Engels e la società comunista

Questo articolo è stato pubblicato sul n. 8 del 1955 della rivista teorica mensile dell'Istituto di Filosofia dell'Accademia delle Scienze dell'URSS "Voprosy filosofii"

All'opera scientifica di Engels ci si deve accostare da posizioni storiche, legando cioè ogni suo passo nella scienza allo sviluppo del movimento rivoluzionario del proletariato, quale sua arma teorica, fin dal suo sorgere, è servito il marxismo. Benché il carattere del lavoro scientifico di Engels sia mutato in dipendenza della situazione storico-concreta, dei nuovi compiti sorti dinanzi al marxismo e al movimento operaio - e conformemente a questo si è venuta a mutare anche la tematica stessa delle sue indagini scientifiche, - tuttavia si è avuto in esso qualcosa che, pur restando se stesso, si è perfezionato e sviluppato ulteriormente e si è arricchito dei nuovi dati della scienza e della pratica, assimilando in se' la loro quintessenza, la dialettica materialistica, - che si manifesta invariabilmente in tutti gli aspetti dell'attività scientifica di Engels, in tutti i suoi lavori scientifici.
Negli scritti di Engels, come anche nei lavori di Marx, ha ricevuto una sua circostanziata argomentazione quella parte integrante del marxismo che corona l'intero armonioso edificio della teoria marxista, - la teoria del comunismo scientifico. E una serie di suoi problemi, in modo più completo e profondo, li elaborò propriamente Engels stesso. Nel tempo presente, quando l'edificazione del comunismo è diventata opera pratica di centinaia di milioni di persone, un particolare valore lo riveste quella parte del comunismo scientifico che si potrebbe definire come teoria della società comunista.
Di concezioni di Engels sulla futura società comunista si può certamente parlare solo quando egli stesso è ormai passato al comunismo vero e proprio. E ci sono ragioni di credere che un tale passaggio egli l'avesse compiuto ancora prima del suo arrivo in Inghilterra, nell'autunno del 1842. Agli inizi questo era un comunismo prescientifico e nell'insieme ancora utopistico, ma tuttavia rivoluzionario. Nel contempo l'attenzione di Engels verso gli interessi materiali e la lotta di classe del proletariato predeterminarono sicuramente la tendenza di sviluppo delle sue originarie concezioni comuniste nella direzione di una teoria autenticamente scientifica. Ma il passaggio di Engels alla elaborazione di un comunismo scientifico si ebbe soltanto in Inghilterra, con tutta probabilità non più tardi del novembre 1843.

L'adesione al socialismo scientifico
Dell'originario passaggio di Engels al comunismo è prova la sua corrispondenza "Le crisi interne" (30 novembre 1842) alla fine della quale egli traccia una distinzione - caratteristica per i comunisti di quel tempo, - tra rivoluzione sociale e politica, per poi passare alla conclusione che in Inghilterra si è in vista di una violenta rivoluzione sociale del proletariato. Le prime dirette enunciazioni di Engels sulla futura società comunista appaiono quasi un anno più tardi in un suo articolo ("I successi del movimento per la trasformazione sociale nel continente") in cui egli, per l'appunto, comunica il passaggio di una parte dei giovani hegeliani al cosiddetto "comunismo filosofico": "Già nell'autunno del 1842 alcuni esponenti del partito giunsero alla conclusione che i soli mutamenti politici erano insufficienti, e dichiararono che soltanto in presenza di una rivoluzione sociale basata sulla proprietà collettiva si instaura un ordine sociale che risponde ai loro principi astratti".

Se al novero di questi "alcuni" apparteneva anche Engels, ciò significa che egli già allora si rappresentava la futura società come basata sulla proprietà sociale, cioè come una società comunista.
E l'esigenza di distruggere la proprietà privata è il tratto distintivo più comune e al tempo stesso più profondo di ogni teoria comunista. D'altronde, la proprietà comune, quale fondamento della società, rappresenta il principale tratto distintivo, la prima caratteristica della società comunista. Marx e Engels, caratterizzando il comunismo nella sua forma più generale, l'hanno più volte identificato con la distruzione della proprietà privata.
Così, per esempio, nei suoi "Manoscritti economico-filosofici" Marx ha definito il comunismo come "soppressione positiva della proprietà privata". Nell"'Ideologia tedesca", poi, la distruzione della proprietà privata si identifica con la rivoluzione comunista, mentre Engels, nei suoi "Principi del comunismo", scrisse che "la distruzione della proprietà privata rappresenta la più breve e più generalizzante espressione" della trasformazione comunista della società e che "quindi i comunisti avanzano del tutto giustamente, quale loro principale esigenza, la distruzione della proprietà privata". Infine, nel "Manifesto del Partito comunista" si afferma che "i comunisti possono esprimere la propria teoria con un solo principio: distruzione della proprietà privata".
Engels parte qui dal fatto che la base della futura società comunista sarà la proprietà sociale, mentre la via per conseguirla è una violenta rivoluzione sociale che deve essere attuata dal proletariato.
A questa idea direttiva se ne aggiunge ora un'altra, - quella del carattere storicamente regolare e al tempo stesso internazionale dell'incipiente rivoluzione sociale: "Il comunismo non è la conseguenza di una particolare situazione dell'Inghilterra o di qualsiasi altra nazione, ma una conclusione che deriva inevitabilmente dalle premesse poste nelle condizioni generali della moderna civiltà".

