Una stangata tra tagli e nuove tasse pari a 50 mila miliardi di lire
LA FINANZIARIA AFFOSSA DEFINITIVAMENTE LA SANITA' PUBBLICA
Tagli di posti letto, chiusura di ospedali, tagli e privatizzazioni alle Asl, ticket, tagli al personale. Si punta a liquidare il contratto nazionale di categoria
ECCO DOVE PORTA LA DEVOLUZIONE FEDERALISTA VOLUTA DA "CENTRO-SINISTRA" E "CENTRO-DESTRA"
Un motivo in più per proclamare lo sciopero generale di tutte le categorie risiede nei provvedimenti della finanziaria di Berlusconi sulla sanità. Per questo fondamentale settore sociale il neoduce Berlusconi e il suo ministro fiscalista Tremonti hanno previsto soltanto tagli alla spesa, riduzione del personale, aumento delle tasse con l'evidente obiettivo di smantellare il pubblico e il Servizio sanitario nazionale (SSN), cancellare di fatto il diritto alla assistenza sanitaria in molte regioni e favorire così il dilagare del privato e la restaurazione delle mutue. Il disegno di Berlusconi e Tremonti, attuato come al solito con piglio presidenzialista e neofascista, prevede infatti da un lato il drastico taglio dei finanziamenti pubblici in nome del federalismo, dall'altro, il taglio di migliaia di posti letto, chiusura di centinaia di piccoli ospedali, tagli e privatizzazione di importanti funzioni delle Asl, reintroduzione dei ticket ed altre forme di compartecipazione alla spesa, il blocco delle assunzioni di personale, l'attacco alla applicazione del contratto nazionale di categoria.
Nel progetto berlusconiano di affossare la sanità pubblica rientrano anche i tagli alla spesa per la ricerca scientifica (di cui più di un terzo riguarda la salute) già scesa all'1,3% del prodotto interno lordo, contro la media dell'1,9% dell'Unione europea, e all'Università che conta 35 facoltà di medicina e chirurgia negli atenei pubblici italiani.
Ma vediamo in dettaglio cosa prevedono gli articoli della finanziaria dedicati alla sanità, una finanziaria che in questo settore, tra tagli e nuove tasse come vedremo si aggira intorno alla astronomica cifra di 50mila miliardi di vecchie lire.

TICKET
Tanto per cominciare viene confermato l'infame ticket di 50 euro sulle cure termali che, insieme ai tagli e alla volontà di escludere questo importante settore terapeutico dai cosiddetti "livelli essenziali di assistenza", rischia di mettere in ginocchio l'intero settore agevolandone la completa privatizzazione. Molte strutture termali pubbliche infatti potrebbero essere costrette a chiudere o diminuire le prestazioni e a licenziare i dipendenti.
Per capire cosa è avvenuto per quanto riguarda gli altri ticket dobbiamo fare un passo indietro e ricordare che la finanziaria 2001 prevedeva la soppressione dei ticket sui medicinali e, tra il 2002 e il 2003, anche di quelli sulla prestazioni specialistiche e diagnostiche. Ma l'inganno comincia a venire alla luce quando l'accordo Stato-Regioni dell'agosto 2001 e il successivo decreto Tremonti dilazionava la soppressione di questi ticket tra il 2003 e il 2004. La finanziaria 2003 di Tremonti e Berlusconi come si suol dire "taglia la testa al toro" sopprimendo "con un tratto di penna" la norma del 2001 e reintroducendo così in forma stabile gli odiosi ticket su specialistica e diagnostica con i quali il governo intende rastrellare dalle tasche degli italiani oltre 2.200 miliardi di vecchie lire. E se si considera che anche i ticket sui farmaci sono stati reintrodotti in quasi tutte le regioni la cifra complessiva della manovra sui ticket supera i 35mila miliardi e si tradurrà in un balzello pari in media a circa 700mila vecchie lire annue per ogni cittadino italiano. A livello regionale invece molte regioni stanno pensando di aumentare i ticket sulle ricette (Campania) o per l'accesso al Pronto Soccorso (Sicilia), mentre la Regione Lazio di Storace ha già privatizzato il servizio di emergenza territoriale 118.

