La finanziaria di Prodi, del PRC e del PdCI aumenta i ticket sanitari

Il Sistema sanitario nazionale sta andando in frantumi, a tutto vantaggio dei borghesi e dei ricchi delle regioni del Nord, quelli che possono usufruire di una base imponibile e produttiva ed una dotazione strutturale anni luce distante da quelle del Sud e delle isole, e la finanziaria di Prodi e Livia Turco non va in controtendenza, anzi persevera nel ridimensionamento del gettito fiscale che lo Stato deve destinare alla sanità del Paese (ammonta ad appena 96 miliardi di euro il fondo sanitario nazionale stanziato in finanziaria), e nella volontà di privilegiare il gettito fiscale regionale, secondo quel principio di "sussidiarietà" tanto caro ai privatizzatori ed ai demolitori dello "Stato sociale".
A fronte di questa politica antipopolare che spaccia per "solidale" la devoluzione federalista perseguita da sempre dai fascio leghisti della lega Nord, tra gli aspetti più odiosi della finanziaria 2007 non può sfuggire l'imposizione di una raffica di nuovi ticket sanitari, che andranno a colpire duramente, come sempre i più poveri, la classe operaia e le larghe masse popolari del martoriato Sud in primis. Si tratta del ticket sul pronto soccorso di 23 euro per i cosiddetti codici bianchi e verdi, cioè non urgenti (o non seguiti da ricovero) + altri 18 euro (41 in totale) se saranno fatti accertamenti diagnostici (esclusi, bontà loro quelli effettuati per traumi ed avvelenamenti), della quota fissa di 10 euro a ricetta per le visite specialistiche, che si va ad aggiungere alle spese per l'impegnativa già in vigore (tetto di 36,15 euro), del mostruoso provvedimento che impone il pagamento della prestazione effettuata per quei cittadini - compreso gli esenti - che non ritirano i risultati di visite ed esami diagnostici.
La manovra di Prodi e Padoa Schioppa, tanto difesa dai leader falsi comunisti del PRC e del PdCI, estende dunque i ticket sul Pronto Soccorso a tutte le regioni (oggi sono presenti in 12 Regioni) e li inasprisce, cosi come aggiunge un nuovo ticket sui ticket per le prestazioni specialistiche e diagnostiche ambulatoriali che sono già presenti in tutta Italia, con lievi modulazioni rispetto alla normativa nazionale che prevede "per gli assistiti che non hanno nessuna forma di esenzione, la compartecipazione massima alla spesa è di 36,15 euro sulla base delle tariffe delle prestazioni richieste nella singola impegnativa. Ogni ricetta può contenere fino a 8 prestazioni della stessa branca specialistica". Senza contare i ticket sui farmaci, che nel 2001 i governanti del "centro-sinistra" con tanto di campagna propagandistica avevano annunciato di voler abolire, e che invece tartassano i malati di 10 Regioni italiane e l'addizionale Irpef che è in larga misura dello 0,9 per cento, con alcune eccezioni che nel 2003 hanno riguardato Calabria (aliquota unica dell'1,4 per cento), Lombardia (dall'1,20 all'1,40 per cento a seconda delle fasce di reddito), Marche (dallo 0,9 al 4 per cento), Piemonte (dallo 0,9 all'1,40 per cento), Umbria (due fasce di reddito, addizionale allo 0,9 e all'1,10 per cento) e Veneto (dall'1,20 all'1,40 per cento).
Come abbia fatto il governo a calcolare che l'aggravio per una famiglia tipo (composta da 2 adulti, 2 figli, con un componente esente) sarà di "soli" 44 euro annui, è un mistero degno delle alchimie della ex-sanguisuga Tremonti.
Dalla tabella pubblicata di seguito si può avere un'idea della reale entità del salasso, tenendo conto che, per gli effetti del federalismo fiscale e delle finanziarie regionali, approvate o in via di approvazione, esistono 20 modi diversi di tassare i cittadini, se è vero che ogni regione ha potestà legislativa per modulare l'entità della compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini, ossia l'entità dei ticket e dell'addizionale Irpef, dell'Irap e delle altre tasse e balzelli regionali e locali, come ad esempio quelli sul ritiro delle cartelle cliniche, vigenti in molti ospedali.

2 novembre 2006