Contro i governi della destra e della "sinistra" borghese che lavorano per il capitalismo
Liberare la Sicilia dal capitalismo, dalla mafia, dal sottosviluppo, dalla disoccupazione, dalla corruzione, dai partiti del regime neofascista,
per l'Italia unita, rossa e socialista!
Astieniti!


 
La nostra amata e meravigliosa Sicilia che sprofonda sempre più nel sottosviluppo, nella disoccupazione e nella corruzione, il 28 ottobre andrà alle urne per il rinnovo del parlamento regionale e l'elezione del governatore. Nessuno dei governi della destra e della "sinistra" borghese, che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi, sono riusciti a liberarla da questi mali generati dal capitalismo. Per il semplice motivo che tutti i partiti borghesi di ieri e di oggi, anche quelli riformisti e falsi comunisti, lavorano per il capitalismo, non per la classe operaia e per le masse popolari, femminili e giovanili.
In questa situazione, Cosa nostra, che fa parte integrante del capitalismo, ci sguazza e dilaga nelle istituzioni, nei governi, nei consigli comunali e provinciali, nell'Assemblea regionale, e tiene in pugno i politicanti che fa eleggere.
La trattativa Stato-mafia, così come la condanna per mafia di Cuffaro (UDC) pupillo di Casini e il procedimento penale in corso per analoghi motivi, riguardante il governatore dimissionario Lombardo, costituiscono un'ennesima prova della compenetrazione che esiste tra le istituzioni borghesi e la mafia.
Da questa situazione aggravata dalla crisi generata dal capitalismo e dalla macelleria sociale prodotta dal governo Monti, appoggiato da PD, PDL, UDC, FLI e API non se ne esce se non si combatte il capitalismo, le sue istituzioni, i suoi governi e i suoi partiti, la sua morale, il suo elettoralismo e parlamentarismo, con i quali maschera il suo potere oppressore e sfruttatore. Sul piano elettorale l'unica arma che hanno a disposizione gli anticapitalisti, gli sfruttati e gli oppressi, le ragazze e i ragazzi destinati alla disoccupazione e alla precarietà è quella dell'astensionismo (disertare le urne, annullare la scheda, lasciarla in bianco).

Le proposte dei partiti borghesi e del capitalismo
19, in alcune province 18, sono le liste legate a partiti della destra o alla "sinistra" borghese. I candidati al "concorsone" per i 90 posti del parlamento siciliano sono ben 1.629 tra cui diversi malfattori, inquisiti, condannati, ex-carcerati. Chi vincerà si aggiudicherà una base di 13.000 euro mensili, oltre varie indennità e rimborsi. Entrerà nell'alto giro di sprechi sui quali la Procura della Repubblica di Palermo ha aperto un fascicolo.
Dei 10 candidati a governatore, forse solo 4 hanno la possibilità di superare lo sbarramento del 5%, due sono di "centro-destra": Nello Musumeci, candidato di PDL, la Destra, Pid-Cantiere Popolare, ex-sottosegretario al lavoro con l'ultimo governo Berlusconi, eletto con il MIS alla presidenza della provincia di Catania, dove rimane fino al 2003.
Gianfranco Micciché, candidato di Grande Sud, e sostenuto da spezzoni del PdS-MPA e FLI, con una carriera nei più alti centri di potere borghese: deputato nazionale e regionale, ministro dello sviluppo, viceministro con delega al Mezzogiorno, presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, vicesindaco di Termini Imerese.
Entrambi sono esponenti di primo piano della politica di aggressione ai diritti delle masse popolari e di spoliazione del Sud.
Due sono i candidati maggiori della "sinistra" borghese. Rosario Crocetta, sostenuto da PD, UDC, API e PSI. IL PD dopo l'"allontanamento" dal MPA, ha stretto un'altra mostruosa alleanza con l'UDC. Crocetta non è credibile a causa dei suoi salti della quaglia dal PCI revisionista al PRC e al PdCI trotzkisti, ai Verdi, per approdare infine al liberale PD. Nella sua lunga carriera politica borghese è stato sindaco di Gela, non concludendo praticamente nulla di sostanziale sul fronte dell'occupazione, del risanamento ambientale, della lotta alla mafia, fronte sul quale peraltro ha ricoperto la carica di vicepresidente della Commissione speciale dell'UE.
