14-25 febbraio 1956. 50° anniversario del colpo di Stato kruscioviano che restaurò il capitalismo in Urss
Il famigerato XX Congresso del PCUS
Il sedicente "rapporto segreto" rilanciava le calunnie e le falsità di Trotzki, dei nazisti e dei fascisti contro Stalin

Sono passati 50 anni dal colpo di Stato kruscioviano che restaurò il capitalismo in Urss. Al termine del XX Congresso del PCUS, il 25 febbraio 1956, fu compiuto, con il sedicente "rapporto segreto" dell'allora segretario Krusciov contro Stalin, il più grave crimine storico contro il marxismo-leninismo e il socialismo. La base di partenza di quel processo di deideologizzazione e decomunistizzazione di popoli e paesi, delle masse operaie, lavoratrici, giovanili e studentesche nell'Est europeo, in occidente e nel mondo intero, che ha consegnato le sorti del globo nelle mani della borghesia, della reazione e dell'imperialismo. Un processo completatosi con il crollo del revisionismo moderno, la "caduta del muro" di Berlino, la dissoluzione della gloriosa Urss e il conseguente schianto dei regimi revisionisti dell'Est.
Se nella Mosca del nuovo zar Putin si è aperta, al museo storico, una mostra sul rapporto di Krusciov intitolata significativamente "Ottopel" (disgelo), in cui si rende merito a quell'ignobile operazione controrivoluzionaria e anticomunista, da noi è il quotidiano borghese pro-Unione "la Repubblica" del magnate Carlo De Benedetti diretto da Ezio Mauro a ricordarci, nell'inserto "Diario" del 14 febbraio scritto dai pennivendoli Marc Lazar, Vittorio Foa, Miriam Mafai e Marcello Flores, tutta l'importanza di quel nefasto evento. Per contro, noi marxisti-leninisti ribadiamo la nostra denuncia del revisionismo moderno e lo smascheramento di quell'operazione acclamata e applaudita da tutta la canaglia trotzkista, nazista e fascista e che ancora oggi sollucchera tutti gli esponenti della borghesia, nazionale e internazionale, di destra e di "sinistra", invitando al tempo stesso tutti i sinceri combattenti per il socialismo a fare tesoro di questa triste esperienza e costituire un tuttuno con il PMLI. A partire dalla prossima occasione elettorale per punire coloro che si sono schierati con i rinnegati e traditori kruscioviani per estirpare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il socialismo dalla faccia della terra.

Distruggere Stalin per distruggere il socialismo
Il XX Congresso del PCUS si svolse a Mosca dal 14 al 25 febbraio del '56. Se il processo a Stalin, al marxismo-leninismo e all'esperienza del socialismo in Urss e negli altri paesi fu aperto in sessione pubblica da Mikoyan, il quale mise subito in dubbio, in un modo fino ad allora impensabile e senza precedenti, il diritto di Stalin ad essere il legittimo erede di Lenin, questo si concluse in seduta segreta nella notte tra il 24 e 25 a porte chiuse. Informando all'ultimo momento tanto il gruppo dirigente del PCUS che i delegati, Krusciov fece consegnare copia del "rapporto segreto" anche ai capi delegazione dei partiti comunisti presenti a Mosca come invitati al Congresso, compreso Togliatti. Venne loro recapitato negli alberghi in plico sigillato e lo ebbero in visione solo per qualche ora; questo infame si guardò bene da chiamarli pubblicamente e tutti assieme a discutere sulla questione di Stalin.
Il documento intitolato "Sul culto della personalità e le sue conseguenze" era un ignobile attacco alla figura e all'opera di Stalin, che lo calunniava malignamente, accusandolo falsamente di ogni sorte di crimini. Un documento criminale, come criminale era lo scopo a cui doveva servire. Creare disorientamento e scompiglio in Urss come negli altri paesi socialisti e nel movimento comunista internazionale, favorendo gli elementi revisionisti e dando un'arma in più al capitalismo, all'imperialismo e alla loro propaganda, nella lotta contro il socialismo. Per questo il nauseante rapporto fu tenuto nascosto al Partito sovietico e ai partiti fratelli fino a cose fatte e, per questo, grazie ai servizi segreti sionisti e con la connivenza attiva dei rinnegati polacchi, fu subito fatto filtrare nelle mani degli imperialisti. Il Dipartimento di Stato degli Usa, infatti, ne entrò subito in possesso e decise di farlo pubblicare dal "New York Times" il 5 luglio 1956.