Distruzione della proprietà privata
Questo è un passo molto importante. Il comunismo, vi si dice, è il risultato dello sviluppo della società contemporanea. E in quanto le condizioni di esistenza dei moderni paesi civilizzati - Inghilterra, Francia, Germania, - siano per essi comuni, anche il risultato deve essere lo stesso per tutti, - la rivoluzione sociale, la distruzione della proprietà privata e l'instaurazione della proprietà sociale quale fondamento della nuova società comunista. Il passaggio decisivo verso l'elaborazione di una concezione veramente scientifica della futura società comunista Engels lo compì nel suo scritto "Abbozzi per una critica dell'economia politica", scritto, con tutta probabilità, non più tardi del novembre 1843. Gli "Abbozzi" sono la prima specifica ricerca economica di Engels. E al tempo stesso, è questa la prima esperienza di analisi scientifica dell'economia politica borghese dalle posizioni della classe operaia rivoluzionaria. "Negli "Abbozzi" - secondo le parole di Marx, - erano già formulati alcuni principi generali del socialismo scientifico". Le acquisizioni scientifiche di questo lavoro furono condizionate dal fatto che ai problemi dell'economia politica Engels si accostò da un punto di vista conseguentemente dialettico e comunista. Anche qui, come in precedenza, figura la tesi fondamentale della necessità di distruggere la proprietà privata. E, con la distruzione della proprietà privata, scompaiono la contrapposizione degli interessi e la concorrenza. Al posto della concorrenza, come lotta di interessi contrapposti, si avrà la concorrenza più autentica, vale a dire l'emulazione. Per la prima volta in Engels appare qui il principio dell'infinito sviluppo in avvenire delle forze produttive: "La forza produttiva che si trova a disposizione dell'umanità - egli dice, - è illimitata".
Lo sviluppo delle forze produttive, nella futura società, è necessario riportare a una riduzione del tempo di lavoro: "Questa illimitata capacità produttiva, essendo utilizzata coscientemente e nell'interesse di tutti, poco dopo verrebbe ridotta alla minima quota di lavoro che spetta alllumanità".
In tutte le enunciazioni riportate Engels, in sostanza, ancora quasi non esce dai limiti delle idee dei suoi predecessori. Ma in un campo egli sviluppa dei pensieri che in essi non troviamo, ed è proprio in quel campo che è direttamente legato alla sua propria analisi economica. Anche qui compare qualcosa di sostanzialmente nuovo. E questo nuovo viene a formare quel secondo, evidentemente più tardo, strato nelle sue concezioni di allora sulla società comunista e che si può distinguere dalle tradizionali rappresentazioni comuniste di quel tempo.
Una specificamente nuova deduzione di Engels è qui il principio della sorte del valore - e, di conseguenza, della legge del valore, - dopo la distruzione della proprietà privata. Sottoponendo ad analisi critica la categoria del valore, Engels giunge qui al seguente risultato: "Quando la proprietà privata sarà distrutta non si potrà più parlare di scambio nella forma in cui esso esiste ora. L'applicazione pratica del concetto di valore si limiterà allora sempre più alla soluzione della questione della produzione, e questa è la sua autentica sfera". In un passo degli "Abbozzi" noi troviamo perfino una allusione al processo di graduale limitazione in avvenire - cioè dopo la distruzione della proprietà privata, - della sfera di azione della legge del valore. Engels afferma letteralmente quanto segue: "L'applicazione pratica del concetto di valore ("quando la proprietà privata sarà distrutta") si limiterà allora sempre più alla soluzione della questione della produzione...". Il che significa che nella futura società, nel corso di un certo tempo, l'azione della legge del valore, ed entro certi limiti, si conserverà.
Una fase decisiva nel processo di divenire della teoria della società comunista è poi costituito dal comune lavoro di Marx e di Engels sull'"Ideologia tedesca". Qui la concezione materialistica della storia viene elaborata quale diretto fondamento filosofico della teoria del comunismo scientifico. E, nei limiti di quest'ultima, anche qui si elabora la teoria della società comunista.
Nell"'Ideologia tedesca", in modo più esauriente e circostanziato di prima, si argomenta la stessa necessità della rivoluzione proletaria e comunista, e lo si fa in un modo puramente materialistico. Nel modo più deciso la necessità di un metodo propriamente rivoluzionario, e non altro, di trasformazione della società borghese in comunista viene formulata in quella parte del manoscritto del primo capitolo dell"'Ideologia tedesca" in cui gli autori riassumono le conclusioni che derivano dalla concezione materialistica della storia. E la principale di tali conclusioni è per l'appunto quella che riguarda la necessità di una rivoluzione comunista. Essa viene formulata nella forma di quattro punti, e l'ultimo di essi presenta nel dato caso il maggior interesse: "4) come per il prodotto di massa di questa coscienza comunista, come per il conseguimento del fine stesso, è necessario un mutamento di massa degli uomini che è possibile soltanto nel movimento pratico, in una rivoluzione; di conseguenza, la rivoluzione è necessaria non soltanto perchè in nessun altro modo è possibile rovesciare la classe dominante, ma anche perchè la classe rovesciante soltanto in una rivoluzione può togliersi di dosso tutto il vecchio marciume e rendersi capace di creare una nuova base della società".
