Dal vecchio regime fascista al neofascismo. Da Mussolini a Berlusconi. Da Ciano a Fini. (la biografia)
Un fascista doc nuovo ministro degli Esteri
Prodi e Rutelli si congratulano col caporione fascista
Il caporione fascista Gianfranco Fini, pupillo del fucilatore di partigiani Almirante ed erede politico diretto di Mussolini, è il nuovo ministro degli Esteri del governo neofascista Berlusconi. Lo ha nominato il 18 novembre il neoduce, con un decreto prontamente controfirmato da Vittorio Emanuele Ciampi, al quale evidentemente non fa né caldo né freddo che a capo dell'importante dicastero di un governo della Repubblica nominalmente nata dalla Resistenza vada un fascista doc, per la prima volta dalla caduta del regime mussoliniano.
Fini va a sostituire Frattini, traslocato alla Commissione europea al posto di Buttiglione, in seguito alla nota vicenda che aveva reso impresentabile e impraticabile la candidatura del filosofo clericale. Ma l'ambìta poltrona per Fini è stata anche la contropartita che il neoduce ha messo nel piatto per ottenere il consenso del leader di AN alla sua politica fiscale liberista sulla quale si sta giocando la sopravvivenza del suo governo; consenso che difatti è arrivato istantaneamente non appena il caporione fascista ha indossato la feluca di capo della diplomazia italiana. Fini conserva per ora anche la carica di vicepresidente del Consiglio, dal momento che Follini non ha accettato di subentrargli, come sarebbe stato nei piani del neoduce per neutralizzare anche le resistenze del segretario dell'UDC alla sua politica fiscale.
E così si è aggiunto un altro tassello alla piena restaurazione del fascismo sotto nuove forme e nuovi vessilli: dal vecchio regime fascista in camicia nera e orbace siamo passati al regime neofascista, presidenzialista e federalista in doppiopetto; dal governo di Mussolini, garantito e coperto dal re Vittorio Emanuele III, siamo passati al governo del neoduce Berlusconi, garantito e coperto da Ciampi; e ora abbiamo anche il fascista Fini, a occupare il posto che fu del genero del duce, Galeazzo Ciano!

Gli auguri della Gad
Le somiglianze storiche tra l'attuale regime berlusconiano e il ventennio di Mussolini sono sempre più impressionanti, e solo dei rimbambiti e dei pusillanimi come i leader riformisti e rinnegati della Gad possono fingere di non vederle, come i loro predecessori fecero nel 1922 sottovalutando Mussolini e lasciando campo libero al fascismo. Basti pensare che neanche tre anni fa, quando sembrò che Fini dovesse prendere il posto del "dimissionario" Ruggiero alla Farnesina, il quotidiano conservatore londinese "Times" titolava allarmato "Il fantasma di Mussolini nella leadership italiana". Mentre oggi il leader della "sinistra borghese" riunita nella Gad, Prodi, si è affrettato a fare gli auguri al neo ministro, non avendo "alcun dubbio che saprà tutelare al massimo livello gli interessi e le esigenze dell'Italia".
A lui si è unito enfaticamente il leader della Margherita Rutelli, tanto da indurre il quotidiano fascista il "Secolo d'Italia" del 19 novembre a salutare con entusiasmo e a definire "ineccepibili" le congratulazioni da loro inviategli.
Costoro non sono nemmeno sfiorati dal dubbio che un fascista doc alla guida della politica estera dell'Italia non potrà che esprimere una politica estera ancor più fascista, nazionalista, sciovinista (vedi il suo recente intervento a Trieste, per esempio), militarista ed espansionista di quanto non lo sia stata finora. Nonostante i suoi ripetuti tentativi di far dimenticare il suo passato fascista e di presentarsi come il leader di una destra "moderna" che rispetta le regole della democrazia borghese, il suo modello è sempre Mussolini, del quale ancora fino al 1994 diceva apertamente che era stato "il più grande statista del secolo", ed è alla politica estera colonialista e imperialista del duce che continuerà ad ispirarsi, come appunto il suo predecessore Ciano. Non a caso la vedova del boia Almirante si è congratulata per lui con queste parole: "Sono contenta per Gianfranco. Il suo padre putativo continua ad aiutarlo e lo aiuterà sempre dall'alto". Non avrebbe parlato così se non fosse più che certa che il filo nero che lega Fini ad Almirante e Mussolini è sempre ben saldo, al di là delle giravolte tattiche che il leader di AN è stato costretto a recitare per mascherarsi da democratico, e perfino da "antifascista".
Come già accennato la nomina di Fini agli Esteri è stata usata dal neoduce come merce di scambio nella partita ancora aperta della "verifica" nella maggioranza incentrata sulla politica fiscale, la Finanziaria e il "rimpasto" di governo. In un primo momento il neoduce aveva ceduto alle pressioni di AN e UDC, dello stesso ministro dell'Economia Siniscalco, della Confindustria di Montezemolo e del governatore di Bankitalia Fazio, accettando di fare solo i tagli all'Irap nel 2005 e rimandare i tagli alle tasse per i redditi medio-alti e altissimi al 2006 per mancanza di "copertura" e per non violare il patto di stabilità europeo.

Il ricatto del neoduce agli alleati
Ma non appena certi giornali della destra neofascista che lo supportano, come "Libero" e "Il Tempo" hanno cominciato a proclamare il suo "cedimento" rispetto alle sue promesse elettorali, e gli sono arrivati i sondaggi secondo cui la mancata "riforma" fiscale gli avrebbe fatto perdere un 8% dei voti, Berlusconi è tornato nuovamente alla carica con i suoi alleati riproponendo i tagli alle tasse subito, e annunciando che un maxiemendamento in tal senso era già pronto per la Finanziaria ripresentata al Senato.
Contemporaneamente, dopo aver rinsaldato l'alleanza di ferro con Bossi, che gli dava carta bianca ribadendo di fidarsi "ciecamente di lui", il neoduce giocava la carta della Farnesina a Fini, sfilando il leader di AN dall'alleanza temporanea con Follini, e minacciando pubblicamente gli alleati che o accettavano la sua politica fiscale o si sarebbe andati alle elezioni anticipate, e Forza Italia avrebbe corso per conto suo. In sostanza ha ripetuto la stessa mossa dell'estate scorsa, quando superò la precedente "verifica" col ricatto delle elezioni anticipate e dando Tremonti in pasto a Fini per farlo star buono e isolare Follini. Operazione riuscita anche stavolta, visto che mentre lasciava le consegne della guida del partito al triumvirato La Russa-Alemanno-Matteoli, Fini dichiarava tranquillo che "la maggioranza ha trovato un pieno accordo sulla necessità di dar corso nel biennio 2005-2006 al taglio dell'Irpef e dell'Irap, non c'è partito che non vuole ridurre le tasse, stiamo discutendo su dove reperire le risorse", e che "non ci saranno le elezioni anticipate".
Cosicché, se il gioco del neoduce riesce fino in fondo, non solo il governo Berlusconi ne uscirà rafforzato nella sua anima nera neofascista, sia per il rinsaldarsi dell'asse Berlusconi-Bossi, sia per aver messo il ministero degli Esteri in mano a un fascista doc come Fini. E questo alla faccia dei rimbambiti della Gad che continuano a dare Berlusconi ormai per spacciato e in preda alla "disperazione". Ma dovremo aspettarci anche un'aggiunta di 5-6 miliardi di euro di nuovi "sacrifici" alla stangata da 24 miliardi della Finanziaria, per coprire la riduzione delle tasse ai ricchi che il neoduce vuole a tutti i costi per farsi rieleggere.

24 novembre 2004