Giovanna Marano, ex-segretaria regionale della Fiom-Cgil fino al maggio 2012, quando è andata a ricoprire la carica di presidente del Comitato centrale della Fiom nazionale è la candidata di Sel, IDV, FdS, Verdi.
Scarsamente incisive le proposte dei candidati maggiori sui principali problemi delle masse popolari, femminili e giovanili. La Sicilia urla "LAVORO!". E loro come rispondono?
"In Sicilia bisogna iniziare a fare sistema. La crescita del territorio non può essere slegata dalle proprie naturali attitudini: turismo, agricoltura e ricerca, non possono prescindere dall'indipendenza energetica e dallo sviluppo delle reti infrastrutturali", fa sapere Micciché. Ma cosa ha fatto Micciché nella sua lunga carriera di politicante ai vertici della politica borghese nazionale e regionale. quando è stato sottosegretario per affrontare il problema infrastrutturale?. "Fatti come quelli di Termini Imerese e Priolo non devono più accadere", continua, ma possiamo scordare che ha immediatamente calato le braghe davanti al diktat di Marchionne sulla chiusura di Termini? Assolutamente antipopolare e antimeridionale l'impostazione ultraliberista del suo programma che non farà che aggravare il problema della disoccupazione.
La medesima cosa si può dire di Musumeci, che ripropone la devastante ricetta a base di cemento. Ma cosa ha fatto finora per fronteggiare la disoccupazione al Sud e in Sicilia e, in particolare, cosa ha fatto per i 50 mila occupati in meno in Sicilia nel settore edilizio dal 2008 ad oggi?
Crocetta sul tema del lavoro si limita a dire che i fondi europei possono portare "a 24 mila posti di lavoro". Come? Cosa ne pensa Crocetta, come gli altri candidati, dei micidiali tagli che il governo Monti, con il sostegno del PD, vuole imporre e che provocheranno decine di migliaia di disoccupati? Che i lavoratori siciliani non si lascino ingannare dalla presenza nella lista collegata a Crocetta della segretaria regionale della CGIL, Mariella Maggio. Si tratta di una copertura al progetto filo-montiano di lacrime e sangue che l'asse PD-UDC vuole imporre alle masse siciliane.
La coalizione della Marano sembra porre la questione del lavoro su basi più concrete, chiedendo un "impegno straordinario per la definizione di azioni coordinate per lo sviluppo industriale dell'Isola utilizzando al meglio i Fondi strutturali dedicati, in rapporto con il governo nazionale e l'Europa". In realtà dal punto di vista programmatico e di sostanza una tale rivendicazione non esce neanche minimamente dai progetti analoghi della destra e dal diktat di Monti dei tagli per il Sud. Il punto non è utilizzare al meglio i fondi dedicati, che sono sempre più esigui, ma pretendere che i governi siciliano e centrale e la UE cambino prospettiva rispetto al Mezzogiorno d'Italia, condannato a essere la cenerentola dell'UE imperialista. È necessario un piano straordinario, con ingenti stanziamenti per il riassorbimento dell'intera disoccupazione a livello regionale.
Ci chiediamo come la sindacalista Marano possa sostenere l'analisi antisindacale contenuta nelle "Carte di governo" proposte dal candidato originario, Claudio Fava. Le quali indicano quali sprechi dell'amministrazione i 15.383 dipendenti a tempo indeterminato, il personale "esterno" a tempo determinato, pari a 3.070 unità, nonché gli operai delle aziende municipalizzate: "Secondo la Corte dei Conti, i bilanci di due terzi delle 54 società partecipate siciliane sono risultati in perdita. Allarmante è il dato relativo al personale e alla difficile sostenibilità della relativa spesa: i dipendenti delle partecipate sono infatti oltre 7mila e costano alla Regione circa 220 milioni di euro l'anno". Questa analisi ci sembra il preludio all'attuazione del massacro dei dipendenti pubblici siciliani imposto da Monti: "verrà predisposto nei tempi più brevi un programma di riforme strutturali e di riorganizzazione dell'amministrazione pubblica regionale, vincolante negli obiettivi e nei tempi, e costantemente monitorato dalle strutture tecniche del governo nazionale, alla cui realizzazione saranno subordinati i trasferimenti nazionali nel quadro realizzativo del federalismo fiscale", diceva un comunicato dal piglio fascista della presidenza del consiglio del 24 luglio 2012.
