue tre forme (diserzione delle urne, schede annullate o lasciate in bianco) non oltrepassò l'11,8% dei voti.
Nel 1968 alle elezioni politiche della Camera col sistema proporzionale l'astensionismo era del 10,6% e alle ultime elezioni politiche del 2001 segnava il 24,07%, pari a 12.074.857 elettori.
E' il "primo" partito virtuale. Anche se non si può dare per scontato che mantenga questa posizione nella tornata elettorale di aprile. Potrebbe anche tenerla, ma si potrebbe verificare un'oscillazione all'ingiù, data l'infuocata battaglia in corso tra le due coalizioni, il dispendio di mezzi e di euro e le forti pressioni da parte di tutte le forze borghesi e della chiesa cattolica sull'elettorato affinché non diserti le urne.
Comunque andrà a finire, noi dobbiamo fare la nostra parte per convincere quante più persone possibile ad astenersi. Anche se la nostra incidenza sarà minima, poiché possiamo propagandare l'astensionismo solo il 102 comuni su oltre 8.000, con forze e mezzi assai modesti, al di sotto delle necessità, nel più totale silenzio dei media, subendo la continua sopraffissione dei nostri manifesti da parte dei partiti delle due coalizioni borghesi.
Attualmente l'astensionismo è quasi tutto spontaneo, e pur dovuto alle più disparate motivazioni è una chiara dimostrazione di dissenso, di delegittimazione verso questo partiti parlamentari, queste istituzioni e questo governo. Il qualunquismo è tutta un'altra cosa: è menefreghismo, interessarsi solo dei propri problemi, disimpegno dalla lotta politica. Chi si astiene invece, anche se non è un marxisti-leninista, sa bene quello che fa e perché lo fa. Lo dimostra l'oscillazione del voto astensionista, che a volte sale e a volte scende.
Noi non possiamo lasciar soli questi milioni di astensionisti. Anzi dobbiamo incoraggiarli, sostenerli e portarli sulle nostre posizioni politiche e strategiche, non necessariamente anche sulle nostre posizioni ideologiche se sono dei credenti di qualsiasi religione.
Nostro compito è quello di trasformare l'astensionismo spontaneo, in astensionismo organizzato, l'astensionismo generico in astensionismo politicamente qualificato su un piano antistituzionale, antigovernativo, anticapitalistico e per l'Italia unita, rossa e socialista.
Il quinto motivo. Nel passato era necessario e conveniente per il partito del proletariato partecipare al parlamento per utilizzare anche questa istituzione borghese per combattere la borghesia, il capitalismo, le sue istituzioni e lo stesso parlamento, per elevare la coscienza e la combattività politica delle masse e accumulare le forze sufficienti per la rivoluzione socialista.
Ma oggi, e da tempo, non è più necessario e conveniente. L'esperienza è già stata fatta e i risultati sono stati negativi per il proletariato e per la lotta di classe per il socialismo. Abbiamo visto che col partecipazionismo parlamentare è più quello che si perde rispetto a quello che si guadagna. Si guadagna in visibilità ma si perde tutto il resto.
La storia politica, elettorale e parlamentare dimostra che la conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato non passa dal parlamento. Sia perché non è possibile che il partito del proletariato ottenga da solo, o assieme ad eventuali altri partiti che vogliono anch'essi il socialismo, la maggioranza parlamentare, specie in presenza delle attuali leggi elettorali e del controllo della maggioranza dell'elettorato di sinistra da parte dei partiti sedicenti comunisti e della "sinistra" dei DS.
Sia perché la destra della classe dominante borghese ricorrerebbe senza indugio al colpo di Stato, alle stragi, al terrorismo, all'eliminazione fisica dei politici borghesi invisi per impedire o cancellare la vittoria elettorale maggioritaria del partito del proletariato. Esattamente come è accaduto dalla strage di Portella delle Ginestre del 1947 in poi.
Tutto ciò ci spinge a far leva anche sull'astensionismo elettorale per raggiungere quei risultati ideologici, politici, organizzativi, pratici e strategici che l'uso del parlamento non ci permetterebbe.
Il nostro astensionismo elettorale è tattico, non strategico e di principio, corrispondente alla situazione del nostro Paese e all'esperienza politica e parlametnare del movimento operaio italiano. Siamo dei marxisti-leninisti non dei bordighisti, degli anarchici, degli "ultrasinistri" che mai e poi mai parteciperebbero al parlamento borghese.
Noi usiamo l'astensionismo elettorale fino a che serve ai nostri fini rivoluzinari e strategici, pronti ad accantonarlo, per poi magari rilanciarlo successivamente, se dovesse cambiare la situazione o se volessimo attuare una eventuale tattica elettorale e parlamentare. Tuttavia, perdurando questa situazione politica, elettorale, parlamentare e istituzionale e i problemi soggettivi accennati, è impensabile che si possa fare a meno del nostro astensionismo elettorale.
