L'UNIONE EUROPEA VARA IL PROPRIO ESERCITO IMPERIALISTA E INTERVENTISTA
Vi parteciperanno 20 mila soldati italiani
MATTARELLA: "L'ITALIA ALLA PARI CON I GRANDI''
I ministri della Difesa dei paesi dell'Unione europea (Ue) hanno comunicato formalmente il 20 novembre scorso a Bruxelles a Javier Solana, l'Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune (Pesc), il numero di soldati e di mezzi che ciascun paese mette a disposizione per costruire entro il 2003 un corpo di intervento rapido europeo. La conferenza di Bruxelles, a cui hanno partecipato anche i ministri degli Esteri, segna il varo dell'esercito della superpotenza europea cosiccome deciso al consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999.
Un esercito composto da quasi 120 mila uomini che per il momento non è sufficientemente attrezzato per "fare in maniera autonoma le missioni più rilevanti'', si è lamentato Solana. I Quindici si attrezzeranno. Nel frattempo, per quanto riguarda i settori nei quali sono carenti (trasporti strategici aerei e marittimi, sistemi di comunicazione, comando e controllo sul campo di battaglia e la rete militare di controllo con i satelliti) si arrangeranno con quello che hanno; la Francia mette a disposizione la propria rete satellitare in attesa della costruzione e messa in orbita delle nuove reti satellitari previste, tra le quali l'italiana Cosmos-Skymed. I mezzi da trasporto pesante, tra cui l'Airbus A400M, elicotteri per il trasporto truppe NH90, e nuove reti di comunicazione militare saranno pronti fra qualche anno. Sono i progetti prioritari indicati nel comunicato finale che preannuncia la crescita nei bilanci della spesa militare. La costituzione dell'esercito europeo si prospetta come una manna per le industrie militari del continente che negli ultimi anni si sono riorganizzate e si stanno concentrando per costituire dei poli industriali non più nazionali ma europei al servizio delle nuove esigenze militari della superpotenza europea.
Al momento l'esercito europeo continuerà ad appoggiarsi alle strutture della Nato. Anche perché i ministri europei continuano a giurare che la forza di intervento rapido della Ue è "complementare'' e non sostitutiva della Nato. Sul delicato argomento dei rapporti Ue-Nato in materia di difesa i ministri della Difesa e Solana si sono incontrati al termine del vertice col segretario generale della Nato, l'inglese George Robertson, per mettere a punto un documento congiunto che sarà firmato in occasione del consiglio europeo del 6 dicembre a Nizza.
La forza di intervento rapido europea potrà contare nel 2003 su 60 mila uomini operativi e altrettanti di riserva, affiancati da 400 aerei e 100 navi da guerra, che potranno essere impiegati con un preavviso massimo di 60 giorni e capaci di rimanere sul campo per almeno un anno. Fra i Quindici membri della Ue solo la Danimarca non partecipa; il governo danese ha ritenuto opportuno per il momento di tirarsi fuori dagli impegni sull'esercito europeo dopo la recente bocciatura dell'adesione all'Euro. Tutti gli altri paesi danno il loro contributo a partire dai quattro maggiori (Francia, Italia, Gran Bretagna e Germania) che mettono a disposizione dell'esercito europeo circa 20 mila uomini a testa e si disputano i ruoli di comando.
La guida politica dell'esercito europeo spetta al Consiglio dei ministri assieme al responsabile della Pesc. Organi esecutivi sono il Comitato politico e di sicurezza, composto da ambasciatori dei paesi Ue, e il Comitato militare composto dai 15 capi di stato maggiore della Difesa. La pianificazione delle operazioni è affidata allo Stato Maggiore della forza di reazione rapida al cui comando è stato nominato il generale tedesco Rainer Schuwirth.
L'Italia partecipa mettendo a disposizione quasi 20 mila soldati, il secondo contingente per forza numerica, composto da quattro brigate (due meccanizzate, una alpina e una aerotrasportata); di questi dai 12 ai 14 mila potranno essere impiegati simultaneamente nelle operazioni. La Marina mette a disposizione 19 unità navali, compresa la portaerei Garibaldi, 22 fra aerei e elicotteri, un battaglione delle unità di fanteria e unità delle Forze speciali; l'Aviazione mette a disposizione 47 velivoli; i Carabinieri partecipano con 150 uomini e una compagnia di polizia militare. Sono militari professionisti, sottolinea il ministro della Difesa Sergio Mattarella, oggi ne abbiamo "solamente 10 mila'' ma grazie alla riforma delle Forze armate "per il 2003 saremo pronti a darne 19.800''.
Il governo italiano ha voluto partecipare in maniera consistente alla costruzione dell'esercito europeo, una partecipazione che fa esclamare con enfasi a Mattarella: "saremo alla pari con gli altri grandi paesi del Vecchio Continente: la Germania, la Gran Bretagna e la Francia''. L'imperialismo italiano vuole un ruolo militare non di seconda fila nella superpotenza europea.
Il ministro della Difesa francese Alain Richard, che presiedeva il vertice di Bruxelles, ha sottolineato che la forza europea ha compiti propri ed "è destinata ad intervenire autonomamente sullo scacchiere europeo e, ma solo nell'ambito di una forza Onu, anche fuori''; il suo collega inglese Geoff Hoon ha invece sottolineato che non si è costituito "un esercito europeo'' ma "una forza multinazionale'' europea. La differenza tra le due posizioni è riassunta in una dichiarazione del segretario della Nato Robertson: "Stravolgono la verità quelli che parlano di un esercito europeo, sotto bandiera europea, con divise e distintivi europei. Questa è una forza multinazionale europea che vuole essere complementare alla Nato e non duplicare o addirittura sostituire la Nato''.
In effetti la politica di difesa comune non è ancora stata inserita dai Quindici nei trattati dell'Unione e la forza di reazione rapida è composta da forze nazionali messe in moto dai rispettivi governi. Il comunicato della riunione di Bruxelles afferma che le decisioni del vertice non implicano "la creazione di un esercito europeo''. Nella sostanza però della creazione dell'esercito europeo si tratta; la strada è stata imboccata perchè la superpotenza europea dopo la vicenda dell'aggressione imperialista alla Serbia ha messo all'ordine del giorno il superamento della sua inferiorità militare nei confronti del concorrente imperialismo americano. La riunione di Bruxelles è un passo avanti non secondario.
Anzi, il responsabile della Pesc Solana al termine della riunione ha affermato che "con gli impegni sottoscritti oggi abbiamo compiuto uno storico passo verso la creazione della difesa comune'', anche se "il legame politico e militare con la Nato è e resta un perno della difesa comune''. Almeno per il momento.