Articolo apparso nel 1953 sulla Rivista teorica dell'Istituto di Storia dell'Accademia delle Scienze dell'Urss
Engels e il socialismo italiano

(Articolo apparso sulla Rivista "Voprosy Istorii", Organo teorico dell'Istituto di Storia dell'Accademia delle Scienze dell'Urss, n° 8, 1953)
Il problema della lotta di Marx e di Engels per il partito proletario in Italia, della loro azione sul movimento operaio italiano nel periodo della Prima Internazionale rappresenta uno degli aspetti meno studiati sia della storia del movimento operaio italiano, sia della biografia di Marx e di Engels. Se molti dei problemi di storia dello stesso movimento operaio in Italia negli anni 1860-1870 sono stati in certo qual modo studiati, il problema della penetrazione del marxismo e della instaurazione di rapporti tra Marx e Engels e le organizzazioni italiane, e della tattica della loro lotta contro l'influenza borghese nel movimento operaio, sia pure nella forma del mazzinismo e dell'anarchismo, è ancora tutt'altro che studiato.
Il compito di stabilire rapporti diretti con le organizzazioni operaie in Italia stava dinanzi al Consiglio dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, guidato da Marx, fin dalla stessa fondazione dell'Internazionale. Negli anni '60, gli anni cioè dell'influsso mazziniano nel movimento operaio italiano, a Marx non riuscì di stabilire tali rapporti. Alcune speranze, dapprima, Marx e Engels le avevano riposte in M.Bakunin, che nel 1864 aveva rinnovato la sua conoscenza con Marx e gli aveva dichiarato che egli, Bakunin, ora avrebbe preso parte esclusivamente al movimento socialista. Tuttavia, al suo arrivo in Italia nel 1864, M.Bakunin si legò non con il movimento operaio e con le organizzazioni operaie, ma con i democratici borghesi, con i massoni, ecc., e fondò la sua società segreta "Fratellanza internazionale" - tipica organizzazione cospirativa democratico-borghese, - che fu il predecessore e il prototipo dell'"Alleanza" segreta bakuninista del 1868. Fino agli anni 1867-1868 il movimento operaio, come tale, non attirò la sua attenzione, e i rapporti con il Consiglio Generale e con Marx il Bakunin non li mantiene. Per ciò che invece riguarda i singoli rappresentanti delle società operaie italiane ai primi congressi dell'Internazionale, questi erano dei mazziniani ortodossi come, per esempio, Gasparo Stampa. La loro presenza ai congressi e le singole lettere al Consiglio Generale rispecchiano indubbiamente il grande interesse e la simpatia degli operai italiani nei riguardi dell'Internazionale, ma di stabilire attraverso di essi dei contatti con gli operai italiani era praticamente impossibile.

Contro l'influenza di Bakunin in Italia
La situazione venne di poco a mutare con la creazione delle prime sezioni dell'Internazionale in Italia (nel 1868 in Sicilia e nel 1869 a Napoli). Benché questo fatto rispecchiasse le spontanee tendenze degli operai verso l'Internazionale, tuttavia a capo delle sezioni stavano dei bakuninisti e le sezioni non tenevano alcun contatto con il Consiglio Generale, dato che, come Engels scrisse a Cafiero il 28 luglio 1871, tutti i tentativi del segretario-corrispondente del Consiglio Generale per la Francia E. Dupont di stabilire un regolare rapporto con la sezione napoletana non avevano portato a niente. Fino al maggio 1871 né Marx né Engels - che nel 1870 erano entrati a far parte del Consiglio Generale, - ebbero la possibilità pratica di stabilire un contatto diretto con le masse operaie italiane. Una tale possibilità apparve soltanto nel 1871, quando Carlo Cafiero decise di tornare in Italia.
Carlo Cafiero veniva da una abbastanza ricca famiglia aristocratica di Barletta. Il suo cammino egli lo aveva iniziato come democratico borghese. Assai espansivo e appassionato, Cafiero non ebbe mai un adeguato e sufficiente bagaglio teorico. Tuttavia, con la conoscenza di Marx e di Engels resasi possibile alla fine del 1870 attraverso degli emigranti italiani, egli, pur non divenendo un rivoluzionario autenticamente proletario che ha coscienza dei fini e dei compiti del movimento operaio e che abbia inteso il ruolo del proletariato nello sviluppo sociale, tuttavia si pone dalla parte della classe operaia. Egli si dichiara disponibile a consacrare tutte le proprie forze alla causa dell'organizzazione degli operai in Italia e a recare aiuto al Consiglio Generale. Le lettere di Engels a Cafiero mostrano che il primo vide chiaramente l'immaturità teorica del secondo. In seguito Cafiero, che non era riuscito a superare le sue concezioni democratico-borghesi, passò tra le file degli anarchici bakuninisti e svolse un ruolo di primo piano nell'organizzazione anarchica in Italia.
Ma nella primavera del 1871, in relazione con l'imminente ritorno di Cafiero in Italia, dinanzi a Marx e a Engels si apriva la possibilità di entrare in diretto contatto con il movimento operaio italiano; e una tale possibilità Engels non poteva lasciarsela sfuggire.
Il 1871 fu un anno di importanti e rapidi mutamenti nella vita sociale dell'Italia. La crisi del mazzinismo iniziatasi ancora negli anni 1865-1866 e il processo di distacco del movimento operaio dal mazzinismo (in rapporto con lo sviluppo degli scioperi e la creazione di organizzazioni realmente operaie di tipo professionale) si rafforzarono e accelerarono notevolmente sotto il possente influsso rivoluzionario della Comune di Parigi Il partito mazziniano si disgregò, - una parte dei democratici. si rivolse al movimento operaio e all'Internazionale, e una parte passò nel campo della reazione borghese. Dall'altro lato si ebbe un impetuoso sviluppo del movimento operaio. Sorsero nuove organizzazioni, comparve un notevole numero di giornali e, fatto ancor più importante, crebbe fortemente la spontanea tendenza degli operai all'unificazione e verso l'Internazionale.
Alla testa di questa spontanea ripresa si trovavano però gli anarchici. Il che fu condizionato dalla arretratezza generale dell'Italia, dove il numero del proletariato industriale era ancora esiguo e oltretutto concentrato fondamentalmente nel settentrione del paese; la condizione molto pesante delle masse che soffrivano sia di un arretrato capitalismo che dei residui di feudalesimo ancora presenti e, infine, la delusione generale per il programma e la tattica del mazzinismo. L'enorme insoddisfazione accumulatasi nelle masse si manifestò in rivolte spontanee.