RICATTI, TAGLI E VINCOLI PER LE REGIONI PER ACCEDERE AI FINANZIAMENTI STATALI
All'articolo 52 del testo dal titolo "interventi nel settore sanitario" si legge che "tra gli adempimenti cui sono tenute le regioni ai fini dell'accesso all'adeguamento del finanziamento del sistema sanitario nazionale per gli anni 2003 e 2004 sono ricompresi anche i seguenti: `il monitoraggio sulle prescrizioni mediche, farmaceutiche, specialistiche e ospedaliere', `la razionalizzazione (leggi taglio, ndr) delle prestazioni che non soddisfano il principio di appropriatezza organizzativa e di economicità nelle utilizzazione delle risorse', 'l'adozione di provvedimenti diretti a prevedere la decadenza automatica dei direttori generali nell'ipotesi di mancato raggiungimento dell'equilibrio economico delle aziende sanitarie e ospedaliere, nonché delle aziende ospedaliere autonome"'. La finanziaria oltre a questi vincoli per taglieggiare il fondo sanitario nazionale destinato alle regioni (150mila miliardi di vecchie lire complessivi nel 2003) prevede anche il blocco degli ingenti fondi dell'art. 20 della legge 67/88 che sarebbero dovuti servire all'ammodernamento e ristrutturazione del patrimonio edilizio sanitario pubblico e che invece negli anni sono stati dirottati per l'avviamento delle attività privata a pagamento negli ospedali pubblici (3mila miliardi di lire). Ma non finisce qui perché il governo ha fatto scomparire anche i circa 15,5 miliardi di euro (30mila miliardi di vecchie lire) del fondo sanitario nazionale che il governo doveva corrispondere alle regioni nel 2001 e nel 2002, stanziando in finanziaria soltanto la miserissima somma di 164 milioni di euro (300 miliardi di lire). L'assessore alla sanità dell'Emilia-Romagna spiega: "il governo continua a versare finanziamenti in dodicesimi e senza applicare gli aumenti previsti nelle precedenti finanziarie per adeguare il fondo sanitario nazionale al 5,6% del PIL (prodotto interno lordo), se il giochino dovesse continuare anche nel 2003 risulterebbe un ulteriore taglio alla spesa sanitaria delle regioni di almeno 17mila miliardi. Saremmo quindi costretti a fare debiti con le banche e a pagare in seguito gli interessi. Se continua così, anche rinviando il pagamento ai fornitori, le Asl saranno costrette a non pagare gli stipendi, i medici di famiglia, le farmacie". Inoltre va ricordato che non solo il governo non adegua il fondo sanitario nazionale al PIL ma calcola anche i fondi da destinare alla sanità su un'inflazione inferiore al 2%, mentre l'inflazione nella sanità in Italia, dai dati Istat calcolati secondo i parametri europei (che a differenza di quelli italiani comprendono anche i ticket) avrebbe toccato nel 2002 il 6,3%. Inoltre il fondo sanitario sarà ulteriormente diminuito dal provvedimento della finanziaria che prevede la forte riduzione dell'IRAP (imposta regionale sulle attività produttive). A fronte di questa strategia affossatrice della sanità pubblica la finanziaria Tremonti-Berlusconi pretende il miracolo, cioè che le Regioni riescano ad "eliminare e ridurre le liste d'attesa delle strutture pubbliche e garantire la copertura dei servizi diagnostici degli ospedali per sette giorni alla settimana". Ma a chi chiedesse come si può arrivare a questo "senza oneri per lo Stato" con le attuali gravi carenze di organico (soprattutto infermieristico) e se contemporaneamente la stessa finanziaria blocca il turnover e le assunzioni nelle strutture sanitarie pubbliche e taglia i fondi sanitari, è pronta la risposta: "attraverso la flessibilità organizzativa e gli istituti contrattuali della turnazione del lavoro straordinario e della pronta disponibilità" (leggi supersfruttamento dei lavoratori) nonché " attraverso la diminuzione delle giornate di degenza" (leggi dilatazione del day-hospital e taglio dei posti letto e dei reparti). Con questi provvedimenti le già lunghe liste d'attesa si dilateranno ulteriormente e si dilateranno anche gli scandalosi ricoveri in barella tipici degli ospedali del Terzo mondo.

