Secondo l'analisi dei flussi elettorali alle politiche 2013
Da dove ha preso i voti il Movimento 5 stelle

Le urne sono chiuse da quasi dieci giorni, ma l'analisi di ciò che è realmente successo, sul piano elettorale, alle politiche del 24 e 25 febbraio, merita un supplemento di analisi specie per quanto riguarda il boom del Movimento 5 stelle.
Mai come in questa tornata elettorale si è verificata infatti una grande mobilità dell'elettorato. Alcuni analisti valutano che circa 16 milioni di elettori, su circa 47 milioni aventi diritto, abbia modificato la propria scelta di voto rispetto alle politiche 2008. Il partito che si è maggiormente avvantaggiato di tale mobilità è senza dubbio il Movimento di Grillo e Casaleggio che, assente alle precedenti elezioni politiche, ha catturato in un sol colpo il consenso di circa 8 milioni e 700 mila elettori.
Da dove provengono questi elettori? Chi sono? A quali aree geografiche e classi sociali appartengono? Sono tutte domande alle quali hanno cercato di rispondere, più o meno felicemente, studiosi e analisti di flussi elettorali. Non sempre, peraltro, giungendo alle stesse identiche conclusioni.
Cercheremo quindi di riportare alcuni dati resi noti da vari istituti di analisi, premettendo che non siamo in grado di accertarne l'assoluta e rigorosa validità scientifica. In particolare, è abbastanza difforme la valutazione sull'apporto al M5S di elettori provenienti dall'area dell'astensionismo. Chi parla di 2 milioni, chi di 3 milioni di elettori ex astensionisti. Chi ne rimarca l'apporto (l'istituto SWG), chi lo sottovaluta (Istituto Cattaneo). Comunque è ragionevole supporre che una consistente fetta di elettori che in passato si erano astenuti, quest'anno abbiano sentito il richiamo della nuova sirena elettorale costituita dal M5S. Il che peraltro evidenzia ancor più il grande successo che ha registrato l'astensionismo, il quale, nonostante il M5S e altre trappole elettorali come "Rivoluzione civile" di Ingroia, è riuscito ad avanzare ancora del 5% ed è divenuto, calcolando le percentuali dei partiti sull'intero corpo elettorale, e non quindi solo sui voti considerati validi, il primo "partito" italiano anche nelle consultazioni politiche.

I flussi
Secondo l'istituto di ricerca SWG solo il 60% degli elettori chiamati alle urne quest'anno ha deciso di restare fedele al proprio partito. SWG, che ha analizzato i flussi elettorali con le elezioni europee del 2009, sostiene che ben il 37% dei voti al M5S proviene dall'astensionismo, il 30% dal "centro-sinistra" e il 27,3% dal "centro-destra". Fra i voti provenienti dal "centro-sinistra", l'11% verrebbe dal PD, il 12% dall'IDV, il 7% da altri partiti. I voti provenienti dal "centro-destra" sono invece così suddivisi: il 18% dal PDL, l'8% dalla Lega Nord, il 6% da altri partiti.
Sempre secondo questa analisi, 3 milioni sarebbero gli elettori che nel 2009 si erano astenuti e che nel 2013 hanno votato M5S.
Secondo un altro studio, quello di Tecnè, degli 8,7 milioni che hanno votato M5S, oltre 2,5 milioni provengono dal serbatoio elettorale del "centro-sinistra", 3,1 milioni da quello del "centro-destra" e 2 milioni dall'astensionismo.
Per Renato Mannheimer, che ha condotto lo studio sui flussi per la Rai, circa il 20% degli attuali elettori del M5S proviene dall'astensionismo registrato nel 2008. Il 21% dal PD e il 19% dal PDL, il 5% dall'IDV. Una parte assai consistente, ben il 16% dei voti a Grillo è costituito dai giovanissimi che erano chiamati alle urne per la prima volta.
Il M5S sarebbe, secondo Mannheimer, il partito che di gran lunga rispetto agli altri è riuscito a ricondurre alle urne gli astensionisti. Su 100 elettori che si erano astenuti nel 2008, infatti, 75 si sarebbero di nuovo astenuti, 3 avrebbero deciso di votare PD e altrettanti il PDL, solo 1 avrebbe votato Lega Nord e Fare per fermare il declino, mentre ben 17 sarebbero quelli che hanno deciso di tornare alle urne per votare M5S.

