Una manovra economica elettorale che piace alla Confindustria perché le imprese incassano un terzo del ``bonus''
LA FINANZIARIA DI AMATO E RUTELLI DA' SOLO BRICIOLE AI DISOCCUPATI, AL MEZZOGIORNO, AI LAVORATORI E AI PENSIONATI PIU' POVERI
D'AMATO: ``QUALCHE PASSO AVANTI PER RIDURRE I COSTI DELLE IMPRESE''. BERTINOTTI: ``QUALCOSA SI E' MOSSO, SI E' APERTA UNA BRECCIA''
Intollerabili gli sgravi fiscali più alti al redditi medio alti. I pensionati più poveri tagliati fuori dal ``bonus''. Una miseria per gli insegnanti. Una presa di giro la riduzione dei ticket sanitari
IL ``BONUS'' FISCALE BRUCIATO DALL'AUMENTO DI ACQUA, LUCE, GAS
E' nella riunione di venerdì 29 settembre che il governo di ``centro sinistra'' Amato ha approvato i documenti che compongono la legge finanziaria 2001. Si tratta di un decreto legge di 9 articoli che anticipa una parte della manovra economica in materia di imposte sui redditi delle persone fisiche e di accise a quest'anno per un valore di 13.141 miliardi e del disegno di legge, articolato in 76 articoli, che contiene l'insieme dei provvedimenti varati per il 2001 per un totale di 28 mila miliardi circa, alcuni dei quali troveranno piena applicazione tra il 2002 e il 2003. I rappresentanti del governo, con in testa il presidente del Consiglio e i ministri del Tesoro e delle Finanze, rispettivamente Visco e Del Turco, hanno lanciato una campagna propagandistica in grande stile per osannare la ``bontà'' e la ``giustezza'' della manovra finanziaria approvata, con la complicità dei mass-media del regime hanno seminato a piene mani demagogia e inganni per confondere le idee alle masse popolari e carpirne il consenso. L'hanno definita una ``Finanziaria sociale'', una ``Finanziaria generosa'', una ``Finanziaria di sinistra'' che non prende ma dà, non aumenta ma riduce le tasse, incrementa le pensioni più basse, favorisce l'occupazione e lo sviluppo del Mezzogiorno, insomma migliora complessivamente le condizioni di vita delle masse popolari. ``Presentiamo una Finanziaria - ha affermato Amato - che per la prima volta da molti anni dà e non toglie ... Procedo con efficacia al di là degli obiettivi che ci siamo dati con l'Unione europea ... Compito della finanza pubblica non è solo quello di azzerare il deficit ma concorrere allo sviluppo dell'economia''.

A CACCIA DI VOTI PER LE PROSSIME POLITICHE

In realtà che Finanziaria è quella varata dal secondo governo di Amato, ex braccio destro di Craxi e antico nemico dei lavoratori, nonché teorico del presidenzialismo? Noi la consideriamo, e a tutti gli effetti è, anzitutto una manovra economica sfacciatamente di stampo elettoralistico, nient'affatto equa non solo perché non restituisce per intero alle masse lavoratrici il maltolto consistente in tasse e gabelle varie ma ne destina una parte cospicua ai redditi più alti e alle imprese ed è del tutto inadeguata ad affrontare i problemi dei disoccupati, dei pensionati, dei lavoratori in lotta per rinnovare i contratti, del Sud. Senza contare che le briciole distribuite alle masse popolari, il famoso ``bonus'' fiscale sarà annullato a breve a causa degli annunciati aumenti delle tariffe dell'acqua, della luce e del gas; aumenti che faranno lievitare ulteriormente il tasso inflazionistico e la differenza con i tassi programmati d'inflazione su cui sono calcolati (subordinati) gli incrementi salariali contrattuali.