Sicché la rivoluzione presenta un duplice processo: un mutamento delle condizioni di vita degli uomini e, al tempo stesso, un mutamento degli uomini stessi che compiono la rivoluzione.
Nell'"Ideologia tedesca", inoltre, Marx e Engels, e per la prima volta - anche se in forma ancora generica e non ben definita, - enunciarono l'idea di una dittatura del proletariato, che per la teoria politica del marxismo è a dir poco fondante. Ecco questa formulazione: "ogni classe che tende al dominio - perfino se il suo dominio determina, come si ha con il proletariato, la distruzione dell'intera vecchia forma sociale e del dominio in genere, - deve innanzitutto conquistarsi il potere politico".

La dittatura del proletariato
Per la prima volta nella storia del comunismo l'idea di una dittatura rivoluzionaria dei lavoratori nel periodo di transizione venne avanzata dai seguaci di Babeuf. Questa idea, poi, - la ereditò da essi Louis Blanqui, il quale però la intese come dittatura di un esiguo numero di rivoluzionari. Alla tradizione babuvista aderisce anche il Weitling, il quale riteneva che per instaurare una nuova organizzazione della società sarebbe stata necessaria una dittatura, da lui però non ben definita in termini concreti. A differenza dei loro predecessori Marx e Engels intesero invece la dittatura del proletariato come dittatura di una classe, e per di più di una classe creata dallo sviluppo della grande industria, - il moderno proletariato.
Alla distruzione della proprietà privata è direttamente legata la distruzione della divisione del lavoro e delle classi.
Una delle conseguenze della divisione del lavoro, nelle condizioni di una società che si è formata spontaneamente, è l'isolamento delle professioni e la soggezione di ogni individuo a questa o a quella di esse, vale a dire la fissazione praticamente a vita alla propria professione. A seguito di ciò l'attività d'insieme degli uomini viene ad estraniarsi dal loro controllo e si trasforma in una forza a loro estranea e contrapposta e che domina su di essi. Si ha così l'alienazione dell'attività sociale. La trasformazione comunista della società, distruggendo la divisione classista del lavoro, elimina anche queste sue conseguenze: "Non appena si inizia la divisione del lavoro in ognuno compare una qualsiasi determinata ed esclusiva cerchia di attività che a lui si impone e dalla quale egli non può uscire: egli è un cacciatore, un pescatore o un pastore, e tale deve rimanere se non vuole privarsi dei mezzi per la vita, - e questo allorchè nella società comunista, dove nessuno è limitato da una qualsiasi esclusiva cerchia di attività, ma ognuno può perfezionarsi in qualsivoglia ramo, la società regolerà l'intera produzione, e proprio per questo creerà per me la possibilità di fare oggi una cosa e domani un'altra; la mattina cacciare, dopo mezzogiorno pescare, la sera occuparmi dell'allevamento e dopo cena dedicarmi alla critica, senza rendermi, per questo, cacciatore, pescatore, pastore o critico". C'è da credere che questo pensiero derivi principalmente da Engels.
Per i nostri contemporanei che oggi osservano un processo di sempre maggiore specializzazione del lavoro sia fisico che intellettuale, una tale prognosi può forse apparire inverosimile. Ma chiariamoci una cosa: qui non si nega affatto l'esistenza nella società comunista di una divisione professionale del lavoro, - cioè l'esistenza di differenti specialità, - ma di professioni a vita, della fissazione ad una determinata specialità, della necessità in virtù di circostanze esterne (sotto minaccia di privarsi dei mezzi di vita) di occuparsi di un solo ed esclusivo tipo di lavoro, - questo, nella società comunista, non ci sarà più. E tale conclusione deriva rigorosamente dalla premessa che la divisione classista del lavoro sarà distrutta.
Ma nella prognosi degli autori dell"'Ideologia tedesca" c'è anche un altro elemento, - la concretizzazione di come sarà vista l'attività degli uomini quando scomparirà la divisione di classe del lavoro e con essa la fissazione a vita a una determinata professione. Anche qui gli autori tracciano un quadro che ricorda molto da vicino le rappresentazioni di Fourier. Ma di per sé una tale somiglianza ancora non è prova dell'erroneità di un simile quadro. Il Fourier avanzò assai seri argomenti a favore di un tal genere di cambiamenti di attività. Ma nella concezione qui svolta c'è una differenza sostanziale da Fourier: la possibilità del libero passaggio da un tipo di lavoro ad un altro si motiva col fatto che "la società regolerà l'intera produzione e proprio per questo creerà per me la possibilità di fare oggi una cosa e domani un'altra". Vale a dire, non lo spontaneo gioco delle passioni che staticamente si equilibrano reciprocamente l'un l'altra (come si ha, per l'appunto, in Fourier), ma la cosciente e pianificata organizzazione della produzione che crea la possibilità di una libera scelta per ogni suo partecipe.
La conclusione che nella società comunista gli uomini passeranno liberamente da una forma di attività ad un'altra è indiscutibilmente giusta. Ma come si attuerà tale passaggio (quanto sovente, ecc.), questo dipenderà da fattori che nell"'Ideologia tedesca" semplicemente non vengono presi in esame.
