Il 28,2 per cento dei giovani è disoccupato
Le misure tampone del governo favoriscono i padroni non i giovani in cerca di lavoro

di Federico Picerni*
Definire preoccupanti i dati Istat sulla disoccupazione giovanile in Italia aggiornati a febbraio sarebbe usare un eufemismo. Difatti per la fascia compresa fra i 15 e i 24 anni si parla di un 28,2% di disoccupati, un dato fra i peggiori in Europa; è inoltre un aumento dello 0,8% rispetto a gennaio e del 4% rispetto a febbraio 2009. Il dato è ancora peggiore se si tiene presente che la fascia d'età interessata comprende quei giovani che non hanno completato gli studi universitari o nemmeno quelli superiori, ma sono comunque già alla ricerca di un lavoro e il cui numero aumenta sempre di più per effetto della crisi economica. Nel 2009 ben il 36% dei giovani del Sud e il 20% dei giovani del Nord sotto i 24 anni hanno cercato un impiego. In testa vi sono le giovani disoccupate.
La situazione è doppiamente grave perché da un lato si tratta di un giovane su tre che non riesce a trovare lavoro, dall'altro è lampante che sono sempre più i giovani, magari figli di disoccupati o cassintegrati, che non riescono a permettersi gli studi e sono così costretti ad andare a lavorare prestissimo.
Tutto ciò avviene senza che vengano presi provvedimenti in favore di questi giovani disoccupati; anzi, Berlusconi incurante dei fatti va dicendo che la crisi è finita. Per i magnati della finanza e dell'industria sicuramente è così, ma non per i lavoratori e i giovani alla ricerca del primo impiego; i dati parlano chiaro! Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, ha infatti detto: "La crisi è a pieno regime ed è ora che gli slogan su un Paese che ne sarebbe fuori cessino".
Totalmente fuori luogo l'affermazione del presidente dell'Inps, Antonio Mastropasqua, per il quale i giovani dovrebbero "rimboccarsi le maniche" e quindi il fatto che la percentuale dei disoccupati aumenta non è dovuto tanto alla mancanza di lavoro, quanto alla pigrizia dei giovani.
Dal governo arrivano "soluzioni" che, tanto per cambiare, vanno incontro alle esigenze dei padroni ma non dei giovani in cerca di lavoro. E infatti Sacconi afferma che è in cantiere "uno specifico piano per l'occupazione dei più giovani attraverso tirocini e contratti di apprendistato". La ministra della Gioventù Meloni accusa un non meglio specificato "atteggiamento tutto italiano che penalizza le nuove generazioni"; più chiaro è il libro Il Governo dei giovani, presentato il 24 marzo, che raccoglie le iniziative governative in riferimento ai giovani e propone, per rilanciare l'occupazione giovanile, apprendistato e lavoro a chiamata, rispolverando "alcune norme della legge Biagi", come vi si legge.
È evidente che queste "soluzioni" del governo mirano solamente a permettere ai padroni di assumere i giovani per un po', sottopagarli, sfruttarli e ricattarli, per poi tornare a gettarli nella disoccupazione.
Non saranno certo queste misure a risolvere il problema. Per noi marxisti-leninisti occorrono immediatamente interventi decisi per dare ai giovani un lavoro stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato, che vadano dall'abolizione dell'apprendistato e delle altre discriminazioni economiche nei confronti dei giovani alla ricerca del primo impiego, a provvedimenti d'emergenza per l'assunzione dei giovani disoccupati, specie nel Mezzogiorno.

*Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI

7 aprile 2010