Una manovra sfacciatamente elettoralistica dicevamo, per come è congegnata e per le finalità che si propone. La scadenza elettorale per le politiche, prevista nella prossima primavera ha pesato eccome! La trattativa serrata che si è svolta a Palazzo Chigi con le varie lobby sulla quantità e la destinazione del ``bonus'' fiscale, che in tempi rapidissimi è passato da 15, a 20 e 22, poi a 26 e infine a 28 mila miliardi è rivelatrice in questo senso. Con la distribuzione di un po' di miliardi, neppure tanti alla fine e per giunta dovuti, il governo Amato mira a fare incetta di voti sia tra i ceti popolari e il lavoro dipendente che tra il lavoro autonomo, la piccola e grande borghesia a sostegno della coalizione di ``centro sinistra'' e della candidatura di Rutelli a premier. In questo senso vanno intesi i provvedimenti di carattere sociale che toccano i pensionati e i lavoratori dipendenti, utilizzati anche per fornire la giustificazione a Bertinotti per la svendita dei voti di Rifondazione a favore del ``centro sinistra''; in questo senso devono essere visti altri provvedimenti di carattere fiscale finalizzati a ``neutralizzare'' la dirigenza della Confindustria più vicina al ``centro destra'' e a Berlusconi e ad attirare il voto di professionisti, artigiani commercianti, piccoli e grandi imprenditori.
Rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva un parere sulla Finanziaria il ministro del Tesoro Visco confessa candidamente: sono ``assolutamente soddisfatto. Mi pare che lasciamo davvero una buona eredità al governo Rutelli''. Un governo che - ha aggiunto - ``non esiste oggi ma esisterà domani ... Il centrosinistra deve vincere le elezioni. E io non ho dubbi sul fatto che le vincerà. Le chances c'erano prima e ogni giorno che passa si rafforzano''. Considerata anche l'intesa raggiunta fra i due proprio alla vigilia dell'approvazione della manovra economica sulla candidatura a leader del ``centro sinistra'' si può tranquillamente parlare di Finanziaria di Amato e Rutelli.
Il presidente della Confindustria, il berlusconiano D'Amato, sia pure a denti stretti non può fare a meno di affermare che con la manovra governativa è stato fatto ``qualche passo per ridurre i costi delle imprese''. In realtà i passi sono più d'uno e tutti consistenti: toccano la riduzione degli acconti e delle aliquote dell'Irpef, dell'Irpeg e dell'Irap e prevedono un forte ampliamento dell'applicazione della Dit, crediti imposta per assunzioni e investimenti, sistema fiscale superagevolato per coloro che intraprendono una nuova attività imprenditoriale e altro ancora. Dal canto suo l'imbroglione, nonché neorevisionista e trotzkista Bertinotti ha detto: ``La Finanziaria non ci piace ma ci piace''. ``Qualcosa si è mosso, si è aperta una breccia''. Una breccia, appunto, da dove far passare i voti di Rifondazione verso Rutelli e la sua coalizione elettorale.

TANTO FUMO E POCO ARROSTO

Tuttavia, a ben vedere, questo ``bonus'' fiscale restituito ai contribuenti è più fumo che arrosto. Le cifre sparate dal governo di 13 mila milardi per il 2000, 28 mila miliardi per il 2001 e addirittura 100 mila miliardi entro il 2003 anzitutto nascondono un trucchetto contabile nel senso che non si possono moltiplicare gli stessi sgravi di anno in anno. Un metalmeccanico che ad esempio ottiene 100 mila lire di aumento salariale mensile, nel secondo mese che riscuote non dirà certamente che ha avuto 200 mila lire di aumento. Poi, solo i soldi dati entro quest'anno, pari a 350 mila lire, derivanti dall'ampliamento del primo scaglione di reddito per imponibile Irpef, l'aumento delle detrazioni per i redditi di lavoro dipendente, autonomo e d'impresa e la riduzione degli acconti d'imposta da versare Irpef, Irpeg e Irap sono certi; gli altri promessi per i prossimi anni chissà, può cambiare la situazione economica, può cambiare compagine governativa. Inoltre se ci sono, come ci sono, in virtù di un quadro economico e finanziario positivo del Paese, soldi in avanzo nel bilancio dello Stato dovevano essere dati tutti ai lavoratori dipendenti, al disoccupati, ai pensionati, allo sviluppo del Mezzogiorno e non anche ai padroni. Sono i primi, infatti, e non i padroni che hanno pagato duramente il risanamento delle casse statali e permesso all'Italia di rispettare i micidiali vincoli di Maastricht e così rientrare nella moneta unica europea.