Una delle ragioni di un certo rilievo, e specifiche per l'Italia, dell'influsso dei bakuninisti nel paese fu il ruolo particolare svolto dall'allora appena formatosi Stato nazionale italiano. Arrivato al potere a seguito dell'unificazione del paese, il blocco sociale tra la nobiltà imborghesita e la grande borghesia utilizzò tutte le possibilità e, in primo luogo, il potere dello Stato per rafforzare il proprio dominio economico e per una ulteriore offensiva contro il livello di vita dei lavoratori. La trasformazione, del Sud in una colonia interna, la pauperizzazione di massa della popolazione che non aveva trovato un impiego nell'industria e l'assenza di un qualsiasi minimo diritto politico aveva portato a che il popolo vedesse nello Stato soltanto un gendarme, un esattore di tasse o un ufficiale che coscrive delle reclute.
Dall'altro lato, Bakunin aveva larghi rapporti personali nell'ambiente degli elementi radicali della democrazia borghese. In rapporto con l'intervento di tutti gli elementi anarchici contro il Consiglio Generale dell'Internazionale, che avevano particolarmente rafforzato i propri attacchi dopo la Conferenza di Londra del 1871, Bakunin utilizzò tutti i suoi legami e svolse una intensa attività politica e di propaganda nell'intero paese, tanto da riuscire, a seguito di ciò, a guidare l'intero movimento.
Nell'articolo "In Italia" F.Engels scrisse: "I germi del movimento in Italia sono legati all'influsso bakuninista. Mentre tra le masse operaie ha dominato un appassionato, ma in sommo grado confuso, odio di classe contro i propri sfruttatori, in tutte le località in cui interveniva l'elemento operaio rivoluzionario assumeva la guida un pugno di giovani avvocati, dottori, letterati, commessi, ecc., sotto il comando personale di Bakunin".
Nella sua attività in Italia Bakunin aveva puntato non tanto sul movimento operaio, quanto su abbastanza significativi strati di piccola borghesia in rovina e di intellettuali disorientati e senza una precisa collocazione di classe, mentre gli operai lo attraevano soltanto come massa di manovra. Non è quindi casuale che principale focolaio dell'anarchismo fossero l'Italia meridionale e centrale, mentre il Settentrione, e in particolare la più evoluta Lombardia, lo fossero in misura assai minore.
Tale era la situazione quando Engels intraprese il tentativo di stabilire, attraverso Cafiero, un legame con le organizzazioni operaie in Italia. Come dimostrano le lettere, Cafiero prima della partenza ricevette delle indicazioni e, probabilmente, un determinato piano di azione sia dallo stesso Engels che dal segretario-corrispondente del Consiglio Generale per l'Italia Giovacchini. Dopo l'arrivo di Cafiero in Italia Engels, nelle lettere a lui inviate, continuò a dargli consigli su questioni concrete, a chiarire la linea di condotta e la tattica che Cafiero doveva tenere. Dal 1• agosto 1871 Engels, designato dal segretario-corrispondente del Consiglio Generale per l'Italia, prestò una attenzione particolare alle cose italiane. Di tutta la vasta corrispondenza tra Engels e Cafiero sono giunte fino a noi le tre prime lettere di Engels, una brutta copia di una sua lettera che risale al periodo della rottura di Cafiero con Engels, e nove lettere (probabilmente quasi tutte) dello stesso Cafiero. Già anche questi documenti, tuttavia, consentono di delineare le direttive principali degli inizi dell'attività di Engels nella sua lotta per il partito proletario in Italia.
Il primo e indubbiamente importantissimo compito posto dinanzi a Cafiero da parte di Engels consistette nello stabilire dei legami con le organizzazioni operaie, al fine di assicurare al Consiglio Generale la possibilità di trasferire la lotta contro il bakuninismo e il mazzinismo nell'Italia stessa.
Già nella prima lettera a Engels del 12 giugno 1871 Cafiero gli comunica di essersi legato alla "Società democratica internazionale" di Firenze e dà ad Engels l'indirizzo del presidente di questa società per stabilirvi un contatto diretto. In verità, Cafiero aveva erroneamente inteso questa società per una organizzazione operaia, essendo essa, in realtà, una organizzazione di democratici borghesi di sinistra in cui erano entrati degli operai. A seguito delle persecuzioni poliziesche contro i suoi membri e lo scioglimento della società che ne seguì, a Engels non riuscì di entrare in diretto contatto con la società. Il legame con essa e l'inoltro dei documenti dell'Internazionale si ebbe per il tramite di Cafiero. In una lettera del 16 luglio 1871 Engels raccomanda a Cafiero che ancora prima di ricostituire la società di Firenze è stata creata una sezione dell'Internazionale che potrebbe entrare poi a far parte della ricostituita società. Le persecuzioni poliziesche, però, non diedero attuazione a questo piano.

I mazziniani nemici della I Internazionale
Un grande merito di Cafiero fu che egli riuscì a creare un legame tra Engels e la redazione del giornale "La Plebe". In una lettera del 12 luglio 1871 Cafiero indicò "La Plebe" come l'unico giornale in Italia, secondo lui, che fosse vicino all'Internazionale e su cui ci si potesse appoggiare. Egli pure inviò a Engels alcuni numeri di questo giornale, e verso la fine di ottobre e gli inizi di novembre 1871 Engels stabilì un rapporto diretto con il redattore di questo giornale Enrico Bignami. Attraverso Cafiero Engels tenne rapporti con il giornale repubblicano di sinistra milanese "Il Gazzettino Rosa", che negli anni 1871-1872, in relazione con la crisi generale del mazzinismo, prestò una grande attenzione alle questioni sociali e al movimento operaio, e che intervenne appassionatamente in difesa della Comune. Nel 1871 e agli inizi del 1872 Engels vi pubblicò tutta una serie di documenti dell'Internazionale e pure la lettera di Engels medesimo contro Stefanoni e quella di Marx contro Mazzini.
Con l'arrivo di Cafiero a Napoli si riorganizzò e si rivitalizzò l'attività della sezione napoletana che, poco prima di questo, si era quasi disgregata del tutto in relazione alle persecuzioni delle autorità e il tradimento del suo precedente dirigente Caporusso. Engels, attraverso Cafiero, ebbe così la possibilità di influire sulla sezione e, sotto l'azione di Cafiero, il lavoro della sezione si riattivò notevolmente. Indiretta testimonianza di ciò sono le persecuzioni governative che ne seguirono nell'agosto 1871 e l'arresto dello stesso Cafiero.
