12.931.661 astensionisti hanno sfiduciato i partiti del regime e il parlamento alle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013
1° il "partito" astensionista
Il M5S puntello delle istituzioni e del capitalismo
In Calabria, Sicilia e Campania il maggior astensionismo. Il "centro-sinistra" prende meno voti del 2008. Dimezzato il PDL, crolla la Lega. Sconfitto Monti che si mangia l'Udc e Fli. Sel entra in parlamento come ruota di scorta del PD. Debacle di Vendola in Puglia. I falsi partiti comunisti a rimorchio di Ingroia inghiottiti dalla palude del parlamentarismo. La classe dominante borghese, frantumata in tante frazioni, in difficoltà per formare il nuovo governo
CONTINUIAMO A LOTTARE CONTRO LE ILLUSIONI ELETTORALI E IL CAPITALISMO PER IL SOCIALISMO
Analizzando i risultati delle elezioni politiche del 24-25 febbraio sulla base dell'intero corpo elettorale, e non quindi dei soli voti considerati validi, l'astensionismo (diserzione delle urne, schede nulle e bianche) risulta essere di gran lunga il primo "partito" italiano col 27,5% sull'intero corpo elettorale. Lo seguono a quasi 10 punti di distanza, il Movimento 5 stelle alla Camera col 18,5% e il PD al Senato col 19,9%. Fino alle elezioni del 2008 l'astensionismo era attestato al 3° posto.
Per la prima volta nella storia elettorale italiana per quanto riguarda la consultazione più importante, quella delle politiche, è stata abbattuta la soglia dell'80% della partecipazione alle urne scendendo addirittura al 75%: un risultato che fino a qualche anno fa sembrava impossibile nel nostro Paese.

L'astensionismo
L'astensionismo conferma il suo trend positivo che lo vede crescere ormai ininterrottamente da un paio di decenni. Ma non si tratta di un risultato scontato. E' vero che in questi cinque anni è cresciuto a dismisura il disgusto e il rifiuto dei partiti sia della destra che della "sinistra" borghese a causa delle ruberie e degli scandali che li vedono trasversalmente coinvolti; è vero che sta crescendo la ribellione e la protesta per come questi partiti hanno gestito la crisi economica e finanziaria del capitalismo scaricandola interamente sulle spalle dei lavoratori e delle masse popolari più povere e indifese e per misure e politiche economiche e sociali profondamente antipopolari e affamatrici; ma è anche vero che la classe dominante borghese ha messo in campo tutto quello che poteva per drenare l'astensionismo. A cominciare dalla presenza di una miriade di liste: ben 47 alla Camera (erano 30 nel 2008) e 58 al Senato (erano 29 nel 2008) in grado di intercettare il voto di potenziali elettori astensionisti, almeno quelli più deboli e indecisi. E soprattutto ha messo in campo nuove trappole politico-elettorali assai accattivanti, specie per gli elettori di sinistra, come il Movimento 5 stelle di Grillo e "Rivoluzione civile" di Ingroia.
Per questo motivo il risultato dell'astensionismo e il suo incremento del 5% rispetto al 2008 risulta ancor più significativo. Oltre un elettore su quattro, per l'esattezza 12.931.661 elettori in Italia, ai quali si aggiungono altri 2.511.421 elettori italiani residenti all'estero, hanno espresso una profonda sfiducia nei partiti del regime e in particolare in quelli della "sinistra" borghese, inclusi i falsi partiti comunisti e "Rivoluzione civile" di Ingroia, nel parlamento e nelle altre istituzioni borghesi e nel governo del tecnocrate liberista borghese Monti.
Non vi sono sostanziali differenze fra Camera e Senato, per cui l'astensionismo è un voto scelto tanto dai giovani quanto dalle generazioni più adulti.
La maggiore componente dell'astensionismo è la diserzione delle urne col suo 24,8% che incrementa del 5,3% rispetto al 2008. Le nulle all'1,9% e le bianche allo 0,8% sono invece lievemente diminuite rispettivamente dello 0,1% e dello 0,2%. Stesso andamento al Senato.