Tutto ciò dimostra che nessuno dei candidati a governatore vuole risolvere veramente il devastante problema del lavoro.
La lotta alla mafia passa in secondo piano o viene completamente dimenticata, persino dai candidati che si fregiano di essere esponenti di punta dell'antimafia. Ciò in un momento in cui si sta combattendo una battaglia giudiziaria per stabilire la verità sulla trattativa Stato-mafia, in cui i magistrati della Procura di Palermo sono presi di mira dalle massime istituzioni borghesi nazionali, a partire dal presidente della Repubblica, il rinnegato Giorgio Napolitano.
I candidati che parlano di lotta alla mafia lo fanno in un'accezione culturale e burocratica. I grillini, che candidano a governatore il portavoce regionale del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancellieri, scivolano al fianco della destra fascista quando propongono il controllo quasi militare e capillare dei cosiddetti "quartieri a rischio delle città siciliane", come se l'esperienza della militarizzazione del territorio non fosse già realtà quotidiana in Sicilia e non fosse stato dimostrato che non serve a nulla se non a calcare maggiormente il tallone dello Stato neofascista sulle masse popolari, mentre i mafiosi continuano indisturbati a svolgere i loro sporchi affari, dentro e fuori la Borsa di Milano, il parlamento nazionale e in tutte le istituzioni borghesi.
Tra i quarantuno contrassegni, ne troviamo 10 autonomisti e "sicilianisti", tra cui quello legato ad una parte del movimento dei Forconi, facente capo a Mariano Ferro, ex-MPA, che si candida a governatore, proclamando di voler "ripristinare la democrazia" e "invertire la rotta economica". Ma come è possibile trascinando il movimento nel pantano del capitalismo, dell'elettoralismo e del parlamentarismo borghesi? È evidente il tentativo di Ferro di imbrigliare nelle istituzioni un movimento di protesta che, invece, avrebbe bisogno di legarsi con le proteste operaie e studentesche.
Le liste "sicilianiste", autonomiste e separatiste, e di queste ve ne sono due, sono pericolose perché rischiano di convogliare la protesta di una parte di disoccupati e giovani che pensano con queste di risolvere i loro assillanti problemi. Esse non possono costituire una vera alternativa al massacro sociale, in quanto storicamente, politicamente e culturalmente sono parte del problema. È dunque una mostruosità, associare in una lista la "falce e martello" all'autonomismo. Si tratta di una truffa.
Il PCL trotzkista fa qualche accenno al socialismo, ma il suo è un falso socialismo in quanto si contrappone a quello realizzato da Lenin, Stalin e Mao. In ogni caso come può conciliare la strategia del socialismo con l'avallo dell'elettoralismo e del parlamentarismo borghesi? Impossibile per via elettorale e parlamentare conquistare il socialismo. Quello che sostiene il candidato del PCL, Giacomo Di Leo, ossia una "direzione politica alternativa, per un nuovo Stato e nuova economia, che abbatta la dittatura del profitto", è nient'altro che aria fritta. Si tratta di un autentico imbroglio, il cui scopo è quello di confondere le idee ai sinceri fautori del socialismo e agli astensionisti e di far loro accettare il parlamentarismo e l'elettoralismo borghesi.

La proposta del PMLI
Il PMLI propone a tutto l'elettorato siciliano, in particolare alle elettrici e agli elettori che vogliono un vero cambiamento politico e sociale, di lottare contro il capitalismo, per l'Italia unita rossa e socialista. Il socialismo è la società in cui il proletariato è al potere e non esistono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la proprietà privata delle banche, della terra, dei mezzi di produzione e di scambio, le disparità tra donna e uomo, l'ingiustizia sociale e la disoccupazione.
Il socialismo, che non si può conquistare per via elettorale e parlamentare, ma solo con la rivoluzione proletaria, è l'obbiettivo strategico da raggiungere quando si creeranno tutte le condizioni soggettive e oggettive necessarie.