A questi era riuscito di stabilire dei rapporti abbastanza larghi. Come infatti risulta dalle sue lettere, egli si era legato non soltanto con Firenze, ma anche con Roma, Torino, Milano e con una serie di organi democratici e operai (come "La Favilla", "Il Gazzettino Rosa", "Il Libero Pensiero", "Il Romagnolo" ed altri) a cui egli stesso aveva inviato singoli documenti dell'Internazionale e informazioni sulle sedute del Consiglio Generale. Con ogni sua lettera il Cafiero inviava a Engels tutta una serie di giornali. Tant'è che, in tal modo, già dalla fine di giugno e i primi di luglio Engels ebbe modo di ricevere un'ampia informazione sulla situazione in Italia (del che egli informò durante le sedute del Consiglio Generale), si legò direttamente con una serie di organizzazioni italiane e poté utilizzare assai più ampi rapporti che lo stesso Cafiero.
Un non minore valore lo ebbe l'attività di Cafiero nella diffusione dei documenti dell'Internazionale e nell'aiuto che egli recò a Engels nell'opera di propaganda del socialismo scientifico. La diffusione dei documenti dell'Internazionale rappresentò uno dei principali compiti nell'opera di risveglio della coscienza di classe del proletariato, e grande merito di Cafiero dinanzi al movimento operaio italiano fu che, con il suo aiuto, venne iniziata la soluzione di questo compito. E questo perché occorre tenere presente che prima di Cafiero i documenti autentici dell'Internazionale quasi non erano noti in Italia. Nell'insieme si può ritenere che essi, così come le opere di Marx e di Engels, prima del 1871 in Italia non erano stati diffusi, e in particolare tra quegli operai che non avevano la possibilità di avere pubblicazioni straniere (in lingua francese). E ciò mentre Bakunin svolgeva la sua propaganda interamente sulla base dei suoi scritti e dei documenti dell'Alleanza. In tal modo non soltanto i nemici dell'Internazionale (i mazziniani), ma anche suoi membri, invero poco numerosi, delle sezioni non erano a conoscenza nemmeno dello statuto della propria organizzazione. Cafiero fu così il primo esponente attraverso il quale Marx e Engels poterono iniziare una sistematica diffusione dei documenti dell'Internazionale e una propaganda delle idee del socialismo scientifico in Italia.
Engels, tenendo conto delle particolarità del movimento operaio italiano, cercò di indirizzare l'attività di Cafiero svolgendo nelle proprie lettere tutta una serie di importanti princìpi del marxismo sia teorici che tattici.
Engels aveva una chiara idea della situazione presente in Italia. In una lettera del 16 luglio 1871 egli scriveva: "Io comprendo benissimo la Vostra situazione a Napoli; essa è simile a quella in cui alcuni di noi si trovarono in Germania venticinque anni fa, quando iniziammo a organizzare il movimento sociale. Allora tra i proletari, da noi, c'erano soltanto alcune singole persone che, in Svizzera, Francia e Inghilterra, avevano recepito le idee socialiste e comuniste; per il lavoro tra le masse disponevano dei mezzi più insignificanti e, così come Voi, eravamo costretti a reclutare sostenitori tra gli insegnanti di scuola, i giornalisti e gli studenti. Purtroppo, in quel periodo del movimento era facile trovare di tali persone che non appartenevano in senso proprio alla classe operaia; più tardi, quando l'operaio divenne l'elemento prevalente nel movimento, essi divennero certamente una rarità".

Preziosa opera educativa verso il giovane movimento operaio italiano
Come un filo rosso, attraverso le lettere di Engels passa l'idea della necessità di una lotta contro ogni settarismo. Partendo dai compiti generali dell'Internazionale (Engels li spiegò in tutte e tre le lettere), e altresì dopo aver rilevato la tendenza a seguire la linea della via più facile e diretta, Engels perveniva alla necessità di lavorare tra le stesse masse proletarie di organizzarle attivamente nonostante la loro apparente passività. Criticando l'anarchismo, nelle sue lettere egli rivolse una particolare attenzione al settarismo degli anarchici, al loro distacco dal movimento operaio e al fatto che la loro fraseologia "rivoluzionaria" portasse a una divisione della classe operaia, quando invece compito principale era quello di una sua unione.
Che Cafiero avesse inteso abbastanza chiaramente il senso della linea tattica di Engels, - la quale non voleva affatto significare una rinuncia alla lotta ideologica di principio, - lo testimonia la sua lettera del 12 luglio 1871. Cafiero scrisse: "Sono del tutto d'accordo con la Vostra posizione circa la necessità di rigettare ogni settarismo e sul fatto che occorre aprirsi una strada appoggiandoci sul documento fondamentale della nostra Associazione", vale a dire lo Statuto. Più oltre, traendo le somme di quanto dettogli da Engels, egli scrisse: "All'inizio nel movimento entrano operai d'ogni sorta, di tutte le sfumature di credenze e di nazionalità, ma quando si comincia a ragionare sui mezzi per conseguire uno scopo, qui comincia la lotta". Poi Cafiero prega Engels, riferendosi a un desiderio dei membri della sezione, di indicargli il principio direttivo sotto la cui bandiera egli deve operare. Rispondendo a questa lettera, Engels scrisse: "Noi dobbiamo svolgere il lato positivo del problema, - in qual modo deve realizzarsi l'emancipazione del proletariato, - per cui la disamina delle differenti opinioni diviene non soltanto inevitabile, ma anche necessaria". E poi: "Noi dobbiamo liberarci dai proprietari terrieri e dai capitalisti, situando al loro posto la classe unita degli operai agricoli e industriali, avendo cura dello sviluppo di tutti i mezzi di produzione... A seguito di tutto questo l'ineguaglianza scomparirà. E per conseguire ciò fino in fondo è a noi necessario il dominio politico del proletariato. Credo che queste parole siano abbastanza concrete per gli amici napoletani".
La seconda importante linea indicata da Engels quale guida per il movimento operaio italiano fu quella di una particolare attenzione per la questione agraria, l'indicazione della necessità di una alleanza differenziata con i contadini, il tener conto delle particolarità locali e un approccio verso i differenti strati dei contadini. Più sopra si è riferito il passo della lettera di Engels del 28 luglio 1871 in cui egli indicava che la classe operaia deve stabilire il proprio dominio politico in alleanza con il proletariato agricolo. In seguito, nelle sue corrispondenze al giornale "La Plebe", Engels più volte si soffermerà sulla necessità di una alleanza tra il proletariato e i contadini.
In tal modo, indirizzando l'attività di Cafiero, Engels venne a definire i compiti essenziali degli esponenti del partito proletario. Essi consistevano in un rafforzamento dei legami con le masse, nella propaganda tra le stesse organizzazioni operaie, nel superamento di ogni settarismo, nel garantire una alleanza con i contadini e un approccio differenziato ad essi, nella propaganda delle idee del socialismo scientifico sulla base dei documenti dell'Internazionale e nell'educazione, sulla loro base, delle masse operaie. Al tempo stesso, come le lettere dimostrano chiaramente, Engels istruì Cafiero su come svolgere la lotta contro l'influsso dell'ideologia piccolo-borghese sia nella forma del mazzinismo sia nella forma dell'anarchismo di Bakunin.
