Votano a favore anche i fascisti e Forza Italia

L'EUROPARLAMENTO VOTA LA FIDUCIA A PRODI PRESIDENTE DELL'UE

Il neopresidente vuole "un'Europa forte economicamente, politicamente e militarmente"

Il 5 maggio il parlamento europeo di Strasburgo ha votato la fiducia al tecnocrate democristiano e anticomunista Prodi. Il futuro presidente della nuova Commissione Ue, che succederà al dimissionario Santer ha ottenuto (su 505 votanti contro i 626 eurodeputati che siedono nell'assemblea) 392 voti favorevoli, 72 contrari e 41 astenuti. In suo favore hanno votato i rappresentanti del partito popolare europeo, tranne i conservatori inglesi che si sono astenuti, il grosso del gruppo socialista, una trentina di deputati si sono astenuti o votato contro (nessun italiano), i liberali con due eccezioni tra cui quella dell'italiano De Luca, i deputati europei di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega. Contro si sono espressi il grosso del gruppo della Sinistra unitaria/Sinistra verde che comprende i parlamentari dei partiti revisionisti e neorevisionisti europei tra cui gli italiani Vinci e Ripa di Meana, la metà del gruppo verde, e la destra lepenista francese. "Grande maggioranza, grande responsabilità" è stato il primo commento dell'ex premier italiano raggiante per il successo ottenuto.
Significativo il caloroso sostegno a Prodi giunto dai fascisti di AN e da Forza Italia. Per Cristiana Muscardini presidente della delegazione di AN a Strasburgo "Prodi ha recepito molte nostre proposte" ed è concorde sul fatto che "l'Europa ha bisogno di una politica estera e di difesa comune, di rinegoziare le regole dell'organizzazione mondiale del commercio che in questo momento ci penalizzano in modo eccessivo". Mentre il capo della delegazione di Berlusconi, Claudio Azzolini, è convinto che "Prodi farà molto bene" e che inizia con la sua presidenza "un processo di costruzione di una vera classe dirigente europea". Particolari riconoscimenti all'uomo che alla guida di un governo di "centro sinistra" ha fatto cose inimmaginabili per la destra storica, portando l'Italia nell'euro a suon di misure da lacrime e sangue per le masse del nostro Paese.
Non per niente il 24 marzo i 15 capi di Stato e di governo dell'Ue lo avevano designato all'unanimità, dopo solo tre ore di discussione, a prendere il posto di Santer dimessosi con tutta la Commissione nella notte tra il 15 e il 16 marzo travolta da scandali di corruzione e inefficienza. In quell'occasione il cancelliere tedesco Schroeder, presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea nel dare l'annuncio affermò: "Con Prodi abbiamo trovato il candidato che corrisponde in modo ideale alle caratteristiche che cercavamo. è un personaggio con ampia esperienza politica, dotato di una forte volontà riformista, un uomo di integrità totale nonché un economista di qualità, uomo, cioè, che soddisfa anche le esigenze espresse dal parlamento europeo". Per il rinnegato e guerrafondaio D'Alema la decisione rappresentava "un riconoscimento delle qualità personali di Prodi e un successo importante per l'Italia. In questo modo il nostro Paese recupera credibilità e una funzione importante nell'Unione". Un uomo insomma scelto dall'imperialismo europeo sulla base degli interessi dei monopoli e delle multinazionali europei. A cui Prodi dimostrava subito tutta la sua dedizione. Il 13 aprile al parlamento europeo nel discorso di esordio da presidente designato dell'esecutivo di Bruxelles ricordava autoincensandosi di come aveva forzato il passo della politica italiana "per consentire al paese di entrare nell'euro. Di come nel campo economico dopo la moneta unica è necessario muoversi verso un'unica economia ed un'unica politica, riformando il modello di Stato sociale e svolgendo un ruolo di propulsore e di coordinatore delle riforme nazionali, volte a costruire la mobilità sociale e lavorativa", con un "mercato funzionante" per "restare al passo con la competitività mondiale e ridurre il divario con gli Stati Uniti". Sul piano politico, ribadiva Prodi, l'Europa "ha davanti a sé enormi possibilità e deve giocare un ruolo da protagonista sul piano internazionale. La nuova Commissione dovrà operare per una rapida attuazione del processo di ampliamento, per il raggiungimento della pace nei Balcani e per dotare l'Unione di una propria forza di difesa".
Concetti ribaditi ed ulteriormente sviluppati il 4 maggio sempre a Strasburgo nel suo intervento di mezz'ora atto ad incassare la fiducia dell'europarlamento. Un discorso liberista e interventista a tutto tondo. "La convergenza reale - dichiara Prodi - deve avvenire ora attraverso la realizzazione piena dei mercati dei beni e dei servizi e attraverso la loro totale integrazione"; la congiuntura è debole e "dovranno impiegarsi tutte le opzioni che allo stato attuale il Patto di stabilità e i programmi presentati dai paesi offrono per il sostegno alla domanda interna europea". Calzando l'elmetto Prodi ha poi chiesto un "nuovo disegno istituzionale" per "poter rendere fruttuoso un impegno comune nel campo della difesa", proponendo anche un modello "già sperimentato nell'Unione monetaria". Ossia gli Stati membri dell'Ue dovrebbero perdere progressivamente la loro sovranità sugli eserciti per affidarla a istituzioni comuni, in modo che "l'Europa sia in grado di fare la sua parte" anche in campo militare. E se l'Ue dovrà contare di più sullo scacchiere internazionale dovrà farlo prima di tutto nei Balcani, dove l'intervento armato è stato "doloroso ma necessario" e dove il ruolo dell'Ue "va anche e soprattutto al di là della soluzione della presente crisi militare" offrendo "una prospettiva più ampia alle parti in conflitto". Una "grande conferenza internazionale sui Balcani" è stata così riproposta da Prodi a Strasburgo, non "per rinnegare gli accordi di Dayton o di Rambouillet, ma anzi per rafforzarne lo spirito e comporli in un quadro che possa finalmente aspirare ad essere definitivo per tutta la regione" in "un ambito europeo". Leggasi legare i Balcani al carro dell'imperialismo europeo, "quando - conclude Prodi - le armi taceranno e la Federazione jugoslava sarà tornata nella famiglia delle nazioni europee".
Un interventismo imperialista quello del neopresidente della Commissione Ue che tocca una nuova tappa in Inghilterra. In una intervista televisiva concessa alla Bbc Prodi ribadisce che l'Unione europea ha bisogno come il pane di un esercito comune "per i paesi che accettano e decidono di partecipare". Perché non può "esserci una politica estera dell'Europa senza una difesa". Anche se il progetto di costruire un esercito comune "richiede anni e anni" il tema è all'ordine del giorno. Una difesa comune che per Prodi serve anche "per bilanciare il peso storico degli Usa nell'Alleanza atlantica".
Dopo aver ottenuto la fiducia del parlamento europeo Prodi preparerà la nomina dei comissari, di concerto con i governi dei 15 paesi membri. Con l'entrata in vigore dal 1° maggio del Trattato di Amsterdam Prodi formalmente avrà il diritto di veto sulle scelte e potrà cambiare i commissari e ridurre loro il portafoglio delle comptenze.
Infine il nuovo parlamento che uscirà dalle elezioni del 13 giugno prossimo avvierà le procedure per dare la fiducia al nuovo esecutivo che Prodi presenterà entro il 20 luglio e che resterà in carica fino al 2005. Il solito balletto che vedrà l'emiciclo di Strasburgo ratificare decisioni già prese a livello di governi e che il tecnocrate democristiano e anticomunista Prodi è ben lieto di guidare.