Allo stesso problema Engels ritornerà ancora una volta nelll"Antiduhring", dove esso riceverà un suo ulteriore sviluppo.
A questo problema ne è strettamente legato un altro, - la distruzione della contrapposizione tra la città e la campagna, contrapposizione che è altresì conseguenza della divisione di classe del lavoro. Benchè la necessità di distruggere la contrapposizione tra città e campagna sia stata prevista già dai predecessori di Marx e di Engels - e in particolare da Fourier e da Owen, - tuttavia soltanto la concezione materialistica della storia ha consentito anche qui di darne una motivazione rigorosamente scientifica.
Nella letteratura marxista questo problema compare per la prima volta nell"'Ideologia tedesca": "La maggiore divisione del lavoro materiale e spirituale è la separazione della città dalla campagna... La contrapposizione tra la città e la campagna può esistere soltanto entro i limiti della proprietà privata. Essa esprime nella forma più drastica la soggezione dell'individuo alla divisione del lavoro e a una determinata attività a lui legata, - soggezione che trasforma l'uno in un limitato animale cittadino, e l'altro in un limitato animale di campagna, e che quotidianamente rigenera la contrapposizione tra i loro interessi... La distruzione della contrapposizione tra città e campagna rappresenta una delle prime condizioni della unità sociale, condizione che, a sua volta, dipende da una quantità di premesse materiali e che, come risulta evidente già a un primo sguardo, non può essere attuata da una sola volontà".

La divisione del lavoro e la contrapposizione tra città e campagna
La contrapposizione tra città e campagna è conseguenza della divisione del lavoro e può essere distrutta soltanto in presenza di determinate premesse materiali. E' evidente che la prima di tali premesse deve essere un abbastanza elevato grado di sviluppo delle forze produttive. Tale è la concezione specificamente materialistica elaborata nell"'Ideologia tedesca".
"La contrapposizione tra città e campagna può esistere soltanto entro i limiti della proprietà privata". E' chiaro che qui il discorso riguarda la contrapposizione di classe e non l'essenziale distinzione tra la città e la campagna. Tuttavia in avvenire scomparirà anche questa differenza. Una tale conclusione deriva da quel passo dell'''Ideologia tedesca" dove si parla di "eliminazione della città e della campagna". Si ha qui presente, naturalmente, non la distruzione fisica dell'una e dell'altra, ma la distruzione di ciò che le distingue e contrappone l'una all'altra, come città distinta dalla campagna e come campagna distinta dalla città. In tal modo il discorso riguarda qui non già la distruzione della contrapposizione classista, ma la distruzione, per così dire, della loro contrapposizione materiale, cioè la distruzione della diversità esistente tra la città e la campagna.
La produzione è la base dell'esistenza della società. Per cui l'attività produttiva degli uomini sarà, come prima, l'aspetto principale della loro attività vitale, anche se il suo carattere verrà a mutare radicalmente. Questo mutamento sarà così profondo che, nell'"Ideologia tedesca", Marx e Engels parlano continuamente perfino di "distruzione del lavoro".
Che cosa significa questa espressione? Che questa sia forse la manifestazione di una certa immaturità del pensiero degli autori dell"'Ideologia tedesca''? Niente affatto. L'affermazione di Marx e di Engels ha un suo senso pienamente razionale, benchè essa sia espressa in una forma per noi inusuale.
Nell'originale l'espressione "distruzione del lavoro" suona, in tedesco, così: "Aufhebung der Arbeit". "Aufhebung" è un termine della dialettica hegeliana che nella letteratura filosofica si traduce con la parola artificialmente inventata di "il togliere". Questo concetto significa, al tempo stesso, "distruzione" e "conservazione": distruzione degli uni momenti e conservazione di altri. E oltre a ciò, esso significa anche "elevazione", cioè il passaggio a un più elevato grado di sviluppo. In tal modo, a rigor di termini, Marx e Engels parlano non già di "distruzione del lavoro", ma del "togliere lavoro", e quindi di un profondo mutamento del carattere stesso del lavoro.
Ma in che cosa si trasformerà l'attività degli uomini dopo la "distruzione del lavoro", vale a dire nella società comunista ? Questa nuova forma di attività Marx e Engels la definiscono come iniziativa (in tedesco: Selbsbetatigung). Il lavoro si trasformerà in iniziativa, cioè da attività a costrizione esterna in attività a stimolo interiore. "Soltanto i moderni proletari, del tutto privi di ogni iniziativa, sono in grado di conseguire una propria completa e non più limitata iniziativa che consiste nell'appropriarsi di tutto l'insieme delle forze produttive e nel risultante sviluppo di tutto l'insieme delle loro capacità".
Nella società comunista il ruolo della coscienza sociale diverrà sostanzialmente altro. "La coscienza non potrà mai essere altro che l'essere cosciente, e l'essere degli uomini è il reale processo della loro vita". La coscienza altro non è che "la presa di coscienza della pratica esistente". E' naturale, quindi, che col mutare dell'essere degli uomini venga a mutare anche la loro coscienza. Insieme con la trasformazione della base economica della società si trasformerà l'intera società nel suo insieme e quindi anche le forme della coscienza sociale.
Ma in che cosa consisteranno i mutamenti della coscienza sociale durante la transizione al comunismo?
