Referendum del 21 giugno
Diserta le urne per non far passare la nuova legge elettorale fascista
Documento dell'Ufficio politico del PMLI

Berlusconi e Franceschini voteranno sì al referendum sulla nuova legge elettorale. Il motivo, per noi, è molto semplice: entrambi aspirano al bipartitismo, un elemento fondamentale della terza repubblica assieme al federalismo e al presidenzialismo, per dividersi la torta parlamentare, eliminando i partiti parlamentari più piccoli e riducendo a loro sgabelli quelli medi.
Ciò conferma che PDL e PD sono le due facce della stessa medaglia del regime capitalista e neofascista. Conferma anche che sia la legge elettorale vigente sia quella che scaturirebbe se passasse il referendum del 21 giugno hanno unicamente il compito di assegnare il potere governativo o alla destra o alla "sinistra" del regime e impedire al partito del proletariato di accedere al parlamento e al governo.
Infatti la nuova legge elettorale che verrebbe fuori dal referendum se vincesse il sì è ancor peggiore della legge Acerbo del 1923 con la quale Mussolini gettò le premesse per instaurare la sua dittatura fascista.

I contenuti del referendum
Il primo e il secondo quesito referendario riguardano il premio di maggioranza alla lista più votata e l'innalzamento della soglia di sbarramento rispettivamente per la Camera e per il Senato. Essi propongono l'abrogazione di quelle parti della legge Calderoli (la cosiddetta "porcellum") che prevedono il collegamento tra liste e la possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste.
Se passasse il referendum il premio di maggioranza non andrebbe più alla coalizione, ma i 340 seggi, cioè il 53,9% del totale dei seggi della Camera e il 55% dei seggi del Senato verrebbero attribuiti alla lista che raccoglie più voti delle altre, anche se questi voti dovessero corrispondere al 25%, o anche meno, dei voti validi.
Abolendo le coalizioni, inoltre, ogni lista sarà obbligata a superare la soglia di sbarramento del 4% alla Camera e dell'8% al Senato, riducendo così ulteriormente l'accesso al parlamento di tutti i partiti minori, a tutto vantaggio di quelli più forti.
Il terzo quesito referendario chiede l'abrogazione della facoltà di presentare candidature multiple, sia alla Camera che al Senato. Si tratta di un vero e proprio "specchietto per le allodole" per abbagliare l'elettorato e nascondere il nero disegno che ispira gli altri due quesiti.
I referendum elettorali non devono passare. La legge Calderoli del 2005 così come la legge Mattarella del 1993, hanno già completamente stravolto il sistema elettorale democratico borghese disegnato dalla Costituzione del '48, introducendo di fatto il presidenzialismo, aumentando il potere delle lobby economiche e finanziarie, personalizzando le battaglie elettorali, accentrando i poteri nei vertici istituzionali ai vari livelli, diminuendo il peso dell'elettorato sugli eletti, sulle istituzioni e sul governo, eliminando i partiti più piccoli, salvo quelli che si alleano e si sottomettono ai partiti maggiori.
Ma se passassero i referendum la situazione peggiorerebbe ulteriormente, consolidando il potere dei partiti più forti e attribuendo in sostanza a un unico partito un potere assoluto in materia istituzionale e legislativa, con maggioranze blindate in parlamento e un'opposizione parlamentare di fatto legata mani e piedi.
La legge che ne scaturirebbe è ancor più grave rispetto a quello che tentò nel 1953 la "legge truffa", attraverso la quale la DC avrebbe ottenuto il 65% dei seggi qualora avesse superato il 50% dei voti validi. Se vincessero i sì al referendum, la nuova legge sarebbe molto più simile alla legge Acerbo, che attribuiva i due terzi dei seggi alla lista che avesse ottenuto anche solo il 25% dei suffragi, e con la quale Mussolini pose le premesse per assicurarsi tutto il potere esecutivo e instaurare la dittatura fascista. Paradossalmente sarebbe ancora peggio della legge Acerbo perché la nuova legge non prevede alcuna soglia, e il premio di maggioranza va anche a chi ottiene meno del 25%.

Disertare le urne
Noi marxisti-leninisti siamo nettamente contrari a questa nuova legge elettorale fascista, così come siamo contrari alla legge elettorale fascista attualmente in vigore. Riteniamo che nel capitalismo il sistema elettorale migliore sia il proporzionale puro, senza alcun sbarramento, cioè quel meccanismo che attribuisce ai partiti i seggi in proporzione al numero dei voti ottenuti. È questo l'unico sistema elettorale che nel capitalismo possa consentire al Partito del proletariato, qualora tatticamente lo ritenesse utile, di accedere al parlamento e alle altre istituzioni rappresentative borghesi. Non è però il nostro caso poiché noi attualmente, e da tempo, siamo astensionisti alle elezioni comunali, provinciali, regionali, nazionali ed europee.
Diverso è il nostro atteggiamento nei confronti dei referendum verso i quali di volta in volta, trattandosi di questioni concrete e specifiche, scegliamo l'indicazione di voto più corretta e vantaggiosa per il proletariato e le masse popolari.
In questa tornata referendaria crediamo che l'indicazione più corretta e vantaggiosa sia quella di disertare le urne per impedire che si raggiunga il quorum del 50% più un voto, senza il quale il referendum viene invalidato.
Per noi marxisti-leninisti la diserzione dalle urne al referendum del 21 giugno non rappresenta un non-voto, un atteggiamento passivo e di disimpegno. Al contrario per noi la diserzione dalle urne è una scelta di voto vera e propria, un atto attivo e cosciente con cui l'elettorato vuol far saltare la nuova legge elettorale fascista.
Noi marxisti-leninisti auspichiamo che su questo obiettivo si realizzi la più ampia unità fra tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali, religiose sinceramente democratiche e antifasciste. Invitiamo tutte le Istanze di base e intermedie del Partito e tutti i simpatizzanti e amici che concordano con queste nostre posizioni a entrare nei Comitati per il "non voto" al Referendum Guzzetta che si stanno costituendo in varie città.
Là dove non esistono tali Comitati occorre che le nostre Istanze locali diano vita alle Squadre di propaganda per la diserzione al referendum.
Il nostro impegno referendario è parte integrante della nostra battaglia per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista e i partiti che la sostengono, e per l'Italia unita, rossa e socialista.

L'Ufficio politico del PMLI

Firenze, 16 maggio 2009