Intanto bisogna lottare giorno dopo giorno contro il capitalismo, i suoi governi e le sue istituzioni. Facendo fuoco e fiamme dentro le fabbriche, nelle scuole e nelle università e nelle piazze per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse, per allargare gli spazi della democrazia borghese, per respingere le leggi e i provvedimenti dei governi centrale, regionali, provinciali e comunali che vanno contro gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari, femminili e giovanili.
Al centro di questa lotta dobbiamo mettere l'abbattimento del governo Monti, imposto dalla UE, dalla grande finanza e del nuovo Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano, che sta facendo versare troppe lacrime e troppo sangue alle masse siciliane e di tutto il Paese. A Monti, come al neoduce Berlusconi, dovrebbe essere preclusa per sempre la porta di Palazzo Chigi.
Contro il prossimo governo siciliano, noi avanziamo le seguenti rivendicazioni:
1) Una struttura economica simile a quella che possiede il Centro-Nord, attraverso piani straordinari e la destinazione di ingenti finanziamenti pubblici. Un piano di lotta alla povertà. Il lavoro per tutti i disoccupati. L'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari della pubblica amministrazione, delle ex-municipalizzate e dei forestali. Il rilancio dell'agricoltura e dell'industria siciliane. La nazionalizzazione della Fiat senza indennizzo.
2) Il divieto agli inquisiti per reati di mafia, corruzione, concussione di gestire fondi pubblici. L'obbligo per il governatore, i parlamentari regionali e i consiglieri provinciali e comunali inquisiti o condannati per reati di mafia, corruzione e concussione di dimissioni immediate e di restituzione degli stipendi, emolumenti e pensioni corrisposti dallo Stato. Il divieto di vendere i beni sequestrati alla mafia e il loro utilizzo immediato a fini pubblici e sociali. Passaggio in proprietà dello Stato di tutti i patrimoni finanziari e immobiliari dei mafiosi e dei loro prestanomi. Gli stipendi dei parlamentari e del governatore non devono superare il triplo dello stipendio medio di un operaio. L'abolizione dei vitalizi in un regime privilegiato diverso da quello dei lavoratori.
3) La casa ai senzatetto, compresi i migranti. Il risanamento dei centri storici e delle periferie. Messa in sicurezza antisismica di tutti gli edifici pubblici e abitativi dell'isola. Un'edilizia abitativa a basso costo per le studentesse e gli studenti fuori sede. Servizi pubblici e gratuiti capillarmente diffusi sul territorio, a partire dagli asili, dalle scuole, dai centri sociali per anziani, dai consultori, dai luoghi di socializzazione per i giovani delle periferie, ecc.. Abrogazione di tutti i provvedimenti privatistici e antipopolari in materia di sanità. Drastica limitazione delle convenzioni sanitarie con i privati. Statalizzazione dei centri sanitari già in mano a prestanomi della mafia. Istituzione di unità di primo soccorso nei piccoli paesi.
4) Ripubblicizzazione dell'acqua e dei servizi e lo scioglimento degli Ato acqua e rifiuti. Rete idrica moderna pubblica ed efficiente che garantisca il rifornimento giornaliero di acqua a tutta la popolazione siciliana. Piano straordinario per la soluzione dell'emergenza rifiuti nelle aree metropolitane e nei paesi della regione. Abolizione della figura del commissario all'emergenza idrica e rifiuti.
5) Assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari della scuola e dell'Università e la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici e universitari. Abrogazione del numero chiuso nelle Università; mensa e tempo pieno in tutte le scuole.
6) Abrogazione definitiva del progetto del Ponte sullo Stretto e utilizzazione dei fondi ad esso destinati per il miglioramento e ammodernamento della rete viaria, ferroviaria, portuale ed aeroportuale siciliana. Risanamento delle aree industriali di Milazzo, Augusta, Melilli, Priolo, Gela. Piano straordinario per il risanamento idrogeologico. Ripristino dei treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia. Smilitarizzazione di Sigonella e Birgi e loro trasformazione in aeroporti civili; Abrogazione degli accordi nazionali e regionali per la costruzione degli impianti MUOS. Chiusura di tutti i Centri di Permanenza Temporanea per migranti sulla nostra isola. Utilizzo dei mezzi militari e della Protezione civile per interventi immediati in soccorso dei migranti nel Canale di Sicilia, con l'obbiettivo di impedire le stragi del mare.