La coscienza degli uomini diventerà più ricca e, sotto ogni riguardo, più sviluppata. Ma "la effettiva ricchezza spirituale dell'individuo dipende interamente dalla ricchezza dei suoi rapporti effettivi". Nelle condizioni di una società basata sulla divisione del lavoro e sulla proprietà privata i rapporti tra gli uomini diventano unilateralmente limitati e si riducono, in sostanza, a un rapporto di compravendita. E, a tale situazione, corrisponde anche una coscienza unilateralmente limitata. Con la distruzione della divisione del lavoro e della proprietà privata, invece, l'attività dell'uomo diventerà più varia e multiforme e, con essa, diverrà più versatilmente sviluppata anche la sua coscienza.
Dopo la Comune di Parigi viene a crearsi una nuova situazione storica e, nel contempo, si inizia un nuovo periodo anche nella storia del marxismo, - uno dei più fecondi periodi nella vita di Engels-teorico.
In precedenza si è già indicato quali essenziali progressi avesse compiuto Engels nelle sue concezioni riguardanti le sorti dello Stato nell'avvenire e circa il ruolo della coscienza nella futura società. In tutta una serie di lavori, lettere e interventi egli sviluppa anche altri aspetti della teoria marxista della società comunista ("Sulla questione delle abitazioni", "La letteratura dell'emigrazione", la lettera a Bebel del 18-28 marzo 1875 con la critica del progetto del Programma di Gotha, ecc.). Ma un posto particolare e centrale nella sua attività teorica, in questo periodo, lo occupa il lavoro sull'"Antiduhring", che rappresenta una autentica enciclopedia del marxismo.
Nel I capitolo dell'"Introduzione" e nel I capitolo della terza sezione Engels segue il processo di sviluppo del socialismo dall'utopia alla scienza. E, chiarendo le ragioni di questo sviluppo, egli al tempo stesso individua in che risiede la distinzione di principio tra l'utopia e la scienza.
La sua spiegazione presenta per noi un interesse niente affatto puramente storico. E questo perchè dal chiarimento di questa distinzione deriva poi la comprensione della specificità della prognosi scientifica dell'avvenire, della specificità della teoria scientifica della società comunista.
Iniziando la sua analisi, Engels indica subito una duplice dipendenza del moderno socialismo scientifico: dalla sua base sociale e, in ultima analisi, economica (che è poi la dipendenza principale e determinante) e dalle sue premesse teoriche, dal "materiale ideale accumulato prima di esso". La stessa cosa, evidentemente, si può dire anche di una parte integrante di questa moderna dottrina, - la teoria della futura società comunista. E questo perchè anch'essa non soltanto cresce dall'analisi della storia della società, della società esistente e delle tendenze del suo sviluppo, ma parte anche dal materiale ideale accumulato prima di essa.

Movimento operaio e socialismo scientifico
Le idee socialiste rappresentano una più o meno adeguata espressione teorica del movimento proletario, e dal grado di sviluppo del proletariato, dal grado di maturità della lotta di classe tra il proletariato e la borghesia dipende il carattere delle idee socialiste.
Per trasformare il socialismo in una scienza è stato necessario situarlo su di un terreno reale. Engels mostra qui in che modo si vennero a creare le oggettive premesse per fare ciò: sviluppo della grande industria, della lotta di classe tra il proletariato e la borghesia, e della concezione materialistico-dialettica.
Ma in che cosa risiede la specifica distinzione del socialismo scientifico da quello utopistico?
In primo luogo, la base teorica del socialismo scientifico sono: 1) il metodo dialettico, 2) la concezione materialistica della storia, e 3) la teoria del plusvalore. In secondo luogo, il socialismo scientifico è l'espressione teorica del movimento proletario , cioè esso esprime gli interessi del moderno proletariato industriale.
In terzo luogo, il socialismo scientifico è il prodotto specifico dell'epoca della grande industria, dato che in ogni altra epoca in cui non fossero ancora maturate le oggettive premesse materiali della trasformazione comunista della società esso sarebbe stato impossibile.
Tali sono le premesse teoriche, di classe ed economiche del socialismo scientifico.
Da qui derivano poi le specifiche particolarità della teoria scientifica della futura società comunista. E sua base è la concezione materialistico-dialettica dello sviluppo della società . Engels così rileva tali particolarità della teoria scientifica dell' avvenire : 1) gli elementi dell'avvenire essa cerca di rinvenire mediante l'analisi della società esistente (evidentemente, facendo leva sulla conoscenza delle regolarità di sviluppo della società evidenziate mediante l'analisi dell'intera sua storia precedente), 2) questa analisi è innanzitutto e principalmente rivolta alla base economica della società, il cui sviluppo in definitiva determina l'intero sviluppo della società, 3) la teoria scientifica rifugge la eccessiva dettaglizzazione delle deduzioni e delle rappresentazioni riguardo al futuro (è evidente che la misura della concretizzazione è definita dalle condizioni oggettive e non da considerazioni arbitrarie).
Un importante rilievo ha pure il II capitolo della terza sezione dell"'Antiduhring", nel quale Engels viene a chiarire la contraddizione fondamentale del capitalismo. Con lo sviluppo del modo di produzione capitalistico tra il carattere sociale della produzione e la forma privata dell'appropriazione, -di conseguenza, tra le nuove forze produttive e gli invecchiati rapporti di produzione, l'invecchiata forma di proprietà, che è propriamente quella privata, - è sorta una contraddizione. E "in questa contraddizione, che conferisce al nuovo modo di produzione il suo carattere capitalistico, già si contengono in germe tutte le collisioni del presente".