Quando Amato e i suoi ministri presentano la loro manovra economica come figlia delle quattro leggi finanziarie varate dai governi di ``centro sinistra'' dal '96 in poi dicono la verità. Ma non c'è niente di cui vantarsi perché è di una politica ferocemente liberista che si sta parlando, di stangate fiscali tremende assestate ai danni delle condizioni di vita delle masse popolari. Il governo Prodi, nella prima legge finanziaria prese provvedimenti per 65 mila miliardi, facendo aumentare di 2 punti la pressione fiscale, nella seconda fra tasse e tagli varò una manovra di 25 mila miliardi. La Finanziaria del governo D'Alema (autunno del '98) ammontava a 14.700 miliardi; mentre la successiva sempre di D'Alema si aggirava sui 15 mila miliardi. Facendo la somma, sono ben 117.200 i miliardi sfilati dai governi di ``centro sinistra'' ai contribuenti, principalmente al lavoro dipendente. E non è tutto. Se il calcolo si estende all'ultimo decennio i sacrifici imposti alle masse sull'altare del risanamento finanziario salgono a 500 mila miliardi di lire.
I risultati di questa politica economica sono davanti a tutti. La pressione fiscale, alla fine del '99 era pari a 43,2 mentre nell'89 segnava la percentuale del 39%. Secondo le stime del governo dovrebbe scendere quest'anno a 42,7% e nel 2001 a 41,1%. Pur essendo l'Italia il sesto Paese per prodotto interno lordo (pil), rispetto ai Paesi dell'Unione europea detiene i più alti livelli di disoccupazione generale e giovanile, occupa gli ultimi posti per spesa sanitaria e sociale, soffre di un crescente di divario tra Nord e Sud del Paese, si sono ampliate le diseguaglianze sociali nel senso che sono cresciuti i profitti e diminuiti i salari, sono peggiorati i servizi pubblici e le prestazioni sociali a causa della privatizzazione e dei costi sempre più pesanti a carico degli utenti, i poveri che vivono al limite della sopravvivenza si contano a milioni.
In base a quanto afferma il governatore della Banca d'Italia, Fazio, che non può certo essere considerato un amico dei lavoratori, negli ultimi anni l'aumento della pressione fiscale ha mangiato alle retribuzioni reali circa 5 punti percentuali che in uno stipendio di 30 milioni annui valgono 1.500.000 mila lire di perdita di potere d'acquisto. Perciò, anche solo considerando questo dato, le 350 mila lire prima citate possono essere considerate niente di più che una parziale restituzione. Nonostante, anzi grazie, alle misure del governo nei prossimi anni i salari sono destinati a perdere ulteriore terreno rispetto all'inflazione, al prodotto interno lordo e ai profitti. Infatti, secondo i documenti della Finanziaria l'inflazione ``programmata'' per il 2001 e 2002 è fissata complessivamente a 2,9% mentre quella reale è valutata per lo stesso periodo al 5%. Se l'ipotesi di crescita del pil del 5% viene confermata l'aumento monetario della ricchezza complessiva sarà vicina al 10%; mentre la crescita salariale non andrà oltre il 4% a vantaggio dei profitti e delle rendite.

VISTI DA VICINO SONO BRICIOLE

Nessuno si deve far impressionare e ingannare dalla campagna propagandistica portata avanti dal governo Amato. Visti da vicino, analizzati ad uno a uno i provvedimenti della Finanziaria si rivelano per quelli che sono: briciole per i disoccupati, il Mezzogiorno, i lavoratori, i pensionati, i poveri; sgravi consistenti per i redditi più alti e per le imprese che si aggiungono alle agevolazioni e ai finanziamenti, per un totale di circa 90 mila miliardi, che ogni anno a vario titolo vengono ad esse concessi.
Sulla modifica degli scaglioni e delle aliquote Irpef, il governo, bontà sua, eleva a 12 milioni annui il reddito esente da imposta. Ma per chi non possiede alcun reddito, per esempio i disoccupati e gli inoccupati in età lavorativa, e sono tanti, non c'è niente se si esclude il prolungamento della sperimentazione in atto in alcuni comuni del ``reddito minimo d'inserimento'' di 500 mila lire mensili. Sulla rimodulazione degli scaglioni e delle relative aliquote, dilazionata fino al 2005, i vantaggi principali in termini monetari sono destinati alle fasce più elevate di reddito. In particolare quelle che vanno da 60 a 135 milioni e soprattutto quelle oltre i 135 milioni, a regime riducono il prelievo di 2,5% dal momento che le aliquote dell'imposta passano rispettivamente da 39,5% a 37% e da 45,5% a 43%. In questo modo viene indebolito ulteriormente il sistema progressivo di prelievo fiscale sui redditi e il principio secondo cui chi più ha più deve contribuire al bilancio dello Stato.