L'analisi dell'Istituto Cattaneo
Più articolata l'analisi dell'Istituto Cattaneo che ha preso in esame i flussi rispetto alle politiche 2008 in sole nove città: Torino, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Ancona, Napoli, Reggio Calabria, Catania.
Secondo Cattaneo, i consensi ottenuti dal M5S sono "distribuiti abbastanza equamente su tutto il territorio italiano", aggiungendo che questo "è un dato di grande importanza, se si considera che la capacità di insediamento elettorale del Movimento sino a pochi mesi fa appariva limitata solo ad alcune regioni del nord".
Diverso l'andamento dei flussi elettorali che invece presentano diversità da zona a zona.
L'elettorato del M5S, secondo Cattaneo, proviene prevalentemente dall'area del "centro-sinistra" a Torino, Bologna, Firenze, Ancona, Napoli; prevalentemente dall'area di "centro-destra" a Padova, Reggio Calabria e Catania; in maniera abbastanza equilibrata a Brescia. "Possiamo dire - è la conclusione di Cattaneo - che nel Centro-nord ha preso voti soprattutto dall'area di centro-sinistra e dalla Lega; nel Sud la situazione è meno netta, ma sembrerebbe prevalere un contributo maggiore del centro-destra".
Nella maggioranza delle città prese in esame il principale tributo al partito di Grillo e Casaleggio è stato versato dal PD. Questo vale soprattutto nel centro-nord come a Torino dove il 37% dei voti grillini proviene dal PD, a Brescia il 32%, per salire ancora a Bologna (48%) e Ancona (47%) e impennarsi a Firenze (58%). Unica eccezione Padova dove il principale portatore di voti al M5S è stata la Lega. A Napoli stesso dato del centro-nord col 44%.
Nelle zone cosiddette "bianche", il M5S si è avvantaggiato soprattutto della debacle leghista. A Brescia addirittura il 30% di coloro che hanno votato M5S, nel 2008 avevano votato Lega Nord, e questa percentuale è ancora più alta a Padova (46%).
Anche l'Italia dei valori ha ceduto al M5S fette consistenti del suo elettorato. A Torino il 20% dei voti del M5S proviene dall'IDV e questi rappresentano il 75% dell'intero elettorato del partito di Di Pietro nel 2008. Tale tendenza è marcata anche a Brescia (7%), Padova e Bologna (12%), Ancona, Napoli e Reggio Calabria (9%).
Più contenuto l'apporto di quella che Cattaneo definisce "sinistra radicale" (PRC, PdCI, SD, Verdi, Sinistra critica, PCL). A Padova, Napoli e Reggio Calabria l'8% dei voti presi dal M5S proviene dalla "sinistra radicale", a Torino e Ancona il 6%, a Bologna e Firenze il 5%, a Brescia il 3%.
Particolarmente significativo l'afflusso di voti verso il M5S proveniente da quella che Cattaneo definisce "destra radicale" (La Destra-Fiamma tricolore, Forza nuova). Si tratta di flussi contenuti perché provenienti da partiti di modesta entità elettorale, ma rilevabili in tutte le città. Per esempio a Napoli e Catania fra il 25 e il 35% dell'elettorato proveniente dalla "destra radicale" ha votato quest'anno M5S.
Il flusso verso il M5S da ex astensionisti è invece secondo Cattaneo "abbastanza irregolare". Tanto da indurlo a concludere che "non è stato determinante nel successo del Movimento". Da rilevare comunque che anche per Cattaneo l'apporto degli ex astensionisti è stato "rilevante" a Torino (25%), Firenze (22%) e Catania (27%), "più debole" a Bologna (10%) e Ancona (13%).