La figura di Stalin personificava la contrapposizione stessa tra socialismo e capitalismo, tra rivoluzione e controrivoluzione, tra progresso e reazione, a tal punto da costringere i revisionisti kruscioviani, ossia la borghesia salita al potere nel partito e nello Stato sovietici a sferrare e concentrare nel XX Congresso esclusivamente contro Stalin il loro criminale attacco, che chiameranno "destalinizzazione". A partire dal colpo di Stato di Krusciov, gli anticomunisti e i fascisti che erano costretti a mordere la polvere rialzarono la testa e riversarono tutta la bile sin lì accumulata in una campagna sistematica e vergognosa di demonizzazione di Stalin e di distruzione della sua figura, vomitando fiumi di falsità e di menzogne assurde e fantasiose, mostruose e meschine sulle sue attività, vita e opera, fino a dipingerlo come il diavolo in persona e ad accusarlo di tutto e del contrario di tutto. Nessun'altra grande personalità della storia ha ricevuto un trattamento analogo.
L'attacco a Stalin era insomma il grimaldello finale per scardinare il sistema socialista. Per questo il XX Congresso del PCUS è stato e resta la linea di demarcazione tra il revisionismo moderno ed il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Da qui vengono gettate le basi per snaturare completamente l'esercizio diretto del potere da parte della classe operaia, contrapponendo alla dittatura del proletariato il cosiddetto "Stato di tutto il popolo", che attraverso la mistificazione del superamento delle classi consoliderà il potere della borghesia monopolistica e la sua dittatura fascista. Snaturare la concezione marxista-leninista del Partito come espressione organizzata dell'avanguardia cosciente della classe operaia, contrapponendo ad essa il "partito di tutto il popolo". Nonché la necessità della rivoluzione proletaria quale via indispensabile ed insostituibile per la conquista del potere politico da parte della classe operaia, contrapponendo ad essa le "vie parlamentari" gettando così alle ortiche l'analisi e la teoria marxista-leninista dello Stato e della sua natura di classe.
In sostanza Krusciov sostituì alla via universale della Rivoluzione d'Ottobre la via parlamentare e pacifica al socialismo, aprendo così le porte alla trasformazione di molti partiti comunisti in partiti revisionisti e socialdemocratici, a partire dal PCI di Togliatti che già aveva le radici marce di revisionismo. Sostituì altresì alle concezioni leniniste sull'imperialismo, la pace e la guerra altre teorizzazioni opportunistiche che alimentavano nei popoli pericolose illusioni sul carattere stesso dell'imperialismo, per poi predicare il sempre maggiore riarmo e una dottrina socialimperialista, socialista a parole imperialista nei fatti, che di lì a poco avrebbe portato l'Unione Sovietica da paladina dei popoli oppressi a aguzzina al pari degli Usa e delle altre potenze imperialiste occidentali.
Sul piano politico ed economico Krusciov lanciò la sua campagna per la "riforma del sistema", che riporterà ben presto l'Urss nell'alveo del capitalismo, aggravando nel contempo la condizione materiale delle masse popolari e le condizioni di lavoro tanto nelle città che nelle campagne. In ogni settore dell'economia il profitto diviene lo scopo principale della produzione e il parametro di valutazione di ogni azienda. La prima conseguenza di ciò sarà la perdita di ogni potere, in ogni luogo di produzione, tanto dell'assemblea dei lavoratori, che degli organismi di controllo operaio e un radicale mutamento borghese dell'organizzazione del lavoro.