Il record della diserzione spetta, non a caso, alle regioni del Sud e alle Isole: Calabria (36,9%), Sicilia (35,5%), Campania (32,2%), Sardegna (31,7%), Basilicata (30,5%), Puglia (30,2%). Cresce rispetto al 2008, ben al di sopra del dato nazionale, in Sicilia (+10,5%), Campania (+8,4%), Calabria (+8,3%), Puglia e Basilicata (+5,9%).
La provincia che detiene il record della diserzione è Reggio Calabria col 40,4%, seguita da Crotone (39,3%) e Agrigento (38,3%). L'aumento maggiore invece è stato registrato a Vibo Valentia con +15,1% rispetto al 2008. A due cifre l'incremento percentuale anche a Palermo (+12%), Catanzaro (+11,9), Benevento e Agrigento (+11,4%) e Messina (+11,3%).
Rispetto alle ultime tornate elettorali, dove l'astensionismo andava a spalmarsi in maniera pressoché omogenea su tutto il territorio nazionale, in queste elezioni è tornata ad allargarsi la forbice fra Nord e Sud. La diserzione si è infatti fortemente concentrata al Sud dove evidentemente il massacro sociale è stato ancor più pesante e meno presa hanno avuto sull'elettorato le promesse e i nuovi inganni elettorali fino a creare un baratro enorme fra le masse meridionali e il parlamento e le istituzioni rappresentative borghesi.
Per quanto riguarda l'astensionismo alle elezioni regionali in Lombardia, Lazio e Molise esso cala anche vistosamente. Ciò per esclusivo effetto di trascinamento delle concomitanti elezioni politiche. Tant'è vero che in queste regioni l'astensionismo alle politiche è cresciuto rispetto al 2008 anche in modo proporzionale rispetto al dato nazionale, specie in Lombardia e nel Lazio. Questo risultato conferma che l'astensionismo è una scelta di voto vera e proprio, un atto cosciente e qualificato che l'elettorato sceglie di compiere consapevolmente a seconda della situazione politica nazionale o locale. Ringraziamo sentitamente le elettrici e gli elettori che non si sono fatti incantare dalle nuove sirene borghesi e si sono astenuti.

Il Movimento 5 stelle
Il Movimento 5 stelle di Grillo ottiene un ottimo risultato anche se largamente annunciato e accompagnato da una assordante campagna mediatica. Il 18,5 per cento alla Camera sul corpo elettorale che lo proietta al 2° posto dopo l'astensionismo e prima del PD, e il 17,2% al Senato che lo colloca invece al 3° posto dopo il PD. Nel 2008 non era presente è pertanto non è raffrontabile.
La lista di grillo ha raccolto consensi in modo abbastanza omogeneo in tutta Italia divenendo a tutti gli effetti una forza nazionale, come peraltro aveva già dimostrato tendenzialmente con l'ultimo exploit in Sicilia. Ottiene infatti circa 2.400.000 voti al Sud, circa 2.150.000 nelle regioni del Nord-Ovest e 1.600.000 voti nelle regioni cosiddette "rosse". I maggiori consensi in termini di voti assoluti li ottiene in Lombardia, Lazio e Sicilia.
Il M5S, grazie al suo trasversalismo e interclassismo, ha intercettato voti a destra e a sinistra, facendo il "bidone aspira-tutto" come lo ha definito il suo guru Casaleggio. Si è evidentemente avvantaggiato dalla presenza di una vasta area di elettorato profondamente stanco e deluso dai partiti borghesi tradizionali travolti dagli scandali e dall'incapacità di risolvere i più elementari bisogni delle masse e dalla voglia di esprimere un voto di protesta. In questo senso il M5S, come qualche commentatore attento gli riconosce, non rappresenta affatto un "antipolitica" e un "antisistema". Al contrario rappresenta un puntello delle istituzioni e del capitalismo, che del resto si guarda bene dal mettere in discussione nelle sue fondamenta, perché ha impedito a questi milioni di elettori di riversarsi in massa nell'astensionismo e collocarsi così di fatto al di fuori e contro il parlamento borghese e il sistema capitalistico.
Anche una parte di elettorato di sinistra già astensionista, o potenzialmente tale, si è fatto probabilmente e momentaneamente catturare dal nuovo inganno grillino, ma non gli ci vorrà molto a capire di che pasta è fatto questo nuovo partito e che è tutto interno al sistema capitalistico e alle sue istituzioni che si ripromette solo di "riformare" e rendere meno inviso alle masse.

