Primo decreto attuativo del federalismo fiscale
Il federalismo demaniale svende i beni dello Stato ai capitalisti
Il PD non si oppone, l'IDV vota a favore e la Lega ringrazia tutti

Le cosche parlamentari hanno ufficialmente dato il via libera alla più grande operazione di speculazione immobiliare ed edilizia della storia della Repubblica. Mercoledì 19 maggio la Bicamerale presieduta da Enrico La Loggia (PDL) ha approvato a maggioranza e in modo bipartisan il parere sul primo decreto che trasferisce a titolo gratuito i beni demaniali dello Stato agli enti locali con 17 sì (PDL, Lega, SVP e IDV), 3 contrari (UDC/API) e 10 astenuti del PD.
Con il passaggio di beni dello Stato dal valore di 3 miliardi alle Regioni, il patrimonio pubblico di tutti è ufficialmente messo in vendita a beneficio delle cricche capitalistiche locali. La crisi morde e l'obiettivo è fare cassa in ogni modo: il ricavato della vendita dei beni andrà per il 75% alla riduzione del debito degli enti locali, il restante 25% andrà all'ammortamento del debito nazionale. I beni potranno essere ceduti a fondi immobiliari pubblici aperti a privati e soggetti istituzionali.
Chi si aggiudicherà un bene dovrà garantire "la sua massima valorizzazione funzionale", ossia farlo fruttare. Per questa ragione, con l'alienazione dei beni, cioè con la loro vendita, se ne consente anche una contestuale variante urbanistica: in pratica, chi compra un pacchetto di immobili dallo Stato ne può fare quello che vuole. Fin troppo facile prevedere superfici agricole e non, sinora appartenute allo Stato, diventare terreno edificabile, così come sciagurate speculazioni per risanare il debito pubblico su fiumi, laghi, spiagge, strade non statali, aeroporti "non di interesse nazionale", miniere, caserme e patrimonio artistico.

Il significato politico del federalismo demaniale
Oltre che per fare cassa, con il passaggio dei beni di Stato alle Regioni, il federalismo demaniale dà corpo allo spezzettamento dell'Italia in venti staterelli. La sua approvazione ha fatto esultare il caporione razzista, xenofobo e separatista della Lega Nord, Umberto Bossi ("Sono contento, la tappa di oggi è molto importante"), a cui si è accodato il destro Antonio di Pietro che, per rivendicare la sua scelta di votare a favore del provvedimento secessionista, ha avuto la sfacciataggine di presentarsi trionfante in conferenza stampa a braccetto del ministro fascio-leghista Roberto Calderoli, autore della bozza approvata. "La Lega e l'IDV - si è vantato il leader dell'Italia dei Valori (borghesi) - hanno il coraggio di confrontarsi sui temi veri".
A sua volta la Lega Nord ha voluto "ringraziare l'onorevole Franceschini e il PD per l'importante voto di astensione", proprio da opposizione di burro. Un'apertura ricambiata dal PD. "L'attuazione del federalismo è un provvedimento importante", s'è affrettato a rispondere lo stesso Franceschini. "La Lega del federalismo mi interessa".
Insomma, tante voci per un unico coro, dove non si distingue più tra maggioranza e opposizione, tutti alleati per trovare la quadra per costruire insieme la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, razzista e interventista.

26 maggio 2010