In ogni caso rimane ferma e stabile la nostra proposta strategica delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo. Per questo invitiamo tutti i fautori del socialismo, fin dalle ragazze e dai ragazzi di 14 anni, di creare in ogni quartiere le Assemblee popolari che riuniscano gli astensionisti elettorali che si dichiarino anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo, e siano disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni rappresentative borghesi, i governi centrale e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime.
L'organizzazione e la vita delle Assemblee popolari devono essre regolate dalla democrazia diretta, la quale deve stare alla base anche dei Comitati popolari composti paritariamente da donne e uomini fin dall'età di 16 anni. I membri dei Comitati devono essere eletti dalle Assemblee popolari con voto palese su mandato revocabile dalle stesse Assemblee.
Partendo dalle Assemblee popolari e dei Comitati popolari dei quartieri e passando dai Comitati popolari delle città, delle province e delle regioni dobbiamo arrivare a costituire un vertice denominato Comitato popolare nazionale affinché a ogni livello delle istituzioni rappresentative della borghesia e dei governi borghesi vengano contrapposte le istituzioni rappresentative delle masse.
Queste hanno lo scopo di elaborare progetti e rivendicazioni inerenti alle specifiche situazioni e di mobilitare tutte le masse del proprio territorio per sostenere tali progetti e rivendicazioni.
Le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo devono essere in grado di costituire dei contraltari, delle centrali alternative e antagoniste rispetto alle istituzioni rappresentative borghesi e ai governi borghesi.
I fautori del socialismo astensionisti non devono quindi ritenersi appagati dal voto astensionista, ma debbono prendere sulle proprie spalle questo progetto strategico del Partito, e cercare di realizzarlo nel proprio quartiere. In modo che la loro posizione politica astensionista non sia il fatto di un giorno o di una campagna elettorale astensionista ma l'impegno permanente a servire il popolo e la causa del proletariato, del socialismo e del PMLI. Intanto partecipando attivamente ai nostri sforzi tesi a sviluppare, costruire e radicare il PMLI, magari decidendo di entrare nel PMLI, ora che il Partito è in piena battglia elettorale. Sarebbe una risposta fulminante agli imbroglioni politici travestiti di rosso e una gioia grande per il proletariato rivoluzionario e per il PMLI.
Ci sono degli elettori di sinistra che raccomandano al PMLI di non astenersi, di non fare propaganda astensionista, di votare "almeno questa volta" per i partiti dell'Unione per cacciare Berlusconi. Comprendiamo lo spirito della richiesta ma la riteniamo improponibile e assolutamente inaccettabile. Per i motivi sopra detti e perché rinunciare ai nostri voti astensionisti per darli all'Unione vorrebbe dire cancellare il PMLI e far tornare indietro di 39 anni, dall'anno cioè in cui abbiamo cominciato a muovere i primi passi marxisti-leninisti, la storia del movimento operaio e della lotta contro il revisionismo moderno che ingaggiammo sotto l'esempio e l'ispirazione di Mao.
Altri elettori di sinistra ci chiedono di allearci elettoralmente e politicamente con l'Unione. Non è possibile. Le strategie sono opposte, antagoniste e inconciliabili. A livello elettorale e parlamentare è impossibile, a livello governativo è impossibile. Ma sulle questioni, anche politiche, su cui possiamo trovare un'intesa è possibile. Vedi il nostro impegno militante nei Comitati unitari per il NO al referendum sulla controriforma costituzionale della casa del fascio, che se passasse legalizzerebbe la Costituzione del regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista.
Care compagne, cari compagni, care amiche, cari amici,
non un voto ai partiti della casa del fascio! Non un voto ai partiti dell'Unione della "sinistra" borghese! Tutti i voti dei fautori del socialismo al PMLI attraverso l'astensionismo! Tutti i voti di chi non è d'accordo con la destra e la "sinistra" borghese al PMLI attraverso l'astensionismo!
Basta col capitalismo! Basta con la borghesia al potere! Basta con i partiti falsamente comunisti! Basta con le illusioni elettorali, parlamentari, governative, riformiste, pacifiste e legalitarie!
Per noi marxisti-leninisti questi cinque basta sono chiari e fermi, speriamo che sia lo stesso anche per voi, e che diventino presto patrimonio per tutto il proletariato e per tutte le classi e i gruppi sociali alleati del proletariato, compresi le ragazze e i ragazzi che aspirano a un futuro di libertà, democrazia, pace, giustizia sociale e benessere.
Noi riponiamo le più grandi speranze verso i giovani, a cominciare di quelli che sono già marxisti-leninisti, per il presente e per il futuro del nostro amato Partito, per il risveglio rivoluzionario del proletariato e delle larghe masse popolari, per la vittoria del socialismo sul capitalismo.
Lottiamo contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista!
Lottiamo contro i governi della destra e della "sinistra" borghese!
Uniamoci per la creazione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo!
Uniamoci nel voto astensionista per il PMLI e il socialismo!
Uniamoci per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi maestri e con il PMLI vinceremo!

Marzo 2006