Come emerge dal "Piccolo dizionario della riforma scolastica"
Lo scolaro professionale della Moratti
Il ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR) ha deciso di sperperare diversi milioni di euro della collettività per pubblicizzare la controriforma scolastica neofascista appena varata per farla digerire agli studenti e alle loro famiglie. E lo fa con la pubblicazione del Piccolo dizionario della riforma intitolato "Le parole di una scuola che cresce", un opuscoletto che dovrebbe fornire, dalla "A" di alfabetizzazione alla "V" di valutazione, chiarimenti in merito ai termini usati nella legge n. 53, la controriforma scolastica, e ai meccanismi di funzionamento della scuola della seconda repubblica."
I chiarimenti che emergono non possono che confermare la giustezza di tutte le lotte, le contestazioni e proteste degli studenti, dei genitori e insegnanti contro la scuola disegnata dalla "riforma" Moratti, il cui impianto assomiglia sempre di più a quello del ventennio fascista, per una forte caratterizzazione nozionistica, classista, meritocratica e aziendalistica e oramai consegnata nelle mani dei privati, della confindustria e della chiesa cattolica. Secondo il "dizionario" morattiano alle famiglie spetta il controllo coercitivo sul rendimento scolastico dei figli che deve essere in linea con le richieste della scuola, che poi sono quelle del mercato. Il tutto con una forte esaltazione dell'individualismo borghese e clericale e con una retorica ingannatoria e contorta che pone l'individuo come soggetto centrale dell'azione scolastica per poi connotarlo come oggetto, o come "prodotto" del percorso di formazione, inquadrato professionalmente.
Lo studente che emerge dal "dizionario", al di là delle infarciture lessicali, è quel "soggetto-oggetto" della formazione scolastica, senza personalità, interessi e necessità, ma contenitore da riempire, precocemente e velocemente, di nozioni e apprendimenti, regole e comportamenti, un insieme di competenze da verificare e certificare, da addomesticare e tenere sotto controllo. Il suo curriculum sarà schedato nel portfolio, compresa la condotta, strumento di "valutazione autentica" dei livelli di competenza raggiunti da ciascun soggetto, cioè documento indispensabile di schedatura sotto il controllo degli insegnanti, in particolare del carrierista "tutor", che con l'aiuto della famiglia servirà ad addomesticare i più "ribelli" e a indirizzarli precocemente dove sono più richiesti dal mondo del lavoro. Anzi la famiglia come "testimone privilegiato" dopo aver "percepito il profilo educativo, culturale e professionale al quale i bambini devono corrispondere", cioè la precoce canalizzazione, "deve essere informata di tutti gli scostamenti che possono divergere da tale direttrice". Cioè chi può pagarsi laboratori e attività extrascolastiche deve assecondare le "predisposizioni" dei propri figli verso una preparazione scolastica più completa, chi non può permetterselo dovrà affrontare percorsi dequalificati a cui saranno preclusi i livelli più alti dell'istruzione. Infatti i due sistemi, di istruzione e formazione professionale e quello dei licei "paralleli, o quasi", come afferma la Moratti nel "dizionario", non lo sono affatto perché i corsi di studio si differenziano nettamente per contenuti e programmi fin dal primo anno e a nulla valgono le assicurazioni qui espresse riguardo al "passaggio tra diversi percorsi" o il "transito" che gli studenti in qualsiasi momento potrebbero compiere teoricamente e solo teoricamente. Gli studenti dei professionali hanno un destino discriminato sia per il ridotto valore dei loro titoli di studio sia perché dipendono dagli stanziamenti e dalle risorse impiegate dalle regioni che diminuiscono in proporzione ai selvaggi tagli imposti dalla finanziaria a tutto vantaggio delle borghesie e gli imprenditori locali. Altro che "titolo di studio di validità europea"!
Mentre la si esalta come centro di sapere, uguaglianza e pari opportunità, la scuola è in realtà concepita come un'azienda. Tant'è che il linguaggio aziendale scandisce i suoi obiettivi: mète, traguardi, offerta, domanda e flessibilità, utili a ricondurre le funzioni e gli obiettivi della scuola e di chi ci studia alle esigenze del mercato del lavoro ed alle borghesie locali e nazionali. Vedi gli "stage" e "l'alternanza scuola-lavoro" che anticipano l'esperienza lavorativa, leggi sfruttamento capitalistico, avallata da "convenzioni" fra scuole e istituzioni, enti pubblici e privati così da sfornare i futuri lavoratori addestrati, docili e obbedienti pronti a garantire lauti profitti o quei quadri e dirigenti, ben preparati e attrezzati per dominare sulla scena economica e finanziaria perpetuando il dominio capitalistico. Esattamente quello che da sempre la borghesia e la chiesa cattolica hanno preteso dalla scuola pubblica.
Lo scolaro professionale della Moratti è quel giovane prodotto dai piani individualizzati e precocemente indirizzato per entrare nel mondo del lavoro, come mano d'opera specializzata, secondo modalità e tempi che corrispondono alle esigenze della seconda repubblica capitalista, neofascista e imperialista.
La scuola pubblica come la intendiamo noi deve essere un servizio sociale che abbia come padroni le studentesse e gli studenti. Cioè siano loro i protagonisti e gli artefici intorno ai quali devono ruotare la didattica e l'intera sua organizzazione, sottraendole al controllo del governo, del padronato, della chiesa cattolica e della classe dominante borghese in genere. Qualificata e sostenuta da cospicui finanziamenti pubblici, deve garantire un livello adeguato di istruzione e formazione culturale e tecnico-scientifica di base uguale per tutti, ed essere gratuita e obbligatoria fino a 18 anni.