Nell'autunno 2006 durante il governo Prodi
Fini e Bertinotti bloccarono un'interrogazione parlamentare che dava fastidio a Montezemolo
L'interrogazione si riferiva alla quotazione in Borsa della poltrona Frau

Nell'autunno 2006, durante il governo Prodi II, l'allora presidente della Camera Fausto Bertinotti e il suo successore Gianfranco Fini bloccarono un'interrogazione parlamentare inerente la discutibilissima quotazione in borsa della "Poltrona Frau" perché dava molto fastidio all'allora presidente di Confindustria, Ferrari e Fiat, Luca Cordero di Montezemolo: socio fondatore della società insieme a Diego Della Valle, Gianni Punzo, Isabella Seragnoli, Vittorio Merloni, il patron di Technogym Nerio Alessandri, le famiglie Marsiaj e Montinari, più le banche Deutsche Bank, UniCredit e Monte dei Paschi di Siena.
A raccontare i loschi retroscena che hanno indotto Bertinotti e Fini a censurare l'interrogazione parlamentare contro Montezemolo è lo stesso autore: Carlo Ciccioli, che all'epoca era da pochi mesi eletto deputato di AN, il quale voleva sapere se: "l'operazione di risanamento aziendale non sia di fatto una spregiudicatissima speculazione finanziaria, se gli organismi preposti al controllo e all'autorizzazione per le quotazioni in borsa (Tesoro, Banca d'Italia, Consob) hanno esperito le procedure previste e monitorato, senza timori reverenziali, l'effettiva situazione economica e finanziaria della società".
L'interrogazione viene ritenuta irricevibile e subito bloccata dalla presidenza della Camera. Un funzionario, racconta Ciccioli: "mi spiega che 'il titolo è sotto quotazione, e quindi si tratterebbe di un'interrogazione price sensitive'". Ciccioli protesta e il funzionario replica: "La direttiva è del presidente Bertinotti e solo lui la può cambiare".
La mattina dopo il deputato va alla Camera e viene affrontato da Fini, secondo il suo racconto, con queste parole: "Montezemolo mi ha chiamato stamattina alle sette e mi ha detto: un tuo deputato delinquente ha presentato un'interrogazione sulla quotazione in borsa della Poltrona Frau. Quel deputato sei tu. Come ti è venuto in mente di turbare i nostri rapporti con Montezemolo? Ma non vedi che sta anche attaccando il governo Prodi? Ritira immediatamente quell'interrogazione". Ciccioli, che si aspettava elogi per l'iniziativa da vero deputato d'opposizione, trasalisce: come ha fatto la sua interrogazione, mai pubblicata, ad arrivare in tempo reale a Montezemolo? Comunque reagisce all'ordine di Fini: "Non ci penso neanche".
Un'ora dopo, Ciccioli viene raggiunto da Ignazio La Russa che lo prende sottobraccio per rabbonirlo: "Ma che ti sei messo in testa? Ma non vedi che manco Bertinotti te la pubblica? Hai ragione, ho capito, sei orgoglioso, il bel gesto lo hai fatto, adesso però è meglio che lasci stare, quell'interrogazione rovinerebbe i nostri rapporti con Montezemolo. Non ti preoccupare, te la faccio decadere io, ma non ti sognare di ripresentarla". Ma Ciccioli insiste: "Ma ho già mandato il comunicato stampa a Il Giornale e a Libero". La Russa replica: "Non ti preoccupare, ai giornali penso io". Interviene anche Italo Bocchino: "Hai vissuto il tuo attimo da eroe ma ora rinsavisci". Infine arriva anche la lettera di Bertinotti con la motivazione ufficiale della bocciatura dell'interrogazione. Essa fa riferimento all'articolo 139 bis del regolamento della Camera, secondo cui il Presidente valuta l'ammissibilità delle interrogazioni con riguardo, tra l'altro, "alla tutela della sfera personale e dell'onorabilità dei singoli". Sic!

17 novembre 2010