1871 - 18 marzo - 2006
135° Anniversario dell'"aurora della grande rivoluzione sociale"
Facciamo rivivere gli insegnamenti della Comune di Parigi nella battaglia elettorale astensionista

Il 18 marzo ricorre il 135° Anniversario della Comune di Parigi. Una data impressa nel dna di noi marxisti-leninisti italiani. Sì, perché proprio 135 anni fa il proletariato, anche se per soli 72 giorni, conquistò per la prima volta nella storia il potere politico, attuando il primo grande tentativo di rovesciare la borghesia e instaurare la dittatura del proletariato.
Ne celebriamo il ricordo con l'occhio rivolto ai preziosi insegnamenti che da essa scaturirono per l'elaborazione, da parte dei nostri grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, della teoria rivoluzionaria del socialismo. I suoi insegnamenti immortali sono infatti alla base del disegno del socialismo italiano tracciato dal PMLI, in particolare nel III Congresso nazionale del 1985, e che continuano ad essere fonte di ispirazione anche per il presente.
A partire dalla battaglia elettorale astensionista in corso contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, contro i governi della destra e della "sinistra" borghese, per l'Italia unita, rossa e socialista.

Le circostanze storiche della Comune di Parigi
Cosa fu e cosa significò la Comune di Parigi e quali circostanze storiche la produssero? A quel tempo non poteva essere che il proletariato parigino con le sue tradizioni rivoluzionarie e il più influenzato dalle idee del socialismo a dare l'assalto al potere politico e a sperimentare per la prima volta la dittatura del proletariato.
Le contraddizioni di classe che si erano accumulate durante il Secondo impero scoppiarono violente in seguito alla guerra franco-prussiana che Napoleone III aveva intrapreso sperando di consolidare il suo regime autoritario con le glorie militari e i successi esterni. Invece appena un mese e mezzo dopo l'inizio della guerra fu sconfitto e fatto prigioniero dai prussiani a Sedan il 2 settembre 1870. "C'è solo un dilemma: bandiera rossa o bandiera tricolore" annotava, il giorno dopo, nel suo diario il poeta repubblicano Victor Hugo esule a Bruxelles. Ossia, rivoluzione socialista o rivoluzione borghese? L'indomani il regime imperiale fu rovesciato e il 4 settembre fu proclamata la repubblica. Si formò un governo di difesa nazionale mentre Parigi resisteva all'assedio e ai bombardamenti delle truppe tedesche. A tale scopo fu creata la Guardia nazionale composta prevalentemente dagli operai parigini. La capitale resistette dai primi di ottobre fino al 28 gennaio 1871, quando il governo chiese l'armistizio con la Germania. Un'assemblea nazionale scaturita dalle elezioni dell'8 febbraio composta prevalentemente da bonapartisti, repubblicani, monarchici, si riunì a Bordeaux e votò per la resa, formando nello stesso tempo un governo presieduto dall'ex orleanista Thiers. Parigi la pensava diversamente: su 43 deputati eletti 36 erano repubblicani e ostili al trattato di pace con i prussiani; tra questi noti personaggi come Victor Hugo e Giuseppe Garibaldi sbarcato a Parigi nel 1870 per mettersi a disposizione delle aspirazioni repubblicane.
Thiers, "questo nano mostruoso", "espressione intellettuale più perfetta della sua corruzione di classe", nella descrizione di Marx, il 18 marzo fuggì da Parigi per trasferirsi a Versailles e allearsi con l'esercito di Bismarck contro il proletariato parigino, cercando di portare via anche i cannoni della Guardia nazionale concentrati a Montmartre e a Belleville. Secondo costui quei cannoni appartenevano allo Stato; in realtà i parigini li avevano pagati di tasca propria, mediante sottoscrizioni popolari. Di fronte a questi fatti gli operai della capitale francese insorsero e crearono un'assemblea municipale con ampi poteri, la Comune. Il 26 marzo fu eletta la sua Assemblea mentre la solenne proclamazione avvenne il 28 marzo sulla piazza dell'Hotel de Ville davanti ad una folla festante di oltre 100 mila persone. Il "Journal Officiel" della Comune titolava: "Una nuova era è cominciata, l'era dei lavoratori, novus ordo saeculorum, come dicono gli americani. È la lotta del vecchio mondo contro il nuovo; della tradizione monarchica-governativa, pontificale, possidente e militare contro l'idea della libertà".
Per tutto il mese di aprile fino alla metà di maggio la capitale della Francia resistette eroicamente ai sempre più intensi attacchi delle truppe di Thiers, spalleggiate di fatto da quelle prussiane di Bismarck che in base all'armistizio dovevano invece restare neutrali. La Comune cadde il 21 maggio. I soldati di Thiers trucidarono uomini, donne, vecchi e bambini. La "settimana di sangue" che si aprirà lascerà sul campo tra le file dei comunardi oltre 32mila fucilati, 42mila arresti e 13mila condanne all'ergastolo. "Il 'Muro dei federati' - scriverà Engels - nel cimitero di Père Lachaise, dove fu consumato l'ultimo eccidio in massa, rimane ancor oggi un muto eloquente documento della furibonda follia di cui è capace la classe dominante appena il proletariato osa farsi innanzi per far valere i suoi diritti". "Parigi operaia, - concluderà Marx l'indirizzo dell'Internazionale sulla guerra civile in Francia datato 30 maggio 1871 - con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l'araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti".

