Ferrando si vende a Bertinotti per un seggio al Senato
I trotzkisti di "Progetto comunista" mettono in minoranza il loro leader

Marco Ferrando, leader dell'area trotzkista "Progetto comunista", sarà candidato del PRC al Senato in un seggio sicuro dell'Abruzzo. L'ha deciso il Consiglio politico nazionale (CPN) del PRC del 21 e 22 gennaio scorso che ha varato le liste elettorali per le prossime elezioni politiche del 9-10 aprile.
Ma la notizia non è questa. La novità sta nel modo con cui è giunta questa candidatura e ciò che Ferrando ha offerto in cambio a Bertinotti.
Il leader trotzkista si è infatti letteramente venduto al segretario di Rifondazione per ottenere il seggio al Senato accettando la disciplina del futuro gruppo parlamentare, a partire dal voto di fiducia all'eventuale governo Prodi. Una condizione posta da Bertinotti in modo esplicito e vincolante per tutti i candidati parlamentari sia della sua maggioranza che per quelli della minoranza interna al partito alla quale ha concesso il 15% dei seggi considerati sicuri. Una percentuale che secondo i calcoli equivalgono a nove poltrone, fra senatori e deputati, così suddivisi: sei al gruppo dell'"Ernesto" del revisionista Claudio Grassi; due a "Sinistra critica" di Salvatore Cannavò e Luigi Malabarba (eredi del defunto leader della cosiddetta "IV Internazionale" trotzkista Livio Maitan); uno al trotzkista Marco Ferrando di "Progetto comunista".
I nomi dei candidati delle correnti minoritarie di Rifondazione sono stati scelti dalle correnti stesse con l'eccezione di Ferrando che è stato scelto direttamente da Bertinotti che evidentemente lo considera il più "affidabile".
Sembra che Ferrando e il suo compare Franco Grisolia lavorassero da mesi all'accordo con Bertinotti alle spalle degli altri dirigenti dell'area presenti nel CPN. Ciò ha determinato la frattura all'interno della corrente trotzkista e la messa in minoranza di Ferrando, la cui candidatura è stata sostenuta solo da 7 su 17 componenti la rappresentanza di "Progetto comunista" nel CPN.
I trotzkisti di "Progetto comunista" che hanno sfiduciato Ferrando e che sono riuniti intorno a Francesco Ricci fanno sapere che in realtà la frattura è il risultato di un processo che dura ormai da due anni e che si è definitivamente consumata il 7 gennaio scorso al Congresso nazionale dell'Associazione Progetto Comunista. In questa occasione l'Associazione si è spaccata in due fazioni e quella guidata da Ricci (che avrebbe la maggioranza) si è anche data una nuova denominazione, "Progetto comunista - Rifondare l'opposizione dei lavoratori", ed eletto un proprio coordinamento provvisorio. Fra i motivi del contendere anche l'atteggiamento sempre più compromissorio di Ferrando nei confronti di Bertinotti e la sua deriva a destra.
Adesso i motivi del crescente feeling fra Ferrando e Bertinotti risultano ancor più chiari. L'accordo per il seggio al Senato prevedeva infatti fra l'altro una linea "più morbida" dell'area sulle primarie di settembre e un voto non contrario alle liste elettorali del PRC. E così è stato.
Per quanto riguarda le primarie, nonostante la sua corrente si fosse pronunciata per un voto contrario, Ferrando e Grisolia hanno concordato con "Erre" la non partecipazione al voto. Scelta che fu fatta anche dai restanti esponenti dell'area "per evitare - fanno un po' tardivamente sapere - una immediata rottura". Infine il voto di astensione di Ferrando e Grisolia in CPN sulle liste elettorali e l'impegno, non smentito, di votare a favore di un eventuale governo Prodi.
Ridicola, a dir poco, l'affermazione di Ferrando rilasciata al "Corriere della sera" del 24 gennaio scorso a proposito della fiducia a Prodi: "Io spero ancora che il mio partito ci ripensi". Insomma, "disapprova", "spera", ma, da buon opportunista intanto si adegua.
Del resto anche se Ferrando viene oggi sconfessato dalla sua stessa corrente, nessuno può discutere il suo impeccabile curriculum trotzkista. Fin da quando appena quindicenne, nel 1970, iniziava la sua attività politica nel gruppo bordighista e trotzkista "Lotta comunista", per passare poi, nel '75 all'"Organizzazione trotzkista internazionale", poi nella "Lega socialista rivoluzionaria" (LSR) emanazione della "IV Internazionale" trotzkista, poi ancora in Democrazia proletaria e quindi in Rifondazione.
Un coerente percorso di opportunismo ed "entrismo" trotzkisti. Una cultura e una prassi che si spingono, e non è certo il primo caso, fino a sostenere un governo borghese come quello Prodi.
Per ora ad attendere Ferrando c'è un ricco seggio senatoriale. Poi si vedrà. Le vie della "provvidenza" bertinottiana sono infinite, specie per chi accetta di coprirgli servilmente il sempre più scoperto fianco sinistro.

8 febbraio 2006