Ma in che cosa risiede la soluzione di questa contraddizione?
Lasciamo parlare Engels: "Questa soluzione può consistere solo nel fatto che si riconosca in effetti la natura sociale delle moderne forze produttive e che quindi il modo di produzione, di appropriazione e di scambio sia messo in armonia con il carattere sociale dei mezzi di produzione. E questo può accadere solo a condizione che, apertamente e senza tergiversazioni, la società si impadronisca delle forze produttive le quali si sottraggono ad ogni altra direzione che non sia quella sua...
Quando le odierne forze produttive saranno considerate in questo modo, conformemente alla loro natura finalmente conosciuta, all'anarchia sociale della produzione subentrerà una regolamentazione socialmente pianificata della produzione, conforme ai bisogni sia della comunità che di ogni singolo. Così il modo di appropriazione capitalistico...verrà sostituito da un nuovo modo di appropriazione dei prodotti...: da una parte da un'appropriazione direttamente sociale come mezzo per mantenere ed allargare la produzione, e dall'altra da un'appropriazione direttamente individuale come mezzo di sussistenza e di godimento.
Trasformando in misura sempre crescente la grande maggioranza della popolazione in proletari, il modo di produzione capitalistico crea la forza che, pena la morte, è costretta a compiere questo rivolgimento...Il proletariato si impadronisce del potere dello Stato e anzitutto trasforma i mezzi di produzione in proprietà dello Stato. Ma con ciò stesso esso sopprime se stesso come proletariato, sopprime ogni differenza di classe e sopprime anche lo Stato come Stato... Quando lo Stato, infine, diventerà realmente il rappresentante dell'intera società, allora esso si renderà superfluo. Non appena non ci saranno più le classi sociali da mantenere nell'oppressione, non appena con l'eliminazione del dominio di classe e della lotta per l'esistenza individuale fondata sull'anarchia della produzione sinora esistente saranno eliminati anche le collisioni e gli eccessi che sorgono da tutto ciò, non ci sarà da reprimere più niente di ciò che rendeva necessaria una forza repressiva particolare, uno Stato. Il primo atto con cui lo Stato si presenta realmente come rappresentante di tutta la società, cioè la presa di possesso di tutti i mezzi di produzione in nome della società, è ad un tempo l'ultimo suo atto indipendente in quanto Stato. L'intervento di una forza statale nei rapporti sociali diventa superfluo successivamente in ogni campo e poi viene meno da se stesso. Al posto del governo sulle persone appare l'amministrazione delle cose e la direzione dei processi produttivi. Lo Stato non viene "abolito": esso si estingue.
Con la presa di possesso dei mezzi di produzione da parte della società verrà eliminata la produzione di merci e con ciò il dominio del prodotto sui produttori. L'anarchia all'interno della produzione sociale verrà sostituita dalltorganizzazione cosciente secondo un piano. La lotta per l'esistenza individuale cesserà... Sarà questo il salto dell'umanità dal regno della necessità al regno della libertà
".
Il IV capitolo della terza sezione dell"'Antiduhring" è consacrato al problema della ripartizione. E, sul piano che a noi interessa, lo completa il materiale del VI capitolo della seconda sezione, dedicato al problema del lavoro semplice e complesso.
Engels parte qui dal fatto che il modo di produzione determina il modo della ripartizione.
Nel VI capitolo della seconda sezione egli dà una caratteristica generale di come sarà la ripartizione nella futura società: "Per il socialismo, che vuole liberare la forza-lavoro umana dalla sua condizione di merce, è di grande importanza il riconoscimento che il lavoro non ha né può avere un valore. Con questo riconoscimento cadono tutti i tentativi che il sig. Duhring ha ereditato dal primitivo socialismo operaio di regolare la futura ripartizione dei mezzi di sussistenza come una specie di salario più elevato. Da esso consegue ulteriormente il riconoscimento che la ripartizione, nella misura in cui viene dominata da considerazioni puramente economiche, sarà regolata nelltinteresse della produzione e che la produzione viene favorita al massimo da un modo di ripartizione che permetta a tutti i membri della società di sviluppare, conservare ed esercitare le proprie capacità il più che sia possibile in tutte le direzioni".
Poi egli affronta la questione se, "nella società organizzata socialisticamente", la distinzione tra lavoro semplice e complesso influirà sulla ripartizione dei mezzi di sussistenza: "Come si risolve dunque tutta questa importante questione di un più elevato salario per il lavoro complesso? Nella società di produttori privati, i privati o le loro famiglie fanno fronte alle spese per l'istruzione delltoperaio qualificato; spetta allora anzitutto ai privati il più alto prezzo della forza-lavoro qualificata: lo schiavo abile è comprato a più caro prezzo, il salariato abile ha un salario più elevato. Nella società organizzata socialisticamente queste spese sono affrontate dalla società, ad essa appartengono perciò anche i frutti, i valori maggiori che vengono prodotti dal lavoro complesso. Lo stesso operaio non ha maggiori diritti da rivendicare". E' qui evidente che, per "società organizzata socialisticamente", Engels intende la società comunista.