Principi e insegnamenti della Comune
La Comune adottò dei provvedimenti che si muovevano nel senso di cercare di spezzare la macchina statale della borghesia e creare le forme di un nuovo tipo di Stato. Essa abolì l'esercito permanente strumento delle classi dominanti e lo sostituì con l'armamento generale del popolo; per intaccare l'apparato burocratico e accentuare il suo carattere democratico e proletario la Comune decretò l'elettività e la revocabilità di tutti i funzionari e i membri del governo e stabilì che il loro stipendio non potesse superare il salario medio degli operai e in nessun caso i 6.000 franchi all'anno. Decretò la parità di diritti per ambo i sessi e la separazione della chiesa dallo Stato, l'espropriazione delle proprietà ecclesiastiche e l'abolizione di tutte le sovvenzioni dello Stato alla chiesa; diede all'istruzione un carattere puramente laico, gratuito e obbligatorio per le classi popolari. In campo sociale proibì il lavoro notturno nelle panetterie e le case di pegno, considerate un furto legalizzato ai danni degli operai, in contraddizione con il loro diritto ai propri strumenti di lavoro e al credito. Infine promulgò il decreto in base al quale tutte le officine, fabbriche e opifici abbandonati o lasciati inattivi dai loro proprietari venivano affidati a cooperative operaie per la ripresa della produzione.
Ce n'era ben donde per definire, nelle parole di Marx, l'eroico movimento del 18 marzo come "l'aurora della grande rivoluzione sociale che libererà per sempre l'umanità dalla società divisa in classi".
Anche Lenin citerà le misure adottate dalla Comune di Parigi additandole come il modo per porre fine alla democrazia politica borghese che è una democrazia falsa e limitata e realizzare invece una democrazia sostanziale e più larga per i lavoratori, che consenta loro di divenire finalmente classe dirigente. In "Stato e rivoluzione" afferma: "A questo proposito è da notare in particolar modo un provvedimento preso dalla Comune e che Marx sottolinea: la soppressione di tutte le indennità di rappresentanza, la soppressione dei privilegi pecuniari dei funzionari, la riduzione degli stipendi assegnati a tutti i funzionari dello Stato a livello dei salari operai. Qui appunto si fa sentire con speciale rilievo la svolta dalla democrazia borghese alla democrazia proletaria, dalla democrazia degli oppressi alla democrazia delle classi oppresse, dallo Stato, come 'forza particolare' destinata a reprimere una classe determinata, alla repressione degli oppressori ad opera della forza generale della maggioranza del popolo, degli operai e dei contadini".
Dall'esperienza della Comune Lenin seppe trarre indicazioni per risolvere i problemi della rivoluzione russa non soltanto nell'idea dei Soviet ma per le forme concrete del nuovo Stato socialista. Così se la Comune del 1871 fu il primo tentativo di dittatura del proletariato, la Rivoluzione d'Ottobre facendo tesoro di quella esperienza riuscì a vincere e a realizzare il primo Stato socialista.
La Comune fu sconfitta dall'azione concentrica delle forze della reazione francese e dell'imperialismo tedesco. Ma le ragioni della sua sconfitta racchiudono anche i limiti che essa dimostrò. La Comune fu il frutto di una insurrezione pressoché spontanea che nessuno aveva preparato coscientemente e metodicamente. Altresì l'orientamento del movimento rivoluzionario fu influenzato negativamente dalle teorie anarchiche di Proudhon e da quelle movimentiste e avventuriste di piccolo gruppo di Blanqui, che fecero da freno alla possibilità che i lavoratori si spingessero più avanti nella rivoluzione.
Gli errori poi risultati fatali di non aver occupato la Banca di Francia per impadronirsi del denaro che avrebbe dato un vantaggio notevole agli insorti sulla controrivoluzione e di non aver marciato subito su Versailles in condizioni di superiorità di forze contro il governo del macellaio reazionario Thiers, sono figli di questa situazione e congiuntura.
La Comune di Parigi rimase isolata a fronteggiare le truppe della reazione. In diverse altre città della Francia (Marsiglia, Saint-Etienne, Tolosa, Narbonne, Creusot, Limoges, Perpignan, Grenoble, Nantes, Bordeaux, Lille, Lione) gli operai tentarono anch'essi di prendere il potere costituendosi in Comuni e di correre in aiuto a Parigi ma con esperienze del tutto effimere e subito soffocate dalla reazione governativa. Infine la piccola borghesia, che in un primo momento si era schierata con gli operai e aveva appoggiato la Comune poi la abbandonò quando vide che era destinata al fallimento.
Le vicende della gloriosa Comune di Parigi indicano che la strada per conquistare il potere politico da parte dei lavoratori è sì quella della insurrezione armata di massa, ma organizzata e guidata dal partito del proletariato con una strategia e un programma rivoluzionari, per abbattere l'ordinamento capitalista e sostituirlo con una nuova società, il socialismo. Occorre un partito autenticamente marxista-leninista come quello di Lenin e Stalin in Urss e di Mao in Cina. In Italia esso c'è già: il PMLI.
 
