50° Anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo
Viva la Resistenza
Abbattere il governo Dini, il regime neofascista e il capitalismo per il socialismo
Documento del CC del PMLI

Nel 50° Anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo noi marxisti-leninisti italiani innalziamo con fierezza le nostre rosse bandiere e invitiamo gli autentici antifascisti a fare altrettanto in tutte le piazze d'Italia. Per non permettere che questa storica ricorrenza venga snaturata e strumentalizzata dal regime neofascista e dai suoi due poli all'insegna del tricolore, della pacificazione con i fascisti e dell'unità nazionale attorno alla classe dominante borghese e alla sua seconda repubblica in camicia nera. Bisogna portare in piazza quante più bandiere rosse è possibile soprattutto per rimarcare che oggi non ci può essere lotta al fascismo se non si combatte contro il regime neofascista e non si persegue l'obiettivo del socialismo.
La gloriosa Resistenza, questo avvenimento grandioso scritto col sangue, grazie al quale il nostro popolo si liberò dal barbaro invasore nazista e dalla tirannide fascista, appartiene e apparterrà sempre al movimento operaio e popolare italiano, e non alla classe dominante borghese, che stava con Mussolini e con Hitler, e partecipò poi alla guerra di liberazione solo per non essere trascinata nella loro disfatta e per potersi mantenere al potere.
Osando intraprendere la lotta armata contro l'invasore nazista e le bande fasciste ad esso asservite, il popolo italiano con alla testa la classe operaia ha scritto a lettere d'oro una pagina gloriosa cui bisogna continuare a ispirarsi per le nuove, dure e complesse battaglie che ci attendono.
Le donne hanno dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazi-fascismo. Infatti circa due milioni di donne, fra cui 35.000 partigiane combattenti, hanno preso parte in una forma o nell'altra alla Resistenza.
Il teatro principale della Resistenza è stato il Centro-Nord dell'Italia, con epicentro Milano. Ma la prima città italiana ed europea a liberarsi dai nazi-fascisti è stata Napoli con l'insurrezione popolare delle Quattro Giornate del settembre 1943. Firenze porta il vanto di aver giustiziato il filosofo del fascismo Giovanni Gentile.
Sacrificando le loro giovani vite affinché il mostro nazi-fascista fosse estirpato per sempre gli eroici partigiani - ai quali va l'eterna riconoscenza del PMLI, del proletariato e dell'intero popolo italiano - ci hanno lasciato in eredità un insegnamento che non dovrà mai essere dimenticato. Tanto più oggi che la classe dominante borghese, indossata di nuovo la camicia nera, anche se con la cravatta, tenta di far dimenticare il valore e il significato della Resistenza in nome della riconciliazione nazionale, del nazionalismo, del patriottismo e della difesa degli interessi neocolonialisti ed espansionisti dell'imperialismo italiano.
Per questo occorre oggi più che mai far rivivere il vero spirito della Resistenza innalzando la bandiera rossa contro il tricolore tanto caro ai fascisti, ai nazionalisti e alla borghesia: la bandiera rossa con la falce e martello dietro la quale andavano a combattere contro i tedeschi e i repubblichini i partigiani comunisti, che erano la componente principale, la più avanzata, determinata e cosciente, il cuore e il braccio forte della guerra di liberazione nazionale, intrecciata con la guerra civile contro i fascisti.