Attraverso un'apposita legge vennero istituiti i consigli economici regionali, ai quali venne demandato ogni potere di direzione tanto sull'economia che sulle industrie locali. Ciò comportò una crescita incessante di squilibri sia tra le diverse Repubbliche che, all'interno stesso di ogni singola zona, tra i diversi settori economici. Nel settore dell'agricoltura l'impatto della "riforma" kruscioviana ebbe conseguenze ancora più pesanti che negli altri settori economici. Liberalizzazione era la parola d'ordine lanciata da Krusciov con lo scopo di smantellare il sistema collettivistico e restaurare il capitalismo anche nelle campagne.

Il contenuto del "rapporto segreto"
A ben guardare le accuse rivolte da Krusciov a Stalin non erano affatto una novità. Il solito cumulo di menzogne di cui si erano serviti Trotzki per sabotare il socialismo in Urss, i nazisti e i fascisti prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale per far crollare il baluardo sovietico. Krusciov descrive Stalin come un "despota", un "megalomane", un "capriccioso" che esigeva "la propria glorificazione" come un dio e il "culto della sua persona". Lo accusa di "abuso di potere" e di aver "violato il principio della direzione collettiva", nel trattare le questioni a un certo punto avrebbe usato solo l'"arroganza" e il "terrore di massa".
Da che pulpito veniva la predica! Proprio lui, questo rozzo burocrate che aveva fatto carriera nello Stato e nel Partito coprendosi dietro Stalin che aveva osannato ed esaltato ad ogni pie' sospinto, che considerava fino al giorno prima il suo "maestro" e che da lì a poco avrebbe assommato tutte le cariche istituzionali possibili da avido di potere qual era, che non esitò a sbarazzarsi dei suoi oppositori politici con le buone e con le cattive.
Secondo Krusciov "Stalin ricorse ai metodi estremi e alle repressioni di massa quando la rivoluzione era già vittoriosa, quando lo Stato sovietico era ormai forte, quando le classi sfruttatrici erano già state liquidate, quando i rapporti socialisti erano solidamente radicati in tutti i settori dell'economia nazionale, quando il nostro partito era politicamente consolidato e rafforzato sia numericamente che ideologicamente".
Costui, come tutti i revisionisti, non aveva capito una cosa fondamentale, ossia che anche nel socialismo esistono sempre le classi e la lotta di classe, compresa la possibilità della restaurazione del capitalismo. I nemici più pericolosi in definitiva non stanno fuori ma dentro il Partito e lo Stato: Krusciov ne era un degno esempio.
Krusciov cercò di demolire il prestigio e la figura di Stalin sia nel periodo precedente la Rivoluzione d'Ottobre che dopo, fino ad arrivare a pretendere di cancellare anche il glorioso ruolo avuto da Stalin durante la seconda guerra mondiale nella vittoria sulla Germania nazista. "Il pericolo minaccioso sospeso sulla nostra patria nel primo periodo della guerra - scriveva Krusciov - era dovuto in gran parte a metodi sbagliati usati da Stalin nel dirigere la nazione e il partito". Altre deliranti accuse toccavano il ruolo avuto da Stalin nelle relazioni internazionali dell'Urss. Addirittura viene definito "scandaloso" l'atteggiamento tenuto verso la Jugoslavia e la rottura con Tito, senza fare cenno che alla base di questa rottura c'erano questioni ideologiche e di principio. Non per niente uno dei primi atti ufficiali di Krusciov fu il riallacciamento dei rapporti con il revisionista di Belgrado.

Le ripercussioni del "rapporto segreto" e il ruolo di Mao
La divulgazione del famigerato rapporto di Krusciov, peraltro mai pubblicato ufficialmente in Unione Sovietica fino al 1989, allorché il discepolo kruscioviano il rinnegato e neoliberale Gorbaciov se ne servì nel quadro dell'affossamento dell'Urss, provocò nel paese reazioni di segno opposto. La sua lettura nelle assemblee non fu seguita da discussione, cosa che acuì lo sconcerto e il disappunto fra i lavoratori, ma numerose riunioni di partito furono ugualmente tempestose: una pioggia di interrogativi e di recriminazioni investì gli oratori ufficiali. Nel giugno del 1956 si registrarono addirittura delle sommosse in Georgia guidate dalle masse studentesche, che resero necessario l'intervento dell'esercito agli ordini di Krusciov. Il fuoco revisionista provocò vittime tra gli insorti, ma il loro numero non è mai stato precisato. Sui muri della capitale Tblisi comparvero enormi scritte in gesso e vernice che inneggiavano a Stalin.