C'è qui da osservare che la futura società Engels la considera sempre nel suo sviluppo. Egli distingue un periodo di transizione, a cui corrisponderà un "diritto transitorio" (il che rammenta la "Critica del Programma di Gotha"), e la società comunista (il "sistema comunista"). Egli distingue altresì delle più o meno lontane condizioni della società comunista, quando parla della condizione che sarà raggiunta soltanto "attraverso alcune generazioni di sviluppo sociale nel sistema comunista".
In tal modo, anche da questo lato si manifesta una concezione coerentemente dialettica della futura società.
In conclusione, ci soffermeremo ora su di un momento particolarmente importante dal punto di vista metodologico, e cioè sulla difesa, da parte di Engels, della fondamentale conclusione socialista del I volume del "Capitale" di Marx circa l'espropriazione degli espropriatori.
Il Duhring fu uno dei primi critici del marxismo ad affrontare tale questione. E i suoi argomenti, in differenti varianti, vennero poi ripresi anche da altri avversari del socialismo scientifico. Per cui la controargomentazione di Engels non ha un interesse solamente storico.
La sostanza del problema, in due parole, si riduce a quanto segue.
Esaminando la tendenza storica di sviluppo del capitalismo, Marx giunge alla conclusione della inevitabilità di espropriare gli espropriatori, e cioè di distruggere la proprietà privata sui mezzi di produzione. Ed egli constata che l'intero processo storico di sviluppo dei rapporti di proprietà avviene in modo conforme alla legge dialettica della negazione della negazione.
Cercando di smentire questa fondamentale conclusione socialista di Marx, il Duhring afferma invece che la necessità di espropriare gli espropriatori Marx la deduce dalla legge della negazione della negazione.

Marxismo e opportunismo
Engels, da parte sua, discerne il corso dei ragionamenti di Marx e dimostra la completa inconsistenza delle congetture del Duhring. Questa anticritica da parte di Engels ha un valore particolarmente rilevante, e in sostanza il discorso riguarda il modo in cui si deve prevedere il futuro: come costruisce Marx la sua conclusione riguardo all'avvenire? - partendo da considerazioni genericamente dialettiche o da una analisi storico-concreta? Engels arriva al seguente risultato:
"Marx non pensa dunque, caratterizzando questo processo come negazione della negazione, di dimostrare per questa via che esso è un processo storicamente necessario. Al contrario: dopo aver dimostrato storicamente che il processo, in effetti, in parte si è compiuto e in parte deve ancora compiersi, lo caratterizza inoltre come un processo che si compie secondo una legge dialettica determinata. E questo è tutto".
L'anticritica di Engels ci consente di trarre una importante conclusione metodologica. La metodologia marxista di previsione scientifica dell'avvenire riunisce organicamente in se' due elementi fondamentali: 1) l'applicazione della dialettica materialistica, della concezione materialistico-dialettica del processo storico, e, su questa base, 2) l'indagine concreta dello stesso processo storico. Senza uno qualsiasi di questi due elementi non può esserci alcuna teoria della futura società che sia autenticamente scientifica e marxista.
Quali sono le più evidenti acquisizioni dell'"Antiduhring" nella teoria del comunismo scientifico e nella teoria della futura società comunista?
In primo luogo, la concezione delle due grandi scoperte di Marx quali premesse e basi della teoria del comunismo scientifico. Questa concezione ha offerto la chiave per comprendere la specifica distinzione tra comunismo scientifico e socialismo e comunismo utopistico, e, di conseguenza, anche la specificità della teoria scientifica della futura società comunista.
In secondo luogo, una esposizione d'insieme della teoria del comunismo scientifico, esposizione che riassume le precedenti acquisizioni di Marx e di Engels e che contiene tutta una serie di nuovi momenti.
In terzo luogo, la conclusione del mutamento qualitativo del ruolo della coscienza sociale nella società comunista.
In quarto luogo, l'applicazione di procedimenti specificamente dialettici per la prognosi dell'avvenire.
Tutto questo, nel suo insieme, comprova la eccezionale rilevanza del libro di Engels nello sviluppo del comunismo scientifico e, in questo, della teoria della società comunista.
L'analisi di tutto l'insieme del pensiero di Engels riguardo alla futura società, come pure l'analisi delle corrispondenti idee di Marx, dimostra che le rappresentazioni marxiste del futuro formano un sistema integrato di concezioni scientificamente fondate, una autentica teoria della società comunista il cui fondamento metodologico è costituito dalla concezione materialistico-dialettica della storia.
Queste rappresentazioni hanno percorso un lungo e complesso cammino di sviluppo, divenendo sempre più fondate, precise e concrete. I lavori di Engels degli anni 1842-1845 riflettono il processo di divenire delle sue concezioni scientifiche sul futuro. Negli anni 1845-1846 egli, insieme con Marx, rese in chiaro l'argomentazione filosofica e la prima più o meno integrale elaborazione della teoria della società comunista. Nel 1847 i più importanti principi di questa teoria vennero inclusi nel programma del partito proletario e comunista che si stava formando. Dopo la rivoluzione del 1848-1849, e tenendo conto della nuova esperienza storica, si ebbe un ulteriore sviluppo di vari aspetti della teoria. Dopo la Comune di Parigi si avanzò tutta una serie di nuove idee e la teoria conseguì il suo più completo sviluppo.