I partigiani comunisti, cuore della Resistenza
Certo, nella Resistenza non vi erano solo le Brigate garibaldine, ma le altre componenti politico-militari furono indubbiamente minoritarie, ebbero un ruolo secondario e spesso limitato alle ultime fasi della guerra di liberazione, e comunque il loro contributo alla Liberazione non è neanche lontanamente paragonabile a quello dato dalla componente proletaria e comunista. Esse erano egemonizzate dalla DC, dai socialisti, dai liberali, dagli azionisti, dalla monarchia, dal Vaticano e dagli imperialisti inglesi e americani. Anch'esse volevano l'indipendenza nazionale dagli imperialisti tedeschi e la liquidazione dello screditato fascismo, ma solo per assicurare continuità al dominio della borghesia e al sistema capitalistico e legare l'Italia agli imperialismi vincenti americano e britannico.
I partigiani comunisti, che sostenevano l'urto principale della lotta al nazi-fascismo, provenivano dalle file del proletariato, dei contadini, degli studenti e degli intellettuali antifascisti, ed erano tutt'uno con le larghe masse popolari che costituirono con il loro appoggio attivo alla lotta partigiana l'elemento decisivo e vittorioso della Resistenza.
I valori per cui combattevano erano l'antifascismo, l'antinazismo, l'indipendenza e la sovranità nazionali, la libertà. Valori comuni a tutte le componenti della Resistenza. Ma i partigiani comunisti erano anche antimperialisti, il loro punto di riferimento internazionale era la gloriosa Urss di Stalin e la loro aspirazione profonda era per una nuova società senza più sfruttamento e oppressione dell'uomo sull'uomo, una società da cui fossero sradicate per sempre le cause oggettive del fascismo e della guerra imperialista, e cioè il socialismo.
Oggettivamente la Resistenza di per se stessa non poteva realizzare questa aspirazione. Storicamente, politicamente e praticamente essendo una guerra di liberazione nazionale, anche se era intrecciata con la guerra civile contro i fascisti, inserita in un'alleanza antinazi-fascista tra l'Urss socialista da una parte e paesi capitalisti antinazifascisti dall'altra, non poteva avere i caratteri di una rivoluzione socialista. Il suo sbocco finale non poteva non essere che la sconfitta dell'invasore nazista e la liquidazione del fascismo e la riconquista dell'indipendenza e delle libertà democratico borghesi perdute a causa di esso. In pratica la restaurazione del regime democratico borghese su una base istituzionale e costituzionale più avanzata. La Resistenza doveva e avrebbe potuto essere una tappa verso un nuovo traguardo da perseguire subito dopo cogliendo tutte le occasioni favorevoli: e cioè quella della lotta della classe operaia per la conquista del potere politico e l'instaurazione del socialismo.
Questo sarebbe potuto avvenire, se la classe operaia avesse avuto alla sua testa una direzione marxista-leninista e non revisionista, riformista e di destra, come quella togliattiana coperta a sinistra dai trotzkisti Secchia e Longo. Grazie a questa direzione democratico borghese e opportunista, che risaliva già alla fondazione stessa del PCI diretto prima da Bordiga e poi da Gramsci, e che Togliatti tenne ben celata finché era vivo Stalin, la Resistenza si concluse con un compromesso istituzionale - la Costituzione repubblicana - a sfavore della classe operaia, quando avrebbe potuto essere ben più avanzato per il proletariato e conflittuale nei confronti dello Stato borghese appena ricostituito.
Mentre si dissolveva il fronte unito antinazi-fascista e gli imperialisti occidentali si rivolgevano contro l'allora campo socialista, e in Italia foraggiavano la destra e i fascisti e si preparavano con Gladio a soffocare nel sangue un'eventuale salita al governo del PCI, anche se avesse vinto le elezioni, i revisionisti togliattiani continuavano nella loro politica opportunista e servile verso la DC, la borghesia, il Vaticano e l'imperialismo, di riconciliazione nazionale con i fascisti e di criminale disarmo dei partigiani; al punto da non chiamare le masse alla rivolta quando nel '47 con un colpo di Stato De Gasperi estromise il PCI e il PSI dal governo di coalizione, e anzi da bloccare e spengere l'insurrezione popolare spontanea che divampò dopo l'attentato a Togliatti nel luglio del '48.