IL DECRETO "TAGLIA SPESE"
Pochi giorni prima della finanziaria, ma ad essa direttamente collegata, è stato varato sempre dal ministro sanguisuga Tremonti il decreto "taglia spese" che attua sulla pelle del popolo un ulteriore risparmio di almeno 19mila miliardi di vecchie lire secondo le stime, per altro ben poco attendibili, dello stesso superministro dell'economia. Ciò che è certo è che anche qui i tagli sono concentrati spietatemente sulla sanità, nello specifico attraverso una scandalosa imposizione alle Asl di tagliare le spese fisse del 15% entro il 31 dicembre 2002. Per chiedere l'abrogazione di questo provvedimento sono scesi in campo i governatori e gli assessori regionali alla sanità di tutta Italia affermando che il governo aveva assicurato loro che dai tagli sarebbero state escluse le aziende sanitarie locali. Ma il governo fa orecchie da mercante di fronte alle reazioni che si levano da tutto il Paese e così nella conferenza dei governatori svoltasi lo scorso 19 dicembre, 16 regioni hanno deciso, fatto senza precedenti, di fare ricorso al TAR affermando che il provvedimento è illegittimo e anticostituzionale, oltre che improponibile poiché "arriva alla fine dell'anno quando i bilanci delle Asl sono già stati chiusi". Il presidente dei governatori, il piemontese Enzo Ghigo, afferma che "è indispensabile non dar corso ad un decreto che può bloccare l'erogazione dei servizi essenziali come quelli sanitari", persino il privatizzatore e falcidiatore della sanità pubblica Formigoni, governatore della Lombardia, ribadisce: "è evidentemente impossibile da realizzare in 20 giorni nella misura prevista e se, applicato alla lettera, nel 2003 metterebbe a rischio alcuni servizi essenziali delle aziende ospedaliere", mentre la governatrice dell'Umbria Maria Rita Lorenzetti aggiunge: "chiederemo anche al Capo dello Stato di intervenire per fermare la legge in quanto garante della tenuta costituzionale".

PROVVEDIMENTI IN LINEA CON LA DEVOLUTION FEDERALISTA
Come abbiamo visto fin qui, oltre ai tagli spaventosi e devastanti alla sanità vengono confermate ed aumentate le mille condizioni che le Regioni devono rispettare qualora volessero accedere ai soldi del Fondo sanitario nazionale per il 2003 con l'obiettivo neanche tanto celato di prosciugare in un modo o nell'altro i finanziamenti pubblici alle Regioni inadempienti, in attesa della abolizione definitiva del Fondo sanitario nazionale prevista per il 2004. è bene però ricordare ai governatori delle Regioni che adesso protestano contro i provvedimenti della Finanziaria cercando di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, che i vincoli, i ricatti, i tagli ai finanziamenti e l'abolizione futura del fondo sanitario nazionale furono introdotti tramite gli accordi delle conferenze Stato-Regioni del 2000, 2001 e 2002 concordati e controfirmati da tutti i presidenti delle regioni. Essi già prevedevano che le Regioni per accedere ai finanziamenti dovessero: rispettare il truffaldino "patto di stabilità interno", annullare il proprio deficit sanitario, raggiungere il pareggio di bilancio, ridurre i posti letto da 4,5 a 4 per 1000 abitanti o chiudere ospedali, ridurre la spesa farmaceutica al 13% del totale, mantenere l'erogazione delle prestazione entro i "livelli essenziali di assistenza (LEA)", tagliare le spese in beni, servizi, o applicando l'addizionale IRPEF o altre leve fiscali. Su questi scellerati accordi capestro per le masse popolari, che il governo utilizza come il grimaldello principale per smantellare completamente il SSN, così si esprimeva, in una intervista a "la Repubblica", il ministro della "salute" Girolamo Sirchia nei giorni immediatamente seguenti l'accordo Stato-Regioni dell'agosto del 2001: "nei giorni scorsi è avvenuto un fatto importantissimo, è stato stipulato tra Stato e Regioni un patto di stabilità in base al quale tra tre anni il fondo sanitario nazionale verrà a cessare e le regioni saranno totalmente autonome. La decentralizzazione riguarderà anche le entrate perché le regioni finanzieranno la sanità con mezzi propri. Tra tre anni non ci sarà più la mamma da cui succhiare". La chiara volontà di dare gambe alla devoluzione federalista non fece sobbalzare nessun governatore, nemmeno quelli di "centro-sinistra", anzi, Vasco Errani, governatore della Emilia-Romagna così appoggiava il 9 agosto del 2001 la politica del governo: "è un accordo positivo che tutela il diritto per tutti i cittadini ad un'assistenza sanitaria di qualità uniforme in tutto il territorio nazionale"(sic!).

STANZIAMENTI A FAVORE DI SINGOLI ENTI
La finanziaria destina 50 miliardi di vecchie lire all'ospedale Bambin Gesù della capitale, diretto da uomini vicini al governo, mentre 15 milioni di euro tra il 2003 e il 2004 saranno destinati alla realizzazione di un fantomatico "centro di adrenoterapia oncologica integrata con struttura di ricerca e sviluppo di tecnologie utilizzanti fasci di particelle ad alta energia" voluto dal ministro Sirchia nell'ambito della sua crociata per tagliare la rete ospedaliera e sostituirla con "una rete di fondazioni private e centri di eccellenza".