7) Abrogazione di tutti gli accordi tra il governo Monti e la regione in merito ai tagli del personale pubblico.
I marxisti-leninisti siciliani sono da sempre pronti a praticare una larga politica di alleanze e di fronte unito con tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose per risolvere i problemi immediati e concreti delle masse, mettendo in secondo piano le divergenze ideologiche, politiche e strategiche. Quello che a noi interessa è il benessere delle masse.

L'astensionismo e le Istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo
L'astensionismo elettorale, checché ne dicano i suoi detrattori e gli imbroglioni politici, è un voto politico a tutti gli effetti, non un non voto. Un voto che ha le stesse dignità e valenza del voto espresso sulle liste.
L'astensionismo spontaneo, in genere, è vissuto come un voto di protesta, di dissenso, di sfiducia verso tutti i partiti che presentano delle liste e i governi e le istituzioni rappresentative borghesi che non hanno fatto nulla per il bene del popolo. Esprime un volontà generale di cambiamento, ma non è in grado di proporre alternative.
L'astensionismo elettorale tattico che propone il PMLI invece è fortemente marcato sul piano politico di classe ed è funzionale alla strategia della rivoluzione socialista. Esso esprime una chiara scelta politica anticapitalista e per il socialismo. Chi la condivide ha quindi il dovere di farla propria, di propagandarla e di astenersi con la coscienza di dare così un voto al PMLI e al socialismo.
Ma non basta esercitare questo dovere elettorale rivoluzionario e marxista-leninista, poiché tutti i giorni dobbiamo essere nell'arena politica, in maniera organizzata, per combattere il capitalismo e i suoi strumenti, per aiutare e guidare le masse a risolvere i propri problemi immediati e avanzare verso l'Italia unita, rossa e socialista. Dobbiamo quindi impegnarci a costruire le Istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta.
Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e sono disposti a combattere politicamente le istituzioni borghesi, i governi centrale, regionali e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime. Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse popolari, eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall'età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria. I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale rappresentano il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale. Lo scopo fondamentale dei Comitati popolari è quello di guidare le masse, anche se non fanno parte delle Assemblee popolari, nella lotta politica per strappare al potere centrale e locale opere, misure e provvedimenti che migliorino le condizioni di vita e che diano alle masse l'autogestione dei servizi sanitari e sociali e dei centri sociali, ricreativi e sportivi di carattere pubblico.
I Comitati popolari devono battersi affinché le città siano governate dal popolo e al servizio del popolo. Lo strumento organizzativo, il principio regolatore della vita, delle attività, delle decisioni e dell'azione dell'Assemblea popolare e dei Comitati popolari è costituito dalla democrazia diretta, che mette al centro la volontà delle masse organizzate e subordina a questa volontà chi è di volta in volta, o per un certo tempo, delegato a rappresentarle, che esclude quindi la delega in bianco e permanente, senza controlli e verifiche, e l'egemonismo e la prevaricazione di singoli e gruppi di potere, praticando un rapporto stretto tra eletto ed elettore e si basa sul coinvolgimento costante delle masse e sul loro protagonismo.
I Comitati popolari non devono essere confusi con i comitati di lotta o altri tipi di comitati, come i comitati civici, i comitati popolari spontanei, ecc. Mentre i Comitati popolari sono a carattere permanente e costituiscono gli organismi di direzione politica delle masse fautrici del socialismo, gli altri tipi di comitati sono in genere a carattere temporaneo, sono costituiti da chi accetta o non accetta il capitalismo e il partecipazionismo elettorale borghese, nascono su questioni particolari e specifiche e muoiono quando hanno raggiunto il loro scopo o hanno finito le loro funzioni.
Nessun voto ai partiti borghesi e del capitalismo!
Delegittimiamo le istituzioni rappresentative borghesi!
Costruiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo!
Per liberare la Sicilia dal capitalismo, dalla mafia, dal sottosviluppo, dalla disoccupazione, dalla corruzione, dai partiti del regime neofascista, per l'Italia unita, rossa e socialista!
Astieniti!

Partito marxista-leninista italiano Sicilia

Palermo, 1° Ottobre 2012