Sabotatori della lotta per il socialismo
Così è stato anche negli anni successivi, ogni volta che l'acutizzarsi della lotta di classe ha creato occasioni d'oro per la nostra classe operaia, per saldare i conti con la borghesia e prendere nelle proprie mani tutto il potere: che si tratti delle lotte di piazza contro la "legge truffa" elettorale del '53, dell'insurrezione popolare del luglio '60 contro il governo clerico-fascista Tambroni, o della Grande Rivolta del Sessantotto, che con l'"autunno caldo" operaio del '69 portò il Paese a un passo dalla rivoluzione socialista, sempre e regolarmente gli imbroglioni e traditori revisionisti e i loro reggicoda trotzkisti si sono adoperati per spengere le fiamme della lotta di classe e far fallire la rivoluzione.
Oggi che grazie anche alla loro omertà, complicità e sostegno attivo il fascismo è stato restaurato sotto nuove forme, e che soprattutto sotto la spinta dei governi Craxi, Amato, Ciampi, Berlusconi e Dini e dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga e di quello attuale Oscar Luigi Scalfaro è stato realizzato quasi integralmente (manca solo la repubblica presidenziale) il famigerato "piano di rinascita democratica" della P2 e di Gelli, che ricongiunge il regime neofascista alla dittatura fascista di Mussolini, questi rinnegati del comunismo, traditori della classe operaia e imbroglioni politici vorrebbero chiudere definitivamente anche la fase post-resistenziale, dopo averla già fatta abortire come tappa verso il socialismo. Fino al punto, come una vera e propria "sinistra" del regime neofascista, di appoggiare il governo neofascista e affamatore Dini (varato anche con l'astensione del polo del neoduce Berlusconi e Fini) e la sua stangata antipopolare di quasi 21 mila miliardi, sostenere elettoralmente l'economista borghese democristiano Prodi e riconoscere piena legittimità democratica ai fascisti e al loro caporione Fini.
Costoro tentano di far passare nella classe operaia e tra le masse antifasciste la tesi truffaldina che "non ci sono più nemici, ma solo avversari". Mentre invece il nemico di classe, la borghesia, esiste ancora, il fascismo esiste ancora ed è di nuovo al potere nella forma della seconda repubblica neofascista.
Altrettanto truffaldine, false e fuorvianti sono le parole d'ordine trotzkiste "Nuova Resistenza", "Resistenza continua", "Nuovi partigiani" e simili, che tendono a ridurre la lotta antifascista alla difesa della Costituzione e delle libertà democratico borghesi della prima Repubblica, che tra l'altro non esistono più perché ormai completamente cancellate e superate di fatto dal regime neofascista. Non si tratta quindi di restaurare il regime democratico-borghese, cioè la prima Repubblica, che era lo scopo immediato della Resistenza, ma di spazzar via il capitalismo, la classe dominante borghese e il suo regime e instaurare il socialismo. La Resistenza si è conclusa il 25 Aprile. Ora bisogna lottare per il socialismo.

L'alternativa al neofascismo è il socialismo
L'alternativa oggi non è tra la prima e la seconda repubblica ma tra il regime neofascista e il socialismo. Lottare per la libertà oggi, in piena seconda repubblica neofascista, significa per la classe operaia non guardare al passato, a una Costituzione che non esiste più e che i due poli del regime vogliono "riformare" nella seconda parte, ma praticare la lotta di classe per conquistare il potere politico.
Il socialismo è l'avvenire della classe operaia, l'unica società che gli può consentire di esercitare il potere, soddisfare i suoi bisogni ed aspirazioni, passare al comunismo, abolire le classi, emancipare se stessa e tutta l'umanità. Il problema fondamentale per la classe operaia, come durante la Resistenza e in tutti questi 50 anni è sempre lo stesso, quello della direzione: o alla sua testa ci sono i marxisti-leninisti o ci sono dei revisionisti, dei traditori, dei rinnegati del comunismo e degli imbroglioni come i vari Bordiga, Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, Natta, Occhetto, D'Alema, Bertinotti e Cossutta.
Per risolvere questo fondamentale problema la strada davanti alle operaie e agli operai avanzati, coscienti e combattivi, alle ragazze e ai ragazzi rivoluzionari, agli autentici antifascisti è una sola: fare un rigoroso bilancio critico e autocritico della storia del movimento operaio italiano e internazionale, andare o riandare ad attingere alla fonte pura e perenne delle opere e degli insegnamenti immortali dei grandi maestri del proletariato internazionale, dare tutta la forza al PMLI, l'unico Partito che lotta conseguentemente per abbattere il governo Dini, il regime neofascista e il capitalismo, per il socialismo.
Né con la destra del neoduce Berlusconi e di Fini né con la "sinistra" del regime neofascista di Prodi, D'Alema e Bertinotti, ma con i maestri e il PMLI, per il socialismo.
Viva il 25 Aprile! Viva i partigiani! Teniamo alta la bandiera della Resistenza e dell'antifascismo! Coi Maestri vinceremo!

Il Comitato centrale del PMLI
Firenze, 9 Aprile 1995