Assenti i leader dei maggiori paesi imperialisti
AL VERTICE FAO TRIONFA L'IPOCRISIA. NESSUNO SI ASSUME LA RESPONSABILITA' DEL FIASCO SULLA LOTTA ALLA FAME
I paesi poveri accusano i "grandi''. Berlusconi non perde occasione per attaccare Marx. Il premier etiopico chiede all'Italia la restituzione dell'obelisco di Axum trafugato da Mussolini nel 1936
LA DICHIARAZIONE DI ROMA DA' LA LIBERTA' AGLI STATI DI UTILIZZARE LE BIOTECNOLOGIE

Nella dichiarazione politica approvata in apertura dei lavori, il 10 giugno, i paesi partecipanti al vertice sulla sicurezza alimentare della Fao a Roma, terminato il 13, hanno rinnovato l'impegno a dimezzare entro il 2015 il numero delle persone affamate nel mondo. L'obiettivo che si erano dati gli stessi partecipanti al primo vertice sulla sicurezza alimentare cinque anni fa nella stessa sede romana della Fao; come identico rimane il numero degli oltre 800 milioni di affamati nel mondo.
Nel frattempo muore per fame 1 persona ogni 4 secondi scarsi, quasi 30 mila nelle 32 ore di dibattito del vertice Fao dove a trionfare è stata solo l'ipocrisia e nessuno si è assunto la responsabilità del fiasco sulla lotta alla fame. Del piano d'azione approvato nel 1996 per combattere la fame, denunciano le organizzazioni antiglobal, è stata messa in pratica solo la liberalizzazione dei commerci a vantaggio delle multinazionali e dei paesi più ricchi.
La dichiarazione approvata in pompa magna nel 1996 dichiarava "intollerabile'' la presenza di oltre 800 milioni di affamati a fronte di riserve alimentari in sostanziale aumento e impegnava i partecipanti a mobilitarsi per raggiungere la sicurezza alimentare e "creare le migliori condizioni per sradicare povertà e diseguaglianze''. Indicava una sorta di "intervento umanitario'' collettivo come se la fame, la miseria le devastazioni ambientali, l'imposibilità dei paesi poveri indebitati fino al collo di acquistare del cibo fossero calamità naturali e non le conseguenze dell'oppressione e dello sfruttamento imperialista. E indicava quale panacea ai mali della fame lo sviluppo di un mercato mondiale non governato dalla legge della giungla e "rispettoso'' delle esigenze degli affamati.
Lo sviluppo della globalizzazione ha rafforzato il controllo dei commerci e del mercato mondiale da parte delle maggiori potenze imperialiste e ha lasciato al palo la questione della lotta alla fame, come sono costrette a registrare le stesse indagini degli organismi dell'Onu.
Prima dell'apertura del secondo vertice romano il segretario generale dell'Onu Kofi Annan in una intervista aveva denunciato: "diremo chiaramente che oggi in molti casi si dona con una mano e si toglie con l'altra. Aiuti da un lato, dazi e protezionismo dall'altro. Insomma sappiamo benissimo cosa fare, le risorse ci sono, ma manca la volontà politica''. Di questo passo, affermerà all'apertura dei lavori del vertice, l'obiettivo fissato nel '96 sarà raggiunto con 45 anni di ritardo.
Il direttore della Fao, il senegalese Jacques Diouf, intervenendo il 9 giugno a una delle iniziative promosse dalle organizzazioni non governative del Forum per la sovranità alimentare denunciava le defezioni dei leader dei maggiori paesi al vertice Fao come uno dei segnali che la fame nel mondo non è una delle loro priorità politiche, accusava che "questo ordine mondiale è immorale'' e annunciava che "l'impegno a dimezzare il numero delle persone malnutrite entro il 2015 è fallito: bisognerebbe sfamare 22 milioni di persone ogni anno contro gli attuali 6 milioni''. Spiegava Diouf che servono altri 24 milioni di dollari supplementari. Si sentirà rispondere al vertice da Berlusconi che è meglio che i paesi poveri si arrangino da soli.
La responsabilità del fallimento della lotta alla fame è evidentemente nelle mani dei paesi più ricchi che con la consueta ipocrisia imperialista spendono fiumi di parole ma pochissimi soldi, stilano lunghe liste di promesse ma nessun intervento concreto. Se non a loro vantaggio. Come nel caso della dichiarazione politica che vede come novità l'apertura all'impiego degli organismi geneticamente modificati, con la scomparsa del principio di precauzione. Saranno i poveri del mondo a fare da cavie agli esperimenti delle biotecnologie.
Questa è la strada sponsorizzata soprattutto dagli Usa per favorire "il diritto all'accesso al cibo'', come hanno imposto che si scrivesse sul documento finale al posto del principio del "diritto al cibo''; un diritto che per l'imperialismo americano è da considerarsi "un obiettivo o un'aspirazione da realizzarsi progressivamente'', non è "fonte di nessun obbligo internazionale, di nessun diritto legale a livello internazionale''.
I lavori del vertice sono stati condotti la prima giornata da Berlusconi che non ha perso l'occasione per attaccare Marx inserito a forza in una battuta per richiamare gli oratori ad essere brevi; un attacco a Marx e un segnale che per il parere dei rappresentanti dei paesi poveri, la stragrande maggioranza dei presenti, bastavano poche parole. Tanto la dichiarazione era già stata scritta e il neoduce doveva fare passerella. Senza dimenticare di proporsi quale portavoce del vertice alla prossima riunione del G8 in Canada e presentare la sua proposta per la "lotta alla fame'': aumentare gli investimenti privati e garantirne la sicurezza.
Il richiamo di Berlusconi alla brevità degli interventi non ha impedito al primo ministro etiope Zenawi di inserire nel suo discorso la richiesta all'Italia di restituire l'obelisco di Axum trafugato da Mussolini nel 1936: "sono 55 anni che l'Italia deve restituircelo, è una vergogna''. L'Italia accettò di restituire l'obelisco nel 1948 ma i due successivi accordi firmati, l'ultimo è del 1997, sono andati disattesi. L'obelisco è posizionato proprio davanti alla sede della Fao che all'epoca della dittatura fascista era la sede del ministero coloniale.
"Sono sicuro - ha detto Zenawi ai delegati del vertice - che siete d'accordo con me nel definire questa un'offesa per l'Etiopia''.

19 giugno 2002