L'attività di Engels nella lotta contro l'anarchismo in Italia si divide chiaramente in due fasi: dal novembre-dicembre 1871, che è il noto periodo preparatorio in cui Engels predispone i suoi legami con le organizzazioni operaie, e dagli inizi del 1872, quando egli inizia svolge una attiva lotta contro gli anarchici nella stampa servendosi dei legami organizzativi già stabiliti in precedenza.
Si è già detto dei princìpi teorici che Engels svolse nelle sue lettere a Cafiero e in quei documenti che egli gli aveva inviato. Queste lettere e questi documenti andavano a colpire il settarismo degli anarchici e dimostravano la necessità di svolgere una intensa attività politica, la necessità di conquistare il potere politico e di instaurare la dittatura del proletariato. La lotta contro l'anarchismo doveva basarsi sui documenti autentici dell'Internazionale e svolgersi apertamente all'interno delle varie organizzazioni. Inoltre Engels avvertì della doppiezza degli anarchici, indicando i loro tentativi di creare una propria organizzazione segreta all'interno dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori erano inconciliabili con la loro permanenza all'interno dell'Internazionale.
Cafiero, tuttavia, non utilizzò nel suo lavoro tutte queste indicazioni di Engels. Egli, sotto l'influsso dei membri dell'Alleanza bakuniniana Gambuzzi e Tocci, a lui avvicinatisi, tendeva sempre di più verso l'anarchismo. Tuttavia le sue lettere ad Engels testimoniano di un processo straordinariamente importante: nel loro contatto con il socialismo scientifico le masse operaie venivano a porsi sul suo cammino e non su quello dell'anarchismo, e questo perfino in un paese "esitante" verso l'anarchismo quale era l'Italia. Le masse operaie tendevano spontaneamente verso l'Internazionale, e cercavano di conoscerne i documenti e i fatti riguardanti il movimento operaio degli altri paesi; tendevano infine a una larga organizzazione. Del che testimoniano indiscutibilmente le lettere di Cafiero, in cui egli parla della necessità di convocare un congresso italiano e di formare una federazione italiana dell'Internazionale, oltre che di creare. un giornale nazionale italiano. Nella lettera del 12 luglio 1871 egli scrive: "Qui tutti esprimono un gran desiderio di avere un giornale che sia organo dell'Internazionale, attraverso il quale sia possibile conoscere regolarmente tutti i successi della nostra Associazione nelle diverse parti del mondo, dati statistici, documenti ufficiali del Consiglio Generale e delle sezioni, ecc.".
Molto importante in relazione con la questione presa in esame è l'atteggiamento della sezione napoletana nei riguardi della Conferenza di Londra del 1871 e verso le sue risoluzioni. Come è noto, le risoluzioni della Conferenza di Londra vennero accolte dagli anarchici con una alzata di scudi: Bakunin profuse tutti i suoi sforzi per mobilitare l'Alleanza, e non soltanto gli anarchici, ma tutte le forze antiproletarie contro queste risoluzioni. La sezione napoletana, a quel tempo, ancora non si era ripresa dalla devastazione poliziesca dell'agosto 1871, e tuttavia Cafiero, nelle sue lettere, rispecchia in certa misura le idee dei suoi membri, con i quali egli continuava a tenere i contatti.
Qui è importante rilevare due momenti. In primo luogo, indubbiamente, Cafiero nella sua lettera rispecchia il punto di vista di una parte dei membri della sezione napoletana con cui egli continuò a tenere rapporti. Poi, assai notevole è il fatto che la sezione, alla cui testa stavano gli anarchici, si propose di dare mandato per la Conferenza a Engels. Le lettere di Cafiero testimoniano indiscutibilmente che sotto l'azione dei primi passi della propaganda del socialismo scientifico in Italia il movimento operaio mostrò di tendere verso il marxismo e che, nella misura in cui gli operai poterono ricevere materiali dal Consiglio Generale e da Engels, essi si posero dalla parte del Consiglio Generale e non degli anarchici.
Tuttavia, nella successiva lettera del 17 novembre 1871, Cafiero comunica a Engels delle dispute suscitate dalle risoluzioni della Conferenza di Londra e che dimostrano che gli anarchici avevano svolto in Italia una intensa attività politica. Lo stesso tono della lettera indica che anche Cafiero aveva cominciato un po' ad esitare. La risposta di Engels in una lettera a Cafiero non giunta fino a noi aiutò quest'ultimo a superare per un certo tempo le sue esitazioni e ad intervenire ancora una volta a sostegno della linea del Consiglio Generale. Tant'è che egli pubblica ne "Il Gazzettino Rosa" la lettera del 7 dicembre 1871 inviatagli da Engels e non giunta fino a noi, e un articolo di Lafargue dal giornale "L'Emancipation" sulle risoluzioni della Conferenza di Londra. In una breve premessa a questo articolo il Cafiero ancora difese la celebre risoluzione della stessa Conferenza circa l'azione politica della classe operaia.
Tuttavia già agli inizi del 1872 Cafiero, sotto l'azione dei suoi diretti contatti personali con gli anarchici, passò definitivamente nel loro campo e, poco dopo, cessò ogni suo rapporto con Engels. In tal modo venne a interrompersi uno dei legami che avevano dato a Engels la possibilità di condurre la lotta contro l'anarchismo in Italia e di propagandare le idee del socialismo scientifico.
Nel novembre 1871 Engels ebbe nuove e più ampie possibilità di esercitare una azione sul movimento operaio italiano. Egli ricevette una lettera da Theodor Kuno da Milano e da un certo Enrico Bignami di Lodi.
Il fatto di avere rapporti diretti con l'Italia settentrionale ebbe, per Marx e Engels, una importanza di primo piano. Notevolmente più sviluppato sul piano industriale, il Nord era l'unica regione d'Italia dove esistesse un proletariato industriale nel senso proprio della parola; la conquista qui di posizioni svolse un ruolo decisivo, dato che proprio il proletariato di questa regione doveva determinare le sorti del movimento operaio dell'intero paese quale suo reparto più avanzato.