Crollo di PD, PDL e Lega Nord
PD, PDL e Lega Nord, ossia i principali e più forti partiti presenti alle elezioni del 2008, coloro che hanno governato alternativamente l'Italia negli ultimi vent'anni e hanno sostenuto assieme il governo Monti, perdono complessivamente in un colpo solo oltre 10 milioni e mezzo di elettori.
Il PD perde circa il 28% dell'elettorato che lo aveva scelto nel 2008, equivalente a 3.451.119 elettori. La contrazione è stata diffusa sull'intero territorio nazionale ma con picchi superiori alla media nelle regioni meridionali (-37%) e del Centro. In Puglia perde il 44,8% dei suoi elettori, in Basilicata e Calabria il 39,4%, in Abruzzo il 36,5%. Al Nord perde generalmente un quinto del suo elettorato, mentre nelle regioni sue roccaforti storiche perde un quarto di voti rispetto al 2008 (-26,3%).
Il PD in sostanza non si avvantaggia affatto del crollo elettorale del PDL. Si limita solo a perdere di meno del suo avversario.
Il PDL infatti perde 6.296.797 voti, pari a -46% di quelli ottenuti nel 2008. Perde oltre il 50% dei voti nelle regioni centrali e solo nel Nord-Est riesce a contenere le perdite intorno al 40%.
Nel 2008, grazie anche a una legge elettorale ad hoc, la "porcellum", il partito del neoduce Berlusconi assieme alla sua coalizione di "centro-destra" aveva conquistato una maggioranza schiacciante. Oggi si deve accontentare del 15,6% del corpo elettorale, con un calo netto del 13,4% rispetto al 2008.
Non ha davvero di che cantar vittoria. E non si capisce come "il manifesto" trotzkista, a meno che non si siano bevuti letteralmente il cervello, possa titolare un commento elettorale nell'edizione del 26 febbraio: Trionfo del PDL. Berlusconi vince da solo e diventa il padrone assoluto.
Alla Lega Nord va ancora peggio. Si ferma infatti al 3% (-3,4% rispetto al 2008). Perde 1.634.387 voti, equivalenti al 54% dei voti presi alle elezioni precedenti. Nelle regioni del Centro, dove aveva fatto credere nel 2008 di poter penetrare, perde il 68% dei propri consensi. Nelle sue roccaforti del Nord-Est perde il 61%, mentre nel Nord-Ovest il forte declino nel Piemonte (-64,3%) e Liguria (-68%) è solo parzialmente compensato da una perdita minore in Lombardia (-44,2%).

Altri sconfitti: Monti, Vendola, Ingroia
La lista Scelta civica con Monti ottiene poco meno di 2 milioni di voti dei quali quasi la metà (circa 800 mila) nel Nord-Ovest e si ferma al 6% sul corpo elettorale. Complessivamente la coalizione di Monti che comprendeva anche UDC di Casini e Futuro e libertà di Fini, ottiene appena il 7,6% che equivale a una vera e propria sconfitta per le ambizioni dell'attuale premier e delle forze che lo sostenevano. In sostanza, Monti ha fagocitato i suoi alleati senza apportare un proprio sostanziale valore aggiunto. L'UDC dal 4,4% infatti è passato all'1,4%, non quantificabili le perdite di Futuro e libertà, che non era presente nel 2008, che però si ferma appena allo 0,3% non conquistando nessuna poltrona e lasciando fuori del parlamento persino Fini.
Anche il governatore della Puglia Vendola risulta fortemente ridimensionato dal risultato elettorale. Il suo partito, Sinistra ecologia libertà (SEL), entrerà in parlamento come ruota di scorta del PD (nel 2008 assieme alla Sinistra Arcobaleno Vendola rimase fuori del parlamento), ma paga fortemente la sua alleanza con Bersani. Rispetto alle regionali del 2010 infatti SEL perde circa 48 mila voti dei 192 mila conquistati allora. Ancor più se si aggiungono i voti presi nel 2010 dalla lista La Puglia per Vendola (109.382 voti). Vendola aveva fra l'altro ottenuto personalmente 1 milione di voti. Alla Camera 2013 SEL raccatta in Puglia appena 144.373 voti, pari al 4,4% del corpo elettorale. Una vera debacle. A livello nazionale la percentuale è ancora più bassa, il 2,3% del corpo elettorale.