Anche all'esterno dell'Urss le conseguenze e le ripercussioni del "rapporto segreto" furono a dir poco catastrofiche. Diversi partiti comunisti registrarono una perdita di consensi da parte di certi strati sociali, in particolare di quegli elementi piccolo-borghesi e quegli ambienti intellettuali più oscillanti e instabili che si erano avvicinati al socialismo proprio per la grande forza di attrazione che aveva esercitato l'Urss di Stalin e la guerra di resistenza antinazifascista. Le forze controrivoluzionarie passarono all'attacco in tutti i paesi dell'Est promuovendo sollevazioni in Polonia e Ungheria. Gomulka e Nagy si eressero a paladini della protesta anticomunista fomentata dai revisionisti borghesi locali e sobillata dal campo capitalista e imperialista occidentale.
Fu il Partito comunista cinese di Mao ad ergersi a baluardo in difesa del marxismo-leninismo e del socialismo, criticando da subito la linea lanciata dal XX Congresso del PCUS, sia al suo interno, sia in incontri riservati con i dirigenti del PCUS, sia in documenti pubblici. Mao impostò in maniera corretta anche la questione di Stalin. Egli denunciò gli scopi infami di Krusciov e i metodi da lui seguiti con il "rapporto segreto" respingendo decisamente le sue conclusioni. Mao formulò una valutazione dei meriti e degli errori di Stalin, arrivando alla conclusione che i suoi meriti erano di gran lunga superiori agli errori. Stalin andava considerato come un grande marxista-leninista e un grande maestro del proletariato internazionale. Il suo nome era degno di stare a fianco degli altri grandi maestri del proletariato internazionale, Marx, Engels e Lenin.
Con queste parole Mao attaccò i revisionisti kruscioviani e difese Stalin e il socialismo: "Vorrei dire qualcosa sul XX Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica. Secondo me ci sono due spade: una è Lenin, l'altra è Stalin. Adesso i russi hanno gettato via quella spada che è Stalin. L'hanno raccolta Gomulka e certi ungheresi per colpire l'Unione Sovietica, per combattere il cosiddetto stalinismo. I partiti comunisti di diversi paesi europei criticano anche loro l'Unione Sovietica. Il loro leader è Togliatti. Anche l'imperialismo ha raccolto questa spada per lanciarsi all'attacco, Dulles l'ha presa e se n'è servito per qualche manovra. Questa spada non è stata data in prestito, bensì gettata via. Noi in Cina non l'abbiamo gettata via. Noi in primo luogo abbiamo difeso Stalin e in secondo luogo abbiamo criticato i suoi errori, abbiamo scritto l'articolo Sull'esperienza storica della dittatura del proletariato. Non abbiamo fatto come certuni che hanno screditato e distrutto Stalin, abbiamo agito in base alla situazione reale.
Si può dire che alcuni dirigenti sovietici hanno in qualche misura gettato via anche quella spada che è Lenin? Secondo me lo hanno fatto in misura notevole. La rivoluzione di ottobre è ancora valida? Può costituire o no un modello per tutti i paesi? Nel rapporto di Krusciov al XX Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica si dice che si può conquistare il potere seguendo la via parlamentare, ossia che i vari paesi possono fare a meno di prendere esempio dalla rivoluzione d'ottobre. Una volta aperta questa breccia, sostanzialmente si è gettato via il leninismo."
Il giudizio su Stalin riguardava non solo l'Urss ma l'allora movimento comunista internazionale. Pertanto non poteva essere stabilito arbitrariamente da Krusciov seguendo quei metodi e quegli scopi malevoli e infami. Un bilancio fedele e onesto su un dirigente comunista e su un grande maestro del proletariato può essere fatto solo dai marxisti-leninisti e non da chi si pone dal punto di vista della borghesia e del revisionismo.
