Per sostenere le ambizioni imperialiste dell'Italia
La Finanziaria dà 21 miliardi di euro alle Forze armate
Il capo di Stato maggiore della difesa: "Un esercito coerente con le ambizioni nazionali"
In mezzo alla selva di tagli che colpiscono tutte le voci di spesa dell'amministrazione pubblica, c'è un solo settore che la Finanziaria del governo di "centro-sinistra" si è ben guardata dal toccare, e verso il quale anzi è stata di manica eccezionalmente larga: quello della difesa. Non soltanto, infatti, l'avvento del governo Prodi non porterà nessuna riduzione della spesa per armamenti e per missioni di guerra rispetto al governo guerrafondaio del neoduce Berlusconi, ma ci sarà una vera e propria pioggia di miliardi a beneficio dell'esercito italiano mercenario e interventista, sia per foraggiare le tante missioni di guerra in corso, sia per dotarlo degli armamenti più tecnologicamente moderni e sofisticati per sostenerne altre nei prossimi anni.
Il bilancio di competenza della difesa per il 2007 è stato stabilito in 18.134,5 milioni di euro, contro i 17.782,2 del 2006, quasi il doppio del bilancio di competenza dell'Università e ricerca scientifica. Già questo dovrebbe dire qualcosa agli elettori di sinistra che hanno creduto alle promesse contenute nel programma dell'Unione. Ma è solo un assaggio della politica militare interventista del governo Prodi. In realtà, poiché questo aumento è ritenuto evidentemente appena sufficiente a mantenere i livelli attuali, mentre le ambizioni dell'Italia sono ancor più alte, il ministro Parisi ha annunciato tutta una serie di "correttivi" alla Finanziaria.
Con l'articolo 113, infatti, si istituisce un "fondo per le esigenze di investimento della difesa" per finanziare "programmi di investimento pluriennale, derivanti anche da accordi internazionali". Si tratta di 4,5 miliardi di euro in tre anni, che andranno anche a "sostegno dell'industria nazionale ad alto contenuto tecnologico", vale a dire le nostre industrie belliche nazionali. Ma ciò non rappresenta che una parte della spesa che il nostro paese dovrà sostenere nei prossimi anni per la partecipazione ai programmi di armamento decisi a livello internazionale. Solo per la partecipazione al megaprogetto "Jsf", consorzio a guida statunitense per la produzione del "cacciabombardiere del futuro", l'F-35 Lightning II, l'Italia ha già speso 1 miliardo di dollari, e altri 11 ce ne vorranno per l'acquisto dei 131 esemplari già prenotati: progetto voluto dal governo D'Alema nel 1998, approvato e finanziato da Berlusconi e ora ripreso in carico dal governo Prodi, che si è ben guardato dal rimetterlo in discussione. A questa spesa faraonica andranno aggiunti almeno altri 7 miliardi per l'acquisto di 121 caccia Typhoon del consorzio Eurofighter, a cui l'Italia partecipa con Gran Bretagna, Germania e Spagna.
Ma non basta ancora. L'articolo 187 istituisce un altro fondo di 400 milioni di euro per il 2007, e di 500 milioni per ciascuno degli anni 2008 e 2009, per la "sostituzione, ripristino e manutenzione di mezzi e materiali". Questi soldi non sono contemplati nel bilancio della difesa, ma sono "in aggiunta" alla Finanziaria, così come altri 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008, 2009 per la costruzione e manutenzione di "alloggi per il personale volontario delle Forze Armate".
Ci sono poi, naturalmente, i soldi per il finanziamento della partecipazione italiana alle "missioni internazionali di pace": un altro miliardo per ciascun anno fino al 2009, soldi anche questi non iscritti nel bilancio della difesa, bensì in quello del ministero dell'Economia e delle Finanze. In totale, con questi e altri "correttivi", la spesa militare italiana nel solo 2007 oltrepassa i 21 miliardi di euro. Col che l'Italia non solo mantiene, ma consolida il settimo posto mondiale per la spesa in armamenti. Per non parlare di altre spese militari particolarmente scandalose, occultate nelle pieghe di bilancio e spesso frutto di accordi segreti, come ad esempio quelle per la manutenzione delle basi Usa in Italia e per i programmi previsti dall'accordo militare con Israele, voluto dal governo Berlusconi, ma che il governo Prodi si rifiuta di denunciare.
Questa scandalosa corsia preferenziale concessa dal governo Prodi alle spese militari è talmente sfacciata da aver indotto 58 parlamentari dell'Unione a scrivere una lettera al premier in cui deplorano l'aumento delle spese militari rispetto allo stesso governo Berlusconi, a fronte di un taglio ai fondi per lo sviluppo ai paesi poveri di 48 milioni di euro deciso da Padoa Schioppa, sottolineando che "non erano questi gli impegni presi con gli elettori". A queste critiche ha risposto con supponenza il sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri, sostenendo che "con questa Finanziaria non facciamo altro che riportare la spesa militare al livello del 2004. Prima cioè che il governo di centrodestra tagliasse di fatto la spesa militare di 2 miliardi e mezzo di euro". Come se questa - a parte il fatto di quanto sia falsa e parziale, come si è visto sopra - potesse considerarsi di per sé una motivazione politicamente ineccepibile! Del resto il viceministro diessino la verità la dice fuori dai denti quando aggiunge che: "Se vogliamo che l'Italia possa efficacemente svolgere il ruolo internazionale che si è conquistata in questi anni (quindi anche grazie al governo neofascista e guerrafondaio Berlusconi, vero Forcieri?), non possiamo rinunciare a investire su una forza armata efficiente e moderna".
Piena sintonia, quindi, tra questo rinnegato ultramilitarista e il governo di cui è degna espressione, rispetto agli alti gradi dell'esercito mercenario interventista italiano. Tant'è vero che su questo nero terreno gli ha fatto subito eco il capo di Stato maggiore della difesa, il quale si è rallegrato per i cospicui stanziamenti alle forze armate in Finanziaria, con i quali - ha sottolineato l'ammiraglio Di Paola - l'Italia potrà avere "capacità di intervento efficace e tempestivo" nelle aree di "interesse strategico", grazie ad un esercito "proiettabile" e "coerente col livello di ambizione nazionale".

22 novembre 2006