Sugli aumenti previsti per le pensioni minime. Si tratta di una elemosina data a pochi per fare bella figura a poco prezzo. Consistono in un aumento di 100 mila lire al mese per gli ultra 75enni e di 80 mila lire per gli ultra 65enni, purché non abbiano altri redditi e non siano proprietari dell'abitazione.
Spiccioli sono anche gli sgravi derivanti dall'aumento delle detrazioni per i carichi di famiglia e dall'innalzamento della soglia di reddito per beneficiare dell'assegno per le famiglie con tre figli ed oltre.
Sulla esenzione Irpef per la prima casa. Anche qui il governo cerca di fare bella figura senza spendere. Sì perché già l'85% dei proprietari non paga questa imposta potendosi avvalere della deduzione prevista fino a 1.800.000 lire. Perciò la misura riguarda i possessori di immobili di lusso. Il problema vero riguarda l'esenzione dell'Ici sulla prima casa ma non per tutti, fino a un certo reddito e non per i possessori di più immobili.
Sulla sanità siamo a una vera e propria presa di giro. Gli odiosi ticket sanitari invece di essere immediatamente cancellati sono ridotti di 500 lire (sic) sulla ricetta con una prescrizione e di 1.000 lire sulla ricetta con più prescrizioni. Poi, forse, nei prossimi anni saranno dimezzati quelli sulle analisi di laboratorio e diagnostica e alla fine, forse, saranno aboliti. In materia di farmaci la presa di giro è persino più pesante: da un lato viene abolita la classe B (farmaci pagati al 50%) che passano nella fascia A gratuita; dall'altro la Finanziaria dispone che per ogni singola ricetta il medico non possa prescrivere più di 2 farmaci (invece di 6 come è oggi), per la cura iniziale delle malattie croniche siano realizzate delle mini-confezioni, per i farmaci generici il Servizio sanitario nazionale d'ora in avanti pagherà solo il prezzo più basso del prodotto equivalente, scaricando la differenza sulle spalle del malato. Alla fine i disagi e l'aumento della spesa rischiano di essere superiori ai vantaggi.
Sempre in materia di sanità, il governo ha previsto un ``regalino'' per i medici i quali, per l'attività intromoenia (ossia la professione privata all'interno dell'ospedale pubblico), si trovano elevata la deduzione forfettaria delle spese dal 10 al 25%. In ultimo, ma non per importanza, la manovra economica del governo prevede tagli per 7-8.000 miliardi in gran parte della spesa sanitaria, soprattutto attraverso il contenimento dei finanziamenti destinati alle Regioni per le Aziende sanitarie locali. Intanto, a lato della Finanziaria, il governo ha formulato un'ipotesi sulla applicazione dell'integrazione socio-sanitaria prevista nel d.lgs Bindi n.299/99 per i malati cronici che non risolve nessuno dei loro problemi (la sistemazione in una struttura pubblica prima che siano dimessi dall'ospedale, l'alleggerimento se non proprio l'eliminazione delle rette a carico dei parenti per tenere nelle strutture residenziali un anziano cronico o un handicappato) e prevede, per coloro che oggi sono totalmente a carico della sanità, che paghino un terzo delle spese generali.
Dal prossimo anno diventerà permanente il contributo del 10,5% versato sui premi RC-auto pagati a titolo di rimborso delle spese sanitarie sostenute da ospedali e pronto soccorso per le cure prestate alle vittime di incidenti stradali. Un contributo che doveva sparire già nel '99, mantenuto in vita dalle ultime due finanziarie e ora reso definitivo per un ammontare annuo di 2.700 miliardi. Un altro modo per aumentare surrettiziamente le polizze assicurative.