Composizione per età e occupazione
Altri dati significativi emergono dall'analisi dell'elettorato del M5S secondo l'età e l'occupazione svolta. Ovviamente non si tratta di una vera e propria analisi di classe. Inoltre, non ci è dato di sapere il metodo adottato per rilevare tali dati. Li riportiamo dunque a solo scopo informativo.
Secondo Lapresse-L'Ego gli elettori del M5S sono così suddivisi: il 24,1% hanno tra i 18 e i 24 anni, il 29,2% tra i 25 e i 34 anni, il 31% tra i 35 e i 44 anni, il 16,8% tra i 55 e i 64 anni, il 6,5% hanno oltre i 64 anni.
Secondo l'analisi di Tecnè il M5S batte tutti gli altri partiti tradizionali fra gli elettori che hanno meno di 30 anni con una percentuale del 37,9%, seguito dal "centro-sinistra" col 26,3%. Non dice nulla però sull'incidenza dell'astensionismo fra gli under 30. A dimostrazione della forte connotazione giovanile del suo elettorato, Tecnè rileva anche che ben il 54,8% degli studenti e il 41,1% dei disoccupati avrebbe votato per il M5S.
Lapresse-L'Ego ha invece così suddiviso l'elettorato del Movimento: disoccupati 26,8%, pensionati 9,6%, casalinghe 14,1%, studenti 25,3%, operai 29,5%, dipendenti pubblici 24,3%, dipendenti privati 28,5%, Autonomi, liberi professionisti, imprenditori 27,4%.
È poi interessante registrare che le più alte affermazioni del M5S, ben al di là della media nazionale, si registrano in quelle città e aree dove sono in atto conflitti sociali più o meno acuti, movimenti di lotta e di protesta legati sia al mondo del lavoro sia ai temi della difesa della salute e dell'ambiente.
Per esempio, fatta eccezione per l'astensionismo, è il primo partito nella tradizionale cintura operaia torinese. A Mirafiori eguaglia il PD col 30,9% dei voti validi, lo supera a Nichelino (35%), Rivalta (36%), Grugliasco (33%), Collegno e Settimo torinese (32%). A Taranto registra il 27,7%, nel quartiere Tamburi, di fianco all'Ilva, è al 32%, nel quartiere operaio Paolo IV raggiunge picchi del 38%. E poi ancora in Val Susa sfiora il 42%, nel Sulcis, il 33% a Carbonia e il 31% a Iglesias, il 36,4% a Porto Torres, il 43% a Priolo e così via.

Conclusioni
Non può sfuggire che il M5S ha assunto il ruolo di una vera e propria valvola di sfogo per una parte di elettorato che non si riconosce più nei partiti tradizionali, per settori operai, giovanili, studenteschi e popolari che soffrono enormemente sulla loro pelle e quotidianamente gli effetti della macelleria sociale imposta dagli ultimi governi sostenuti anche dal "centro-sinistra", che non si sentono più rappresentati, al contrario traditi e abbandonati, dai partiti della "sinistra" borghese. In ultima analisi, il Movimento 5 stelle ha assunto la funzione di incanalare la crescente indignazione, protesta, malessere e sofferenza sociale sul terreno paludoso dell'elettoralismo e del parlamentarismo borghese impedendo, in ultima analisi, che la ribellione e la protesta rompessero gli argini ed esplodessero nelle piazze. In questo senso più che un potere destabilizzante, ha proprio la funzione di stabilizzare il sistema capitalistico e le sue istituzioni rappresentative borghesi. È il nuovo puntello tanto atteso dalla classe dominante borghese in frantumi e in piena crisi.
Ma anche questo nuovo inganno riformista, elettoralista e parlamentarista prima o poi getterà la maschera. Gli stessi flussi elettorali dimostrano che il M5S si è insinuato trasversalmente carpendo consensi a destra e a manca, e penetrando anche in classi e strati sociali fra loro in palese antagonismo. Alla lunga è impossibile conciliare gli interessi dei grandi capitalisti con quelli della classe operaia, dei disoccupati, dei pensionati, delle masse popolari, o conciliare il liberismo economico con la necessità di garantire scuole, università, servizi sociali e sanitari pubblici e universali per tutti.
Alla fine gli elettori di sinistra che oggi si sono fatti momentaneamente irretire da Grillo e Casaleggio finiranno per comprendere che solo il socialismo può cambiare davvero l'Italia, abbattere il capitalismo e la dittatura borghese e dare il potere al proletariato.

6 marzo 2013