Elezioni regionali del 5 e 6 novembre
Il 36,8% diserta le urne in Molise
Tonfo di FI, AN, DS, Margherita, PRC. La regione rimane in mano alla casa del fascio guidata da Iorio
Le elezioni regionali in Molise, che si sono tenute il 5 e 6 novembre, erano il primo appuntamento elettorale dopo le elezioni politiche di aprile 2006. Solo 327 mila gli elettori chiamati alle urne, ma non si può nascondere, come ha tentato di fare Prodi, che il loro risultato era atteso per verificare se il trend positivo dell'Unione reggesse all'urto dei primi sei mesi di governo della "sinistra" borghese, specie dopo la finanziaria. Ebbene i risultati confermano che ci sono precisi segnali di disillusione nell'elettorato di sinistra.
Il primo dato che salta agli occhi è che l'"euforia" e le illusioni, sparse a piene mani dopo il sorpasso della casa del fascio alle elezioni politiche, non sono servite a recuperare consensi fra gli astensionisti di sinistra. L'astensionismo infatti ha tenuto molto bene pur essendo già a livelli stratosferici. Il 36,8% dell'elettorato ha disertato le urne, annullato la scheda o l'ha lasciata in bianco. Pur incrementando di 199 voti, gli astensionisti calano leggermente in percentuale dello 0,9% per effetto dell'aumento del corpo elettorale rispetto alle regionali 2001. Anche supponendo che non siano rientrati per votare i circa 40 mila elettori emigrati all'estero (il che è già un dato significativo), vi sono 80 mila elettori (oltre un quarto dell'elettorato) che senza alcun impedimento non si è fatto incantare dalle sirene elettoralistiche delegittimando di fatto le istituzioni borghesi in camicia nera e il nuovo governatore.
La regione Molise rimane in mano alla casa del fascio guidata da Michele Iorio che diventa governatore per la terza volta consecutiva. Questi ottiene il 54,0% dei voti validi che equivalgono però a solo il 34,1% dell'intero corpo elettorale. Il candidato dell'Unione, Roberto Ruta, ottiene il 46,0% dei voti validi, pari solo al 29,1% del corpo elettorale.
Il loro confronto evidenzia la vera natura della competizione elettorale in regime neofascista, l'omologazione che ormai regna fra i candidati della destra e della "sinistra" borghese. Entrambi infatti hanno fatto carriera nelle file dei popolari e solo a un certo punto le loro strade si sono divise. Iorio, medico chirurgo e senatore di Forza Italia, è nato 58 anni fa in provincia di Campobasso e nel 1975 ha iniziato la sua carriera politica nella Democrazia cristiana, poi ha aderito al PPI prima di passare a Forza Italia nel '99. Il primo mandato l'ha svolto per il PPI. Successivamente è stato riconfermato con Forza Italia.
Ruta, 40 anni, avvocato, è stato membro del PPI ed oggi è il segretario regionale della Margherita.
Prodi ha tentato di minimizzare l'esito elettorale. "Questo voto non costituisce un problema per il paese, ma è un problema per il Molise", ha sostenuto. Peraltro smentito dagli altri esponenti della sua coalizione che si sono detti invece preoccupati di questo primo test.
Il fatto è che non si è trattato semplicemente di una riconferma della casa del fascio alla guida della regione. Alle elezioni politiche di aprile infatti la coalizione di "centro-sinistra" più il PRC aveva sorpassato la casa del fascio. L'Unione aveva raccolto 105.238 voti rispetto ai 103.732 ottenuti dall'altra coalizione. A distanza di soli sei mesi il risultato è stato ribaltato: 95.246 voti all'Unione e 111.881 voti alla casa del fascio. L'Unione si è persa per strada diecimila voti. Un risultato su cui non può non aver pesato l'operato del governo nei primi sei mesi di mandato e una finanziaria che, fra le altre cose, non ha tenuto conto minimamente dei bisogni delle masse popolari molisane e in particolare della questione cruciale della ricostruzione delle zone terremotate per la quale sono stati stanziati solo spiccioli e solo per la ricostruzione di San Giuliano e non di tutto il cratere sismico.
L'Unione è stata punita dall'elettorato di sinistra. Infatti nella coalizione dell'Unione perdono in maniera consistente sia i DS che la Margherita, ma soprattutto perde consensi il PRC, senza che il PdCI riesca a intercettarli in maniera consistente. Il PRC passa dai 10.013 voti presi alle politiche a 4.442 voti (-5.571 voti). Ne perde ben 2.198 anche rispetto alle precedenti regionali quando di voti ne aveva ottenuti 6.640 e non ottiene nessun consigliere regionale. Il PdCI rispetto alle politiche guadagna solo 530 voti, il che gli basta per sorpassare e strappare per soli 7 voti il seggio regionale a Rifondazione.
Se i voti persi da Rifondazione non sono andati né al PdCI né ai DS è verosimile che siano confluiti nell'astensionismo.
La casa del fascio guadagna 8.149 voti rispetto alle politiche. Probabilmente è riuscita a richiamare al voto una parte degli astensionisti di destra e a intercettare voti di destra in uscita dall'Unione. Forza Italia comunque perde ben 16.189 voti. AN ne perde altri 5.101. Se ne avvantaggiano soprattutto l'UDC e l'Udeur. Rispetto alle precedenti elezioni regionali la casa del fascio perde complessivamente 3.963 voti e tutti i partiti che la compongono, compresi UDC e Udeur, registrano un segno negativo.
Il voto regionale in Molise testimonia che l'elettorato non è più disposto a firmare cambiali in bianco a chicchessia. Il proletariato, le masse lavoratrici e pensionate, i giovani cominciano a capire, gradualmente e attraverso la pratica, che il passaggio del potere politico dalla destra alla "sinistra" borghese non cambia niente a loro favore.
Dobbiamo favorire questa presa di coscienza continuando a combattere per difendere gli interessi immediati degli sfruttati e degli oppressi, per indebolire, disgregare e delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi, per colpire sempre più duramente il capitalismo, per accumulare le forze rivoluzionarie necessarie alla rivoluzione socialista, per costruire un grande, forte e radicato PMLI, per fare acquisire al proletariato una coscienza di classe, per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta, per abbattere le illusioni elettorali, parlamentari, governative, riformiste e pacifiste, per creare tutte le condizioni soggettive per il trionfo del socialismo sul capitalismo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato.

15 novembre 2006