A una settimana dall'elezione di Susanna Camusso a segretario generale della Cgil
La Fiom: "la Cgil sospenda il tavolo con Confindustria sulla produttività e proclami lo sciopero generale"

La Fiom non arretra e anzi rilancia la lotta contro gli accordi separati, come quelli siglati per la Fiat di Pomigliano e le deroghe al contratto nazionale, contro l'introduzione dell'arbitrato e la controriforma del diritto del lavoro, contro il "patto sociale" proposto da Confindustria. A nemmeno una settimana dalla elezione della riformista di destra, Susanna Camusso, a segretario generale della Cgil in sostituzione di Guglielmo Epifani giunto alla scadenza del suo secondo mandato, la Fiom ha riunito l'8 novembre il Comitato centrale dove ha espresso un esplicito e duro dissenso con le posizioni della segreteria nazionale della Confederazione. Alla quale ha chiesto di sospendere la trattativa in corso con la Confindustria sulla produttività e di proclamare, in tempi brevi e utili, lo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private.
Nel documento finale, approvato all'unanimità (a parte la minoranza riformista guidata dal "figlioccio" di Epifani, Fausto Durante, che ha abbandonato la riunione adducendo motivi strumentali) la Fiom "valuta che il tavolo di confronto aperto con le controparti imprenditoriali, proposto dalla Confindustria, si sta svolgendo senza che l'insieme dell'organizzazione abbia potuto conoscere e discutere preventivamente i contenuti e le proposte con le quali la Cgil partecipa a tale negoziato". Perciò considera "non condivisibile che siano stati consegnati al Governo documenti con il consenso della Cgil in cui ad esempio si richiede 'di incrementare rendere strutturali tutte le scelte normative che incentivano la contrattazione di secondo livello, che collegano aumenti salariali variabili all'andamento delle imprese'". Perché "nei fatti si svuota il ruolo salariale dei contratti nazionali".
Allo stesso modo, sostiene la Fiom, "non è condivisibile che la Cgil condivida che 'nuovi investimenti produttivi e le crisi occupazionali nel Mezzogiorno dipendono da riforme di sostegno al lavoro, attraverso l'utilizzo di tutte le strumentazioni contrattuali nazionali e decentrate'" giacché si tratta della stessa strada praticata negli accordi di Pomigliano e per la derogabilità dal contratto nazionale. La Fiom considera, in ogni caso, "che materie relative agli orari di lavoro ed ai contenuti della contrattazione collettiva ... siano e debbano rimanere di titolarità della categoria". Pertanto giudica "non praticabile il tavolo di confronto sulla produttività proposto dalla Confindustria e chiede alla Cgil di sospendere tale negoziato e di mettere nella condizione tutta l'organizzazione fino ai luoghi di lavoro di poter conoscere e discutere preventivamente le scelte e gli orientamenti negoziali della Cgil".
Nella prima parte del documento vi è sintetizzata la discussione della Fiom sul successo di partecipazione e sul significato politico della grande manifestazione del 16 ottobre nonché su come dare continuità e sviluppo alla mobilitazione. Evidenziando come essa abbia messo in rilievo "l'esistenza di un vasto dissenso sociale alle politiche del Governo e della Confindustria" e chieda alla Fiom e alla Cgil di proseguire questa azione di lotta nei luoghi di lavoro e nel Paese. Come essa abbia unito "a partire dalla piattaforma della Fiom, le lotte in corso degli studenti, dei precari, dei lavoratori pubblici e privati, dei migranti e dei pensionati, del movimento sui beni comuni e in difesa dello stato sociale". In coerenza a ciò la Fiom si è impegnata a garantire il suo appoggio e la sua partecipazione alla settimana di mobilitazione dello Spi-Cgil nel mese di novembre, alla mobilitazione degli studenti del 17 novembre, alla mobilitazione nazionale promossa dalla Cgil per il 18 novembre per i diritti dei migranti ed alla mobilitazione indetta dal movimento per l'acqua il 4 dicembre prossimo.
La Fiom inoltre si è impegnata a favorire la massima partecipazione dei metalmeccanici alla manifestazione nazionale organizzata dalla Cgil per il 27 novembre. Ma allo stesso tempo torna a chiedere alla Confederazione "di proclamare lo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private". Ciò sulla base di una piattaforma, richiamata nell'essenziale anche in questa circostanza condivisibile quasi nella sua interezza. Vi è però la richiesta, nuova per la Fiom, sul "reddito di cittadinanza" che desta più di una perplessità e che andrebbe approfondita per stabilire la sua validità o meno. Noi, in passato, ci siamo già espressi in modo negativo sulle varie proposte di "reddito minimo garantito".
La risposta della Camusso alle richieste dalla Fiom è arrivata, come si dice in gergo giornalistico, a stretto giro di posta. Una risposta sostanzialmente negativa, anche se ha tenuto bassi i toni della polemica. Lo ha fatto nel corso di un intervento all'attivo dei delegati di Bologna il giorno successivo. Sulla prima questione posta dal sindacato dei metalmeccanici ha detto: "Credo che la Fiom sottovaluti una contingenza nella quale si sono aperte delle possibilità di dicussione con il sistema delle imprese. Non capisco - ha aggiunto - l'idea che dobbiamo andar via dai tavoli". Non si può "pensare che siccome abbiamo avuto e abbiamo delle rotture, queste rimarranno sempre l'unico punto di riferimento. Il nostro problema - ha proseguito - è riconquistare un nuovo modello contrattuale, non constatare che non ce l'abbiamo più". Ma la Fiom aveva posto un problema di metodo e di democrazia e un problema di contenuti (discutere prima in tutta l'organizzazione se ci sono le condizioni per una tale trattativa e in ogni caso con quali posizioni condurla) verso i quali la Camusso non ha dato alcuna risposta. La Fiom ha anche denunciato che le cose già concordate con Confindustria e Cisl e Uil rappresentano un cedimento rispetto alle posizioni tenute sin qui dalla Cgil. Ma anche su questo il neosegretario ha fatto "orecchie da mercante".
Circa lo sciopero generale la Camusso lo lega, eventualmente, a ipotetiche risposte che dovrebbero arrivare dal governo nella legge finanziaria in discussione in parlamento: "se non ci saranno dovremo ovviamente - dice - aumentare la qualità e l'intensità dell'iniziativa".

17 novembre 2010