TAGLI ALLA SPESA FARMACEUTICA
Una buona parte degli articoli della finanziaria riguardanti la sanità, si concentra sul taglio della spesa farmaceutica. è stato ridotto il prezzo di vendita al pubblico dei farmaci mediamente del 5% mentre è stato ridotto al 20% il limite massimo di ribasso e rinviato l'adeguamento dei prezzi al prezzo europeo. è stata anche introdotta la novità del cosiddetto "premium price" (prezzo-premio) per i grandi monopoli farmaceutici. I parametri infatti per accedere al "premium price" privilegiano le grandi aziende: media triennale di investimento, dimensione delle esportazioni, numero di addetti nella ricerca, rapporto spesa-fatturato. Nessun provvedimento invece per quanto riguarda la riduzione della copertura brevettuale e per allargare l'introduzione dei farmaci generici.
Da ottobre è stato varato anche il nuovo prontuario farmaceutico nel quale sono confermate le due sole fasce di farmaci: quelli a totale pagamento (fascia C) e quelli gratuiti (fascia A). 14 farmaci sono passati nella fascia a pagamento tra i quali troviamo farmaci di largo consumo tra i pazienti allergici e non solo come gli antistaminici e i corticosteroidi e addirittura un farmaco salvavita come l'adrenalina iniettabile utilizzata per risolvere le crisi anafilattiche. Ricordiamo che progressivamente il governo Berlusconi aveva ridotto ulteriormente il numero dei farmaci prescrivibili per ricetta e spostato molti farmaci nelle fasce a pagamento così come hanno fatto anche autonomamente alcune Regioni. Dall'insieme delle misure sui farmaci intende rastrellare altri 410 milioni di euro.

PERSONALE
Abbiamo già detto del rischio concreto che non vengano corrisposti gli stipendi ai dipendenti per la mancanza di liquidità degli ospedali e delle Asl e che queste ultime possano anche decidere di revocare le convenzioni con i medici di base e gli specialisti ambulatoriali, abbiamo detto del blocco del turn-over e delle assunzioni voluto dalla finanziaria, abbiamo detto del rischio che venga demolita la rete dei distretti e dei consultori familiari. A tutto ciò si aggiunge la volontà di estendere la precarizzazione e la flessibilità dei rapporti di lavoro nel pubblico impiego e la insufficienza dei fondi stanziati per attuare il rinnovo del contratto di categoria firmato a febbraio dello scorso anno. Di particolare rilievo l'istituzione con la finanziaria di una "struttura tecnica interregionale per la disciplina dei rapporti con il personale convenzionato con il SSN (...) che rappresenta la delegazione di parte pubblica per il rinnovo degli accordi riguardanti il personale sanitario a rapporto convenzionale". Questo nuovo organismo, in linea con la devolution federalista, dovrebbe servire a spezzettare e diversificare in 20 parti (quante sono le regioni) la contrattazione sindacale in questo settore e attaccare così il contratto nazionale di lavoro della categoria. Infine non un soldo e non una richiesta è stata concessa agli specializzandi che lavorano nei Policlinici che hanno protestato per rivendicare i proprio diritti e chiedere la trasformazione della borsa di studio in un contratto di lavoro. Per questi ultimi la finanziaria prevede invece solo l'adeguamento rispetto alle altre categorie mediche del punteggio maturato con la specializzazione per i concorsi (per altro bloccati) confermando d'altro canto che gli specializzando dovranno continuare a lavorare precariamente nelle aziende Policlinico praticamente a nero per coprire le carenze di organico, il tutto senza la protezione di alcuno dei diritto sindacali fondamentali (maternità, ferie, sicurezza, orario di lavoro, mansioni, adeguamento della borsa di studio all'inflazione, diritto di assemblea e sciopero, diritto all'assunzione stabile, ecc.)

ALTRO
Senza oneri per lo Stato è istituita la CUD, commisione unica nazionale, che sulla falsa riga della corrotta CUF sui farmaci, dovrà controllare e aggiornare il repertorio e i prezzi degli strumenti biomedicali. Sempre "senza oneri per lo Stato" la finanziaria istituisce la carta dei servizi nazionale, con inclusa tessera del codice fiscale da realizzarsi a carico delle regioni attraverso "convenzioni con istituti di credito o con forme di sponsorizzazione pubblicitaria".
Segnaliamo infine al termine di questa carrellata di provvedimenti antipopolari che il governo voleva anche far passare l'abolizione del rapporto esclusivo di lavoro dei medici nelle strutture pubbliche (intramoenia) per dare via libera alla professione privata, anche per chi ha incarichi dirigenziali pubblici. Sirchia ha già promesso che entro due mesi presenterà un disegno di legge ad hoc.

5 febbraio 2003