Per un caso davvero fortuito vi fu l'arrivo a Milano di Theodor Kuno. A differenza di Cafiero, questi era assai meglio preparato teoricamente e aveva già una certa esperienza di lavoro rivoluzionario pratico, anche se, secondo le parole di Engels, egli non apparteneva "al novero degli esponenti professionali del partito". Tuttavia, al momento del suo arrivo a Milano, dove il Kuno andò a lavorare in una delle maggiori aziende in qualità di ingegnere, egli aveva già alle spalle tre anni di attività nel Partito Operaio socialdemocratico tedesco. Giunto a Milano egli si provò a cercarvi una sezione dell'Internazionale o di legarsi con i suoi membri al fine di prendere parte al suo lavoro. Kuno si rivolse alla redazione de "Il Gazzettino Rosa", ma qui non poterono aiutarlo in alcun modo. Allora egli entrò in contatto con I.F. Bekker e questi lo accettò all'interno dell'Internazionale (nella sezione di lingua tedesca della Svizzera), ma non gli seppe indicare con chi legarsi a Milano. Dopo di che il Kuno si rivolse a Engels con la richiesta di indicargli indirizzi e nomi di membri dell'Internazionale e di inviargli della letteratura, di dargli consiglio, ecc.
Nella sua risposta Engels constatò che a Milano non esisteva alcuna sezione dell'Internazionale, ma che c'erano degli elementi appoggiandosi sui quali era possibile crearla, e fornì anche gli indirizzi delle sezioni presenti in altre città. In tal modo dinanzi a Kuno venne posto il compito di organizzare una sezione dell'Internazionale a Milano. E, per quanto sua base potesse servire la redazione del giornale mazziniano di sinistra "Il Gazzettino Rosa", Engels rivolse l'attenzione di Kuno sui mazziniani come sui primi avversari con cui ingaggiare la lotta. In realtà a Milano esisteva dal settembre 1871 una mazziniana "Società morale di Mutuo Soccorso per operai" in cui, a dire di Kuno, di operai quasi non ce n'erano e che era guidata da democratici borghesi. Come il Kuno comunicò per lettera a Engels, egli, insieme con due membri delle sezioni svizzere dell'Internazionale che lavoravano con lui nella stessa azienda, entrò in questa Società e portò con sè anche una serie di operai della ditta medesima. Il che, come egli ritenne, era pur sempre la conquista di una tribuna di lotta. Dopo qualche primo successo, però, sorsero nuove difficoltà con alcuni elementi anarchici presenti all'interno della Società, tant'è che il Kuno si rivolse a Engels per chiedergli consiglio su cosa fare.
Su consiglio di Engels il Kuno, facendo leva sugli anarchici contro i mazziniani, riuscì a conquistare dalla parte dell'Internazionale alcuni membri della Società mazziniana, a farli uscire da questa e a formare una propria organizzazione che prese il nome di "Circolo operaio di emancipazione del proletariato". Tale circolo tuttavia non si costituì subito in una sezione dell'Internazionale. Il 27 dicembre 1871 il Kuno comunicò a Engels che gli era riuscito di ottenere che nel primo articolo dello Statuto del circolo fosse dichiarato il pieno riconoscimento dello Statuto dell'Internazionale. Il 7 gennaio 1872 il Circolo operaio, durante una sua riunione, dichiarò la propria adesione all'Internazionale; l'11 gennaio il Kuno ne scrisse a Engels e questi, il 30 gennaio, comunicò al Consiglio Generale la formazione di una sezione dell'Internazionale a Milano, dichiarando che il suo Statuto era conforme ai princìpi dell'Internazionale; su proposta di Engels la sezione venne accolta nell'Associazione Internazionale dei Lavoratori.
La circostanza che la sezione non venne subito a crearsi testimonia della lotta che si svolse tra gli anarchici e Kuno all'interno del gruppo che aveva rotto con la Società mazziniana. Gli anarchici entrati in questo gruppo si trovavano a Milano assai prima dell'arrivo di Kuno, ma di creare una sezione dell'Internazionale essi non si erano mai proposti. Il che dimostra che la richiesta di creare una sezione suscitò una certa resistenza da parte degli anarchici. La lotta, in sostanza, si svolse su questioni programmatiche e di tattica. E in questa lotta il Kuno riportò una vittoria, come dimostra il programma approvato al momento della creazione della sezione. All'inizio del programma si parlava di fraterna solidarietà del proletariato di tutto il mondo e poi si indicava: "La libertà politica è l'unica e necessaria conseguenza della emancipazione economica e, di conseguenza, la questione sociale è inseparabile dalla questione politica, e la soluzione della prima è condizione per la soluzione della seconda, per cui noi non riconosciamo nessun altro partito tranne il Partito social-democratico degli operai". Pur con tutta l'imprecisione della formulazione riportata, tuttavia risulta chiaro che l'inclusione nel programma di questo principio significò una sconfitta per gli elementi anarchici.
La situazione a Milano, come in tutta l'Italia, venne poi ad inasprirsi in rapporto con la diffusione della circolare di Sonvillers dei bakuninisti, approvata nel novembre 1871. Per Bakunin era particolarmente importante che il suo attacco contro il Consiglio Generale venisse sostenuto dalle esistenti sezioni dell'Internazionale. E, in queste condizioni, la posizione della sezione milanese rivestiva un valore del tutto particolare. Gli anarchici entrati nel comitato del Circolo operaio fecero tutti gli sforzi possibili per far approvare la circolare di Sonvillers, del che il Kuno informò subito Engels. Il 24 gennaio 1872 questi si rivolse a Kuno con una noto lettera in cui veniva data una brillante, per concisione e chiarezza, caratteristica dell'anarchismo e della storia della lotta del Consiglio Generale contro i bakuninisti dell'Alleanza.
Appoggiandosi sui documenti e sulla lettera di Engels, Kuno riuscì ad ottenere che la sezione milanese non sostenesse la circolare di Sonvillers e che "Il Gazzettino Rosa" pubblicasse la risposta di condanna della circolare da parte di un comitato federale svizzero. La posizione della sezione milanese preoccupò seriamente Bakunin, che svolse una intensa attività e istruì i propri sostenitori al riguardo. Il 27 febbraio 1872 si svolse una riunione generale della sezione e, dopo aspre discussioni, venne approvata la decisione di pubblicare una dichiarazione in cui si affermava che la sezione non sosteneva la circolare di Sonvillers.
Il 28 febbraio Kuno venne arrestato ed espulso dall'Italia; ed Engels perse così la possibilità di esercitare la sua azione sulla sezione milanese.
Questa circostanza indusse Marx e Engels a cercare la possibilità di inviare in Italia qualcuno dei fidati compagni votati alla causa della classe operaia a cui poter affidare il compito di organizzare il lavoro nel paese. E questi venne trovato in Vitale Regis.
Di lui ben poco ci è noto. Si sa che egli fu partecipe della Comune di Parigi e che il 5 dicembre 1871, su proposta di Engels sostenuta da Marx, egli venne accolto all'interno del Consiglio Generale. Il 26 gennaio 1872 il Regis comunicò a Engels la sua volontà di tornare in Italia e gli chiese istruzioni e denaro.