Il PRC di Ferrero e il PDCI di Diliberto, a rimorchio di Igroia, sono stati praticamente inghiottiti dalla palude dell'elettoralismo borghese. La coalizione "Rivoluzione civile", che comprendeva anche l'IDV di Di Pietro e i Verdi di Bonelli, si ferma all'1,6% sul corpo elettorale, che equivale al 2,3% sui voti validi. Se raggiungere lo sbarramento dell'8% al Senato sembrava fin da subito un'impresa impossibile, erano molto fiduciosi di superare lo sbarramento del 4% alla Camera. E invece non ce l'hanno fatta. Nonostante che partissero da almeno un 7,5% sui voti validi ottenuto complessivamente nel 2008. Il risultato è che nemmeno questa volta i falsi partiti comunisti riescono ad entrare in parlamento e rischiano la polverizzazione. Stessa sorte per Di Pietro e i Verdi. Questo risultato brucia fortemente anche al neopodestà di Napoli De Magistris, e a quello di Palermo, Orlando, che proprio sulla lista di Ingroia avevano investito il loro futuro politico nazionale.
Fuori da Montecitorio e Palazzo Madama rimangono oltre a Fini, Buttiglione, Binetti, Di Pietro e tanti altri, anche i radicali Marco Pannella e Emma Bonino.

Crisi della classe dominante borghese
Queste elezioni segnano la grave crisi politica in cui versa la classe dominante borghese che accompagna e aggrava la grave crisi economica e finanziaria del sistema capitalistico italiano.
La classe dominante borghese risulta ancor più che nel passato, fortemente frammentata in tante frazioni, in grossa difficoltà a formare un nuovo governo e a garantire stabilità politica e governativa come peraltro va perentoriamente chiedendo, al di fuori di ogni regola e rispetto della sovranità nazionale, l'Unione europea imperialista. Il "centro-sinistra" infatti, pur ottenendo i maggiori consensi, in virtù della legge elettorale riesce a ottenere la maggioranza assoluta solo alla Camera. Al Senato nessuna coalizione ha la maggioranza. Il PD non l'avrebbe nemmeno alleandosi con Monti. Ma né Bersani né Berlusconi né tantomeno Napolitano sembra vogliano nuove elezioni a breve. Staremo a vedere se la classe dominante borghese riuscirà a mettere in piedi un nuovo governo. Inaspettatamente Bersani ha aperto al M5S.
Qualsiasi sarà il futuro governo, il nostro auspicio è che esso incontri la ferma opposizione del proletariato, dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari, dei pensionati, dei giovani, degli studenti e di tutte le masse popolari.
Dobbiamo fare il possibile per far comprendere loro che solo il socialismo può cambiare davvero l'Italia, abbattere il capitalismo e la dittatura borghese e dare il potere al proletariato. Come afferma l'Ufficio politico del PMLI, nella lettera di ringraziamento a tutte le Istanze intermedie di base del Partito, alle Squadre di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista, ai simpatizzanti del PMLI che da soli hanno propagandato l'astensionismo marxista-leninista, l'astensionismo è un voto "che noi abbiamo il dovere, attraverso la nostra propaganda e la nostra proposta politica, di trasformare in voto cosciente dato al PMLI e al socialismo. Un lavoro di lunga durata, che non si deve limitare alle sole campagne elettorali, che richiede una seria e profonda preparazione ideologica e politica e un impegno costante nei propri ambienti di lavoro, di studio e di vita. Con la coscienza che le illusioni elettorali, parlamentari, governative, costituzionali, riformiste e pacifiste sono ancora molto forti nell'elettorato, anche quello di sinistra, e che queste illusioni a volte riescono a influenzare e a ghermire gli astensionisti più deboli, meno colti in senso proletario rivoluzionario e marxista-leninista".
Continuiamo, dunque, con determinazione e perseveranza a lottare contro le illusioni elettorali e il capitalismo, per il socialismo!

26 febbraio 2013