Come i comunardi nella battaglia elettorale astensionista
I principi e gli insegnamenti della Comune il PMLI li ha sempre adottati e attualizzati alla realtà italiana. Oggi più che mai, visto che nel nostro Paese la classe operaia è completamente esclusa dal parlamento e dalle altre istituzioni rappresentative borghesi e con essa tutti i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e i giovani che lottano per un mondo nuovo. Quantunque nel parlamento siano presenti dei partiti, PRC e PdCI, che si autodefiniscono comunisti, ma che in realtà sono revisionisti, neorevisionisti e trotzkisti, ossia partiti falsi comunisti.
Come ci illumina il mirabile Documento dell'UP del PMLI del 19 febbraio sulle prossime elezioni politice "Le due coalizioni borghesi, data la loro natura di classe, utilizzeranno i voti delle masse operaie, lavoratrici, popolari e giovanili per opprimerle e tenerle subalterne alla classe dominante borghese e al capitalismo. Esse non meritano quindi alcun voto da parte degli sfruttati e degli oppressi e da chi aspira a una nuova società."
Di conseguenza compiere la vera scelta di classe tra i partiti del regime e il PMLI, tra capitalismo e socialismo.
Le istanze, i militanti e i simpatizzanti del PMLI, le Squadre di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista, devono far rivivere gli insegnamenti della Comune di Parigi nella battaglia elettorale astensionista. Armati dallo stesso spirito e forze eroiche e rivoluzionarie dei comunardi devono chiedere all'elettorato di sinistra fautore del socialismo non solo il voto di astensione contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, contro i governi della destra e della "sinistra" borghese, per l'Italia unita, rossa e socialista, ma anche di creare ovunque le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta, alternativi e antagonisti rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale. Quella democrazia diretta sperimentata per la prima volta nella storia proprio dalla Comune di Parigi.
Con lo stesso spirito e forza dei comunardi dobbiamo batterci nell'immediato contro l'imperialismo e il militarismo italiani, per lo sviluppo e l'industrializzazione del Mezzogiorno, il lavoro, la nazionalizzazione di tutte le più grosse banche e aziende, per un sistema fiscale che stanghi i ricchi e allievi le sofferenze dei più poveri e bisognosi, per le pensioni, la sanità, l'acqua, la scuola e l'università pubbliche e per cancellare le "grandi opere" funzionali allo sviluppo del capitalismo italiano. Altresì, per la parità fra i sessi in tutti i campi, la socializzazione del lavoro domestico, l'abolizione del concordato e la cancellazione di tutte le leggi e le controriforme dei governi Berlusconi.
Quando il proletariato parigino insorse, Marx lo invitò senza mezzi termini a rispondere "con la violenza alla violenza" mentre all'indomani della controrivoluzione che affogò la Comune di Parigi prese insieme a Engels la decisione di sciogliere la Prima Internazionale, di intraprendere cioè una lungimirante ritirata tattica che annunciava una offensiva rivoluzionaria su di una scala più profonda e più vasta, un'offensiva che toccherà il punto più alto tra il 1949 e il 1956 quando il sole rosso del socialismo risplendeva su di un quarto dell'umanità. Per colpa dei rinnegati revisionisti il proletariato ha perso quel potere, ma lo può riconquistare se impugnerà di nuovo le grandi bandiere rosse sventolanti anche a Parigi il 18 marzo 1871, del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e se darà tutta la sua forza al PMLI.
Viva la Comune di Parigi!
Gloria eterna ai martiri della Comune di Parigi!
Facciamo rivivere gli insegnamenti della Comune di Parigi nella battaglia elettorale astensionista!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi maestri e con il PMLI vinceremo!

15 marzo 2006