Rientrato in Italia, egli fece un viaggio di dieci giorni attraverso le zone settentrionali del paese, durante il quale soggiornò a Milano e a Torino. Dei risultati di questo viaggio il Regis scrisse in una grande lettera-relazione al Consiglio Generale, nella quale ebbe a soffermarsi in modo particolare sulla situazione da lui trovata a Torino.

La lotta per la nascita del partito del proletariato
Fino al 1871 a Torino il movimento operaio si trovò sotto l'influsso dei mazziniani. Tuttavia, in ragione del generale processo di disgregazione del partito mazziniano e di tendenza verso l'Internazionale allora comune a tutta l'Italia, tra il settembre e l'ottobre 1871 venne a crearsi a Torino una "Federazione operaia" in cui, pur prevalendo i mazziniani, si avevano anche elementi di sinistra che avevano dichiarato la propria adesione ai princìpi dell'Internazionale. E, nonostante che tale dichiarazione si dimostrasse puramente platonica, essa esprimeva tuttavia una spontanea tendenza degli operai verso l'Internazionale. Fin dalla sua creazione, all'interno di questa società si svolse una intensa lotta, dato che gli elementi di sinistra chiesero una espressa condanna del mazzinismo. Nel gennaio 1872 si ebbe una scissione, e i sostenitori del programma dell'Internazionale formarono una propria particolare società - "Emancipazione del proletario" - che divenne una sezione dell'Internazionale. In questa sezione entrarono a far parte sia i mazziniani di sinistra che gli anarchici e, oltre a ciò, per qualche tempo essa venne diretta da un avventurista che più tardi si rivelò come un agente della polizia.
Durante il suo soggiorno a Torino il Regis si era incontrato con questi, di nome Terzaghi, e si era legato alla stessa società "Emancipazione del proletario", avvertendo Engels che il Terzaghi, probabilmente, era legato alla polizia. Caratterizzando poi la società "Emancipazione del proletario", il Regis scrisse che questa organizzazione operaia contava fino a 700 persone e che si divideva in sezioni professionali, oltre al fatto che i suoi membri operai fossero tutt'altro che ben disposti verso l'anarchismo.
Al tempo stesso il Regis avvertì Engels che nella Società erano presenti anche elementi anarchici, i quali erano guidati dal dottor Jacobi. Il Regis ebbe una grande discussione con Jacobi, il quale dichiarò che il Consiglio Generale era responsabile della caduta della Comune di Parigi (!) e che esso non poteva dirigere il movimento operaio dato che è per lo più costituito da rappresentanti del lavoro intellettuale. Al che il Regis raccomandò a Engels di tenere una continua corrispondenza con la Società di Torino al fine di paralizzare gli insistenti tentativi di Bakunin di conquistarla. Egli inoltre gli comunicò il suo proposito di recarsi a Bologna per propagandarvi i princìpi dell'Internazionale, riportandovi informazioni su tentativi di creare sezioni dell'Internazionale ancora in una serie di località. Dal che risulta chiaro che Engels aveva posto dinanzi al Regis il compito non soltanto di chiarire la situazione nelle sezioni esistenti (Milano, Torino e Lodi) e di una lotta contro l'anarchismo, ma anche di stabilire rapporti diretti con gli operai e di organizzare nuove sezioni dell'Internazionale. Una parte di questi compiti al Regis non riuscì di portare a compimento, dato che il Terzaghi lo denunciò di fatto alla polizia, facendone il nome alle autorità; tant'è che il Regis stesso fu costretto a nascondersi immediatamente e a trasferirsi illegalmente in Svizzera.
Un importante canale di propaganda del socialismo scientifico in Italia negli anni '70 fu la collaborazione di Engels al giornale "La Plebe". Il legame diretto con il suo redattore ed editore Enrico Bignami significò una importante svolta. nella storia della lotta di Engels per il partito proletario in Italia. I rapporti di questi con "La Plebe" costituiscono una rilevante pagina della sua biografia e una delle assai interessanti, ma poco studiate, pagine di storia del movimento operaio italiano.
La storia del giornale "La Plebe" rappresenta uno dei più chiari esempi di quei mutamenti e tendenze del pensiero sociale caratteristici dell'Italia degli anni '60-'80 del XIX secolo. Fondato nel 1868 nella piccola città industriale di Lodi da un esponente del movimento borghese repubblicano, il garibaldino Enrico Bignami, alla fine degli anni '70 il giornale divenne uno dei centri attorno al quale si saldarono gli elementi socialisti che nel 1882 vennero a formare il primo autonomo partito del proletariato italiano, - il "Partito operaio". L'evoluzione delle concezioni del gruppo riunitosi attorno alla "Plebe", come pure quella dello stesso giornale, è oltremodo significativa.
Il giornale "La Plebe" nacque come organo di mazziniani di sinistra che, a differenza di Mazzini, propendevano verso il materialismo e ritenevano necessario attrarre le masse popolari alla causa della rivoluzione democratico-borghese, che aveva lo scopo di compiere l'unificazione del paese e instaurare la repubblica. Per questo gruppo, che era influenzato dalle idee dei socialisti utopisti francesi, la soluzione delle contraddizioni sociali tra il lavoro e il capitale aveva un grande rilievo e non passava di certo in secondo piano, come invece lo era per Mazzini. Nel primo numero del giornale, nel suo articolo di redazione, affermando le proprie posizioni di democratici e repubblicani, i redattori scrivevano: "Noi siamo repubblicani, e non crediamo in nient'altro che nell'iniziativa delle masse". Negli anni 1868-1870 in quasi tutti i numeri del giornale vennero pubblicati articoli consacrati alla situazione degli operai, al posto dei lavoratori nella vita sociale e alla questione sociale. Illustrando le sofferenze, la miseria e l'ingiustizia delle masse popolari, il giornale era giunto alla conclusione che le questioni sociale e politica fossero inseparabili l'una dall'altra. Tant'è che in un articolo programmatico la redazione scrisse: "Non si può auspicare l'emancipazione politica del popolo e non desiderarne l'emancipazione economica"; in un altro articolo esso espresse la convinzione della necessità di una nuova rivoluzione che avrebbe risolto sia la questione sociale che quella politica.
La soluzione della questione sociale, secondo "La Plebe" poteva essere conseguita mediante "il trasferimento della terra ai contadini, del capitale agli operai", e a tal fine gli operai dovevano innanzitutto unirsi. La "questione operaia", la situazione dei lavoratori in Italia attrasse sempre più l'attenzione della redazione; nel giornale cominciarono ad apparire anche articoli sul socialismo che contenevano, in sostanza, una esposizione delle dottrine di Proudhon e Louis Blanc. Non a caso la redazione aveva rivolto la sua attenzione all'attività dell'Internazionale. La prima notizia circa l'Associazione Internazionale dei Lavoratori apparve ne "La Plebe" il 25 marzo 1870; in seguito le informazioni circa l'attività delle sezioni dell'Internazionale presero ad occuparvi uno spazio sempre maggiore. Cercando di stabilire più stretti contatti con gli operai italiani, il 6 marzo 1871 il giornale dichiarò che ogni operaio avrebbe potuto ricevere gratuitamente il giornale.