Riguardo a certi errori di Stalin dovuti a fattori oggettivi e soggettivi bisogna adottare il corretto atteggiamento assunto da Mao, un atteggiamento non idealista e metafisico ma dialettico e materialista. Il cammino seguito dall'Unione Sovietica di Lenin e Stalin non è stato in alcun modo un cammino facile. Dal 1918 al 1920 essa è stata attaccata da 14 Stati capitalisti. Nel primo periodo della sua esistenza è stata sottoposta a durissime prove: la guerra civile, la carestia, difficoltà economiche, l'attività settaria e scissionistica in seno al partito. Nel periodo decisivo della seconda guerra mondiale, prima che i paesi occidentali aprissero il secondo fronte, l'Urss di Stalin sopportò da sola il peso dell'attacco di milioni di uomini dell'armata hitleriana e dei suoi alleati e li sconfisse. Due prove che non hanno spezzato l'Unione Sovietica né arrestato la sua marcia in avanti verso l'edificazione del socialismo e il benessere del suo immenso popolo di varie nazionalità.
Bisogna partire dalla consapevolezza che nessun uomo è infallibile e non lo era neppure Stalin. L'esperienza della costruzione del socialismo in Unione Sovietica sotto la direzione di Stalin fa parte, nei suoi lati positivi e in quelli negativi, del patrimonio del marxismo-leninismo. E proprio partendo dall'esperienza positiva e negativa dell'Urss di Stalin Mao poté evitare certi errori che erano stati compiuti in quel paese e arricchì enormemente dal punto di vista teorico e pratico il marxismo-leninismo.

Con Stalin e il socialismo per sempre!
Anche Lenin nell'ottobre del 1921 nello scritto "Per il quarto anniversario della Rivoluzione d'Ottobre" aveva affermato: "Lasciate che i bastardi e i porci della moribonda borghesia e dei democratici piccolo-borghesi che le strisciano dietro, ammucchino imprecazioni, oltraggi e derisioni per i rovesci che possiamo subire, gli errori che possiamo commettere nel lavoro di costruzione del sistema sovietico. Noi non dimentichiamo neppure per un momento che abbiamo commesso e stiamo commettendo numerosi errori. Ma come possiamo evitare errori e difficoltà in un'opera così nuova nella storia del mondo quale la costruzione di un tipo ancora sconosciuto di organizzazione dello Stato! Noi lotteremo senza tregua per attenuare le nostre difficoltà e correggere tutti i nostri errori e migliorare l'applicazione pratica dei principi sovietici che è ancora molto, molto lontana dalla perfezione".
Visto come sono andate le cose in seguito è indispensabile per i marxisti-leninisti e i fautori del socialismo continuare a tenere alto il nome di Stalin. Dietro l'attacco anche ad uno solo dei maestri del proletariato si nasconde sempre un attacco al marxismo-leninismo. Così è accaduto in Urss con Krusciov e con i dirigenti che gli sono succeduti fino a partorire un destro sciovinista e reazionario come Putin. Così è accaduto in Cina con l'attacco del rinnegato Deng Xiaoping contro la figura e l'opera di Mao.
Noi non possiamo impedire che degli anticomunisti incalliti come Berlusconi insultino e calunnino Stalin, il socialismo e i marxisti-leninisti un giorno sì e l'altro pure dalle loro televisioni, quotidiani e pubblicazioni, perché costoro detengono il potere e considerano il comunismo come la peste. Così come non possiamo impedire ai trotzkisti ufficiali come Ferrando e a quelli di fatto come Bertinotti di sputare veleno su Stalin e sull'Urss di Lenin e Stalin. Ma strenuamente vogliamo impedire ai giovani e ai giovanissimi che si affacciano alla lotta di classe con sentimenti e propositi anticapitalistici di cadere vittime delle campagne d'odio e della menzogna contro Stalin e contro l'intera esperienza della costruzione del socialismo in Urss. Vogliamo che i giovani sfoderino il coraggio di conoscere chi era veramente Stalin e quali erano le sue idee, magari di dissentire. Guai a giudicarlo a priori senza avere letto neppure un rigo delle sue opere accontentandosi di sputare e ripetere pappagallescamente le sentenze preconfezionate dai fascisti e dagli anticomunisti.
Il PMLI è e sarà con Stalin e il socialismo per sempre!

22 febbraio 2006