La Finanziaria prevede 3.800 miliardi per prorogare gli sconti fiscali già in atto sui prodotti energetici per riscaldamento e traino che non bastano nemmeno a coprire i numerosi e cospicui aumenti della benzina scattati negli ultimi tempi.
Per i contratti di lavoro del pubblico impiego, a partire da quello della scuola, gli stanziamenti sono del tutto insufficienti. Fanno perciò bene gli insegnanti a scioperare e a manifestare in piazza la loro insoddisfazione.

ALLE IMPRESE IL BOCCONE PIU' GROSSO

Gli industriali mai sazi considerano i benefici ricevuti semplicemente un primo passo. In realtà i provvedimenti a favore delle imprese, anche quelli spacciati per l'occupazione e il Mezzogiorno, sono tanti e consistenti: in fondo rappresentano il boccone più grosso della Finanziaria di Amato e Rutelli per un valore di 11 mila miliardi circa. Della riduzione degli obblighi d'acconto dell'Irpeg (imposta sui redditi delle persone giuridiche) e dell'Irap (imposta regionale sulle attività produttive) e dell'Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche) che passano rispettivamente dal 98% al 93%, dal 98% al 95% e dal '92% all'87% avevamo già accennato. A proposito dell'Irpeg è prevista una riduzione dell'aliquota e dunque della pressione fiscale di due punti: dal 37% scende a 36% nel 2001 e 35% nel 2003.
Un altro regalo molto consistente alle imprese è rappresentato dalla eliminazione dei vincoli esistenti per l'applicazione della Dit, cioè della tassazione ridotta di una parte del reddito per le società e gli enti che fruiscono di questa agevolazione. La lista delle concessioni è lunga: si va dal credito d'imposta (75%) per investimenti in ricerca e sviluppo; a un altro credito d'imposta di 10 milioni all'anno (15 al Sud) che spettano alle aziende che fanno assunzioni a tempo indeterminato, anche a pat-time; alla forfettizzazione fiscale per i primi tre anni di vita delle nuove imprese; a sconti per le bollette elettriche fino a 12-13 lire per kilovattora; alla riduzione del ``costo del lavoro'' dell'0,8% attraverso la fiscalizzazione di oneri sociali.
La manovra economica del governo Amato, come si è visto, non è né generosa, né sociale, almeno per quanto riguarda i bisogni delle masse popolari. Tra l'altro quei pochi soldi distruibuiti ai pensionati e ai lavoratori saranno rapidamente annullati dalla forte impennata delle bollette per la luce (+8,1%), il gas (+10,9%), l'acqua (+3,7%), i rifiuti solidi urbani (+5,1%) e di altre tariffe prevista a breve.
La Finanziaria di Amato non dice e non prevede praticamente nulla sui problemi principali e più gravi che le masse popolari hanno di fronte: la disoccupazione e lo sviluppo del Mezzogiorno. Invece di proseguire sulla via degli incentivi e degli sgravi fiscali alle aziende che, come dimostra la pratica servono solo per incrementare i profitti dei capitalisti, la maggior parte dei finanziamenti, se non tutti, dovevano e devono essere investiti in questa direzione, in piani straordinari per creare un sistema di infrastrutture e una fitta rete di attività industriali al Sud, per creare occupazione e dare il lavoro ai disoccupati e ai giovani. In questo quadro si doveva e si deve risolvere in modo soddisfacente il problema dei ``lavoratori socialmente utili'' attraverso la loro assunzione in modo stabile e a salario pieno nelle amministrazioni pubbliche dove prestano la loro opera. Inoltre, perché non dare attuazione all'impegno preso a suo tempo dal governo Prodi di una legge per introdurre le 35 ore settimanali di lavoro pagate 40 in tutti i settori di lavoro?
In subordine si doveva e si deve prevedere un aumento di tutte le pensioni sociali per portarle almeno sopra il milione al mese e incrementare l'indennità di disoccupazione a pari del salario medio dell'operaio dell'industria.
Il nostro invito alle masse è quello di non rinunciare alla lotta e di farsi sentire in tutti i modi disponibili nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro e nei circoli dei pensionati verso i sindacati confederali appiattiti sulle posizioni governative, nelle piazze per fare pressione verso il governo e il parlamento affinché questa Finanziaria così com'è non passi!