L'influenza benefica della Comune di Parigi
Punto culminante nella evoluzione de "La Plebe" fu la Comune di Parigi. Fin dall'inizio il giornale si pose interamente e del tutto dalla sua parte. Alla stessa Comune, ai suoi esponenti, alle prime memorie dei suoi partecipanti il giornale dedicò moltissimo spazio sulle sue pagine. E, in particolare, venne accentuata l'attenzione sul significato e sul valore internazionale della Comune. Le principali conclusioni degli articoli più seri che su di essa apparvero nel giornale (non pochi furono gli articoli di carattere romantico, che esaltavano l'eroismo delle barricate, ecc.) si riducono a quanto segue: 1) la Comune è un atto rivoluzionario del movimento operaio; 2) essa apre una nuova fase della lotta, dato che essa è stata il primo tentativo della classe operaia di distruggere lo Stato borghese; 3) benché l'eroico tentativo degli operai di rovesciare il dominio della borghesia abbia subìto una sconfitta, questo tentativo ha indicato il giusto cammino (il 26 marzo 1873, in uno dei suoi articoli, il giornale scriveva: "La Comune è caduta... Viva la Comune!").
Intervenendo contro gli attacchi di Mazzini alla Comune, il giornale dedicò una sempre maggiore attenzione all'Internazionale e alla sua attività; a partire dal maggio-giugno 1871 quasi in ogni numero del giornale apparvero notizie sull'attività dell'Internazionale, grandi articoli su di essa e informazioni sul movimento operaio dei vari paesi. Oltre a ciò, la "Plebe" cercò, in questa o quella forma, di propagandare i princìpi programmatici e organizzativi dell'Internazionale.
Verso la fine di ottobre e agli inizi di novembre 1871 si iniziò una diretta corrispondenza tra il Bignami e Engels. Il fatto che il Bignami si fosse rivolto a Engels non fu casuale; il giornale aveva legato sempre più le proprie sorti al movimento operaio e aveva cercato di stabilire un contatto con le organizzazioni operaie e con i giornali operai sia dell'Italia stessa che dell'estero. Evidentemente, alla fine di ottobre e agli inizi di novembre 1871 a Lodi si intrapresero dei tentativi per creare una sezione dell'Internazionale, in rapporto al che il Bignami si rivolse a Engels.
Il 24 aprile 1872 nel giornale apparve la prima corrispondenza di Engels dal titolo "Lettere da Londra" e a firma F.E. A partire da questa corrispondenza la collaborazione di Engels al giornale divenne più o meno continuativa. In tutto, negli anni 1871-1873, ne "La Plebe" e nell' "Almanacco Repubblicano per l'anno 1874", edito dalla stessa redazione, vennero pubblicati 15 documenti di Marx e Engels, e di essi 6 documenti dell'Internazionale e 9 articoli (1 di Marx e 8 di Engels). L'11 maggio 1872 la redazione, nel novero dei corrispondenti permanenti del giornale, fece il nome anche di Friedrich Engels, corrispondente da Londra.
Un ruolo importante lo svolse il Bignami nella creazione di nuove sezioni dell'Internazionale. Direttamente di sua iniziativa venne a crearsi la sezione di Ferrara, anche se, di fatto, il ruolo decisivo nella formazione di questa sezione lo svolse lo stesso Engels. Il 14 novembre 1871 il Bignami scrisse a Engels che a Ferrara si era creata una sezione e che a lui essa si era rivolta per dei consigli. Il 12 marzo 1872 egli inviò a Engels una lettera della sezione di Ferrara con la richiesta di entrare a far parte dell'Internazionale. Il 19 marzo 1872 Engels riferì al Consiglio Generale circa la formazione della nuova sezione, indicando che nella sua lettera la sezione stessa avanzava la riserva di "mantenere l'autonomia della sezione", comprovando così il perdurante influsso, al suo interno, di idee anarchiche. In rapporto a ciò Engels inviò una lettera alla sezione, chiedendo delucidazioni riguardo a tale riserva e facendole recapitare lo Statuto generale dell'Internazionale. Sotto l'azione della lettera di Engels e, evidentemente, per azione dello stesso Bignami la sezione rivide la propria posizione, tant'è che Engels, ricevuta la risposta della sezione, comunicò al Consiglio Generale che essa accettava lo Statuto generale dell'Internazionale e vi si sottoponeva interamente; durante la seduta del Consiglio Generale del 7 maggio 1872 lo Statuto della sezione venne preso in esame ed essa fu unanimemente accolta nell'Internazionale.
Un enorme valore ebbe la collaborazione di Engels al giornale "La Plebe", dove egli trovò una tribuna per la lotta teorica contro l'anarchismo e per la propaganda dei princìpi del socialismo scientifico. Si deve però tenere conto del fatto che il giornale non era affatto marxista e che il Bignami non voleva intervenire risolutamente contro gli anarchici, non comprendendo il carattere di principio della lotta di Marx e di Engels contro Bakunin. Engels quindi, nella sua collaborazione al giornale, non poteva non tenere conto di ciò.
Nelle sue corrispondenze, e sulla base di materiale concreto, Engels dimostrò la necessità di svolgere una intensa lotta politica, di conquistare e di difendere le libertà democratiche e di avere una forte organizzazione centralizzata, ma anche la necessità di conquistare degli alleati per il trionfo della rivoluzione proletaria non soltanto con dichiarazioni e programmi, ma mediante il concreto sostegno alle loro esigenze e alla loro lotta quotidiana.
Due corrispondenze di Engels dell'1 e 5 ottobre 1872, e altresì una parte della corrispondenza dell'11 dicembre 1872, sono dedicate al Congresso dell'Aja dell'Internazionale. In questi articoli, che rappresentano in sostanza una relazione di Engels quale segretario-corrispondente del Consiglio Generale per l'Italia, in primo luogo si rileva che all'interno dell'Internazionale la maggioranza sosteneva il Consiglio Generale nella sua lotta contro l'anarchismo e che l'Internazionale era unita nell'approvare le principali risoluzioni che determinavano il carattere proletario del movimento. Engels inoltre vi indicava che gli anarchici si trovavano al di fuori del movimento generale del proletariato, e vi dimostrava che, pur definendosi "Federazione italiana dell'Internazionale", l'organizzazione creata dalla Conferenza di Rimini in realtà non aveva e nemmeno poteva avere niente in comune con l'autentica Internazionale, e che le organizzazioni italiane, se volevano entrare nelle file del movimento operaio internazionale, dovevano accettare lo Statuto generale dell'Internazionale e rispettare le decisioni dei suoi congressi.