Il carattere dialettico della teoria marxista della futura società non sta soltanto nella sua metodologia, ma anche nel suo contenuto. In una serie di lettere e di interventi degli anni '80 e '90 Engels affronta la questione dello sviluppo della stessa futura società.
Il 27 gennaio 1886, in risposta a una richiesta di dare una breve esposizione delle principali esigenze economiche, sociali e politiche avanzate dai socialisti, Engels scrive a Eduard Pisou: "Il partito a cui appartengo non avanza nessuna proposta che sia pronta una volta per sempre. Le nostre idee sui tratti che distinguono la futura società non capitalista dalla società contemporanea sono le precise deduzioni che derivano dai fatti storici e dei processi di sviluppo e che, al di fuori del legame con questi fatti e con questi processi, non hanno alcun valore teorico e pratico".
Che cosa significa questo?
In primo luogo, questo significa, naturalmente, che la metodologia della previsione marxista del futuro parte dall'analisi dei fatti storici e dei processi di sviluppo.
Ma, in secondo luogo, questo significa anche qualcosa di più. Se le rappresentazioni del futuro si costruiscono partendo dall'analisi degli effettivi fatti storici e processi di sviluppo, allora col mutare di dati fatti e processi o con l'approfondirsi della loro analisi devono inevitabilmente mutare anche le rappresentazioni derivate per questa via sulla futura società comunista.

Il passaggio dal socialismo al comunismo
Due anni prima della morte, l'11 maggio 1893, egli così si espresse in una intervista concessa al giornale francese "Figaro", rispondendo alla domanda di quale fosse stato lo scopo finale dei socialisti tedeschi: "In noi non c'è alcuno scopo finale. Noi siamo sostenitori di uno sviluppo continuo e ininterrotto, e non ci siamo mai proposti di dettare all'umanità una qualsivoglia legge definitiva. Idee già pronte riguardo ai dettagli dell'organizzazione della futura società? In noi non ne troverete traccia. Noi saremo già soddisfatti quando ci riuscirà di trasferire i mezzi di produzione nelle mani dell'intera società".
Poi, agli inizi del 1894, il socialista italiano Giuseppe Canepa si rivolse a Engels con la richiesta di formulare in due parole l'idea principale della futura nuova era. E, nella sua lettera di risposta del 9 gennaio 1894, Engels scrive: "Formulare in poche parole l'idea della futura nuova era senza cadere nell'utopismo e in una vuota fraseologia è compito quasi irrealizzabile... Io non ho trovato niente di più adatto che la seguente frase del "Manifesto comunista"...: "Al posto della vecchia società borghese con le sue classi e contrapposizioni di classe si avrà una associazione in cui il libero sviluppo di ognuno sarà condizione del libero sviluppo di tutti".
Così, un anno prima della morte, Engels ancora una volta rileva con tutta forza l'idea umanistica centrale con cui si concludeva la parte teorica del primo documento programmatico del movimento comunista internazionale. Il libero sviluppo dell'uomo, - ecco lo scopo finale della trasformazione comunista della società.
Il nome di Engels è inseparabile da tutto ciò che è stato fatto da Marx. Come Lenin ha rilevato, "non si può comprendere il marxismo e non si può esporlo interamente senza tenere conto di tutte le opere di Engels". Il che è assolutamente giusto sia riguardo alla teoria marxista nel suo insieme che nei riguardi della teoria della futura società comunista. Insieme con Marx Engels ha elaborato la questione delle premesse materiali della trasformazione comunista della società, ha dimostrato la necessità storica della rivoluzione proletaria e della dittatura del proletariato, ha chiarito molte particolarità del periodo di transizione dal capitalismo al comunismo e ha previsto i tratti fondamentali della società comunista.
Engels non è stato soltanto un teorico, ma anche un grande combattente per l'avvenire comunista dell'umanità. Insieme con Marx egli creò la prima organizzazione comunista internazionale del proletariato, - la Lega dei comunisti, e insieme con Marx fu a capo della prima organizzazione internazionale di massa del proletariato, - la I Internazionale. Dopo la morte di Marx, e nel corso di più di dieci anni, egli fu il dirigente ideologico del movimento rivoluzionario internazionale della classe operaia.
Nella nuova epoca storica tutte le parti integranti della teoria marxista - e dunque anche della teoria della società comunista, - hanno avuto un loro molteplice sviluppo innanzitutto negli scritti di Lenin e di Stalin. Sotto la guida di Lenin e del partito da lui creato la classe operaia del nostro paese ha compiuto una vittoriosa rivoluzione socialista e, per la prima volta, ha posto mano alla trasformazione comunista della società.
Lo studio delle concezioni dei fondatori del comunismo scientifico sulla futura società umana, come pure il tener conto di tutto ciò che di nuovo hanno apportato alla teoria del comunismo i geniali prosecutori della loro causa Lenin e Stalin, ha un enorme valore sia teorico che pratico. Una profonda indagine scientifica dei problemi della formazione e dello sviluppo di queste concezioni costituisce la necessaria premessa dell'ulteriore elaborazione creativa dei problemi della società comunista nell'epoca della transizione rivoluzionaria dal capitalismo al comunismo su scala dell'intero nostro pianeta.
8 settembre 2004