Un posto particolare lo occupano gli articoli di Marx "L'indifferentismo politico" e di Engels "Sull'autorità". Questi articoli contengono una brillante critica dei dogmi teorici dell'anarchismo e ne rivelano l'essenza di classe. Al tempo stesso essi difendono e argomentano tutta una serie di princìpi della teoria marxista dello Stato e, in particolare, sulla dittatura del proletariato. è noto che Lenin studiò e prospettò attentamente questi scritti di Marx e di Engels, e poi se ne servì durante la scrittura del suo celebre lavoro "Stato e rivoluzione"; In essi Marx e Engels svelavano la natura piccolo-borghese dell'anarchismo e stabilivano un legame tra le sue idee e le teorie, già denunciate e ormai superate dal movimento operaio, di Brey e Proudhon: essi vi dimostravano la necessità per il proletariato di unire la lotta economica e quella politica, e di avere un forte e organizzato partito proletario. Denunciando l'inconsistenza delle "teorie" anarchiche della rivoluzione, Marx e Engels argomentarono nuovamente l'idea della dittatura del proletariato quale necessaria condizione della rivoluzione proletaria, oltre che rilevare che questa rivoluzione, alla fin fine, porterà in avvenire alla creazione di una società senza classi e alla morte dello Stato. Mostrando poi a che cosa possono condurre i dogmi anarchici, Marx e Engels traevano la conclusione che, nonostante tutto il loro arcirivoluzionarismo a parole, gli anarchici in realtà servivano la reazione e difendevano gli interessi non del proletariato ma, in sostanza, della borghesia.
Nel 1873 il legame di Engels con "La Plebe" si interruppe.
Le persecuzioni poliziesche (nel 1873 vennero pubblicati poco più di 50 numeri del giornale), l'arresto di Bignami e la cessazione dell'attività della sezione di Lodi, da un lato, e un arretramento generale del movimento operaio, dall'altro, determinarono che Engels cessasse la propria collaborazione con "La Plebe", nonostante che il Bignami l'avesse pregato di inviargli nel 1873 le sue corrispondenze settimanali. Evidentemente, un ruolo decisivo qui lo svolse anche la circostanza che "La Plebe", in questo periodo, ancora non aveva nettamente definito le proprie posizioni, non essendo ancora pervenuta a una definitiva rottura con gli anarchici.
Nel 1877, in condizioni di risveglio del movimento operaio in Italia, quando il giornale "La Plebe" divenne centro d'attrazione per tutti gli elementi antianarchici presenti nel movimento operaio italiano, Engels rinnovò l'invio al giornale delle proprie corrispondenze.
Negli anni 1875-1882 il giornale, che allora si pubblicava a Milano, intervenne in favore della creazione di un autonomo partito del proletariato. "La Plebe" pubblicò articoli che dimostravano che l'emancipazione del proletariato deve essere opera degli stessi operai e che, a tal fine, è loro necessario un partito politico. Lottando contro le tendenze paternalistiche della borghesia e contro l'anarchismo, il giornale riservò sulle sue pagine grande spazio ai princìpi programmatici del futuro partito. E tali princìpi esso riteneva essere l'unificazione delle organizzazioni operaie sulla base del riconoscimento del principio della lotta di classe, la necessità per gli operai di crearsi una organizzazione libera da influenze estranee, oltre che l'esigenza per il proletariato di condurre una propria lotta politica. Il giornale, inoltre, intervenne con appelli a convocare un congresso per la creazione in Italia di un partito socialista. Nel 1882 a Milano si svolse un tale congresso durante il quale, con la diretta partecipazione degli esponenti del gruppo de "La Plebe", venne creato il Partito Operaio Italiano. Pur con tutte le lacune e gli errori di questo partito, la sua creazione rappresentò comunque un grande passo avanti del movimento operaio italiano. La collaborazione di Engels e il suo legame con Bignami costituiscono indubbiamente uno dei fattori determinanti di questa evoluzione politica e ideologica del gruppo de "La Plebe".
La lotta di Engels per il partito proletario in Italia rappresenta un brillante esempio di quell'agile e flessibile tattica che Marx e Engels avevano sperimentato all'interno dell'Internazionale: il loro saper utilizzare per la propaganda le idee del socialismo scientifico e lo stabilire rapporti con le masse operaie sia da parte di eventuali compagni di strada, sia pure teoricamente ancora immaturi, e il loro saper utilizzare a tali scopi, senza per questo ridurre il livello della lotta ideologica di principio, anche i giornali democratico-borghesi e talvolta anche organi direttamente avversi al movimento proletario.
L'attività di Engels degli anni 1871-1873 aveva posto le basi ideologiche e tattiche per la creazione in Italia di un autentico partito proletario. Come già si è visto, le lettere e gli articoli di Engels avevano dimostrato la necessità della rivoluzione proletaria e della dittatura del proletariato. Una attenzione particolare, poi, egli prestò alla questione dell'alleanza tra la classe operaia e i contadini, mostrando l'importanza di un approccio differenziato nei riguardi dei diversi strati di contadini e tenendo conto delle loro particolarità locali. Engels inoltre difese la necessità, per il proletariato, di avere una sua propria, forte e unita organizzazione, oltre che mostrare un fulgido modello di inconciliabile lotta di principio contro l'influenza piccolo-borghese nel movimento operaio sia nella forma del mazzinismo, sia nella forma dell'anarchismo. Nei loro articoli Marx e Engels denunciarono l'essenza ideologica e di classe, l'idealismo e il carattere antiproletario dell'anarchismo. E, direttamente legato all'attività di Engels, fu anche l'inizio della diffusione in Italia delle principali opere del socialismo scientifico.
L'attività di Engels contribuì alla penetrazione delle idee del socialismo scientifico nell'ambiente dei proletari italiani. Nell'intenso periodo degli anni 1871-1873 egli diresse il lavoro di singoli rivoluzionari e organizzazioni che avversavano l'anarchismo ed esercitò un forte influsso sulla formazione di quel gruppo che intervenne quale iniziatore della creazione del primo e autonomo partito del proletariato in Italia, - il Partito Operaio Italiano. I documenti dimostrano che all'origine di quel complesso e difficile cammino del movimento operaio italiano verso il marxismo ci stava Engels. Non a caso negli anni 1895-1896 l'organo teorico del Partito Socialista Italiano "Critica Sociale" ristampò tutta una serie di corrispondenze di Engels dal giornale "La Plebe". Alla fine del XIX secolo, come anche oggi, quegli articoli hanno rappresentato un'arma del proletariato nella sua lotta contro l'ideologia anarchica e per l'unità ideologica del proletariato stesso.